Ombre Bianche - anno I - n. 0 - agosto 1979
46 Alberto Begnoni ce:"ci dicevano che se cercavamo di diventare una azienda industriale anche noi, non avremmo potuto collaborare, perchè raggiungendo i loro costi non sarebbe- ro più stati in grado di decentrarci il lavoro. Perchè il loro scopo era quello di portare lavoro fuori dell'azienda per avere costi inferiori. Il padrone ci dava un tanto al minuto. Se in fabbrica, per esempio, una ragazza costa 70 lire al minuto per produrre un capo, da noi ne pagavano 40. Ed inoltre pretendevano anche una qualità migliore di lavorazione. I primi tempi guardavano il pelo nell'uovo". Con la crescita dell'occupazione il padrone aveva anche proposto ed ottenuto per un certo periodo che il laboratorio fosse diviso in due aziende con un numero di occupate inferiore a quindici, in modo di far rimanere le aziende nell'artigia- nato e di usufruire di un numero maggiore di apprendiste. È contro questa logica che divide che le operaie si oppongono, arrivando alla decisione di formare un la- boratorio unico con il rispetto di tutte le norme contrattuali ed alla fine con il ra- dicale distacco dall'azienda dalla quale erano sorte. 6. La nascita della cooperativa. Ma quali sono le motivazioni ideali sulle quali l'esperienza cooperativistica na- sce? È sempre suor Damiana che le spiega:"Dopo che la parrocchia si era disim- pegnata mi ero trovata da sola ad assumere il ruolo di datore di lavoro, anche se, naturalmente, non incassavo nulla. Ci siamo interrogate ancora più a fondo. Na- sceva proprio in quegli anni un modo diverso di essere chiesa, un nuovo modo di fare apostolato. Non più protezione ma promozione, perchè le persone dovevano essere in grado di difendersi nella vita, di imparare. Se il mondo, infatti, è stato creato da Dio per l'uomo, esso deve essere per ogni uomo. Quindi ognuno deve essere coinvolto a partecipare alla creazione, e non solo alcuni. Mi accorgevo, in- fatti, che quelli che avevano un certo impegno tribolavano di più a "stare davan- ti", però avevano anche soddisfazioni. Quelli che erano indietro, che non cono- scevano le cose, che dovevano fare sempre il lavoro meccanico e basta, non cono- scevano niente ed avevano anche molte meno soddisfazioni. E questo discorso nasce dalle riflessioni del concilio sul valore della persona umana. Mi interrogavo poi, sempre alla luce del concilio, su quale era il compito dei religiosi. È quello di essere datori di lavoro, oppure di evangelizzare per la chiesa? Ed allora è nato il problema: il laboratorio così come è organizzato non può più andare avanti, o cessa la sua attività o si trasforma. Interrogando tutte le ragazze abbiamo deciso la nascita della cooperativa. All'inizio solo poche avevano capito cosa significava fare una cooperativa, le più pensavano che fosse sufficiente lavorare e basta, invece bisognava prendersi maggiori responsabilità perchè non c'era bisogno di una massa da manovrare ma di cervelli'' . Ed è con questo bagaglio culturale acquisito frequentando corsi di assistente educatrice, di teologia pastorale e sociale, incontrando padre Sorge e padre Bo- netti, parlando con commercialisti e sindacalisti, che la cooperativa prende il via. Ma è il dibattito che si sviluppa attorno alle scelte che la cooperativa è chiamata a BibliotecaGino Bianco
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