l’ordine civile - anno II - n. 7 - 1 aprile 1960

l'ordine civile rehhe il popolo nella cosknzione della Ohiesa di Cristo di cui Pietro detiene ,le chiavi. Laocrazia dunque ci sembra il termine pti.ù adauo ad esprimere il libero -0rdine ci~le carttoilico, vale a ·dire roma– namente universale e laico, ma non laicvsta. E non sarebbe fm-se un ges•to generoso e - ci sia coneessa l'espressio~e - non privo di una certa olassica eleganza, in clima di disten– sione, :lasciare finalmente ai paesi ·d'oltre co:ttina ogni pre– rogativa democratica? Chi se non uno stato materialista può fondare il suo •potere dal basso, e cioè ,daliJ.amaterialità del volgo? E daltronde sarà quello un regime sempre contrario ad ogni vera lilhertà oivile e spirituale, un regime fondato 811 di runa dialettica storica ( daio) senza speranza alcuna di vera sintesi universale e cristiana. Come abbiamo affermato all'inizio sull'uso improprio dei termini in ,generalle, a·doperan-do un termine a significare un concetto di valore ,più basso del suo senso iletterale si degrada il termine signi,fieante, usandone invece .per in•dioare ,un con– cetto di valore più alto si degrada -- nella mente di c'hi ne usa - il concetto stesso significato ; .quale dunque la giusta norma per il cristiano che ami la parola umana come simhotlo vivo deil Verbo :di Dio? A ciò sembra rispondere San. Tom– maso d'Aquino che nel su·o opuscotlo De differentia Verbi di· vini et humani dice essere la •parola uimana formata (( ... dalla perlettà contemplazione della verità ». E la storia del lin– guaggio ci mostra infatti come alfa base di ogni positivo rin– novarsi ,delle lettere e della cultura siano semp!re il mito nel mondo pre-cristiano, e le ,parole e gli scritti dei santi neH'era della Redenzione un!Ìvers·a1e. • ATTILIO MORDINI Non ,iamo filologi e po,c,o non pouiamo entwe l. di– scussione con l'amico Mordini: .. sulle iparole. Tuttavia con– dividiamo sastanzi~lmente la teoria 'del lvn,guiaggio da lui enunziata: Verba. sun~ si•~i•ficativa rerum : ed un· erroreJ sulle parole coivd'uce inevitab-ilmente a un errore sulle cose. Ma I nai viviamo in un tempo e in ·una cultura che ha tra f suoi ascendenti il nominalismo e quìndi non ci meravigliamo più che si giunga a una tcite vndifferenza al valore delle parole. Il trend filosofivo moderno ritiene persino che s-ia un progresso ritornare a par,larcii a segni. Sono sc.herz:i della staria, che esprimono la fonvssima rvronia delZa Provvidenza. Diremo al dr. Mordini che tanto conveniamo con il suo perosiero che alla base di « Ordine civile » sta una volontà di epurazione del linguaggio. Noi vogliamo cioè usare il -lin– guaggio della tradizione classica, elaborato dalla Scolastica e diventato poi linguaggio della Chiesa. Questo non nasce, come lei capirà, da un arcaismo di gusto, ma dall.a convinzione che mutare il Unguagg,io è mu- pa•g. 17 tare iJ, perosiem e che parole nuove possono venire introdotte solo omogeneamente e alle parole antiche, come continua– zione deJl medesimo disco,v;o. Nulla ci ,appare più scvocco e infelice del rentativo di coloro che ritengono che (( ammo– dernare >> il discorso cattolico •significa norn e< ammodernarne >> il pensiero. Così noi non amiamo trappo la parola Stato usato fuori dal contesto del diJritto amministnativo e del di•ritto• costitu– zionale: per noi lo Stato è l'çparato esec-utivo della pubblica autonità. Usare invece Stato come equivalente di comunità civile implica accettare la conJ<:ezionemoderna de~la polurea, che è appunto la rvduzione deUa ,società umana alla organiz– zazione del pubblico potere. Non amiamo •nemmeno la parola democrazia che A risto tele aveva ,indicato come la /arma conrotta del re,gime popolare, la paliteia; ,il modemo corocetto di democrazia è funz:ione del– la . dottrinJa della volontà popolare come f orvdam-ento della le– gittimità dell'autorità. Q,uarodoun cattolico ,usa questa parola deve apporvi tutte le riserve che vi ap·pose PiJo XII nel mes– saggio nat~liz-,io del '44. E tuttavia, l'uso dehla parola ha con– dotto a,ll'accettazvo-ne diell'ùka, sicchè oggi la presenza dei, catto'lici in regimi democratici ( che è in effetti giunta sino aUa costruzione ·di organismi formalmente cat-tolici che sono in fatto pacificamente democratici im senso moderno e ,s,i rico– noscono "omogenei" con /;e forme più specificamente qualifi– cate di democrazia moderna) è praticamente :intesa come CPrch,i– viamento e superamento della polemica cattolica con vl con– cetto corrente dì demoorazia. L'accettaz-,ione d,ella •legiUimità del suff-ragio universale viene intesa come ,accettazione della dottrima delle istituzioni della sovranità popolare. "L'autorità apparti.eroe al popolo" è voluta co-me una prop()'Sizione no,n equivoca e cattolicamente corretta. Le diro che, per indicare un regime in cui il suffragio sia titolo di legittimità a~la carica pubblica ma che co,nservi in pieno risalto la distinzvo·ne tra autorità e soggetti, e fondi. il criterio della legittimità dell'autorità non sulla volontà popo– lare ma sulla conformità dell'autonità alla legge natumle, oo non userei il neologvsmo che lei •propone: "laocrazia". Mi pare no1n-jacile, non beUo e nemmeno chiaro ( la distJinzfone di laos da demos ,può essere fascinosa ma è certo molto sot– tile). lo userei il termine ,savonaroliano, ,fr.utto deUa tradizio•ne aristotelico tomista: "·re·gime oivvle". _ La civi·ltà, cioè ,i valori di verità, di sapienza, di religio·roe e di dvritto che la costituiscono ,e che sono la ar,mowiosa e con• creta specificazione della legge di •natura, è qui po•sta co•me lo scopo e ~l co.noonuto dello Stato, vl criterio de:lle sue leggi. E questo termine, olf!re ad essere beNo e -chiaro, ha una traJ,i. zione 1più che bimillenaria. Ciò che lei mette in rilievo è di troppo 'fondamentak ,impor,tanza perchè [',umanità non ,l'avesse in quakhe mod_!> scoperto ed ·espresso prima di essere -travolta dall',avventura della fvlosofia e della politica moderna. G.B.B. BANCA COMMERCIALE ITALIANA_ BANCA DI INTEREJJE NAZIONALE bi fio a CO

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