Passato e Presente - anno I - n. 3 - mag.-giu. 1958

Praxis ed empirismo 321 classe, e prolungamento dell'alienazione, anche al di là della risoluzione di essa) che il marxismo classico non aveva compiutamente previsto: il solco che di vide chi può da chi non può partecipare al « potere >>delle scienze e, quindi, alla condizione « social-soggettiva » di qualunque atto del vivere civile. Per riassumere, ci sembra, dunque, che il problema della fondazione di una cultura (e di una società) democratica non sia risolubile immediatamente, ma progettabile in un presente-futuro che includa e la conquista reale di alcuni presupposti sociali necessari e la costruzione contemporanea, parzialmente anticipabile, di criteri scientifici che includano la partecipazione colletti va nella determinazione delle decisioni. Fine dell'ideologia? Certamente, se per ideologia si intendono le idee diret- -trici dall'alto, non verificabili scientificamente e perciò non autenticamente etiche, ma propagandistiche, emotivamente propagandistiche, tali, cioè, che qualunque sia il loro fine, esso e inficiato dal mezzo non scientificamente e democraticamente impostato. Fine del metodo (come metodologia generale)? Anche, se per metodo si intende il momento prefatorio, la progettazione astratta e formale operata da· un ristretto numero di appartenenti all'alta cultura come loro propria scelta etica, « appello », tavola di valori, ecc. « Noi costruiamo il concetto o l'essenza come una descrizione delle cose empiriche che ci interessano per i fini particolari che guidano la costruzione stessa: in vmodo che il concetto od essenza, conglobando quegli stessi fini, contiene direttamente una direzione normativa » (p. 39), ci suggerisce Preti stesso. Per una cultura democratica la scientificità può cominciare solo là dove essa può incarnarsi nelle condizioni minime di tecnicizzazione e perciò già su un terreno in cui le scelte e le conseguenze possano essere « partecipabili», dove la prefazione «eroica>> non risulta piu necessaria perché il metodo è già sciolto nelle scienze particolari, operanti per un fine comune. Qui il cerchio « tecnico >>dei discorsi e delle scienze, proposto da Preti, in un certo senso (strumentalmente) si chiude, perché omogeneo (tecnico a tutti i livelli, da quello del senso comune a ·quello dell'alta scienza); e si spiega il mistero del perché, affermata nella pratica intersoggettiva delle scienze l'esistenza e la realtà di un « mondo umano», il postulato dell'esistenza di un « mondo reale>> sia « un'ipotesi di cui a stretto rigore nessuna :Scienza ha bisogpo >>(p. 121 ). I momenti della filosofia e della realizzazione della filosofia, della progettazione formale e della materializzazione reale, della scienza e della tecnica, del metodo generale e delle sue applicazioni particolari, del « mondo umano» e del « mondo reale», verrebbero qui finalmente a coincidere. Al che si potrebbe bene obbiettare che anche questo discorso è un progetto -formale. E lo è. Solo che trova una sua possib~le coerenza nell'accettazione Biblioteca Gino Bianco

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