Ombre Bianche - anno I - n. 0 - novembre 1979

Tra totem e tabù 27 4. La verità è che da un punto di vista politico il problema del garantismo è in cer- ta misura un falso problema. Per questo motivo appaiono egualmente sensati i proclami a favore degli imputati e quelli a favore delle vittime, azzoppate o no. È per lo stesso motivo che Umberto Eco, dopo l'episodio di Ventura, si trova co- stretto a chiedere un pronunciamento di Negri contro gli autori della sparatoria. La risposta di Negri è ovvia ed umoristica: il fatto è abominevole ma questo non c'entra. Ed è proprio così. Il garantismo è infatti un problema interno al sistema. Si fonda su un patto sociale tra le classi socialmente dominanti (la borghesia e il proletariato) e presuppone pertanto un fine comune - la produzione - nel qua- le l'unica pattuizione aperta è quella del prezzo del patto sociale, e cioè della divi- sione del plusvalore. È chiaro che tutto può essere sopportato tranne che il porre in discussione questo patto sociale. Per questo quella parte del sindacato che non ha favorito la vicenda processuale e non la condivide, sarebbe comunque ben lie- ta di cancellare l'autonomia organizzata e no. Prima di trarre la conclusione dei limiti di un'impostazione garantistica va fat- ta un'ultima annotazione. Le due parti del patto sociale di cui si è parlato sono entrambe, in una società industriale avanzata, largamente minoritarie. È essenziale prendere coscienza di questo soprattutto per la classe operaia e per il sindacato. Ciò significa che quest'ultimo - come istituzione organizzativa di una classe produttiva - si pone come istituzione "oggettivamente emarginante" per chi non vi appartiene. Bisogna sollevare la necessità di una scelta tra la rappresentati- vità di una classe minoritaria e la propria trasformazione in qualche cosa di di- verso che viene da taluni denominata "organizzazione sindacale di popolo". 5. In queste premesse il nostro compito è, quindi, di sollecitare un dibattito non limitato ad un improbabile garantismo. Non possiamo attestarci su posizioni pu- ramente garantiste quando sappiamo noi e sanno benissimo tutti che l'essere ga- rantiti o non garantiti, nella nostra società, dipende soprattutto dalla forza eco- nomica e sociale che un'organizzazione o un individuo riesce ad esprimere. Ma allora qualè il terreno sul quale il sindacato, un'istituzione largamente ga- rantita, si deve confrontare con gli arrestati del 7 aprile e col fantasioso processo che è stato loro intentato da questo sistema delle garanzie? Il compito reale che è possibile proporre è vedere come il sindacato, che rappresenta ed ha storicamente rappresentato certe fasce sociali e che non riesce, anche al di là delle buone inten- zioni soggettive, a rappresentarne efficacemente delle altre, può misurarsi in que- sta o~casione privilegiata con i propri problemi. Al di là infatti della questione · importante ma contingente per cui stiamo parlando di queste cose, vi sono.,dei problemi sollevati da Autonomia Organizzata, dagli intellettuali che in essa si ri-

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