l’ordine civile - anno I - n. 8 - 15 ottobre 1959

l'ordine civile La_ preghiera che .a prima vista sembra non richiedere sforzo alcuno e tanto facile, sino a poter apparire sinonimo di pigrizia ed essere contrapposta al lavoro, è presentata invece dal Nuovo Testamento come una cosa difficile, e per portarla a termine sono necessarie molte cautele. Anzi, bisogna dire che l'uomo .da solo non vi riuscirebbe. La sa1vezz,a è prima di tutto redenzione della nostra preghiera. •In quel gesto in apparenza così insignificante che si svolge a porte chiuse nel segreto di una cameretta collaborano in realtà col cristiano il Figlio che insegna a pregare { 1 Lc XI, 1 segg) il Padre che esaudi– sce { ibid), lo Spirito che prega in noi e con noi ( Rom VIII, 26). Luca ci ha tramandato come Gesù insegnò a pregare ai suoi -discepoli e a quella preghiera rimase il nome che ne esprime l'essenza: « Padre nostro ». Sul Padre che esaudisce leggiamo nello stesso p·asso di Luca : cc chi chiede riceve ; chi cerca trova, e a chi pfochia sarà aperto ... se .dunque ·voi pur essendo cattivi, sapete dare buoni doni ai vostri figliuòli, quanto più il Padre celeste, darà lo spirito buono a coloro che glielo -domandano? ( Le XI, 9 segg, ma il passo andrebbe citato intero). San Paolo sull'azione del-lo Spirito nella preghiera del cristi-ano si esprime così: cc... lo spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, giacchè non sappiamo come e che cosa pre– gare, ma lo stesso Spirito inter-cede per noi con sospiri inef– fabili >> { Rom VIII, 26). In questa ineffabiHtà la parola umana va -al di là di se stessa, ma non bisogna ingannarsi sulla natura di tale estasi. L'indicibile cristiano è contenuto nel Padre no– stro, preghiera ineffabile, nel sens9 che senza lo Spirito ,di Dio l'uomo non potrebbe collocarne la sostanza al centro più intimo della propria vita spirituale. Se gridiamo « Abba, Pa– dre » è perché abbiamo ricevuto lo Spirito· {-Rom, VIII, 15) aveva poco prima detto l'Apostolo. Una frase che ricorda l'altra: « Nessuno può dire cc Signo– re Gesù », se non nello Spirito Santo » ( 1 Cor, XII, 3). Quali scogli presenta la preghiera cristi·ana, sì che si pos– sa dire che chi rimane nella ·preghiera rimane nel Signore ce lo può mostrare un'analisi del Padre nostro. Mi fermerò solo sui versetti più immediatamente connessi al nostro tema: cc sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra », cc rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo -ai nostri debitori >>. Cominciamo dal sectmdo, perché ci permette di comprendere meglio quanto sia popolata la solitudine del cristi,ano che prega: affollata di creditori che non possiamo met•tere a.Ua porta e ai quali così difficilmente si riconoscono i titoli àd esigere. La parabola .del fariseo e del pubblicano { Le XVIII, 10) è un esempio indimenticabile di preghiera mancata. In maniera impercettibile, ma spiritualmente disastrosa, si può scivolare sorvolando su questo punto decisivo. Il ricordo del fratello offeso è invece una spina nel cuore di chi prega ( cf. Mat V, 23), una spina non psichica e sterilmente recriminato– ria, ma un documento da accettare ,col realismo dell'umiltà, che è sincerità, coraggio di riconoscere le proprie colpe. •« La luce è venuta nel mondo, e gli uomini hanno preferito le tene– bre alla luce, perché le loro opere erano malvage. Perché chi fa il male odia la htce e non si accosta alla luce, affinchè le sue opere non siano giudicate>> (,Gio III, 19 segg). L'interio– rità della preghièra è perciò luminosa e realistica, essa è -accettazione della parola di Dio èhe ,discrimina e rende nitide le realtà deUa vita interiore. E tuttavia non c'è nulla in essa di una gretta mentalità di calcolo applicato alle cose spiri– tuali. Lo dimostra a sufficienza la seconda presenza del pros• simo con cui si sviluppa ulteriormente il rimanere nella Pa– rola. cc Come noi rimettiamo ai nostri debitori » è in fondo, la parola di Gesù sulla croce ( Le XXIH, 34). Il prossimo qui è presente nella nuova maniera tipicamente cristiana; inco– minciano ad entrare nella zona -deH'ineffabile e dello Spirito santo. Altre volte Gesù aveva ,detto cc amate i vostri nemici e pregate per quelli ·che vi fanno del male ... •affinchè siate figli del Padre vostro che è nei cieli>> (-Mt V, 45). L'accettazione del prossimo è un'·apertura che s'inizia da– vanti al Signore nel nascondimento della preghiera, ivi si ope– ra il superamento di se stessi e l'identificazione verticale con la cattolica paterni1à· di Dio. ·Ci sono delle barriere interiori che -si oppongono -al perdono dato 77 volte 7 (Mt XVIII, 21 segg) e queste barriere devono cadere nella preghiera. La pre– ghiera è il modo cristiano di essere svegli ; pregare ed essere svegli è tutt'uno. La scena <lei -Getsemani è al riguardo