Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

Cogestione in Germania 353 oltre a un generico impegno di collaborazione tra èonsigli di azienda e autorità pubbliche per impedire lo sviluppo dell'industria degli armamenti e nell'opera di denazifìcazione dell'in~ustria, quest'ultimo diretto portato d:!l clima dell'immediato dopoguerra che assume oggi un sapore anacronistico. Ma le illusioni dei piu avanzati esponenti sindacali e socialdemocratici - a quell'epoca Viktor Agartz contava ancora qualcosa e nessuno si sarebbe sognato di trascinarlo dinanzi a una Corte costituzionale federale l - in una tacita connivenza di una parte almeno delle autorità d'occupazione, e precisamente dei funzionari dipendenti dal governo laburista britannico, dovevano svanire rapidan1ente; al pari di quanto accadde per le leggi regionali contemplanti la socializzazione dell'industria pesante (per esempio la legge per la socializzazione del carbone nella Renan1a-Westfalia) le autorità occu- -panti rifiutarono il loro consenso all'attuazione delle norme regionali (specialmente dell'Assia) che attribuivano ai consigli di azienda piu ampi poteri nel campo economico. La rinuncia definitiva degli alleati, dopo un breve intermezzo di gestioni piu o n1eno commissariali, ad intervenire nella deconcentrazione del1 'industria tedesca, e la restituzione alle autorità tedesche della facoltà di disporre dei complessi posti originariamente sotto controllo, significarono la smobilitazione di ogni tentativo di spodestare i baroni della Ruhr, o quanto meno di ridurre il loro strapotere. Esse segnarono l'inizio di una tase inversa di riconcentrazione, che restituendo ai cartelli e alla classe imprenditoriale, assieme all'antica potenza economica, un peso ed una forza politica di prin1issimo piano, riorganizzava il fronte unito delle pressioni padronali, stroncando decisamente ognì tentativo di collegamento interno e superaziendale del movimento operaio e della lega sindacale unitaria. La vigorosa ripresa capitalistica aveva come principale conseguenza che pure quegli ambienti padronali, i quali qualche anno prima avevano finito per accettare l'idea della Mi'tbestimmung in sede aziendale come un male necessario e in sostanza come il minore che potesse capitare loro in quel momento, tornavano rapidamente sui loro passi, seguendo un'evoluzione analoga a quella dei settori piu reazionari dell'Unione de1nocratico-cristiana che a poco a poco prendevano il sopravvento sui riformatori di Ahlen. Risultato di questa involuzione politica generale fu l'irrigidimento delle due parti su posizioni di intransigenza, al punto che l'attesa legislazione per la attuazione della Mitbestimmung poté essere varata soltanto sotto la massiccia pressione della minaccia di uno sciopero dei lavoratori di tutto il settore carbo-siderurgico. Si giunse cosf, il 21 maggio 1951, all'emanazione della legge sulla partecipazione dei lavoratori ai consigli di amministrazione ed alla direzione delle imprese minerarie e della produzione del ferro e dell'acciaio, che, riprenàendo e sviluppando un principio già contenuto nella legge sui consigli di azienda del 1920 (questa ammetteva infatti la parteciBiblioteca Gino Bianco

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