l’ordine civile - anno I - n. 8 - 15 ottobre 1959

pag. 10 un'ipotesi per assurdo, che i giudici davano pe1· possibile nel sofisma del loro fariseismo: eioè che la Chiesa pote-ssé disap– provare le voci che Giovanna riceveva da Dio, e di cui essa aveva coscienza incrollabile, appunto perchè ve1·e. Così risuonano di tutta la loro· verità le frasi consimili di Savonarola che esclama, ben sapendo di dovere poi affron– tare il martirio : « O Signor mio, io mi volgo a te, e sì ti dico che, -se io mi fo mai assolvere da questa scomunica, mandami nell'Inferno. Io me ne farei scrupolo di pec-cato mo1·tale, se io mi facessi assolvere »; « ma non furono udite le mie spie– gazioni, e però predicai liberamente, e fu in quel tempo che io montai quassù e dissi che io non ero mandato a predicare da uomo (\el mondo, né da signore alcuno, ma da Colui che è Signore dei signori e dalla Santa Trinità » '( 11 e 18 feb– braio 1498). Non voleva dire altro, come egli dimostra nei luoghi già citati, che avendo ricevuto il mandato canonico di predica1·e, ed essendo ispirato da ,Dio nella sua predicazione, continua a predicare in nome di Cristo e della Trinità Santa di Dio, nonostante gli ostacoli contrari frapposti da uomini malvagi. E il caso di Savonarola, benchè più clamoroso di quello di Giovanna d'Arco, in realtà è più semplice. Savona- 1·ola era teologo e canonista di gran conto, e perciò sapeva di latino, sicchè soltanto la violenza più criminale potette avere ragione momentanea di lui. La Pulzella di Odéans si difende invece a grandi sciabolate di luce intuitiva, che aveva peraltro l'effetto di confondere ancor più i suoi giudici, av– viandoli non meno precipitosamente verso l'abisso ·delle loro terribili responsabilità. Dopo avere citato decisivi passi di S. Tommaso, di San Paolo, di Innocenzo III, delle Decretali di Graziano, il Deman conclude col Bréhal: « In materia di rivelazioni divine, la Chiesa non trincia sentenze, lasciando di preferenza l'ispirato al giudizio divino e alla sua propria eoscienza. Perciò Gio– vanna, invocando la sua sola coscienza, rientrava nell'uso della Chiesa, piena di rispetto per le operazioni segrete di Dio nelle anime. Nel suo rapporto il Bréhal scarta i giudizi troppo certi e le sentenze fisse. Egli non negherebbe certo che la Chiesa possa pronunciare e pronunci di fatto in questa ma– teria così difficile dei giudizi probabili. Diversamente non si comprenderebbe il rimprovero che egli fa ai giudici di Gio– vanna di non avere ascoltato l'appello dell'accusata che chie– deva che la sua causa fosse dderita alla Santa Sede. In questo, dice il Bréhal, i giudici hanno disprezzato la Santa Sede e forse sono incorsi nell'eresia: perchè questo affare, ·attesa la sua importanza e la sua difficoltà, rientrava nella sfera di Colui al quale appartiene, in definitiva, qualsiasi giudizio in materia di fede, e contro il quale né un Agostino, né un Gi– rola~o, né alcuno dei Santi Dottori non ha mai rlifeso la propria sentenza ». ( ib. pag. 709). E eosì viene di pensare ad Alessandro VI il quale, avendo saputo che Savonarola aveva rifiutato il cappello rosso rli car– dinale ( probabilmente con l'Arcivescovado allora vacante di. Firenze), dicendo di preferire un « cappello di sangue >1 cioè il ma,:tirio, disse al suo ambasciatore di ritorno: « Savona– rola è un gran Servo di Dio. E d'ora innanzi non voglio più che me ne parliate né in bene né in male >>. Cioè la prassi della Chiesa di lasciare, dopo debito controllo, che ,Dio operi nei suoi Santi. E viene altresì di pensare all'ultima lettera di Savonarola ad Alessandro VI, n.ella quale gli rimprovera severamente di non .avere dato ascolto al suo appello, come Pastore di tutte le anime, come Dio stesso aveva stabilito nel •ib io . 