Nuova Repubblica - anno V - n. 25 - 23 giugno 1957

Comitato direttivo: TRISTANO CODJGNOLA (direttore resp. ), PIERO CALEFFI, _Fj.RRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLL Seg,. di redazione: GIIJ5if'PE FA'v'.ATI. Direz. e redaz.: Firenze, Piazza libertà 15, !~t; §0-998. Amm.: Firenze, Piazza Indipendenza 29, tel. 483-207/8.~ Autoriz.~ Trib. Firenze del 30 dicembre 1952. Printed in ltaly. Sl: Tip. de cla Nazione•, Firenze, Vi11Ric11soli 8. Un numero L. 40. Estero t. 50. Un numero arretrato L. 50. Abbonamenti: annuo per Italia e Francia L. 1500, sem. l. 800, trim. L. 450. Estero: l. 2000, 1100, 600, Sostenitore l. 10.000. CIC post. 5/6261, cla Nuova Italia..,, Firenze. Gli abbonamenti de– corrono dall'inlzlo del mese. Per p:;bblicità rivolgersl all'Ammi– nistrazione. Tariffa : L. 15.000 per Inserzioni di mm. 70 per colonna. _16_8_-,A_N_N_'o_v_._N_. _2 5 ___ ---,,______ E_S_C=-E=- LA DOMENICA UNVIZIO NAZIONALE Q UESTO del tripartito è diventato una specie di vizio nazionale. Ci sono popoli che hanno 1a pas– sione della pelota o della corrida, altri di certi aperitivi, altri che non si saziano se non incominciando dalla pastasciutta. In fondo il gllsto del tripartito è solo un poco più complicato e laborioso: non vogliamo dunf)ue consentirlo? E se siamo d'accordo, allora non possiamo neanche dare tutti i torti a quegl'intenditori di tripartito che lo vogliono cucinato a dovere, con certi ingredienti sì e certi no, e da un cuoco che davvero li abbia tutti sottomano. I liberali che hanno ricusato il Presidente Merzagora, avvertendo che vogliono dav– vero il tripartito, e non soltanto l'odore d~l medesimo, non hanno tutù i torti. Chi vuole una cotoletta a tre piani non va a cercarla in Sottoripa: certo, la ricetta la sanno perfettamente anche qui; ma, come qui si pre– feriscono il pesto e 1a cima, cosi all'udienza del Presi– dente Merzagora (lo si sapeva) il pasticcio di tripartito m- JftltA non Jr! 11-be eudnato. Ecco perchè Gronchi ha incaricato Merzagora ·di un accertamento. Ma· si potrebbe. domandarsi perchè non abbia designato subito un nuovo Presidente, per il ten– tativo. di coalizione democratica. Si può rispondere: per non «bruciarlo». E sia così. Il fatto è però che la missione di Merzagora aveva tl1tte le probabilità di ri– sultare negativa, in quanto strutturalmente s'tatica. La domanda intorno a Fanfani non è sospetta di scarsa pertinenza. Ora noi siamo quasi certi che al tripartito, se mai ci ha creduto in vita sua per . un solo istante, Fanfani non crede più. In questa occa– sione del resto lo ha detto subito chiaro. quando ha ri– cordato che la DC non potevo arretrare rispetto al pro– gramma Zoli, e non poteva ammettere che il governo di coalizione democratica fosse sinonimo di governo in– concludente. Ora, siccome i liberali gli chiedevano ap– punto per de(ìnizione di non concludere nulla, Fanfani aveva già risposto in anticipo che quel tipo di tripartito, a suo avviso. non si dovesse fare. Del resto, accettato l'incarico dalle mani del « Signor Presidente della Re-· pubblica >1, la prima dichiarazione di Fanfani non era stata già intorno ai progetti o ~ne speranze del governo ," e: Muova Repubblica• è settimanale politico e di cultura. E' anche giornale murale, registrato presso Trib. di Firenze con decreto n. 1027 del 21 luglio 1955. Manoscritti, fotografie, disegni an– che se non pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati per tutti i Paesi. 