Ombre Bianche - 1979 - numero unico

66 Marco Girardi A me piaceva fare il sindacalista in piena libertà; cioè poter dire: «Non sono soggetto, non devo ringraziare nessuno, non ho stipendi, quello che do lo do gratuitamente». Se io fossi stato stipendiato non sarei andato a dire a Tessari: «Ohè, sta attento a come ti comporti, se no noi ce ne andiamo». Ho chiesto consiglio a mio papà - che in quel tempo era all'ospedale - e lui mi ha detto di andare. Allora sono andato. A Verona ci siamo trovati in 150 - perchè la gente andava in cerca di un posto allora, per tanti fare il sindacalista significava avere un posto di lavoro. E da quella selezione ci siamo trovati dopo al Centro Studi in quattro di quelli che era- vamo a Verona. In breve, ho fatto l'esperienza del_Centro Studi che mi ha arricchito molto per tutti quanti i problemi, e poi ho fatto esperienza a Chianti e Todi in Toscana. Terminato il corso al Centro Studi, mi è stato proposto di andare a Potenza e poi anche a Novara, a curare il settore terra, ma io sono affezionato alla mia gen- te, sono veneto, polenton, e non ho voluto andare. Sono tornato a casa, a Bassano a lavorare i campi a fare il sindacalista a modo mio. Partecipavo a tutte le riunioni che si facevano anche a Vicenza e di rado mi servivo della corriera, anche perchè di solito le riunioni terminavano quando non vi erano più corse, ma soprattutto per un problema di spesa e quindi mi servivo della bicicletta e pertanto facevo, fra andata e ritorno, i 70 chilometri di strada dopo magari una giornata di duro lavoro nei campi. Invece dopo pochi mesi sono andato a fare il sindacalista a tempo pieno, perchè una mattina è venuto Cengarle - allora segretario generale a Vicenza - insieme con Dani a prendermi a casa e mi hanno portato a Noventa Vicentina. Quando sono stato impegnato a pieno tempo a Noventa Vicentina mi veniva da- to uno stipendio di 30.000 lire mensili e dovevo pagarmi il vitto e l'alloggio per cui a casa portavo ben poco. Anche questo era un grande sacrificio che faceva la mia famiglia e io sapevo che questo magro stipendio era: il mezzo dell'autonomia scelta dalla CISL, autono- mia che ci rendeva liberi, orgogliosi e forti. Molti in quei tempi erano disposti a darci dei soldi, e sapevano che avevamo "fame" incominciando dai partiti politici ma la CISL ha avuto la forza di rifiu- tarli. In quegli anni non si parlava mai di stipendi, la carica ideale ci faceva superare qualsiasi difficoltà, ogni nuova conquista, un iscritto nuovo, erano motivo di fe- sta nella lega o nel gruppo. In quel momento, mentre si pensava al contributo fi- nanziario che questi portava all'organizzazione, si apprezzava di più il supporto organizzativo e il potere di pressione che questo veniva a portare alla CISL. A Noventa Vicentina ho iniziato il lavoro come mandamentale. Sostituivo un sindacalista che si era comportato male. Un sindacalista che faceva il lavoro per ... mestiere e non per vocazione. Noventa si trova nel Basso Vicentino ed era una zona molto depressa, a quei tempi vi erano poche industrie, e la gente era sfruttata in quella zona più che al- trove. Esisteva la mafia delle raccomandazioni anche per lavorare una sola gior- BibliotecaGino Bianco

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