Ombre Bianche - anno I - n. 0 - agosto 1979
44 Alberto Begnoni 4. Lo sviluppo del laboratorio e le prime controversie col padrone. "All'inizio non avevamo macchinari, ci siamo proprio messe a lavorare di cu- cito per qualche mese, e solo dopo sono arrivate alcune macchine comperate per noi dal maglificio di Vicenza per il quale lavoravamo, ed abbiamo subito visto che guadagnavamo un po' di più." A questo punto ci si pone il problema di mettere in regola le ragazze, almeno come apprendiste, ma per fare ciò suor Damiana deve risultare titolare dell'azienda, responsabilità che accetta per poter continuare a fare apostolato. Dalla decisione di regolarizzare il rapporto di lavoro, in una zona dove il decen- tramento produttivo è ampiamente ramificato nel tessuto sociale, e dove il lavoro nero è una condizione che accomuna parecchi membri di parecchie famiglie, na- scono le prime tensioni con gli industriali della zona. Ma, a suor Damiana, che esponeva questa decisione a degli industriali, non sembrava giusta la loro risposta minatoria: "guardi che si mette su una brutta strada; dopo non riesce più a portare avanti il discorso; vedrà che avrà tante gra- ne''. Alla fine il padrone del maglificio propone che finchè le ragazze sono mino- renni rimangano nel laboratorio della Lobbia, inquadrate come apprendiste, con il lavoro garantito e con la contabilità e la fatturazione tenuta dalla propria azienda. Una volta arrivate alla maggiore età le ragazze dovevano licenziarsi ed andare a lavorare in fabbrica a Vicenza, ed il padrone propone di organizzare un pullman apposito. È lampante il tentativo padronale di utilizzare la figura dell'apprendista in mansioni operaie, creando così una situazione illegale e di supersfruttamento mantenendo, così, inalterati i margini di surplus di profitto derivanti dal decen- tramento. 11gruppo operaio che costituisce il laboratorio rifiuta questa posizione padronale e decide la messa in regola di tutte le ragazze rifiutando il ricatto del li- cenziamento al conseguimento della maggiore età. Anche se suor Damiana so- stiene che l'importante è rimanere nel laboratorio fino a 18 anni, per formarsi, non solo come lavoratrice ma anche come persona, poi con la maggiore età si può anche affrontare la vita di fabbrica. Si difende cioè quell'esperienza che di fatto impedisce il traumatico e violento impatto dell'adolescente con la vita di fabbri- ca, che il più delle volte quando avviene, porta alla spersonalizzazione dell'indivi- duo. . È infatti suor Damiana che si interroga '' Poi a me era nato un problema, mi ero chiesta se fosse giusto tenere qua le ragazze perchè avessero un ambiente sa- no. Infatti incominciavo a pensare che il problema più importante era quello di formare delle persone in grado di difendersi nella vita e non soltanto quello di creare un ambiente di protezione. Ma allora non ero nemmeno capace di fare questi discorsi, erano riflessioni che mi nascevano interiormente. E poi più legge- vo la parola di Dio e più capivo che il Signore crea l'uomo e lo mette padrone del creato. Ed allora mi chiedevo come era possibile questa situazione, in cui alcuni si sono posti come i padroni del creato, ed in molti invece no". È questa presa di coscienza evangelica che spinge sempre più a creare spazio all'interno di questa esperienza al protagonismo delle persone, al dibattito ed alla maturazione collet- BibliotecaGino Bianco
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