11 periodico viene inviato gratuitarnente in saggio a chiunque ne faccia richiesta Spediz. in abbonam. postale Gr. Il. 25 ,GIUGNO 1957 • L. 40 di coalizione, ma intorno alle difficoltà della sua for– mazione. Che queste difficoltà si siano rapidamente mo– strate insormontabili non può essere ragione di mera– viglia, è anzi la conferma di quanto si è detto di sopra. Ma allora, perchè si continua a giocare al trìpar .. tito? Sembra ozioso, noioso dirlo, ma si tratta sempre della stessa faccenda: il tripartito è per la DC la fin– zione di un·altra operazione che non può riuscire (e dovrebbe rimpiazzare quella che non si vuole: una scelta politica), il famoso tentativo delle mezze ali. PLI e PSD1 non sono propriao,ente « mezze ali» dello schieramento politico italiano, ma coincidono rispettivamente con la destra DC e con lo sc:elbismo, da cui non differiscono nelle richieste di ciò che si deve fare e non !are, e soprattutto nelle condizioni a cui ogni esigenza di pro– gramma deve essere subordinata (l'anticomunismo). La differenza che corre fra tripartito e mezze ali, è che il primo è un mezzo già stagionato e provato di immo• bilismo, le seconde potrebbero anche non esserlo; che il primo ha quasi una maggioranza, e · il secondo una sicura minoranza. In queste condizioni, è abbastanza na– turale che si riprovi a giocare al tripartito .. E che si perda. ' Dopo di che, qualche cosa bisognerà pur fare. Per lo meno un governo grande così, che muova i quattro arti e smuova la testolina sino alle prossime elezioni. .. Chi sarà il f~rtunaio presidef!-te? * * '1,- ..- Che è stato, propriamente, questo incarico esplo– rativo aflidato da Gronchi a Merzagora? una cosa piena di garbo, di convenienza, e, se lo lasciavano fare, forse anche di e1ncacia. Diciamo la nostra, che véfie quello. di qualsiasi altro: l'incarico dato a Merzagora sembrava avere un solo scopo: quello di fornire la prova palese, ufficiale, notarile, che il tripartito non si poteva fare. La rinunzia ad un piatto nazionale può anche essere un fatto storico; che ne prenda buona nota colui che solo vent'anni addietro sarebbe stato il nòtaro della corona, era comprensibile. ============~~=======-===== RI"NNOVARE I QUADRI S NDACA Forse non stiamo svelando alcun arcano. Ma a no– stro parere, e più per intuizione che per prova con– saputa, le cose .stavano in questi termini. La DC, dopo l'esperimento Zoli, si era troVata nelle condizioni di. chi ha provato a tuffarsi, e ha bevuto. Gli è sembrato pericolosissimo, e allora ha deciso che il ·bagno lo farà, sì, perchè si crepa di caldo e nòn si può farne a meno: solo, però, fin dove si tocca con i piedi. Il governo che tocca con i piedi in terra è il tripartito, chi non lo sa? Ecco perchè la direzione DC ha votato l'ordine del giorno di ritorno alla « solidarietà democratica ». Ci credevano davvero? Un certo numero di loro, sì, certa– mente. Sono i ntiotatori di piccolo cabotaggio, gente resistente del resto: i Segni, gli Scelba, gli amici lorò, che non sono così pochi. E Fanfani? E lo stesso Gronchi? di GlORGIO GALLI L 'EDITORE FeJtrinelli ha ripubblicato nella. sua . nuova collana «Documenti e disc_ussioni>1 alcuni ar– ticoli di L. Pavolini apparsi n~ìlo scorso inverno su l'Unità (Luca Pavolini, Inchiesta su.i sindacati nel trian– goio industriale. Milano, Feltrinelli, 1957). E' una ini– ziativa utile perchè· consente di constatare come il tempo passa ma, nonostante· critiche· e rilievi, il processo di svuotarri~nto dei sindacati continua inesorabilmente. L'ultima domanda, lo confessi;mo subito, non è pertinente. Il Presidente della Repubblica, malgrado lo stretto e così disputat◊' rapporto fra i suoi diritti e i suoi doveri, ·non ~embra abbia facoltà di ricordarsi di quelli che erano i suoi. punti di vista di uomo poli– tico (inclini, come molti ricordano, alla convergenza ·cattolico-socialista): con indifferenza di tecnico, deve solo mandare al giudizio del parlamento un governo, il · Due sono i motivi dell'indagine: ((sviluppare il di– battito sull'esito di alcune elezioni di Commissioni In– terne nelle grandi fabQriche del Nord.. esaminare in quali termini si pone oggi, sempre nei maggiori com– p.lessi industriali çlel settentrione, la prospettiva di una unificazione