Passato e Presente - anno I - n. 5 - set.-ott. 1958

• « Presence Africaine >> tura disconosce la sua cultura; tagliato fuori dal mondo egli non partecipa al regno umano, quello dei padroni liberi e riconosciuti. D'altra parte come possono i padroni affermare senza ipocrisia l'universalità dei loro valori, come possono essi parlare di libertà quando tanti uomini ne sono privati per colpa · loro? La contraddizione è troppo flagrante. Mantenerla, non sarebbe semplicemente mettere in gioco il valore pratico dell'umanesimo. Gli Africani di « Présence Africaine >> non la negano ed hanno ben capito che la fedeltà all'umanesimo li conduce a dare tutta la loro attenzione alle idee nazionali e alle lotte anticolonialiste che agitano oggi il mondo. Tutto ciò è importante e complesso e un innegabile sentimento d'urgenza anima i documenti di questa nuova serie. Bisogna anche vedervi un segno dei tempi - siamo nel 1955-, del fatto che fra l'Est e l'Ovest, fra i due blocchi e la loro invadente potenza, l'Africa teme di non avere, una volta di piu, la ·possibilità di scelta, e « Présence Africaine », fedele alla sua missione, getta un grido d'allarme e di vigilanza. Ma allo stesso tempo si leva una speranza, quella che provocò la Conferenza di Bandung, « inizio di una nuova storia del mondo », come disse il presidente Soekarno. La. cortferenza di Bandung fu per i popoli colonizzati un avvenimento· storico capitale. Il primo Congresso mondiale degli uomini di cultura negri fu un altro avvenimento di grande importanza. Preparato in condizioni materiali spesso di~cili, divenne sotto le volte illustri della Sorbona, dal 19 al 22 settembre 1956 a Parigi, un elevato incontro di cultura. Furono necessari diciotto mesi di preparazione per condurre in porto questo incontro, ma erano in realtà otto anni di lavoro quelli che permisero questa affermazione della vitalità e della originalità della cultura negra. All'appello di « Présence Africaine » una sessantina di delegati venuti d'Africa, d'America, d'Europa, tracciarono un bilancio. Fu il coronamento, dicevamo, ma anche e soprattutto un punto di partenza, un trampolino per l'avvenire. Tante discussioni assumevano finnalmente tutto il loro significato in una prospettiva di liberazione dei popoli coloniali. La risoluzione finale del congresso riconosceva « la necessità imperiosa di procedere ad una riscoperta della verità storica e a una rivalorizzazione delle culture negre ». Essa invitava scrittori, artisti, intellettuali negri a « far rivivere, e sviluppare queste culture per favorire la loro integrazione nella mai conchiusa cultura umana», ma osservava anche « che lo sviluppo della· cultura è condizionato dalla fine di queste vergogne del XX secolo: il colonialismo, lo sfrutta.mento dei popoli arretrati, il razzismo». La risoluzione terminava con un appello di fraternità verso tutti gli altri uomini, e l'ultimo atto del congresso fu quello di creare una Associazione internazionale degli uomini di cultura negri. Sulla linea delle risoluzioni finali del congresso si d~ve parlare dello sfo~zo fatto dalla rivista per far conoscere le espressioni del genio africano. Le << Èditions Africaines » pùbblicando -le opere di romanzieri, di novellisti come B"blioteca Gino Bianco

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