Passato e Presente - anno I - n. 5 - set.-ott. 1958

Segnalazioni in mente è rappresentata da Garaudy cui non può non competere tale attributo, tanto rozzamente positivistica è la sua interpretazione del marxismo. Al · che è da aggiungere che la polemica antideterministica, che sta alla base del modo in cui il Sartre affronta la problematica marxista, è un po' meno scontata di quel che pensi il Valentini, proprio perché certe interpretazioni del marxisn10 e anche certi aspetti della sociologia marxista suffragano una tesi deterministica della storia. E che questo sia frutto di un marxismo non correttamente inteso è altro discorso e per ben intenderlo si tratta di stabilire in cosa esso consist~, poiché su tale questione non esiste certo quel pacifico consenso cui sembra credere il Valentini. Perciò, pur con le giuste riserve che su l'umanesimo marxista del Sartre si possono fare, le sue affermazioni debbono accogliersi come documento di un'esigenza che Sartre esprime appunto accentuando « i lati psicologici e morali >> del marxismo e in genere insistendo in esami degli stati d'animo e della psicologia umana del singolo, che le strutture sociologiche meccanizzano ed annullano. Sf che non pare, come scrive il Valentini, che la confluenza del Sartre nel marxismo sia da intendersi come un riscatto da una posizione ancora soggettivistica, legata al dualismo di coscienza e cose, ma se mai come un dar corpo storico a quella esigenza, in una prospettiva marxista, che non può non essere per Sartre proprio un marxismo «interpretato>> e cioè rivissuto alla luce di esperienze culturali e storiche che anche i suoi giudizi e le sue scelte politiche chiariscono. C'è semmai da osservare che il limite di queste prospetti ve sartriane è offerto non dalla mancata accettazione di un marxismo che sia semplicemente da applicare « dopo averlo assimilato, essendo il metodo che meglio ci permette di comprendere gli uomini e. le opere)), BibliotecaGino Bianco ma piuttosto dai presupposti della cultura filosofica del Sartre che rifacendosi a Kierkegaard risente di tutti i motivi piu deteriori dell'irrazionalis1no di questo filosofo. Il che del resto il Valentini riconosce quando osserva che certo deteriore psicologismo sarebbe inapplicabile a un pensatore come il Croce: « Ma se pensiamo a personalità come quella di Benedetto Croce non riusciamo a vedere altra psicanalisi fuori del Con tributo alla critica di me stesso e delle pagine di diario pubblicate col titolo Quando l'Italia era tagliata in due. Il sentire semplice e la coscienza dell'accidentalità della persona di ,fronte all'opera disarmerebbero lo psicanalista che volesse cercare scelte irrazionali e fondanti i motivi e i moventi >>. Un discorso simile è da farsi per le osservazioni che il Valentini dedica a Merleau-Ponty, in specie per ciò che si riferisce ai suoi studi sul marxismo. Merleau tenta una interpretazione esistenzialistica del marxismo, tendendo a ridurre il marxismo alla prassi. E il Valentini osserva: « Si nota in questi scritti una curiosa paura soggettivistica, la paura di chi immagina che ci sia qualcuno che concepisce il mondo come regolato da leggi immanenti, che si manifestano nella natura e si prolungano nell'uomo agito da queste leggi >>. È una paura tutt'altro che infondata e la testirr1onia lo stesso Valentini quando, criticando Merleau, scrive: « Il socialismo era infatti concepito non tanto come la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio, quanto come l'unica via di salvezza per l'uon10 ». Ora è chiaro che la visione del socialisn10 come saivezza può essere mistica, ~a propone il problema di ciò che una trasformazione politico-economica può significare per l'uomo, che è poi l'unica cosa che abbia interesse effettivo nello studio di una ipotesi scientifica. Soggettivismo romantico? Anche,

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