l’ordine civile - anno I - n. 4 - 10 agosto 1959

b pag. 18 Poniamo per un momento, dicevo, che questo obiettivo sia pa·cirfìco. Ma H suo raggiungimento passa per due condizioni che, insieme, si compongono in una crescente ricerca e realizza- - zione -di responsabilità dal basso: che si guardi 'all'avvenire rlell'ltalia { e del mondo) con serenità e coraggio in un arco di previsione ,che superi la decina d'anni, e che ci si ritrovi disposti tutti, ricchi e poveri, classe politica e popolo go– vernante-governato ad a.ffrontare ,i sacrifici necessari. Ora, •che i termini sia della previsione, sia della ripartizione dei sa– crifici divengano oggetto di conoscenza, di discussione, di mo– tivazione a decidere da parte di tutti, o almeno dei più, è appunto il modo in cui si concreta una reale responsabiliz– zazione dal basso e uno dei canali attraverso cui possono pas– sare energie nuove, positive per la vita del nostro paese. Quando questo discorso, al quale in realtà la classe diri– gente mostra di non credere, viene esempli-ficato - poniamo sul piano della autonomia locale - l'obiezione è facile: « non vedete che là -dove abbiamo concesso l'autonomia - ,Si– cilia, Val d'Aosta, Trentino, Sardegna - si mostrano i guai più grossi >>.Appunto: dove c'è un margine minimo -di auto– governo, si fa strada anche in forme ,disordinate e anarchiche la protesta contro il vecchfo stato accentrato, fatto dall'alto: o adeguarsi alla logica -del basso o tornare al fascismo, ulti– mo serio tentativo di ignorarla totalmente. Ma •cosa fare, ·come organizzare la responsabilità ,dal bas– so? Su questo punto, da parte mia, potrei comunicarti solo al– cune riflessioni ed esperienze .fatte in -questi ultimi anni in am– bienti contadini del meridione. Lo farò con più calma in altra occasione. Così anche alcune richieste di Cavalli pos– sono- trovare un poco alla volta un giusto, anche se lento e parziale, svolgimento. Resta il secondo punto di << Terza generazione >>: il par– tire, culturalmente, da quota zero e il muoversi fuori delle parti; sull'assurdità della prima formula non è il caso ,di en– trare: l'orientamento religio~o, la tradizione culturale. per quanto piena di contraddizioni, non sono, evidentemente, lo zero. Muoversi fuori dalle parti, poi, penso volesse dire sem– plicemente muoversi fuori delle parti politiche esistenti. II fatto stesso che alcuni siano rientrati nelle parti significa esat– tamente che senza parti non avrebbero potuto realizzare ciò che avevano in animo. Questa esigenza non è, nel complesso, venuta meno ed è anche ad essa che ·si riferisce la situazione di -disagio cui ac– cennavo all'~nizio, non diminuita, anzi forse indurita, da cin– que anni a questa parte. Che ci sia chi, con chiarezza, sente di dover operare - e ar più presto - con strùmenti politici nuovi, nei quali pos– sano ritrovarsi con tranquillità anchè dei cattolici, mi pare. nella presente situazione, abbastanza giustificabile; e se si comincia dal primo momento a dirlo chiaramente e non si nsa, invece; una formula •vaga, equivoca e pericolosa come qliella di·« Terza 'Genera~ione », buona per tenere i lettori in una continua e confusa condizione di mobilitazione generale_, mi pare che si agisce rettamente. Solo non vedo 'l'opportunità di legare le sorti, le idee e i quadri, di un movimento a una rivista come << L'online ci– vile >>. A mio avviso la rivista ha uno spazio da ,coprire che sta prima e -fuori della vita di un movimento, anche se può no'l escludei-là: ci sono esperienze, da comunicare, discussioni da svòl~ere, approfondimenti da compiere in quei temi che an- che Cavalli propone. • In altre parole: è possibile aprire un piccolo luogo di incontro e di discussione nel· quale i termini del discorso. culturale e anche politico, non siano in partenza falsificati dalle ·µreoccùi:nizioni di conser~azione del potere? Onalcuno dei nostri amici, a torto o a ragione, inco·loa la rivi-sta di parlare di temi politici senza assumersene la responsabilità verso una ·quàlunque