Nuova Repubblica - anno V - n. 12 - 24 marzo 1957

Comitato direttivo: TRISTANO CODIGNOLA (direttore resp.), PIERO CALEFF!,FERRUCCIOPARRI, PAOLO VlTTORElll. Segr. di redazione: GIUSEPPE FAVATI. Direz. e redaz.: Firenze, Piazza Libertà 15, tel. 50-998. Amm.: Firenze, Piazza Indipendenza 29, te!. 483-207,8. Autoriz. Trib. Firenze del 30 dicembre 1952, Prlnted in lt•ly. St. Tip. de cla Nazione•, Firenze, Via Ricasoli 8. 155 · ANNO V • N. 12 - . Un numero L. 40. Estero L 50. Un numero arretrato L. 50. · Abbonamenti I arlnuo per ·Italia e ·Francia L. 1500, sem. l. 800, trim. ·L. 450. Estero; l. 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10.000. CIC post. 5/6261, cla Nuova Italia•, Firenze. Gli abbonamenti de, corrono dall'inizio del nJese. Per pu~bblicità rivolgersi all'Ammi, nistrazione. Tariffa; l. 15.000 per Inserzioni di mm. 70 per colonna. ESCE· LA DOMENICA e Nuova Repubblica> è settimanale politico e di cultura. E' anche giornale murale, registrato presso Trib. di Firenze con decreto n. 1027 del 21 luglio 1955. Manoscritti, fotografie, disegni an• che se non pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati per tutti i Paesi. Il periodico viene inviato gratuitamente in saggio a chiunque ne faccia richiesta. ~pediz. in abbonam. postale Gr. Il, 24 MARZO 1957 • L. 40 UNA PAROLA M NCATA l'uomo di sinistra; è curioso che a nessuno venga in mente di ricordargli la politica svolta dalla DC quando egli ne era il segretario nazionale, cioè qualc'he tempo dopo il 18 aprile. E quello che vale per Gonella vale per quasi tutti i dirigenti qemocristiani; proprio il leader della sinistra dc, Giovanni Galloni, non ha scritto che per un cattolico non è offensivo essere considerato un cle– ricale? (Espresso, 16 settembre 1956). di e LA u DI o e Es A D IVERSE sono state le reazioni provocate dal discorso tenuto il 5 marzo da Pio XII ai parroci ed ai qua– resimalisti di Roma. La grande stampa « indipen– dente >> si è guardata bene dal prendere una posizion~ troppo scoperta; ma il tono generale è di minimizzare il lato politico dell'intervento pontificio e di insistere soprattutto sul lato morale. La stahipa dei gruppi di de• mocrazia laica (Voce Repubblicana, Espresso, Il Mondo) e del PCI (fondo dell'Unità del 7 marzo) ritorce le ac– cuse di violazione del concordato sollevando la que– stione della presenza, pesante ed indiscreta, delle orga– nizzazioni ecclesiastiche nella vita italiana. Un· posto a parte merita l'articolo dell'on. Basso (Avanti!, 8 marzo); il deputato socialista, nello sforzo di trovare un terreno d'intesa con i cattolici, riprende i temi cari ai gruppi della sinistra cattolica: ammette la necessità di inter– venti moralizzatori, ma non li vuole limitati ai settori indicati dal pontefice; chiede, ancora una volta, che i cattolici militino nel movimento socialista. affermando chè in g·uesto 1Tlodo la Chiesa sarebbe tutel<lta... anche da questa parte. L'on. Basso voleva staccarsi dai temi del laicismo; e senza dubbio ci è riuscito. Ma saremmo molto stupiti se le sue proposizioni trovassero qualche eco. Le garanzie che egli, a nome del PSI, offre alla Santa Sede, a patto che questa ·abbandoni ogni pre– tesa temporalistica, sono in fondo le stesse che aveva offerto il conte di Cavour nel 1861. Se queste furono respinte un secolo fa, quando 1~ rivoluzione nazionale façeva trabaliare le fondamenta dei Sacri Palazzi, come si può pensare c'he siano prese in considerazione oggi, che la.,Chiesa è arrivata all'al)ogeo della sua potenza in Ùalia? A dar peso alle parole di Cavour c'era, un se– colo fa, quell'argomento solido chè' era l'esercito pie– montese, che aveva schiacciato, nell'Italia centrale, la resistenza della soldataglia pontificia; non dispiaccia ai compagni del PSI se constatiamo che gli « argomenti » della sinistra italiana sono oggi incomparabilmente meno consistenti; e che, per trattare con una forza, bisogna essere in posizione di forza. Nel discorso pronunziato all'Assemblea Costituente contro l'inclusione dei patti lateranensi nella Costituzione (20 marzo 1947) Piero Calamandrei aveva affermq.to che i patti stessi erano largamente superati, e che non erano certo essi a garantire la libertà della Chiesa in Italia. A dieci anni di distanza questa diagnosi si rivela pro-:– fondamente valida. Nessuno di noi si sente, in coscienza, di riesumare le tesi giurisdizionalistiche e di impedire al papa, ai vescovi o all'ultimo curato di