l'ordine civile - anno II - n. 17 - 1 settembre 1960

bi pag. 2_ rità. Così i comunisti, che solo un anno fa siedevano al governo con i missini in Sicilia, oggi hanno rilanciato l'antifascismo di m.assa e fanno perfino delle " feste campestri antifasciste " (sic!). E tutti gli altri imbastiscono su questo " sussulto . della coscienza" le loro fortune politiche. Non c'è nul– la di vero in tutto ciò; e per questo non c'è nemmeno vera commozione, ma solo agitazione artificiale dei nervi in tutto questo pandemonio. Proprio questo mostra che la pur legittima "parti– gianità" della Resistenza le impedisce di diventare ta– vola di valori universali. ·_ Come il suo avversario, essa • vive iii • funzi~ne di un nemico. Che importa che sia stato un teorico nazionalsocia– lista a sostenere la- tesi che la· categoria deÌla politica è la categoria de{l:amico e del nemico? Tutta la cultura politica moderna ha come nota distintiv~ la partitarietà, l'affermazione che una parte è il tutto. Di qui, come abbiamo cercato di dimostrare in precedenti arti.coli, la sua incapacità a fon_dare la "polis",, la "respublica':, lo '"Stato" ed il suò esprimersi nel partito come nella for– mazione politica originaria. Di qui la sua incapacità :di intendere il termine di democrazia in altro senso che non sia un senso militante, come strumento_ di lotta al– l' antidemocrazia. Quanto la verità, la· ~erità dei classici, la verità dei cristiani è lontana oggi dalla città terrena! Una lontananza che impressiona, -che scandalizz~ anche e che si mani/ esta in quella obiezione ora superficiale e trionfante, ora profonda e triste: dopo venti secoli di Cristianesimo, quale posto ha la giustizia sull(l terra? No, alla Resistenza manca l'universalità per poter in:.dicarela via della giustizia. Si possono onor.are i suoi ideali ed i suoi morti perché sono morti e perché essi hanno difeso dei veri diritti e quindi una giusta causa. Ma non si può leggere nelle tavole. della Resistenza una dottrina universale di giustizia, una imparziale ·e rinno·– vatrice nobiltà, perché in essa come- fenomeno stor~co e culturale, tale universalità non e' era. Certo, questa suprema voce dell'umanità è riecheg– giata- in molte lettere, in molte parole, in molti atteg– giamenti dei condannati a morte della Resistenza. Ma è ec"lieggiata egualmente. nelle parole dei loro ~v11ersari, dei militanti dellà R.S.l. Chi muove è innanzi alla ve– rità: questo intendevano gli antichi quando alf ermavano il valore profetico delle • parole dei morenti:. la· chia– rezza -della verità vince i limiti del tempo. Non la retizione all'offesa, neanche la solul.arietà con il perseguitato o l'oppresso, è ancora giustizia. La giustìzia è l'adesione aU~ verità--in quanto essa non è tè~rena, non è di nessuno, non è una patria, non è ùna solidarietà, non è una forza umana, ma qualcosa che sta, i1tunutabile, al di sopra dell'uomo.· Sofocle ha eternato in Antigone il volto della giustizia sulla terra. Ed uno Stato non è tale, ed è tanto più tale, in quanto qua{cosa o l'ordine civile di questa "passione del divino" che è la giustizia vi ha lasciato le sue orme. , Altrimenti vi è solo· tribùl anche ·se questa si chiama partito. Non vi _è città, non vi~ Stato. Per queste ragioni la RJsistenza non può fondare lo Stato. L'unico fondamento possibile dello Stato è la giu– stizia, il dare a ciascuno il suoi E questo non è possibile, se non si riconosce, come Anti.gone, che dinanzi all'uomo vi sono leggi eterne, immutabili, che l'uomo non può •• disconoscere senza morire e se¼za far morire, che la· so– cietà non può che obbedire, )enza generare infelicità e distruzione. • 1 • Lo Stato non -è uno stru"fento dell'arbitrio umano, m_ail vindice della legge univei5ale e della giustizia. • Queste verità furono la grandezza e la forza di Ro- , ma, fùrono lo splendorè della ~ittà antica. Esse sono fà– cilmente visibili all'intelletto - z'tmano, sono. l'impulso del suo cuore, il criterio deJla sua coscienza. Solo la debo– lezza, la paura, la c'upidigia possono trasformare l'intel- • letto in "ingegno da sofista," e1 indurlo a negare la legge universale, confond(!re la giustifia con çlegli int~ressi, con l'interesse di chi è sentimentalmente, C1J.lturalmente o politicamente, più forte: a cdnfondere la giustizia con una cosa, con· un iiitei-iùse, anc'ite legìuimò, con un ·ui>mo o un popolo o una classe. i C • 1 1 d z ·, .. ome ritrovare, _sotto o .<tfatomo -erno, a c1Ua .an- tica e quella cristiana? Perché, questa sola è la via della salvezza e della pace. Com~ far sì che' t~Ìt~ l'i~u~ienso p~trimonio di de– dizione, di sacrificio, di generosità e di bontà, che ogni I mome_nto gli uomini effondo'f pe.r tutte le cause, per tutti gli interessi, per tutte le a~pirazioni, per ogni punto, per ogni realtà della -creazione) si stacchi dal particolare e prenda le vie dell'universale, si stacchi dai sentieri delle legittime aspirazioni, dei legit~imi sentimenti, delle le– gittime spera_nze per amore della giustizia nuda, sem– P.lice, universale, senza accett~zione delle persone, con fede nel Dio giusto, che solo ~uò fare la giustizia ed ha scelto, come via preferita, il fdrla attraverso la coopera– zione dell'uomo. In verità non sappiamo: 'ton perché ci sia qualcosa di oscurò nelle idee o nei· modi, ma perché il farisaismo dei credenti oggi cosi spiegatb, ha aggiunto un nuovo peso ed una nuova caratura alÌ senso dell' autosuffiéenza umano; dilla infecondità della I verità, della v~nità della giustizia: per-ché chi doveva da~e al mondo il senso della sua instabilità dinanzi a Dio ~i è mischiato con ia',,,ta .facilità e con tanta scioltezza alle cose della terra, oppo– nendo interesse ad interesse, sì che qu~lZi che si ·dicevano figli della luce sembravano1a ~opia conforme di ·quelli delle tenebre. \ • E tuttavia, ancora, il mondo è fatto per la giustizia , e per esser vinto dalla fede.

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