l’ordine civile - anno I - n. 4 - 10 agosto 1959

OPINIONI E DIBATTITI In questa rubrica riportiamo quelle libere opinioni di collaboratori e di lettori, che riteniamo di interesse per tutti e su cui auspichiamo l'intervento di altri. La Direzione della Rivista .si propone di intervenire, eventualmente, alla fine del dibattito. "Terza • generazione ,, e "Ordine Civile,,: il problema dell'autogoverno Caro Baget, dopo l'uscita dei pFimi numeri di « Ordine -Civile » ho avuto .occasione di sentire da vari amici dei pareri, alquanto diversi tra loro nel tono e nella sostanza, circa il luogo della cultura e della pq;litica in cui dovrebbe ·collocarsi la rivista; si è aggiunta agli altri, pubblicata nel terzo numero, la let– tera di Luciano Cavalli. Cercherò anch'io ~i dirti ciò che pen– so. Mi ·pare che la rivista venga fuori da una -diagnosi, comune a un gruppo -di amici, sulla attuale situazione italiana, ~ulle sue debolezze culturali e anche politiche, sui _grossi pericoli di cedimento·e ài corruz-rone che.essa presenta, molto più forti. quanto più si -scambiano i nomi ( democrazia, democrazia cri– stiana, progresso, stabilità,- politica europea, ecc.) con la realtà effettiva, quanto più ci si formi a- ricor·dare ··quello che qua– ranta anni or sono, al sorgere del P.P.L, sembrava che dovesse avvenire, o a sospirare su quello che, nel secondo dopoguerra, sarebbe potuto essere rispetto a •quello chyè. Prima di tutto, dunque, è un'esigenza di chiarezza che ha fatto nascere la rivista. ·Ma oltre che chiarezza nella diagnosi, giustamente qualcuno domanda chiarezza sugli oggetti e sugli obbiettivi della rivista. Bisogna -riconosc·ere che è una domanda legitti– ma, tanto più se· ci si ricorda delle esperienze, anche recenti, maturate nelle zone giovanili del mondo cattolico. Qualche anno fa, forse più di ora, un certo -disagio, nel m·ondo cattolico, specie giovanile, era ben vivo e coloro che sono ora intorno ai trenta anni, possono testimoniare della loro parabola, nel do– poguerra, negli anni della loro formazione; che è in concerto una ·parabo.Ja di illusioni e di speranze, e la manifestazione di insofferenz-e ,e di perplessità, e anche di un rifiuto, non ;dico dell'adattamento e del naturale compromesso, ma dello scet– ticismo o, peggio, del cinismo che andava mano a mano dif– fondendosi. Cinque anni or sono, nel momento in cui una forte crisi scosse le varie organizzazioni giovanili cattoliche, di A . .C. o politiche, un •gruppo di quei giovani, come ricordi bene; tentò con una rivista di dire· il ,disagio e addirittura di la– sciare intendere la strada per superare il punto morto in cui sembrava che fosse la cultura e la politica. Questa strada pas– sava per alcuni punti: uno, principale, consisteva nel pro– porre una rinnovata « tensione morale », una moralità forte e consapevole del travaglio spirituale degli ·uomini del nostro tempo, così confuso e contraddittorio, come condizione ne– cessaria per inverarlo. Questo era il contributo che alla rivista veniva, massimamente dagli articoli -di Leonardi e tuoi. Il secondo consisteva in. un polemico ri 1 fiuto della tradizione cul– turale ( occorre, si diceva, « partire da zero ») e delle forme organizzate della politica ( e questa era « l'uscita dalle parti ») condiviso da tutto il gruppo e proclamato più che da altri da Ciccardini. TI terzo p\J.nto consisteva in una sorta di par– tenza -dal basso, in un tentativo di rifare la politica partendo da ciò che politica non è ancora o è solo allo stato iniziale·: ritorno alle comunità di base ( tradhione contadina, paesi, cooperative, ecc.) e sviluppo di esse fuori degli schemi