l'ordine civile - anno I - n. 1 - 25 giugno 1959

pag. 16 l'altra. Si è parlato di una rivolta nei confronti dell'apparato instaurato dalla segreteria politica dell'on. Fanfani ma bisogna chiarire il valore assai partico– lare che la J>_arola assume, nel contesto siciliano. Più che di un apparato nel senso tra– dizionale, cio~ dj una organizzazione efficiente e burocratica, della D,C. in Sicilia, si è trattato dello sforzo, da par– te della Segreteria politica di superare la coi;tante subordinazione della auto– rità centrale del partito ai cosiddetti cc notabili » locali ,che ne costituiscono tuttavia la forza elettorale. In parole nobili, si ,è trattato del tentativo di so– stituire una classe dirigente, con una nuova struttura. La differenza sta qui: gli cc homines novi », non sono stati impegnati con la prospettiva a lunga scadenza ,di costrui– re in Sicilia una ,struttura organizzativa nuova e uno strumento di educazione politica, oltre •che una macchina elet– torale. Essi hanno più immediatamen– te visto la possibilità di sostituire nelle liste elettorali uomini della vecchia p.;uardia, o per lo meno di concorrere con essi in posizione di non eccessivo svantarre;io. Quella ,che doveva essere una opera– zione di spersonalizzazione della vita politica, di sgretolamento delle famose clientele, si è risolta in parecchi casi e in parecchie province, nella creazione di nuove diente1e che non avevano il nrestigio nè la saggezza nè la prudenza delle antiche. Dopo le elezioni del 1955, il contra– sto che si era determinato in seno al partito, si è trasferito in seno all'Assem– blea ed ha contribuito in parte notevole a rendere possibile la secessione del- 1 'on. Milazzo, e pro1une;andosi, ha ·con– solidato in modo evidente il successo elettorale di ques(ultimo. Accanto a questo fenomeno interno della Democr~zia Crist,iana, si collocR per importanza, la frustrazione di al– cuni in teressi locali. Si tratta. so,pra t– tu tt_o degli interessi di un certo ceto medio fatto di piccoli e medi impren– ditori (la burocrazia, al contrario, è perpJessa, e ·comincia a sentire l'ecces– so di discrezionalità degli organi rerrio– nali, nella amministrazione locale), i quali desiderano .partecipare in misura ma•l];!!;ioredi ouanto non abbian potuto fare sinora. ai benefi.ci che possono de– riva:re dalla istituzione ree:ionale, so– m:-attutto nel settore in verità delicato, riel credito. Il caso della SOFIS, la so– cietà ·finanziaria cr,eata con la legge n<>r la industrializzazione rlel 1957, e per la cui direzione si è accesa una battaglia politica •che ha un po' l\Ppassionato i siciliani, ha un ~no valore esemPlare indicativo anche dei limiti in cui l'au– tonomiR può considerarsi il nucleo at– torno al quale si •coagula il coacervo mi– lazziano. L'ing. La Cavera, ex presidente della Sicindustria {la confindustria siciliana), si dimi~e appunto •Conla nrornessa esuli– cita del /!OVerno Lll Loirn:ia, di diventar presidente della SOFIS ( una specie di. a piccola IRI regionale). Ma il posto fu dato poi ad un alto funzionario -del Banco di Sicilia. Da allora cominciò la lotta per ottenere il -posto di e< Diretto– re generale » lotta che si è conclusa n.ei giorni scorsi, dopo il bando di un con– corso cc ad hoc >> per non dire ad per– sonam con la nomina dello stesso La Cavera quale ultimo atto del governo Mil:.:::zo, ormai in ·carica per la sola or– dinaria amministrazione. L'ing. La Ca– vera che si definisce liberale e risulta tuttora iscritto al PLI, esprime appunto gli interessi degli imprenditori locali, e ahilmente ha inserito il c~so della Sici– lia e il suo personale nella grande di– sputa nazionale ,contro i cc monopoli >> del nord che terrebbero la Sicilia in re– gime coloniale. Egli è favorevole a che l'industrializzazione di base venga a t– tua ta dalle industrie di Stato ( e per questo ha trovato l'ing. Mattei a lun/!:O suo alleato, dopo disputa tra ENI e Gulf Oil), in quanto le industrie di Stato sot– trag/!:ono una minor fetta delle disponi– bilità finanziarie siciliane. Non per nul– la il cc caso La Cavera >> è stato un •Ca• vallo di battaglia dei protagonisti della crisi del novembre scorso. Così il successo di Milazzo, si costrui– sce su una base -che da una parte è sta– ta rastrellata alla Democrazia Cristiana e dall'altra alle destre, soprattutto rµo– nar,chiche, tanto più che nelle liste dei cristiano sociali erano iscritti molti ex appartenenti