campagna di dire tutto quello che pensa, sul pulpito o in qualsiasi altro luogo. E lo stesso si deve dire a proposito dell'Azione Cattolica. Ci sono, certo, determinati articoli del concor– dato che limitano l'ambito di azione e di propaganda delle associazioni di Azione Cattolica; ma, anche prescindendo dal fatto che i cattolici si sono creati quel comodo para– vento che sono i comitati civici, è chiaro che le limita– zioni vigenti in uno stato totalitario non possono aver valore in uno stato democratico. E' perfettamente legitti– mo che l'associazione Italia-URSS protesti perché il go– verno non concede il visto· tj'ingresso ad una ballerina russa; ed è perfettamente legittimo che una associazione cattoliyà. protesti perché il gove:rno perqiette l'affissione di manifesti che rappresentano ballerine poco vestite. E per quanto riguar.da l'intervento del Papa, cioè del capo di uno stato stralliero, si p'otrebbe notare che non è la p"rima volta che il capo di uno stato straniero mette il naso negli affari interni di un altro paese ... Quello invece che è scandaloso è che le Procure della Repubblica e Ia polizia mostrino di considerare le osser– vazioni del capo di una chiesa come se tossero un ordì- In altrP parole, si sta dissolvendo quello schermo tra ne, e che nessun ministro in carica, nessun pubblicista potenza politica della Chiesa e partiti laici che era rap– cattolico senta il dovere di mettere le cose a posto, e di presentato dal partito democristiano. Sta maturando una dichiarare inaccettabili le critiche rivolte dal Papa al si- situazione di rottura, nella quale non è in causa la libertà sterna giuridico iialia~o ed alla corte costituzionale, nella della Chiesa, ma la sovra~ità dello Stato. E non sarà quale pure i g°iudici di fede cattolica non sono in mi· inuti1e ricordare che mai come in questo dopoguerra par– noranza. titi ed uomini di fede democratica o socialista hanno ·Si è tanto parlato, per giu:;tificare l'inefficienza eco- cercato tutte le strade per trovare un modus vivendi con nomica e poJitìca dei vari governi democristiani, da De i' loro interlocutori cattolici. Abbiamo aspettato ed aspet– Gasperi a Segni, di una funzione m~diatrice che essi tiamo da qualcuno di questi una parola, una presa di avrebbero svolto tra l'integ1:ali.smo delle associazioni cat- posizione che ci faccia sapere che egli non è dall'altra toliche e la tradizione liberale dello Stato. Ma dov'è que-. parte, che egli non vuole la confessionalizzazione dello sta funzione mediatrice? Dov'è quel « senso dello stato >> Stato. Ma finora· questa parola non si è sentita; non c'è che attraverso la milizia in un i,artito e la pratica di go- più, nel movimento cattolico, un gruppo paragonabile a verno, i cattolici si sarebbero formati? Questa pretesa. quello dei cattolici liberali dell'epoca del Risorgimento, mediazione si riduce· a minimizzare, a tacere, ad addol-" che tanto contribuirono ad evitare che la rivoluzione na- · cire le pillole amare, ma tutto questo in un solo senso; zionale si trasformasse in guerra antireligiosa. ed allo scopo di rendere impossibile la formazione di Sappiamo bene che i democristiani ricorreranno · a quella linea chiara che separj i sostenitori dello stato quell'argomentazione, che assomiglia molto ad un ricatto, laico da quelli dello statp con'"'?#sion~le. della qm1.le si è già servito Giovanni -G~Uoni nella Jet- Riteniamo che l'attuale situazione italiana - nella tera sopra citata al diret.tore dell'Espresso: essi diranno quale il dis~rso del Papa non è che un episodio - renda che una lotta anticlericale impedirà quel fronte comune oggi possil:>.flè:::-la netta suddivisione alla quale abbiamo dei lavoratori cattolici e _socialisti che è indispensabile sopra accennato. Ma perché essa pbssa realizzarsi non· per realizzare la trasformazione dello stato italiano. Ma basta respingere le inframettenze clericali; bisogna anche . bisogna rispondere che non crediamo affatto alla loro abbandonare ogni patteggiamento con il partito clericale, volontà di trasformare qualche cosa; e che si offendono e non prestarsi al suo gioco pretendendo di scoprire in i lavoratori pensando che essi preferiscano un molto esso possibili alleati. Oggi è di moda l'on. Gonella, il eVentuale aumento di stipendio alla loro dignità di cit– guale, da quando fu allontanato dalla segreteria DC, fa tadini liberi. I nostri beni immobili (Dis. di Dì.no Boschi).

RkJQdWJsaXNoZXIy