di una ploquenza unica (Mt XXVI, 36 se~g). cc Pre~at~ ~ vigilate per pag. 13 non entrare in tentazione », così dice il Signore a Pietro, e la preghiera è cc Non come io voglio, ma come tu )), cioè il e< sia faua 1a tua volontà, come in cielo così in terra », e subito -do– po arrivano Giuda e gli altri e con essi l'ora del Signore, quel– l'ora che arriva come un ladro di notte e deve trovare cio– nonostante svegli (Mc XIII, 33 segg). Il cc Padre nostro >>ci riallaccia ·così da un lato al supre– mo cc Sì » che Gesù, Pa:·ola eterna di Dio ha pronunciato sulla terra, e questo cc Sì >>scava nel più intimo di noi stessi, lad– dove noi siamo manifesti solo a Dio. D'altr•a parte però esso . è un cc sì >>che· verte sui fratelli; ·accettati nonostante tutto, in una completa abnegazione. Perciò la preghiera è una soli– tudine in cui sgorga la socialità più genuina, la capacità -di ac– cettare il prossimo a un livello umanamente inattingibile, ·a una ·profondità inaccessibile agli occhi del mondo, con un « sì » che è indicibile dall'uomo, e che solo lo Spirito può -dire in noi. Vis-ta da questa altezza -l'intera storia della sahezza si mostra come una interminabile catena <li « sì », con cui si sviluppa nel tempo la rete della carità divina, e il dialogo, l'apertura e la trasparenz·a degli spiriti. •Questi cc sì >> illuminano la ,Chiesa e vi rend·ono presente il Signore. Sono un frutto del suo Amen e un segno deUa sua pre-senza. Come dice Paolo : cc E' p·er lui il nostro ·amen di glo– ria al Padre >> ( 2 Cor I, 20). A sentire il Signore questo Amen detto da due o tre è una cc sinfonia >>onnipotente, perché in essa è presente lui ( Mt XVIII, l 9). Questo Amen risuona nel– l'Apooalisse, parola suprema dei momenti supremi. Il ban– chetto -delle nozze dell'agnello con ,la sposa è appunto il con– senso totale degli spiriti, la città che non ha bisogno del sole perché la sua lucerna è l'agnello ,(Ape XXII, 21) sgozzato in un cc sì>> da cui tutto riceve vita. Così l'Amen diventa l'Alle– luja parola di lode e di giubilo. cc Alleluja perché ha regnato il Signore Dio nostro ·onnipotente. Godiamo ed esultiamo e diamo gloria a lui perché sono giunte le nozze dell'agnello e la sua sposa è pronta e le fu dato di abbigliarsi di un lino splendente e candido>> (Ape XIX, 6 segg). Solo l'Apocalisse ha la parola alleluja, ma la lode e la gioia che essa esprime si tro- . va già nel ringraziainen to di Gesù al Pad1·e che i sinottici ci hanno tramandato (Le X. 21 segg). Se l'Amen è il momento dell1:1semina, l'_alleluja è il momento del raccolto. La carità se– minata nel sacrificio si rac-coglie come chiesa, perciò la pre– ghiera acquista naturalmente la forma del canto. Rimanere nella parola significa qui pregustare le realtà ultime, vederle anticiparsi nella Chiesa. Un altro campo si schiuderebbe a que– sto punto, ma basti per ora l'accenno. L'ho richiamato per sot– tolineare che il cc sì >> cristiano non è una parola tormentata, detta nell'angoscia e nella tensione, ma è il cc sì >>di un dona– tore ilare ( 2 Cor IX, 7), al .quale essa costa, perché implica sacrificio, ma ciò non toglie la pace che lo Spirito mantiene viva, come una gioia che non è di questo mondo. I cristiani sono coloro che nel loro amen di benedizione non hanno nulla ed hanno tutto, hanno tutto in qualche modo già ora, posse– dendo lo Snirito come un bene -di cui possono gioire· già ora. E' questo il loro vino, non un onpio che distrae. e procur•a l'oblio, ma una sorgente di l);ioia ~he restitui.sce alla vita più freschi di prima. Rimanere nella preghiera 'significa qui risto– rarsi dopo il dono, per tornare a un dono maggiore con euer– µ;ia inesausta, perché continuamente rinnovata d,allo Spirito. Consiglia l'Apostolo cc Non inebbriatevi col vino; che è disso– lutezza, ma siate ripieni -dello Spirito santo, trattenendovi con salmi, inni e canti spirituali, -cantando e salmodiando di cuore al Signo1·e. rendendo sempre gr·azie per tutto >> r(,Ef V, 18 segg). 8. Parola, comunicazione e lavoro. Dobbiamo ora venire all'ultimo modo di intendere il ri– manere nella narola· del Signore. Non ·che non ce ne .;iano altri, ma è ,]'ultimo solo per noi e per questa volta. L'ho la– sciato per ultimo perché in apparenz·a è ·più umile e risa– puto. ma a ben guardare, presenta una estrema attualità. Mi sia consentito un brusco cambiamento nel lessico. Dopo la seconda rivoluzione industriale ·e -il ,difl'onclersi dell'automazione l'uomo ormai hasta solo che ·parli e le mac– chine lavorano per lui. Tutto il lavoro è -di ·carattere, come si dice, mentale e -l'odio di Caino per Abele non ha la clava per arma, ma lo strumento linguistico. Tr·a lo spiTito dell'uomo e la natura si è creato me·diante le n:l'a<Jehineun rapporto più

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