Ombre Bianche - anno I - n. 0 - novembre 1979
L'inconscio contesto 69 "Amore" in questo contesto va inteso in maniera piuttosto estensiva: esso vuole esprimere il coacervo di sentimenti che, per lo più inconsci, ci lega alla real- tà che, ne abbia il diritto o meno, pare disporre di risorse a noi necessarie per vi- vere; sentimenti coatti, avviluppati attorno ad un cordone ombelicale, prime pro- duzioni psichiche di pulsioni biologiche piuttosto che sentimenti. Certo questa produzione di "affetti" risente anche della tipologia delle realtà organizzative coinvolte: il "dipendente" dello stato vive il suo rapporto con que- sto in termini certamente diversi da quello che un operario che produce oggetti vi- ve con la sua azienda; e il lavoratore della piccola bottega di artigiano certamente sa più sulla propria sorte e sulla natura della propria dipendenza dal lavoro di quanto non sappia l'addetto alle catene di montaggio dell' Alfasud. Si tratta appunto di concrezioni affettive che a loro volta producono culture, comportamenti, sensibilità e infine, scelte politiche. Se un ipotetico gruppo di ricercatori si mettesse alla ricerca dei prodotti dell'in- conscio in quanti lavorano nelle moderne corporazioni, e registrasse quindi ogni produzione di comportamento non funzionale alla produzione, ma da questa causata, come ad esempio sogni, lapsus, ossessioni, deliri, follie, ma anche un certo impegno sindacale o stacanovismo manageriale, e se ne tentasse alla fine una catalogazione, una sistematizzazione per argomenti o per tematiche, o per personaggi e mali, troveremo probabilmente che il materiale raccolto, benchè im- menso ad una prima osservazione, è straordinariamente costante e identico a se stesso quanto a motivi. Se ci affidassimo infine ad uno specialista dell'interpretazione di questi segni, ad uno psicanalista, saremmo ancora più colpiti da come egli ricondurrebbe tale vastità enorme di segnali, di fatti, di creazioni all'apparenza libere, a poche, ele- mentari, e, perchè no? irritanti verità relative ad un rapporto vissuto secondo modalità pre-genitali, lui direbbe, tra individuo e organizzazione produttiva (o, se egli non osa spingersi fino a tanto, tra individuo e le figure investite di autori- tà). Manchiamo di simili ricercatori per il momento: dovremo quindi limitarci ad analizzare quel limitato numero di casi di cui ognuno di noi, vivendo la sua nor- male vita di relazione sul lavoro, viene a conoscenza del tutto casualmente. Rife- riremo pertanto di alcuni sogni, e di alcuni comportamenti non ''normali'', le cui cause possiamo identificare, almeno in parte, in una situazione lavorativa. Primo sogno. Antonio è un operaio trentenne. Lavora in una media azienda in una città del nord da tre, quattro anni, in qualità di operaio. Non ha particolari qualifiche, non è più bravo né meno bravo degli altri che fanno il suo lavoro. L'azienda nella quale lavora è in crisi e il frequente ricorso alla cassa integrazione lascia presagire che ci saranno dei licenziamenti. Questi arrivano puntualmente ed Antonio è tra coloro che dovranno lasciare l'azienda. La notizia gli viene co- municata dal caporeparto e non sembra provocare in lui nessuna particolare rea- zione: pareva che se l'aspettasse. La notte stessa Antonio sogna di essere molto piccolo e malato. Si fa buio ed è tempo che lui dorma: suo padre gli si avvicina allora per dargli la buona notte e
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