Nuova Repubblica - anno V - n.32-36 - 8 settembre 1957

Comitato direttivo: TRISTANO COOIGNOLA (direttore resp.), PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLI. Segr. di redazione, GIUSEPPE FAVATI. Oirez. e redaz.: Firenze, Piazza libertà 15, tel. 50-998. Amm.: Firenze, Piazza Indipendenza 29, te!. 483-207/8. Autorlz. Trib. Firenze del 30 dicembre 1952, Printed in lt1ly. St. Tip. de «La Nazione>, Firenze, Via. Rlcasoli 8. 175-179 - ANNO V -. N. 52- 56 Un numero L. 40. Estero l. SO. Un numero arretrato l. 50. Abbonamenti: annuo per Italia e Francia L. 11500, sem. l. 800, trim. L. 450. Estero, L. 2000, 1100, 600, Sostenitore l. 10.000. CIC post. 5/6261, cla Nuova ltaliu, Firenze. Gli abbonamenti da-– corrono dall'inizio del mese. Pe, pubblicità dvolgersi all'Ammi– nistrazione. Tariffa: L. 15.000 per Inserzioni di mm. 70 per colonna. ESCE LA DOMENICA ILCORAGGIO DELLA CHIAREZZA di TRISTANO CODIGNOLA S E L'ATTIVITA' politica ha subito, nel mese d'agc,– Sto, la consueta battuta d'attesa, non altrettanto può dirsi del dialogo politico, che anzi ha avuto punte vivaci e ha consentito, mi sembra, qualche passo in avanti intorno al chiarimento di due problemi fonda– mentali (dialogo fra cattolici e socialisti, unificazione socialista) che costituiscono poi facce diverse di una unica prospettiva, la creazione di una alternativa effet– tiva all'interno dello stato democratico italiano. Nel suo fondo del 4 settembre su La Stampa lo ha messo in ri– lievo anche Luigi Salvatorelli, quando ha affermato èhe, nella situazione politica italiana, va ancora soddisfatta « una più vasta, più fondamentale esigenza: quella del– l'alternativa democratico-costituzionale»: riconoscimento significativo, ancorchè la formula proposta per questa alternativa - « una formazione parlamentare-governativa, che chiameremo (per intenderci) laica, la quale vada dai liberali autentici ai socialisti nenniani » - non ci sembri sufficiente. Ma questo è un altro discorso: quel che im– porta è che nella pubblicistica « borghese >>(da Salvato– relli fino a lvlattei) il fatto PSI cominci a presentarsi nella sua essenza politica o per lo meno nella sua possi– bile prospettiva di alternativa, anzichè nel solito e fra– dicio schema del "socialcomunismo" che, p. es., la Ra– dio continua puntualmente ad ammannire ai suoi ascol– tatori. Non v'ha dubbio che a questo ha contribuito, oltre a tutto il resto, .}'atteggiamento assunto, in modi e forme non privi dì ambiguità, da una parte del gruppo diri– gente della DC e particolarmente dall'on. Fanfani. Quan– to vi fosse di polivalente e di volutamente artificioso nel1a indicazione, presentata a Vallombrosa, del socialismo eu– ropeo come di uno schieramento unitario deciso alla con– quista democratica del potere dovunque in Europa, già dicemmo: ma da allora, sempre meglio si è andata pre– cisando, sia con l'aperta polemica verso i liberali sia con quella più coperta e prudente e tuttavia evidente col Vaticano, la volontà di Fanfani di lasciare aperta per domani la porta ad una intesa politica col PSI, che spo– sti a siriistra l'asse politico generale del paese. Non ci fa– remo troppe illusioni sulla effettiva praticabilità di tale politica, e - ammessa la sua praticabilità - dovremo subito discorrere dei suoi pericoli: e ci sembra tuttavia che in tutto questo siano implicite nuove aperture, nuove possibilità politiche in un paese umiliato troppo a lungo da un esperimento di governo tarato da congenito im– mobilismo e quindi incapace di affrontare i grandi e per– manenti problemi della nostra società. Siamo dunque di fronte ad una situazione in movimento: il che non vuol dire che sia una situazione facile o di esito necessaria– mente felice. Ma può essere preludio ad una condizione nuova. controvertibile, che il suo riemergere non possa che coin– cidere con lo spegnimento di ogni r,?sidua funzione ri– formistica della socialdemocrazia: la quale, ha osservato giustamente La Malfa, non ha dato alcuna impronta pro– pria a nessuna battaglia "sociale" in questi anni, limi– tandosi a ·rappresentare di fronte ad un elettorato vago ed incolto una promessa generica di libertà, non appog– giata al contesto d'interventi e di tatti specifici. Se dunque è in atto una ripresa, nella DC, della vo– lontà di distinzione dalle posizioni puramente eonserva– trici dei liberali, se va riemergendo una certa anima, o aspirazione, riformistica · che svuota obiettivamente il partito saragattiano di una propria funzione, il problema dei rapporti, e dunque delle differenze, fra cattolici e socialisti si ripropone senza intermediari in tutta la sua ampiezza: e non è ufl caso che di questo problema, og– getto fino a pochi mesi fa di discussione solo entro gruppi ristretti, si parli oggi nella grande stampa. Ma porsi il problema non significa avere ide)~hiare per risolverlo: e per questo particolarmente a~~ ,·-.zza.bili sono apparsi due articoli usciti sull'Avanti!: que~Odi Pieti'o Nenni inti– tolato (C Il nostro mestiere di