alle schiere di Lauro e di Covelli, unite questa volta nel Partito Democratico Italiano. - ,1 che misura dunque il nuovo par– tito .rappresenta un fatto tale per cui si può dire che -l'unità dei cattolici nell~ vita politica ha subito un colpo assai duro? La sensazione abbastanza diffu– sa anche in ambienti responsahili della DC siciliana e non soltanto siciliana, è che 'l'atteggiamento -dell'autorità eccle– siastlÌca, disa-pprovando l'atteggiamen– to del partito di Milazzo per la facilità con •cui ha accettato e sottovalutato la portata politic~ della collaborazione comunista, sia· stato uno strumento im– portante per fermare una emorragia an– cor più sensibile dei voti dc. Ciò vuol dire che in Sicilia, molti cattolici hanno visto nella esistenza del secondo parti– to di ispirazione ,cristiana uno strumen– to cc liberatore » e ·conferma che il fe. nomeno Milazzo può -costituire, per le sue conseguenze, un .fatto molto più im– portante del valore intrinseco del par• tito, degli uomini che lo rappresentano e dello stesso mantello autonomistico sotto il quale probabilmente coabitano intenzioni e propositi che vanno d'ac– cordo come i polli di Renzo. Il successo del partito milazziano rappresenta dunque un avvertimento e forse una condanna piuttosto severa, di cui la Democrazia ·Cristiana dovrà te– ner conto sotto un profilo •che va ben oltre le impostazioni programmatiche, nel senso delle •cc cose da fare >>, sulle quali insistono tanto le sinistre di tut– te le tinte. Il fatto Milazzo, e i comuni– sti hanno mostrato di capirlo piuttosto chiaramente, non vale ·per sè una mil- l'ordine civile lesima parte di quanto vale come crisi della Democrazia ·Cristiana. Nell'ambito dell'Isola per Io meno, - si è constatato l'incapacità della D.C. di tradurre i motivi di ordine religioso e ideale in uno slancio civile e politico. Questa testimonia~za di ordine nega– tivo è stata sfruttata sul terreno della campagna elettorale dal •cervello più sensibile, se non l'unico,, del . partito cristiano sociale: il prof. ·Pignatone che è anche il segretario del nuovo partito, il quale, fatto singolare, ha rinunciato alla candidatura nella cir-coscrizione di Caltanissetta, quando ha saputo che l'on. Alessi che è suo conterraneo aveva superato le. ultime difficoltà e si pre– sentava 'Come -candidato nella lista de– mocristiana. Pignatone ha teorizzato la libertà dei cattolici nella vita politica con un fervore che potremmo chiamare maritainiano, degno degli albori del dossettismo. Allo stato dei fatti, peraltro, se e nel– la misura in •cui il nuovo partito riu– scirà ad imporsi come una realtà, la conseguenza politica più rilevante sul piano generale sarà certamente que– sta : che la Democrazia Cristiana dovrà sorreggere sempre più 1 da sola la pugna politica senza- l'appoggio diretto o in– diretto di tutte le forze non politi-che dei •cattolici stessi. E dovrà difenderla con motivi sempre più politici senza condurre le cose in modo da coinvolge– re l'autorità della rChiesa nella lotta politica. Ma questo non sarà possibile se il partito n!)n sarà in grado di susci– tare un risveglio morale e civile di cui francamente non si vedono le premes– se, un risveglio che è piuttosto difficile scorgere oggi nella <C dialettica » della sua sinistra e della sua destra, dei suoi fanfaniani, antifanfaniani e semifanfa– nian1. Una politica per le "partecipazioni statali" I recenti interventi al Senato del mi– nistro Ferrari Aggradi in occasione del– ]a discussione· del -bilancio del Ministe– ro del;Je partecipazioni statali hanno fornito l'o,ccasione per una riconside– razione del prohlema dell'intervento e– conomico dello Stato con una obiettivi– tà ed un equilibrio maggiori di ·quanto non ne possa permettere la facile, quan– to molto spesso inutile, tendenza ad a– stra ttizzare ,questi problemi nell'empi– reo dei generalissimi principi o in uno scandalismo di non adamantino disin– ter•esse. A dire il vero neanche in questa oc– casione fa mag-gioranza della tampa e della pubblica opinio~e italiana ha sa– punto svincolarsi da questa tendenza che rischia di divenire consuetudine. E le dichiarazioni sul cc ,Giorno » e sui suoi rapporti con l'ENI hanno rappre– sentato la facile cc occasione >>. Non che questo fatto non si prestasse a conside– razioni ed osservazioni di. notevole in– teresse ed importanza, ma è indubbio

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