Nuova Repubblica - anno V - n. 37 - 15 settembre 1957

4 LA V'ORO E SINDACATI ? LA CRISI DElMARITTIMI di FRANCO VERRA L 'UNICA notizia di rilievo di cui si sono occupati i giornali nella « bonaccia » di fenagosto è stata quella della scissione della Federazione lavoratori del mare aderente alla CGIL. Se ne sono interessati per parecchi giorni, non solo perché non avevano molto· su cui scrivere ma anche perché si è trattato di un fatto sindacale fra i più importanti, per il nostro paese. Mai, precedentemente, si era avuta una ribellione organizza– ta di massa alla Confederazione del lavoro, la cui crisi si era determinata attraverso gli spostamenti elettorali, non esattamente valutabili, nelle elezioni per le commis– sioni interne e attraverso forme sempre più frequenti di assenteismo. Non solo, ma le stesse scissioni - quella te grande» dei democristiani e quella « in tono minore» dei socialdemocratici - erano avvenute per l'iniziativa del solo gruppo dirigente delle correnti secessionistp con uno scarsissimo seguito iniziale di base. I lavoratori del mare di Genova, in una dibattuta riunione, hanno proclamato l'autonomia della loro or– ganizzazione sindacale, una delle poche che aveva resi– stito alle vicende del nostro sindacalismo in questi ul– timi anni e che dava del « filo da torcere» - e in modo molto serio - ai datori di lavoro del proprio settore. Si tratta di una categoria di vecchie tradizioni, combat– tiva e, ad un tempo, evoluta per aspirazioni sociali, che mai si era abbandonata al fascino della facile demagogia, sotto la pluridecennale guida di capitan Giulietti: un uo– mo leggendario, ancor oggi, per la gente di mare. Capi– tan Giulietti aveva creato dal nulla una fiorentissima cooperativa armatoriale - la « Garibaldi » -, che ave– va dovuto sostenere gli assalti del fascismo; prima, e degli armatori, poi. E non fil impresa facile né nell'un caso, né nell'altro. Ha potuto resistere prima di tutto per la vo– lontà dei marittimi, e per la combattività del suo presi– dente, ma, contro gli armatori, nel dopoguerra, anche - MILAN.O, 9 settembre 1957 Cciro Codignola. i miei articoli sugli edili hanno portato all'unità sindacale. Ma non, come tu crederai, tra i rappre– sentanti dei lavoratori nei confronti dei datori di lavoro; al contrario,- fi;-a i primi e i secondi contro di me. I primi perché, come quel tale, ritengonb di avere sempre ragio– ne, i secondi perché sta bene non agitare le acque di tanta concordia. . Eccoti i fatti:· il 1.o novembre di fatto venni assunto dalle quattro organizzazioni sindacali : CGIL, CISL e UIL e datori di lavoro. Il 26 _gennaio 1957 - tre mesi dopo - mi venne recapitata una lettera nella quale era previsto il periodo di prova. Accettai la lettera. Il 29 aPrile 1957 - sei mesi ·dopo l'inizio di fatto e tre dopo la spedi– zione della lettera di assunzione - mi informavano che il rapporto non poteva essere rinnovato perché il posto al quale ero stato destinato non esisteva in quanto, per mancato accordo tra le organ~izzàziqni sindacali dei lavo– ratori, non era stato costituito il Centro per la formazione delle Maestranze Edili. Chiesi il pagamento, a termini di contratto, delle in– dennità di preavviso maturate facendo presente: 1) La firma àlla lettera di assunzione, essendo av– venuta durante il periodo di lavoro e non all'inizio, non ha alcun valore. Questa è la tesi sostenuta dalla CGIL al convegno per gli impiegati dell'industria, e anche in giu– risprudenza. li segretario degli edili della CGIL, per non rompere l'unità sindacale, rifiutò le tesi della sua organiz– zazione e sposò quelle della Confindustria. 2) Non avendo io svolto, nei sei mesi, alcuna attività, non si poteva negar~ il pagamento per una questione di periodo di prova. Infatti la Cassazione (3-7-1937, Mass giurisp. 