base elettorale; ma non è ,questa sua li– bertà· anche una maggiore garanzia di obiettività? Proprio perchè ritengo che ·Ì'<cc opinione>> in campo cat– tolico non possa essere esaurita· da fogli com~ ccAdesso >> o ·<< Il irallo )>, ·penso che « L'ordine civile>>. abhiçi, se vuole, molto da fare. con vantaggio di tutti. • • a v l'ordine civile E' evidente che l\c -opinione » suppone un'accumulazione culturale, una tradizione di pensiero, il pussesso pacifico di alcuni giudizi generali; cose, appunto, che in questo ·momen• to fanno difetto sul « mercato » della cultura e della politica. Ma allora proprio in quest'opera di approfondimento, di ve– rifica, di costruzione ·paziente, può misurarsi proficuamente la rivista : forse con una fretta minore e una semplicità maggiore di quanto non abbia lasciato pensare qualche arti– colo ,di noi che ci abbiamo scritto, ma con la consapevolezza della realtà, dell'ordine di grandezza, dei problemi che inte– ressano un quindicinale di ·commento, come è stato chiamato. L'obiettivo della rivista, dunque, a mio avviso, dovrebbe consistere chiaramente nel fatto del ·commento, lievitato dalla costruzione, lenta parziale ardua, di vdee di modi di giudizio, di abitudini a verificare i fenomeni politici fuori degli sche– mi << campanilistici )> correnti. Ho voluto ,dirti queste cose sulla funzione ·della rivista prima ancora di entrare nel merito di alcuni temi proposti da Cavalli, per('.hé questo discorso mi pareva, appunto, pregiu– diziale; e perché la scelta, se si deve fare, avvenga con la stessa chiarezza con la quale -Cavalli manifesta la sua esigen– za; questa ,chiarezza è,_ tra l'altro, l'unica gara,nzia che con• senta di non ripetere l'errore di ·« Terza Generazione », alla quale pure si erano legate tante speranze - ingiustamente morti:fìcate - specie del mondo giovanile cattolico. ANTONIO CORTESE Potere dei tecnici e potere dell'uomo Caro Baget, concor,do, con la nv1sta, sulla necessità di colmare uno spazio vuoto che s'è venuto progressivamente allargando nel– lo schieramento cattolico, spazio vuoto che si identifica con la carenza _di una volontà tesa a muoversi << avanti alle cose )>, pur nella traccia sicura della tradizione di dottrina e di 'pen– siero della Chiesa. Nel quadro di tale comune impostazione, ritengo possa trovare posto la presentazione di un problema che, a mio. avviso, è destinato a,d imporsi in modo sempre più netto e determinante negli anni futuri ; il problema della posizione dei tecnici nella società. Tema vasto e complesso, difficile ~il essere sintetizzato. Tale tuttavia da richiedere un inizio di trattazione, quale avvio ad un discorso più completo che urge. Lo stato di crisi dei valori che sono alla base della civil– tà moderna, da molte parti denunciato negli ;anni compresi fra le due guerre mondiali, sembra, per molti sintomi, che dal I 945 ad oggi abbia investito, in modo irreparabile, le isti– tuzioni politiche di tutti gli stati, e sia quindi entrato nella sua fase più critica. Quella fas~ in cui la pressione degli avvenimenti porta al punto di rottura la resistenza degli istituti, che sempre meno appaiono adeirnati a contenere le nuove realtà -politiche. economiche e sociali che· la forza degli avvenimenti ha deter– minato nel mondo. La cosa appare in tutta evidenza nei paesi dell'Occidente, 1;, dove il libero gioco delle varie componenti Ja realtà sociale ilegli stati ha modo di esprimersi nella parziale libertà che i vecchi istituti consentono. Nei oaesi dell'Oriente comunista, la forza di compres– sione degli istituti può riuscire a ·mascherare tale realtà, che tuttavia affiora in modo sempre più evidente attraverso ma– nifestazioni indirette, ogni giorno di più siimificative. E' importante sottolineare a questo punto: I) che la diversità di istituti nelle irrandi nazioni del– l'Occidente è nei paesi dell'Oriente ·comunista, non impedisce che gli stessi siano in crisi sotto la spinta dì pressione di ·<!i~

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