Passato e Presente - anno I - n. 5 - set.-ott. 1958

Segnalazioni FRANCESCO V ALENTINI, La filosofia francese contemporanea, Feltrinelli, Milano 1958. Questa del Valentini è una ricerca che ha il merito di una buona documentazione su un periodo recente degli studi di filosofia in Francia. Come l'autore stesso avverte, egli ha tenuto presente come linea di svolgimento il dibattito avvenuto in Francia, e negli altri paesi di Europa, su la tematica esistenzialistica e il marxismo. Un dibattito che, vivo agli inizi ed innovatore rispetto al periodo bergsoniano, sembra che si sia conciuso col ristabilimento di posizioni tradizionali, marxismo, hegelismo e cristianesimo cattolico. Di un marxismo schematico e scolastico è un esempio Gara udy che « mira essenzialmente a mettere in risalto alcune acquisizioni della scienza, per mostrare come esse rendano inaccettabile qualsiasi dottrina diversa da quella marxista )). Si ripete cioè con Garaudy un marxismo positivista che l'insegnamento di un Labriola e di un Gramsci avrebbero dovuto far considerare superato ma che è evidentemente reso possibile dalla scarsa eco che il dibattito storicista, tenuto ben vivo dal Croce in Italia, ha avuto in Francia. E anche il Lefebvre, che ha posto l'accento sui motivi hegeliani del marxismo, sottolinea questo limite nel semplicismo con cui individua in Hegel tre logiche, una liberale, una fascista, una rivoluzionaria, o nella illazione della identità dei contraddittori tratta da un esempio biologico. Il che mostra che il BibliotecaGino Bianco. Lefebvre fa un cattivo uso anche dell'insegnamento hegeliano utilizzando con assai poca scaltrezza aspetti deteriori della filosofia della natura dello Hegel. L'esistenzialismo ha offerto invece un quadro in apparenza piu vivo, anche se nella sostanza ha a sua volta mostrato la debolezza del pensiero francese del dopoguerra. Non è un caso però che anche l'esame della problematica marxista e l'esigenza storicistica si mostrino piu aperti e innovatori nel dibattito filosofico in chi, come Sartre, proviene da esperienze culturali animate da diversi interessi, anche di carattere letterario, che in chi ha impoverito il marxismo a regola autoctona rendendolo scolastico. In questo senso un confronto fra gli interessi storicistici e marxisti coltivati in Italia, e gli studi fioriti in Francia, sarebbe assai utile e consentirebbe una approfondita comprensione delle tendenze degli studi di filosofia in questo dopoguerra. Non sembra che il Valentini abbia avvertito questo, anche se non ha mancato di osservare, come sopra riferito, i limiti degli studi marxisti in Francia. A proposito di Sartre, della cui attività letterario-filosofica egli fa una lunga, chiara e paziente esposizione, dopo aver giustamente notato che in gran parte il valore delle sue opere è di carattere psicologjco, annulla la polemica sartriana contro la « scolastica marxista )) sottolineando gli aspetti romantici e bergsoniani della sua interpretazione del marxismo. Ora il Valentini sa benissimo che la scolastica marxista che Sartre· ha

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