Passato e Presente - anno I - n. 5 - set.-ott. 1958

« Presence A fricaine >> Non v'è da stupirsi che, preoccupata anzitutto di questioni culturali, la rivista abbia finito per affrontare quella del lavoro in Africa Nera. È che tutto si collega, e vi sarebbe gran pericolo e un bel po' d'ipocrisia a separare completamente i valori dai fatti, gli ideali da ciò che permette agli uomini di vivere. Da questa ricerca sul lavoro, risultò che in Africa le risorse erano enormi ma non sfruttate o mal adoperate, che la tutela dei lavoratori era quasi inesistente, apparve insomma come il lavoratore africano fosse doppiamente alienato, prima come lavoratore e poi come lavoratore delle colonie. Fu allora che gli studenti africani si espressero in un numero che fu loro completamente dedicato. E forse in questa occasione per le prima volta un accento politico venne a continuare gli interessi culturali ai quali la rivista si era consacrata fino allora. Evoluzione normale e segno di maturità: era ·necessario approfondendola che la riflessione sulla personalità africana giungesse a porre la questione delle condizioni indispensabili allo sviluppo ed alla liberazione di questa personalità. Perché questo dialogo al quale si era consacrata « Présence Africaine >> si instaurasse veramente, affinché un umanesimo su larga scala, non piu limitato alla sola Europa, divenisse realtà, non dovevano forse i suoi sostenitori, essere prima su di un piano d'uguaglianza? Per altro verso i cristiani d'Africa interrogavano con angoscia i loro fratelli europei: potete voi « limitare l'impulso della cultura e l'espansione del- ~ l'amore?» (Alioune Diop). Alla fine del 1954 un'opera di grande importanza veniva appunto ad ampliare ed affermare con autorità qualcuna delle tesi proibite nei fascicoli; fu il libro di Cheikh Anta Diop, Nazioni negre e cultura. Cheikh Anta Diop vi poneva il problema della storia africana e in particolare quello delle origini. Riprendendo la testimonianza degli antichi greci - stranamente dimenticati dagli storici occidentali - l'autore co~legava la storia africana a quella dell'Egitto e dell'Etiopia e mostrava l'origine negra degli abitanti di questi paesi. Affrontava anche i problemi d'ordine pratico, la cui soluzione s'impone perché in Africa esiste una cultura nazionale, e precisamente il problema d~lla pluralità di lingue e della mancanza d'un vocabolario tecnico. E Cheikh Anta Diop poneva la necessità « di far acquistare all'africano medio una mentalità moderna (sola garanzia d'adattamento al mondo tecnico) senza essere obbligati a passare attraverso una espressione straniera, e dimostrdva che una lingua nazionale come il volaf, parlato nel Senegal, è capa~e di esprime_re anche i concetti piu astratti del pensiero occidentale. Se abbiamo insistito sulla pubblicazione di questo libro è perché testimonia bene, ci pare, di una maturità, di una fiducia in sé e nell'avvenire che non erano solo quelle dell'autore, ma di una giovane élite africana che sempre piu numerosa premeva intorno alla rivista, e che ben_prtsto ne avrebbe da sola assunto la redazione. Questo libro fu, come scrisse Aimé Césaire, un ·momento importante nel risveglio dell'Africa. Biblioteca Gino Bianco

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