Ombre Bianche - anno I - n. 0 - agosto 1979
60 portunità? La storia di un secolo di sindacalismo italiano e di due secoli di sinda- calismo europeo non ci consente, mi sembra, tanti dubbi in proposito. Credo che questa consapevolezza di forza, di capacità di durare, di tenacia nella lotta e nella resistenza, nelle forme più diverse, dentro e fuori della trincea, debba essere fatta venire a galla ed esplicitata, affinchè la delusione e l'amarezza del presente non siano corrosive, perchè si impari ad aspettare attivamente, e perchè si rafforzi la capacità di non lasciarsi dominare dagli inevitabili pendolarismi del- le vicende politiche. Credo che una rivista giovane, fatta da una dirigenza fresca, per un sindacato nuovo, come è la CISL veneta, abbia bisogno di questa consapevolezza storica e di questa capacità di sentirsi in una continuità che non può che viversi in positivo. Credo che questi elementi debbano essere evidenziati, sempre criticamente, s'in- tende, accanto a quelli che voi già avete evidenziato in questo primo numero e che dovrete ancora evidenziare nei successivi. Credo che, in questo modo, si renderà ancora più leggibile ai suoi lettori, che, mi avete detto, sono la gente di base, i dirigenti che si misurano tutti i giorni con la durezza ed il grigiore dell'impegno quotidiano nelle fabbriche, nelle zone, negli uffici ed in tutti i luoghi di lavoro e di lotta. Mi avete detto che la "storia di vita" di Severino Castellan, militante CISL (che Marco Girardi ha elaborato e presentato con passione e partecipazione) è stato il pezzo più letto e favorevolmente commentato di tutto il primo numero di "Om- bre Bianche''. Mi viene da dire che una delle ragioni di questa preferenza va ricercata forse nel fatto che quella di Castellan è la storia di uno che nel sindacato ha creduto, che nel sindacato si è riconosciuto, che nel sindacato ha vissuto e superato "crisi di identità", nel tempo lungo, nell'alternarsi delle situazioni. Questa osservazione mi consente, così, di introdurmi nella esposizione della se- conda delle mie impressioni: che la rivista usi un linguaggio, un tipo di approccio ai problemi, un modo di ragionare, argomentare e documentare piuttosto astrat- ti, un pò aristocratici, un pò fuori dalla sensibilità e dalla cultura della nostra gente di base. Ho paura che Severino Castellan, e i tanti altri come lui, non pos- sano sempre capirvi, non possano (nonostante i vostri sforzi) sentirsi interpretati e,quindi, non sentano la voglia e non acquistino il coraggio di aggiungere la loro voce a quella della "redazibne"per far quel coro che dite di voler cantare insie- me. La stessa testata ("Ombre Bianche" .. !?), secondo me, per quel suo strano erme- tismo, partecipa di questo difetto e può costituire un diaframma tra la rivista ed il lettore. Lo so che questa critica è facile. È del tipo di quelle che vengono usate spietata- mente contro quelli che "sanno tenere la penna in mano" e che fanno per mestie- re, come voi, i "pensatori". Lo so che è difficile scrivere semplicemente e argo- mentare concretamente, ricorrendo ai fatti ed alle esperienze vive e vere della gente; Ma so anche che il prezzo che si paga, quando non si riesce a superare, al- meno in una qualche misura, questo tipo di difficoltà, è molto alto: la separazio- ne della rivista rispetto a chi, invece, dovrebbe sentirsi espresso dalla stessa e nel- BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==