1av. 1937-575) riporta: « L'imprenditore e i1 prestatore di la– voro sono rispettivamente tenuti a consentire che si faccia e a fare l'esperimento che forma oggetto del patto di pro– va. Dato che le parti hanno convenuto che si faccia l'e– sperimento è giusto che siano tenute ad attuarlo sotto pena in caso contrario di dover rispondere dei danni ». · Come scrive l'Avanti! ne « La gran bonaccia » (15-8- 1957): « Queta non movere sembra essere la filosofia dei nostri tempi. E guai ai guastafeste i quali vorrebbero met– tere un poco di movimento nelle cose »· Il meno che loro possa capitare è di provocare l'unità sindacale tra datori di lavoro e rappresentanti dei lavoratori (i lavoratorì non c'entrano). Come volevasi dimostrare. Ed io sono stato un guasta• feste. L'idillio era finito, avevo rotto le uova nel paniere. Avevo criticato l'accettazione di un contributo per l'istru• zione professionale a carico dei lavoratori non previsto dal contratto nazionale, e nel momento in cui i datori di lavoro pagavano un terzo della percentuale massima fis– sata dallo stesso contratto nazionale. Mi ero permesso di criticare il modo con il quale una progettazione era stata lo si deve riconoscere - per la solidarietà e per l'azione della CGIL, alla quale., proprio nell'intento di rafforzare i vincoli di classe in difesa della « Garibaldi », capitan Giulietti aveva voluto che la FILM aderisse. I marittimi .accettarono di buon grado la decisione del loro « leader » sindacale, sia per i giusti motivi· che l'aveva.no determi• nata, sia perchè per la CGIL avevano s impatia. Ma non avrebbero tollerato una intromissione della CGIL, oltre il limite della dicrezione, nelle faccende di casa loro, spe– cie se si fosse trattato di interferenze politiche. In ef– fetti, i lavoratori del mare, anche se comunisti, sono sempre stati più interessati alla loro cooperativa e ai loro interessi di categoria che non ai partiti. Le cose andarono bene finché visse capitan Giulietti, contro· il quale invano si spuntò la diplomazia insinuante di Di Vittorio, ma, una volta scomparso l'uomo che si riteneva rappresentasse il punto di maggior resistenza contro le infiltrazioni di ipoteche politiche nella FILM, i comunisti pensarono di andare alla conquista dei marittimi e dei colossali interessi della « Garibaldi». Il primo risultato di questa « accorta » azione fu che la ; Garibaldi» passò ad una gestione commissariale, all'epoca del ministro Vi– gorelli, con soddisfazione degli armatori italiani, che aspi– rano alla liquidazione di una società cooperativa in gradò di far loro la concorrenza. Il secondo risultato, il più re– cehte, è stato quello di provocare la scissione della cate– goria. E, a questo punto, gli armatori potevano ritenere di aver vinto la .loro battaglia sui marittimi e Sui coope• ratori della scuola di capitan Giulietti. Quello che ci desta più meraviglia, in tutta la faccen– da, è che la CGIL non intenda le molte lezioni che ad essa sono state date e che, comunque, avrebbero dovuto insegnarle almeno questo: non tutti i tempi e non ,tutte le categorie sono buoni per un medesimo tipo di azione. Anzi, vorremmo dire che oggi non v'è categoria che, nel DELL' UNl'ri\.' SINDACALB NOVELLA BREVE assegnata, senza alcun concorso come si usa quando si amministrano denari altrui, al fratello del direttore del Collegio Imprese Edili. Ma la questione più grave si è verificata a febbraio, quando avvenne quanto segue. Il 23 novembre il Collegio Imprese Edili venne incaricato dai rappresentanti dei la– voratori di proporre uno statuto per il costituendo Centro Formazi@ne Maestranze Edili. Venne incaricato un legale che, per la cronaca, è