Ombre Bianche - anno I - n. 0 - agosto 1979
A Maurizio Carbognin e Federico Bozzini Redazione di "Ombre Bianche" Carissimi Carbognin e Bozzini, 59 mi avete chiesto una mia opinione sulla nuova rivista di voi veneti: "Ombre Bian- che". Eccovela, con questa lettera. Ma più che un'opinione è una serie di impres- sioni, quali possono risultare da una lettera piuttosto rapida e non sufficiente- mente meditata. La prima delle impressioni riguarda il sottile ma persistente pessimismo che attra- versa tutto il fascicolo, configurando la Redazione come un gruppo di gente delu- sa e scoragiata che ingaggia coraggiosamente una battaglia contro se stessa ed i lettori, anch'essi supposti delusi e scoragggiati. C'è (non lo si può escludere) la volontà di aggredire il problema della crisi di identità che investe oggi il sindacato in generale, ed, in particolare, la CISL (specialmente, pare, quella veneta). C'è uno sforzo di cogliere in positivo, per conoscerle e superarle, le cause di queste crisi; e il saggio di Carbognin, "A proposito di identità", mi pare animato da un notevole sforzo di presa sul problema. Anche "Veneto è bello", come gli altri saggi che seguono, fa un tentativo generoso e impegnato di andare al fondo di problemi reali con l'aggressività di chi vuole capirli e superarli. Ma, al fondo di ognuno, sembra restare dominante uno stato d'animo che rende (come dire?) un pò nervosa e un pò imbronciata la prosa di Carbognin e, sotto l'ironia scanzonata, amara e piuttosto sconsolata quella di Bozzini. Ci vedo un pò la maschera, in certo senso aristocratica, dell'intellettuale deluso, che non sa rassegnarsi al tradimento della realtà rispetto ai suoi modelli, che mentre ne prende atto, ne soffre troppo per potersi mantenere lucido rispeto a questa stessa realtà che pur vuol conoscere e tentar di dominare. Questo sindacato post-sessantottesco vi delude e vi indispettisce, come un amore che vi ha_tradito. E il sindacato che si presenta come possibile oggi o domani sem- bra privo di attrattive, perchè non ha le sembianze del .... primo amore. Così che mi sembrate un pò limitati nelle vostre indubbie capacità di ricerca e di conquista del nuovo sindacato, che, appunto per essere nuovo, non può non esse- re diverso da quello che vi ha innamorati la prima volta. Diverso e, nello stesso tempo, uguale, e cioè anche "assistenziale", anche quotidiano, anche fatto di routine, anche fatto di resistenza in trincee fangose, dopo il clamor delle trombe e dei tamburi degli assalti e ..... delle parate. Ma la forza storica del sindacato non sta, forse, in questa sua capacità di resistere, sempre e comunque, per l'abnega- zione e lo spirito di servizio dei suoi soci e (soprattutto!) dei suoi militanti di base; non sta, forse, in questa capacità di durare, di rispondere in ogni situazione alla domanda di servizio e di ''assistenza'' che gli viene dai lavoratori, di serbarsi e prepararsi per gli immancabili tempi della lotta e della conquista, così che (men- tre passano le mode ideologiche e culturali, i saliscendi degli stati d'animo e il va- riar delle forme d'espressione e d'organizzazione) sa mantenersi vitale e, comun- que, sempre capace di riconoscere il mutar delle situazioni e il rispuntare delle op- BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==