Ombre Bianche - anno I - n. 0 - novembre 1979
Il 7 aprile a Este 4 I stata fatta in pochi. Forse è stata usata anche un pò di presunzione, perchè molte cose si davano per scontate, invece non ci rendevamo conto di quale era l'am- biente in cui si operava. Mi ricordo che c'era una voce che circolava all'interno • della fabbrica e che diceva: «Sì, sì, sono bravi ragazzi, però ci vuole la bicicletta per stargli dietro ... ». Man mano che questo movimento è andato avanti era più portato a chiudersi, invece che ad allargarsi, a chiudersi a determinati personag- gi. Forse al limite sono stati scelti male i compagni che tenevano il collegamento con la fabbrica. Può darsi anche questo. Però non è mai stato fatto niente per cambiare. Secondo me lo sbaglio grosso è stato quello di tendere a staccarsi sem- predi più dal movimento complessivo degli operai, che, voglia o non voglia, era rappresentato sempre dal sindacato, anche se nel '68 non è che il sindacato abbia promossola lotta, gli è corso dietro, sennò perdeva il treno". (Bepi) Anche il rapporto tra l'esperienza del Comitato e quella sindacale viene analiz- zatainmodo spregiudicato dagli operai che sottolineano concordemente l'opera- zione di rimozione portata avanti dal sindacato a partire dal '73. "Nel '72-'73 il sindacato comincia proprio a cancellare tutto quello che è successo, a svalorizza- re l'apporto studentesco alle lotte dell'UTITA. Di tutte le altre lotte abbiamo sentito parlare per televisione o letto sui giornali, ma quella dell'UTITA l'abbia- mo vissuta in prima persona. So che c'erano ... I sindacati come ho detto prima li tolleravano, potevano anche far comodo, ma alla prima occasione ... Tanto è vero che quegli operai che hanno operato insieme con gli studenti, ma che poi sono stati assorbiti dentro l'apparato sindacale, se parli con loro, oggi li rigettano: «Sì, gli studenti hanno fatto, ma insomma, perchè venivano qua? Facevano un po' di folklore». La cosa la buttano in questo modo, ma non riconoscono l'apporto de- cisivo, perchè per conto mio è stato decisivo per smuovere quei punti di paura, di incapacità di organizzarci''. (Mario) "Quando c'erano le prime riunioni alla Camera del Lavoro erano sempre pre- senti anche gli studenti. In quel momento il sindacato non li respingeva perchè probabilmente aveva paura di perdere quella fascia di operai che si era appena avvicinataal sindacato ... Dopo c'è stato il rifiuto degli studenti, che mi sembra si sia verificato nel '73. Ancora adesso ogni tanto vengono fuori delle discussioni e si dice che quella gente è quella che ci ha svegliato dallo sfruttamento. Adesso in- vece ci si va contro ... ''. (Franco) Una ricostruzione storica sufficientemente rigorosa, che si fonda non solo sulle testimonianze orali degli operai intervistati, peraltro autorevoli, ma anche su una serie di fatti documentabili con precisione, rendeva dunque inattendibile l'ipotesi di Calogero, che assume l'esperienza del Comitato politico come modello per apiegare il percorso del terrorismo italiano. Dedurre che la rottura di Potere Ope- raio a Rosolina nel '73 è stata una messa in scena dal fatto che il Comitato ha continuato per un altro anno la sua attività, è del tutto azzardato. È una deduzio- ne che nasce da una premessa errata, e cioè che quell'organismo sia stato una :struttura di Potere Operaio. In realtà le vicende della sinistra storica, e in partico- lare del PCI, e del sindacato della bassa nella prima metà degli anni '70 si incro- ciano e spesso si intrecciano, più o meno strettamente, a seconda delle diverse acadenze politiche e sindacali con l'azione prima del Comitato unitario e poi del
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