l'ordine civile - anno I - n. 1 - 25 giugno 1959
pag. 18 questione del 1« Giorno ». Non vediamo nulla di scandaloso nel fatto che un'in– dustria di Stato finanzi un giornale. on è pensabile che le industrie a par– tecipazione pubblica ·debbano trovarsi in una posizione di pesante inferiorità nei confronti dei gruppi •privati. E' me– glio guardare in faccia la realtà : le in– dustrie cercano i giornali così come i giornali cercano le industrie. Pensiamo, però, che questo intervento delle azien– de pubbliche deve avvenire nella mas– sima chiarezza, senza ingenui sotterfugi. ·Chiarezza che deve potersi riscontra– re soprattutto nella condotta ammini– strativa e nella redazione di quei docu– menti che ne dovrebbero essere lo spec– chio fedele 1(molto opportuno, a questo proposito, il richiamo di Ferrari Aggra– di affinchè i « bilanci societari siano im– prontati a criteri di chiarezza e di ve– ridicità »). Crediamo anche che questa azione dovrebbe, in linea· di massima, essere condotta comunemente -da tutte le a– ziende pubbliche. Qualora, per esem– pio, si realizzasse l'lntersind o •qualco– sa di analogo, non potrebbe essere que– sta la sede, cui far riferimento, per que– sta azione comune? Sia ben chiaro, infatti, che l'esperien– za del ccGiorno » e delle sue posizioni non può essere assunta come probante. Infatti, diciamoci la verità, non siamo forse in molti ad essere convinti che il vero problema, in tutto 1 questo ccaffa. re », è stato ·quello della mirabolante linea politica di Gaetano Baldacci? Nuovi orientamenti nell'Iraq La grande stampa quotidiana d'in– formazione, che praticamente forma la mentalità della grande massa dei let– tori, ha, per due volte - in questo stesso anno - registrato un fenomeno che anche uno spirito superficiale avrebbe duvuto rilevare, mentre dai commentatori più ·quali.fi.cati, un tale rilievo non è stato fatto. I giornali han– no assunto, dopo !'·episodio di Suez, un netto atteggiamento anti-nasseriano mettendo sistematicamente in evidenza la .pericolosità della politica del Capo dello Stato egiziano, in quanto lo si definiva sempre più tendente a sinistra e infeudato alla influenza sovietica. Analogo atteggiamento si è prospettato all'Occidente - ,e questo fino dal suo assurgere agli onori della cronaca - per la figura e l'opera del .gen. Kassem, il nuovo dominatore della scena ira– qena. Dopo tanto sfoggio di notizie e di titoli allarmistici, che ormai davano per scontata la vittoria sovietica nei due paesi del vicino Oriente, la medesima stampa ·ha dovuto registrare -- senza poter fornire spiegazioni illustrative - il mutamento violento di Abd-el-N asr., ed ora, quello più lento, ma non meno significativo, di Kassem. 1 Ciò vuol dire che, più dei .fatti in sè, la prospettazione di essi era stata in- fluenzata da una corrente di idee, a sua volta ispirata da un sustrato di in– teressi, che clesiderava prospettare come dichiarati nemici dell'Occidente i due esponenti arabi. Quanto all'Iraq, sebbene la situazio– ne si ,sia presentata fin dall'inizio, in una forma assai più violenta che non nella rivoluzione egiziana ( il che si spiega anche con l'indole stessa: del po– polo mesopotamico), tuttavia l'evoluzio– ne, o forse più la valutazione dei fatti, in senso meno allarmistico, si volge ora a illustrare delle prospettive più sere– natrici. Ci pare che occorra tener presente, quale elemento critico per il lettor,e italiano, che anche la nostra stampa è nutrita e perciò orientata, da servizi di informazione di fonte anglo-fran– co-americana. A parte gli americani, i vinti di Suez non potevano veder certo con simpatia il movimento nazionale arabo per l'indipendenza e, a maggior ragione, fra essi, la Francia, che sa la piena e ,concreta solidarietà sia del– l'Egitto·, ,ed ancor •più dell'Iraq, con i naziona1isti a1gerini. L'URSS, naturalmente, ha sempre cercato di sfruttare tutti gli avvenimen– ti che le si presentavano a vantaggio. E, d'altro lato, lo spauracchio moscovita faceva enorme comodo alla propa-ganda anglo-francese. Oggi ,però tale imposta– zione ·è venuta in .parte meno, sia per il clima che si vuol sta·bilire nei col– loqui diplomatici in corso a Ginevra sia, sopratutto, in seguito ai fatti nuovi intervenuti nei rapporti anglo-sovietici. Infatti dobbiamo registrare un am– morhidimento notevole nei detti rappor– ti, per cui si osserva: l'apertura di