l'assessore all'edilizia privata di Milano. Tre mesi dopo questa proposta venne alla luce, ma era un .aborto. Vi erano ignorati gli accordi base pre– visti dal contratto nazionale di lavoro. Feci alla CGIL una controproposta: la bozza consigliata alle associazioni aderenti con circolare ·N. 40 del 13-5-953 dalla Associa– zione Nazionale Costruttori Edili. Niente di ecce_zionale, dunque, ma solo l'applicazione degli accordi di lavoro ac– cettati sul piano nazionale. La CGIL accettò, la UIL anche. Della CISL n·on si seppe mai cos.a pensava. Il tutto finì - si disse - per– ché non c'era l'accordo tra le tre organizzazioni dei lavo– •ratori: evidentemente qualcuno non riconosceva il con– tratto di lavoro. Altri pretesti non reggono Per far sentire le mie ragioni sono stato costretto a ricorrere ad un legale al quale, per l'unità di classe (?), nessuna de1le parti si degnò rispondere. La CGIL chiese un incontro ai datori di lavoro per ben tre volte, ma non ebbe alcuna risposta: in una questione di diritto occoue– va l'accordo tra le parti! E i legali della Camera del La– voro che cosa ci stanno a fare? O che forse, per l'unità di classe, se i datori di lavoro vànno a gettarsi nell'Olona, i rappresentanti degli edili li seguono? Quale iscritto alla UIL chiesi il deferimento alla Com– missione di disciplina del segretario sindacale a quel tempo segretario generale degli edili. Questo avveniva il 12 luglio 1957. li 23 luglio fui ascoltato dal direttivo del sindacato edili il quale non ritenne sufficienti tre mesi di silenzio del segretario sin– dacale per sottoporre la questione agli organi del sinda– cato ed assumere nei miei riguardi una posizione, non d_i favore, nia sulla base del diritto. Comunque dopo tre mesi, il 28 luglio 1957, avvenne l'incontro nel corso del quale si decise nei miei riguardi. (180) riuol'a repubblica sindacato, accetti una: presenza politica troppa massiccia in mal camuffate vesti ·sindacali. Ma non c'è niente da fa– re: la volpe perde il pelo ma non il vizio ..Ormai, di pelo la CGIL ne ha perso tanto da rimanere.« ignuda» se non si rinnova·. Le parole e le enunciazioni non bastano: ci vogliono i fatti. Però ci fa meravig1ia anche che i lavoratori del mare abbiano scelto la via della «rinuncia», anzichè quella della lotta contro le posizioni che. non sembravano loro ac– cettabili, per.chè tale « via » li ha portati diritti diritti al disfacimento della loro organizzazione, unico strumento di difesa che avevano. Nè pensino di salvijre la « Gari– baldi»: gli armatori hanno esultato della loro decisione per ragioni molto più concrete di qu'elle cui comunemente si dà l'attributo di «democratiche». L'hanno finah:nen– te spuntata ed ora riusciranno ad ottenere la liquidazione della cooperativa. E' forse un ben.e che scriviamo qtlesta noÌa ad un mese · dall'avvenuta scissione: ciò ci permette di considerarne gli effetti. Purtroppo, sono disastrosi. L'atto di ribellione ha determinato sbandamento, sfiducia, stanchezza: non ha creato un nuovo sindacato, autonomo fin che si vuole, ma forte, almeno in parte, quanto il precedente. I ma– rittimi non hanno più una loro organizzazione, né nella CGIL, né fuori dalla CGIL. La CISL e la UIL della scis– sione non raccoglieranno nemmeno le briciole, chè, nei lo– ro sindacati del mare (per la verità sono solo sulla carta), nessuno confluirà. Prima di tutto i marittimi non hanno né stima, né fiducia di sindacati ombra, il cui compito, per anni, è stato quello di ost~colare la loro azione; in secondo luogo perchè, « liberatisi » della CGIL, a tutto pensano fuorchè ad un nuovo «giogo» confederale. Questa la situazione, che appare favorevole soltanto agli armatori. La « Garibaldi », come prima conseguenza, dovrà