ideo– logici correnti. Quest'ultimo punto, che si avvicinava di più a ceTte posizioni sociologistiche vive specialmente all'estero, faceva capo a Ugolini e Scasselati. v y1 o Mi sono fermato ad esporre ·così m'inutamente quelli che mi sembrano i filoni più grossi di •« Terza Generazione », per– ché ritengo che alcune esigenze, men~ forse una parte di quel-' le riassunte nel secondo puntò, che a me sembrano errate, ~ono vive· ancora oggi e presumibilmente, sono presenti sia nei giovani sia in chi, facendo o non facendo politica, ha an• cora un interesse in questa direzione e non è ancora preso da problemi di potere; sono anche presenti in chi, come Ca– valli, cerca di dargli una testimonianza se non una risposta. E allora, prima -di tutto, cerchiamo . di valutare queste esi– genze seguendo i punti toccati da •« Terza Generazione ». Lascio da parte il primo punto, sul quale già alcuni ar– ticoli di « Ordine Civile » hanno detto qualche cosa, col ri– sultato di attirarsi la critica di moralismo o di integralismo; non a ragione, penso, almeno se si crede che valori morali e spirituali e non beni materiali siano l'unica vera sorgente di progresso nella vita delle persone e nella qualità dei rap• porti fra di loro. Il pericolo ,di integralismo, sempre vivo in un cattolico che faccia cultura e politica ( ma, allora, non solo in un cattolico: c'è un integralismo marxi,sta, uno lai– cista, ecc.), è una co5a diversa sulla quale converrà tornare. Consideriamo invece il terzo e il secondo punto. L'esigenza che la politica, anziché defluire ,dagli apparati e dai loro scon– tri al vertice, .fino a catturare l'esercizio di sovranità popolare ogni cinque anni, muova e si organizzi dal basso, è esigenza così ripetutamente frustrata e contraddetta che sembra qua,si ingenuo tornare a parlarne, come anche ,Cavalli fa. Pure, è proprio su questo terreno che, mi pare, si misura, di riflesso, il limite ,di validità di tutta la politica dell'attuale classe -di– rigente . .Perché, in effetti, sul terreno della politica « dal bas– so >l scoppiano le antinomie e le ·contraddizioni. Supponiamo per un momento, che sia pacifico per tutti l'obiettivo di creare uno stato democratico, che possa ,dare, in condizioni -di suf– ficiente sicurezza - e quindi in una posizione diversa da quella ,del mendicante o del presuntuoso arruffone - un suo contributo, sia pur piccolo, a.Ila causa della pace fra i grossi contendenti: Uno ·stato, dunque, nel ·quale il· problema. del comunismo sia superato o seriamente avviato a soluzione: superato non soltanto con l'aumento di beni materiali che lo Stato. ,dà a chi ne ha ancora bisogno, o non tanto con una organizzazione di potere ancora più scaltrita, che assicura ad ogni gruppo consolidato di interessi una fetta privilegiata nella ripartizione del bilancio statale, non con la moltipli• cazione dei poliziotti o delle milizie volontarie per la sicu– rezza nazionale; bensì superato perché le diverse categori~ sociali, anche mielle con il reddito più basso, credono nella loro ·poss·ibilità di mutare 11:lindirizzi politici ed economici, i rapporti di forza, attraverso l'impegno e la vigilanza di cia– scuno, attraverso il controllo su ogni forma pubblica di òr– ganizzazione, amministrazione, decisione, attraverso la parte– cipazione creativa .alle varie forme di vita pubblica, in una parola attraverso la volontà decisa di conoscere e decidere sulle cose di tutti senza abdicare a favore di alcun istituto, partito o burocrazia ,di qualsiasi tipo. Che sarebbe il solo mo– do· pensabile di superare il comunismo, o almeno il comuni– smo storico che si è ·fin qui conosciuto.

RkJQdWJsaXNoZXIy