1a e l'ordine civile consegnare le chiavi a Pietro. Soltanto si può addune ad attenuante di Papa Borgia - se attenuante si può dire - che mentre nel caso di Giovanna d'Arco ci fu almeno un vero processo, benchè conclusosi eon una sentenza infame, nel caso di Savonarola si trattò di un'esecuzione sommaria, con il mi– nimo di apparenza legale, ar,chitettata con stile inequivoca– bile da Cesare Borgia che da quel momento era ·diventato il padrone assoluto della Corte di Roma ( Pastor, Storia dei Papi, vol. III, pag. 375 e 479; Machiavelli, Il Principe, c. VII). La dottrina dell'inquisitore Bréhal ricevette una clamo– rosa conferma con la canonizzazione di Giovanna d'Arco, av– venuta circa cinque secoli dopo. E diciamo clamorosa con– ferma, perchè Giovanna d'Arco fu tenuta nel limbo, se non delle dimenticanze, •certo delle riserve, durante tutto quel tem– po; e ancora per.chè la gÌorificazione di Giovanna d'Arco ven– ne per reagire alla speculazione che ne aveva fatto il libero pensiero, interpretando le famose « Voci >> della Santa come tipiche espressioni di libertà contro la Chiesa di Roma o co– munque contro i dogmi cristiani: -così le •Giov,anne d'Arco di Schiller, Victor Hugo, Anatole France, D'Annunzio,· Shaw. Tale dottrina, peraltro, riceve conferma da quella di Sa– vonarola che la applicò nel modo più ampio e impegnativo, talmente che noi riteniamo sia una lezione da ripassare e da approfondire, se si vuole sperare di dire qualcosa di utile ai Cristiani separali. E non ci deve stupire questa coincidenza tra il Bréhal e il Savonarola, perchè entrambi sono·.di scuola _tomista della più stretta osservanza, il Savonarola soprattutto, specie nelle delicatissime questioni dell'obbedienza al Papa, dell'ispirazione personale e del carisma profetico. Una cano– nizzazione di Savo~arola avrebbe quindi un effetto ancora più granàe di quella di Giovanna, specie nei riguardi di quel li– bero pensiero ·che, frattanto, è diventato padre di un nuovo figlio, il peggfore che si potesse immaginare: il socialcomu– nismo. Noi non sappiamo se un giorno, vicino o lontano, tale canonizzazione avverrà, e se il Concilio ecumenico se ne vorrà occupare, non per la questione particolare, ma per il suo pro– fondo addentellato con le questioni stesse che urgono alle porte della Chiesa. C'è però un precedente assai importante e, da un -certo punto d1 vista, decisivo; questo: Savonarob provvide alla propria difesa in modo pubblico e v.astissimo, con le prediche, gli opuscoli e le lettere; in tali pubblicazio– ni c'è tutta la dottrina necessaria, e tale dottrina fu progres– sivamente riconosciuta senza errori di sorta, e in particolar modo senza eresie, prima da una commissione dell'Inquisizio– ne sotto Alessandro VI nell'inverno tra il 1495 e il 1496, poi dal Concilio Laterano nel 1517, infine, in modo solenne e severissimo 1( in quanto era in corso la lotta contro il prote– stantesimo e stava svolgendosi il Concilio di Trento) sotto Paolo IV nel 1598. Leone XIII fece togliere dall'Indice quelle poche cose che, attese le difficoltà dei tempi, erano rimaste sospese con la formula « donec corrigantur >i, che non è di condanna. Se poi si tiene conto che l'accusa fondamentale contro Savonarola, sia per sospenderlo dalla predieazione, sia per scomunicarlo, fu quella di « predicare un pravo ·dogma >i, cioè di essere eretico, è chiaro che il riconoscimento di per– fetta ortodossia, per tempo formulato ufficialmente dalla San– ta Sede, equivale a dire che Savonarola fu perseguitato, im– piccato e a1,so, benchè fosse innocentissimo ed anz.i un araldo magnifico deUe verità cattoliche, mentre stava ,preparandosi il diluvio spirituale di cui questa vecchia Europa è .ancora oggi vittima moribonda.

RkJQdWJsaXNoZXIy