socialisti»; l'altro, più recente di Basso, dal titolo « Socialisti e cattolici ». Tanto Nenni quanto Basso.r.5_~mbrano infatti coscienti dei pericoli insiti nella proposiiÌbrle stessa del problema, ed infatti, respin– gendo la eventualità ch'esso possa comunque risolversi con accordi di vertice fra i due partiti, insistono sulla possi– bilità che un terreno d'incontro sia determinato dalla convergenza di <( masse cattoliche )> e di «· masse socia– liste » intorno a comuni lotte di trasformazione sociale. « L'incontro con le masse cattoliche è implicito ·nel no– stro impegno di mutare la società >) afferma Nenni. E Basso: « Uno dei nodi principali della presente situa- e Nuova ~epubblica • è settimanale politico e di cultura. E' a~ch• giornale murale, registrato presso Trib.· di Fire·nze con decreto n. 1027 del 21 luglio 1955. ManQ'.critti, fotografie, disegni an– c~.cl se non pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati per tutti I Paesi. Il periodico vlene inviato gratuitamente in saggio • chiunque ne faccia richiesta. Spedi?. in ebbonam. postale Gr, IP; 8 SETTEMBRE 1957 - L. 40 zione politica italiana non può essere sciolto da accordi di vertice con la DC, ma soltanto da un'opera paziente e tenace in direzione delle masse cattoliche, intesa da un lato a persuaderle della sostanziale antidemocraticità della politica democristiana e dall'altro a mostrare la possi– bilità di una stretta collaborazione con i socialisti senza venire meno ai doveri religiosi ». Tuttavia, non riesco a vedere bene in codeste formulazioni quale sia la strada che i socialisti intendano concretamente seguire su que• sto difficile terreno, una volta che è stato compiuto, per essi vittoriosamente, il primo passo, quello di rientrare nel gioco politico da cui eraO.o stati ostinatamente esclusi per anni. E' appena il caso di sottolineare quale sia il pericolo, evidentemente chiaro a tutti: che il PSI, in una forma o nell'altra, finisca per collocarsi in una posizione ana– loga al PSDI (sia pure in migliorati rapporti di forza), e che successivamente la spinta riformistica della DC fi– nisca per farla arbitra assoluta della situazione. realiz– zando, proprio al ·contrario di quanto Salvatorelli pre– conizza, un potere senza alternativa che non sia que1la dei comunisti. Il maggiore errore, infatti, che potrebbe essere compiuto dai socialisti.• (e vi sono nel PSI de1le frazioni pervicaci in questo errore), sarebbe quello di immaginarsi la DC come un partito puramente e sem– plicemente conservatore, e quindi il PSI come il natu– rale portatore di un'alter_nativa trasformatrice. E' facile comprendere che codesta concezione meccanica rischia di travolgere ogni funzione- socialista e di attribuire ai de– mocristiani un potere totalitario, solo che i germi rifor– mistici abbiano la prevalenza nella DC senza che i socia– listi abbiano chiaramente proposto i termini della pro– pria 8Jternativa. Per evitare di far la fine del PSDI senza tuttavia isterilirsi in una opposizione di principio che contrapponga i cattolici ai laici, i socialisti hanno dun– que da porsi due problemi essenziali, che forse ·non sono fino ad oggi agli occhi di molti sufficientemente chiari. Il primo di questi problemi riguarda la possibilità di creare· una effettiva e valida alternativa politica ai de– mocristiani. E' ovvio che, in politica, il dialogo si può creare quando vi siano le forze e gli schieramenti per uno scont-ro. Pensare che il PSI possa sostenere, con le- (segue a pag. 2, l.a col.) Vi è un punto che mi pare vada, forse definitiva– mente, a vantaggio dei socialisti: ed è l'usura, ormai avanzata, della funzione politica della socialdemocrazia, così come si è da noi configurata nel PSDI. Già in pre– cedenti occasioni era accaduto che, uscendo dal governo, questo partito si fosse come vanificato, mostrando che la sua vocazione governativa era ormai diventata tut– runo con la sua stessa struttura. Ma la di!Ierenza sta in questo: che, oggi, nessuna prospettiva esiste per esso di ritornare al governo con una appena decente funzione di condizionamento. Ancora Salvatorelli afferma che <( il cosiddetto condizionamento della DC da parte di uno dei partiti minori è una illusione, e neanche una bella illu– sione>). Ma c'è di più: con la tendenza espressa dal go– verno Zoli ad affrontare alcune questioni di carattere sociale e di ordinamento economico nella stessa dire– zione dei socialisti (tipici i casi dei patti agrari e delle concessioni telefoniche) sembra si vada accentuando nella DC il peso di quella tradizione riformistica che la necessità di equilibrio politico imposta da De Gasperi prima, e la collusione conservatrice dei liberali con una parte delle dirigenze cattoliche poi, aveva messo da parte e cercato di eliminare dalla concreta battaglia politica. Qual peso e significato si debba attribuire a codesta tra– dizione, è altro discorso: ma è un dato, mi sembra in• Governo monoscolore (Ois. di Di11Q /JQ$d1i)

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