avere, nei suoi organi amministrativi, la rappre– sentanza «proporzionale» dei quattro sindacati• esistenti (UIL, CISL, CGIL, Autonomo). Non ci avevano pensato i marittimi di Genova, nel corso della loro tumultuosa riu– nione dalla decisione troppo poco meditata? Una rappre– sentanza di tal genere verrà imposta dal governo. Non conta se i sindacati che faranno parte della gestione del– la « Garibaldi » fanno ridere i marittimi per la loro as– soluta mancanza di rappresentanti. Intanto ci sono e gli armatori intendono far rispettare la (< democrazia », quan– do si tratta di distruggere un cospicu6 patrimonio dei la– voratori. Stando così le cose, non resta ai marittimi che convo– care una speCie di Costituente del mare e ricostituire, sulla base dei loro interessi economici, il loro sindacato. Dopo, se lo' credono, proclamino l'autonomia, ma prima ritrovino l'unità, che sola può garantirli dall'amore svi– scerato che gli armatori nutrono per Ja « democr-azia ». Decisione unitaria. Precedette l'esame del mio caso, pre– senti i rappresentanti dei datori di lavoro, della CISL e della CGIL, la lettura d~lla lettera da me indirizzata al Sindacato Edili della UIL (al segretario del mio sinda– cato) e inviata per conoscenza al segretario della Camera Sindacale e alla Federazione Nàzionale Edili della UIL e con la quale si chiedeva il predetto deferimento. La let– tura è stata fatta collegialmente, e così pure i commenti. Non è mancata la solidarietà tra le parti. Dopo tre ore di discussione è stato deliberato di affi– dare la questione, per una transazione (su una questione di diritto) ad un legale, e il rappresentante della CISL ha chiesto che il legale sia quello di fiducia dei datori di la– voro: per la cronaca l'assessore all'edilizia privata. Oggi 8 settembre 1957 sono ancora in attesa che il mio legale agganci l'avvocato Steno Bai per esaminare I~ pos– sibilità di una transazione. E sono passati quattro mesi. Ricordo che al Convegno degli impiegati dell'industria uno dei maggiorenti affermò che i parlamentari della CGIL hanno presentato un disegno di legge tendente a sollecitare la discussione delle vertenze riguardanti rap– porti di lavoro. Ma questo non interessa a certi sindaca– listi fasulli. Ti chiederai: e il rappresentante della CISL in tutto questo panorama? Questo non conta. Egli attende la con– vocazione gestendo la sua tabaccheria. Convocato, sa dire solo « sì >> alle proposte di una delle parti, se beninteso non dorme. Questi, caro Codignola, sono i rappresentanti di 70.000 edili milanesi designati a reggere le organizzazioni nate dalla Resistenza per la difesa del diritto e' de11e libertà democratiche. Unità sindacale? Quale? Se si pensa all'unità sindacale quale mezzo per mimetizzare le responsabilità di dirigenti incapaci di avere delle idee, dei programmi e delle riven• dicazioni, alla larga! A .te il commento. Fraternamente tuo AURO LENCI * ~t/~01;::ll;!, :~1~::,oni:~a::·:;w~:~,.:;e;;o e il 18Ci;::~o iln~;':;~: glio 1iatio11ale degli slude11li universitari. per disc11te1·e i11 modo pa,.licolare del problema del {lna11:ziame11to all'Universilit. E' a,uvicabile elle da questo ConsiylW dcll'UNUIU scaturi– ·sc,t 1111'inizitttiua a ltlJdlo parlamentare (tanto più OJJVOrl1111a nel momeuto in cui sta per essere discusso il bila.11cio pre– ventivo della·· Pubblica '3lnuione per l"anno 1957-58), capace di stimolare il governo per u11a politica scolastica· piit ri.,pon– dc11te alle esigenze della nostra eco1.wmiri. Le forze sindacali, alc1111irettori, ed alcuni uomi11i polilici, ha11110 olà assicuralo la loro parteciparioue. Daremo cnr11O in uno dei prouimi numeri dei ris11llt1li del Consiylio 11a:zio11ale.

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