l’ordine civile - anno I - n. 8 - 15 ottobre 1959

pag. 14 rapido ed efficace, e la storia la si fa parlando in una propor– zione maggiore che nel -passato. Gli occhi degli scienziati, attenti ai quadranti degli· strumenti, o ai ·passaggi aliPbrici delle formule rischiano di indurirsi •per altre realtà non meno visibili e a scambiarle per suggestioni emotive. Tutto quello che prima abbiamo esaminato wiò interpret•arsi come un aiuto a un invito a superare questa errata impressione. Ma tra la babele dei mezzi attuali di comunicazione, . così vio– lenti e parziali, ·anche la lingua corre dei pericoli. Non è inu– tile perciò richiamare 1o Spirito sceso come lin.e;ua di fuo,co il giorno della Pentecoste e i carboni ardent·i sulle labbra del profeta Isaia. Rimanere nella parola significa ·per il cristiano prolun– gare il « sì >>della preghiera nella vita di comunione coi fra– telli che è oggi èssenzialmente una vita di collaborazione nella comunicazione. Rimanere nella parola significa perciò custo– dire la lingua. Anche in questo senso si può ,dire oggi che la nostra vita cristiana si inizia e si •conclude nella parola. Per avere lumi al riguardo ci rivolgeremo alla lettera di Giacomo. 11 capitolo terzo di questa epistola è unico nel suo genere in tutta la Bibbia, anche se nei libri sapienziali l'argomento è toccato a più riprese. E' significativo che proprio in questa epistola, di cui forse l'insegnamento più noto e caratteristico è la condanna della fede senza opere, si possano trovare passi come questo : « se uno non cade nella parola, costui è un uomo perfetto >> (Ili, 2 segg). E' un insegnamento di Gesù nei van– geli che viene così ad essere ripreso, riferitoci anche lì a pro– posito della necessità dei frutti buoni che ogni uomo deve da– re « ... dal frutto si •conosce ,l'albero. Razza di vipere come po·tete parlare cose. buone essendo malvagi? la bocca parla dall'abbondanza del cuore ... Vi. dico che ogni parola oziosa che gli uomini diranno, di essa dovranno dare conto nel gior– no -del giudizio. Dalle tue parole infatti sarai giustificato e dalle tue parole sarai condannato l> (Mt XIII, 36 sege;). Sem– brerebbe il contrario di quanto si dice altrove.« Non chiunque dice Signore, Signore ... J>. E Giovanni nella sua epistola non dice anche lui « Figliuoli non amiamoci colla parola, né con la lingua Jl ( I •Giov III, 18)? Come dunque può ritenersi per– fetto colui ,che non cade nella parola? Queste difficoltà si ,sciol– gono da sole, ma provenendo ,da direzioni opposte concorrono a precisare l'autenticità della perfezione cristiana, che non può essere una esteriorità senza anima, nè una intenzione in– feconda. La lingua, al limite tra il cuore e l'azione, è un campo di battaglia. I fallimenti sono presentati da Giacomo, con spi– rito profondamente cristiano, ·come una disgiunzione, un di– vorzio tra l'amore di Dio e l'amore del prossimo, una ibrida mescolanza di preghiera e maldicenz·a « ( nella lingua) bene– diciamo il Signore e Padre, e in essa malediciamo gli uomini, quelli ·che son fatti ad immagine di Dio; dalla stessa bocca esce maledizione e benedizione l>.Con immagini desunte dalla • tecniQa della guida degli animali e delle macchine si fa vedere come un po' di energia applicata a questo orcrano po·ssa avere • l "' nsu tati catastrofici. Un linguaggio ciberneti~o adatto ai no• stri tempi, si direbbe. « Se noi mettiamo il freno in bocca ai cavalli, perché ci siano ubbidienti, riusciamo a guidare insieme tutto il loro corpo. Ecco le navi, anch'esse, pur essendo così grandi e spinte b. li CO l'ordine civilr> da venti impetuosi, so·no guidati da un minuscolo· timo:1e rlove l'impulso del _timone voglia; così anche la lingua è un piccolo membro e si può gloriare di grnndi cose JJ. Ma, se gli organi– smi •della natura ·si possono dominare e r.idurre ad equilibrio diversamente si ha con la lingua; in essa si mescolano cielo e terra, si esprime l'inquieta e instabile vita del nostro spiritò avvelenato. << Ogni natura infatti di belve e di uccelìi, di ret-. tili e di pesci può esser domata ed è stata domata dalla natura umana ; ma la lingua nessuno degli uomini la può domare J>. Una lingua impa.zzita non è una macchina che non funziona. ma un disordine. spirituale; per riportarla in sè è ne~essari; una sapienza che venga dall'alto. Siamo prigionieri della rio– stra lingua sin dalla nascita, come in un incendio che porta l'inferno dentro di noi. «· Fuoco, la lingua; un mondo di malvagità la linuua co- . . e s'11tmsce nelle nostre membra, insozzando tutto il corpo ,e dan- do fuoco alla ruota della vita, infiammata dalla geenna Jl. Immagini che in questi nostri tempi, così sfaviHanti di pubbli– cità lumino,sa hanno un immediato potere evocativo. Ma non cediamo a queste identificazioni estravaganti e compTendiamo la radice che induce l'apostolo a scrivere, così come egli stesso subito dopo la esprime. Sono contese, gelosie, liti, guerre che lacerano la comunità cristiana e hanno per aTma la lingua viperina. Un incendio dialettico, nel senso in cui Paolo ado– per,a l'aggettivo nella sua lettera ai Corinti. Quant'è bello allora e come si comprende l'ammonimento ,che l'apostolo da: << accogliete in mansuetudine la parola ,che in voi è stata se– minata, che è cap2ce di salvare ie anime vostre. E siate fattori della parola e non solo uditori ... l> << .. Jl Padre ... ci ha generati colla parola di verità affin-. ché fossimo una primizia delle sue creature ii ('I. 18) Siamo così ritornati dopo un lungo giro al tema da cui eravamo partiti,. all'uomo che ode la parola di Dio. Ma ora anche sappiamo che quella parola dobbiamo farla nella nostra parola, il ·più difficile, ma il più •semplice dei compiti: in fon– do si tratta solo di scegliere tra un .,;Ì e un no. « .. ,sono due sillabe: tuttavia la verità che è il migliore dei beni e la men– zogna, termine ,estremo della malvagità, sono spesso comprese tra queste due piccole parole. Ma perchè ricorrere a questo esempio, quando già basta che uno annuisca -col capo ad una testimonianza su Cristo per potersi dire che è nella pienezza della ragione ll? • Sono parole di S. Basilio. ( 9) Avevo pensato di chiudere con esse, ma la loro solennità forse hon conviene ·per chi, tornando al lavoro quotidiano, ha bisogno di sentire in maniera più spicciola la necessità del sì, in modo da trarne conforto e incoraggiamento a deporre i ci– pigli e gli inalberamenti interiori, gra!Jdi e piccoli ~he siano. << C'era un padre che aveva •due figli, e rivoltosi al primo gli di·sse: Figlio va oggi, a lavorare nella mia vigna. Ma quel– lo ri,spose: non voglio, ma poi preso dal rimorso, ci andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso; e l'altro rispose: Sì Signore, ma non ci andò. Quale dei due ha fatto la volontà del padre? << Il primo ll, gli risposero. E Gesù disse loro : In verità vi dico, i pubblicani e le prostitute arrivano prima di· voi nel regno ,di Dio. '(Mt XXI, 28) (':) De Spirit,i sancta . Prologo - P.G. 32, col. 69-72.

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