sindacale» (pag. 5). Pavolini indica tra le catise dell'mdebo1imento de1la CGIL, coinéidente con quella del movimento sindacale in generale (nelie grandi fabbriche il 50, 60, 70% delle maestranze non aderisce al si.ndacato, cfr. pag. 8), la pressione padronale, la scissione tra i sindacati, il lo– gorio e l'allontanamento del quadro operaio uscito dalla Resistenza sostituito dal giovane che <( si adatta facil– mentè, spontaneamente a una realtà che per lui è la sola realtà di fabbrica che conosce» (pag. 15), il <( gioco sull'anticipo» del ·padronato che offre (< alle maestranze sotto forma di concessioni taluni miglioramenti, prima meno arrischiato possibile. Nel numero di questi ten– tativi, potrebbe anche rientrare un nuovo tripartito. CONVEGNO NAZIOULE DIUNrf A' POPOLARE Firenze 29-30 giugno 1957 Per cause di forza maggiore; iL Conveg·no Nazionale di UP, annunciato nel numero scorso per it 22-23 giugno, è stato rimJ~at'? ~i ~na, se~timana. SEDE; preSso Mostra N:azionale dell'Artigianato Piazza L.i_beI'tà - INGRESSO:·Via Giovanni Pascoli lt Convegno si articolerà in quattro sedute: sabato ore 9,30; sabato ore 15; -dome•nica ore 9,30; domenica ore 15. Saranno pubbliche Le sedute di sabato pomeriggio e di domenica mat_tina. Deleghe e inviti dovranno essere ritirati presso la sede det Movimento, Piazza Libertà. 15, teL 50-998. La Direzione di UP è convocata presso la stessd sede aUe ore 17 di venerdì 28 giug·no. ancora che · L sindacati concretino le proprie richieste,. (pag. 21); il che è possibile per « l'esistenza di larghi e crescenti margini di profitto» (pag. 23); infine il « gran~ - de ricatto» reso possibile dall'esistenza di larghe zone di disoccupazione, di sotto-occupazione, di sotto-sala– rio >) (pag. 25). Il che tra l'altro differenzia la situa• zione italiana da quella di altri paesi d'Europa e d'Ame– rica (ivi). Tutte osservazioni giustissime. Peccato che costitui– scano una descrizione e non una indagine. Pavolini si chiede raramente il (< perchè » di tutto questo. Non fa questione della responsabilità della scissione (pag. 11), indica una responsabilità della CGIL nella lentezza nel~ l'aver avvertito le trasformaziÒni in atto nelle fabbriche (pagg. 15, 16), ma non si chiede come mai il capitalismo italiano giochi oggi sull'anticipo grazie ai crescenti mar– gini di profitto, quando per anni interi la CGIL ha affermato che il capitalismo italiano era in crisi, che la stagnazione dilagava, che se non si fosse applicato il Piano del Lavoro chissà Che cosa sarebbe successo dell'economia italiana, che il Piano Marshall Condan– nava a morte la nostra industria. Perchè il punto sta qui: un gruppo dirigente sin– dacale che da dieci anni, sistematicamente, non ne az~ zecca una, sbaglia tutte le analisi e per giunfa si ritiene _infallibile, ha un difetto di fondo. Le cose che oggi Pavolini constata·, molta gente, nel movimento operaio e nella stessa CGIL, le aveva dette e scritte già alcuni anni fa. Perchè non furono ascoltati, ma anzi consi– derati disfattisti e traditori? Appena furono noti, nel 1955, i risultati alla FIAT, Di Vittorio parlò di <( atti'mo di smarrimento» di quelle maestranze, e Ulisse, diret– tore del giornale ove Pavolini ammette oggi queste cose, prendeva in giro, col suo consueto tono di gua– scone sportivo; il padronato in preda all'« isterismo)>, che voleva « giocare a braccio di ferro coi lavoratori », <( che già passano al contrattacco». Cosa che dal con– vegno di Torino dello scorso inverno Di Vittorio conti– nua a ripete~e puntualmente. A costo di incorrere nei vecchi guai e di risentire le vecchie accuse, occorre indicare il limité dell'indagine di Pavolini proprio qui. Oggi bisogna « giocare sull'an– ticipo », bisogna che il movimento operaio capisca alcune (segue a pag. 2, 3.a cot.)

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