un ufficio della « Reuter » a Berlino est, seguita da un'analoga iniziativa della Federazione degli industriali inglesi; la prevista accettazione, da parte inglese, del governo di Pankov; il viaggio di Eccles a Mosca con conseguente even– tuale grosso prestito britannico alla Russia per .finanziare acquisti russi in Inghilterra; l'impianto della filiale del– la Vickers per industria bellica, in URSS; la prevista riduzione dell'attivi– tà comunista nel vicino Oriente promes– sa in vista -di accordi in materia petro– lifera, e la ·contropartita della tolleran– za in materia di sistemazione -della Germania. Così, in seguito a tale nuova tattica britannica, Londra si ,è fatta fornitTice di armamenti moderni all'lra-q ed ha ceduto, alla chetichella, alle forze aeree iraqene la munitissima base di Ahba– niyeh - una piccola Suez mesopotami– ca -. Londra ha così impedito la te– muta nazionalizzazione dei petroli iraqeni, che d'altro lato non conver– rebbe neppure al governo dell'.Jraq, che, invece, vedrà salire le ccroyalties » dal 50 al 60%. Infatti PccIraq Petro– leum Co. » non si è scomposta troppo dinanzi agli ultimi avvenimenti meso– potamici e il suo prezioso liquido ha continuato e continua a defluire nelle petroliere ancorate a Basra. Anzi, si prospettano nuovi impianti, in profon– dità, a ,Fao, onde fornire un doppio l'ordine civile contingente di carburante alle petrolie– re al largo. ·E eosì Londra risponde alla ta,ttica americana limitatrice della produzione petrolifera. Accontentando l'Iraq Londra ha sempre in mano il petrolio e il paese e riesce ad escludere ingerenze e interessi americani. Accon– tentando l'URSS, desiderosa di spezzare - salvando la faccia - la assurda « cortina di ferro », Londra si ripromet– te di mantenere la mano libera nel vi– cino Oriente. Ed ecco la politica di Karim Kassem, che proclama il neutralismo, l'equidi– stanza e l'indipendeza dalle influenze comuniste, prima sollecitate ed oggi al– lontanate. Si permettono le manifesta– zioni dei partigiani locali, che non vor– rebbero perdere i propri privileggi, ma, d'altro lato, si mette la mordacchia ai veri capi del comunismo e, fra questi, i due noti Khaled Baghdash e Afif Bisri. Al tempo stesso, il governo dì Bagdad rivaluta la •Lega Araba median– te la disposizione di mezzi e di adesio– ni. Così esso avrà maggior libertà, sul piano arabo interno, di agire per difen– dersi delliEgitto. I 1 primo atto è stato quello di versare alla Lega i -contributi promessi aggiungendovi anche gli arre– tra ti, per una somma di 300.000 dinari, equivalenti a altrettante sterline. Altra mossa è stata l'appoggio all'ingresso nella Lega dei paesi del nord Africa - l'intesa maghrebina - e il contri– buto di armi alla lotta di -liberazione algerina, nonchè la parte assunta, per– chè si risolvesse, nell'ambito delle na– zioni arabe, l'incidente libanese. Il presunto a•sservimento di Kassem aWURSS si dimostra sempre più un frutto della propaganda occidentale in– teressata, come ·già lo fu per asser. Na– turalmente da questo ad affermare che l'Iraq potrébbe divenire un bastione an– ti-comunista, c'è ancora un bel passo. el settore, poi, religioso, non si ,deve tacere il doloroso effetto della feroce repressione di Mossul, ove non ipochi cristiani hanno pagato con ila vita anche colpe non proprie. Inoltre, approfittan– do del nazionalismo kassemiano la ten– denza panislamica si è .sviluppata a dan– no di interessi cristiani, specialmente caldei. Ma neppur questo si può tacciare di mossa comunista, ma pur troppo, piuttosto, del latente antagonismo reli– gioso. Nè si può generalizzare sull'atteggia– mento di un nucleo etnico importante, quello dei •Curdi. Infatti, mentre un -ge– nerale, il Tagbagiani, si era dato come aderente alla rivolta di Mossul, è ,stato proprio il suo lealismo al governo kas– semiano, che ha assicurato il regime nel– le ore difficili. D'altro lato molto ci si è sbizzarriti sulla stampa a riguardo del convoglio di curdi armati e spediti dal– l'URSS, mentre invece si sa, anche, di tribù curde sconfinate nell'Iran. La situazione quindi non è del tutto chiara e molti punti restano ancora da chiarificare al governo di Bagdad, che, prudentemente, pur avendo condanna– to a morte il pericoloso Aref, ed i suoi compagni, li tiene tuttavia in vita, sep– pur sotto custodia.
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