Nuova Repubblica - anno IV - n. 49 - 2 dicembre 1956

4 si avrà una vera e propria discussione delle tesi, an– zichè una semplice e sia pure coScienzioSa illustrazione. E temo che la discussione, là dove ci sarà, si soffermerà sull'aspetto-programmazione del partito, piuttosto che sull'aspetto-struttura del par:tito stesso. Laddove io di una cosa sonò ferl')lamente convinto: che le caratteristi-· che di organizzazione (forte centralizzazione di compe– tenze e òi alltorità) che cr hann0 permesso di faré del partito una struttura organizzativa ed un potente stru– mento di combattimento non siano più idonee, cosl come sono, alla via italiana del ·socialismo, al policentrismo, alla necessità di creare strumenti validi di ricambio interno di ide·e e di. uomini e di ·pa.rtecipazione attiva di vecchi e nuovi strati di base. · Dirò di più: temo che· anche nel nostro partito vi siano notevoli « incrostazi<mi conservatrici » e che non pochi dirigenti vi siano, anche a1. vértice, che ·interpretino la formula della via italiana al socialismo, del policen– trismo e dell'antiburocratismo come parole d'ordine piu-t– tosto che com~ coraggiosa ricerca di formule strutturali nuove. Credo, Per dirla franCamente, che nel nostro par– tito non soltanto vi siano << accorgimenti » organizzativi da prendere (come quelli èhe suggerisce il progetto di Tesi del PCI) ma strutture organizzative nuove da af– frontare. Da affrontare anche se questo dovesse rendere più difficile· il lavoro di direzione del partito; il quale è certamente più semplificato quando spiccato è il centra– lismo, con ·capacità, in certi momenti, di proficui suc;cec;si, .ma che può diventare elemento di remora in altra fase storica. Se ·io· penso, per es., al nostro Statuto mi do– mando come è possibile ammettere siffatto statuto in un partito che voglia affrontare la via italiana al socia– lismo e dar fiducia di democraticità, e che voglia ampliare il suo lavoro e le sue capacità ~i colloquio, interno ed esterno. · Pensa un po', tantO per fare un esempio: secondo l'art. 34 dello statuto noi dovremÌno tenere congressi na– zionali almeno ogni due anni; inV"ece sono cinque anni che congrèsSi non se ne tengono. A termini ·di statuto la nostra dir~zione nazionale è da tre anni in « illega– lità di partito», dunque; eppure non Vi sono guarentige interne a che questo non si ripeta, poiché è la direzione stessa del partito che convoca il congresso! Questo, in un partito in cui non solo rion è previsto, ma non è consentito (sarebbe considerato fraziÒnismo e colpito come tale) che la .base decida la convocazione del con– gresso; né sòno consentiti~ orgarli di stampa che espri– mano vedute diverse dalle ufficiali, ed è considerato con– trario all'etica di Partito l'esprimere dissensi su organi di stampa diversi da quelli· di partito pur essendo, tali organi di sfampa, strettamente dipendenti dalla direzione del partito; ed in cui gl( apparati federali sono solo nominalmente dipendenti dalle assemblee provinciali ed in realtà dipendono· dalla direzione centrale. Occorre che il PCI trovi strutture nuove, spezzi con– servativismi organizzativi, dunque, e sono d'accordo. Dico di più: gii accorgimenti riorganizzativi prosPettati dalla tesi· mì' Sanno di accorgimenti· oétroyés, di riuovo corso puraìnente amministrativo, se non verranno or– ganati in nuove struttti.re di partitò e ·garanzie statutade. Ma quando Nuova R epit.bbtica- identifica· democrazia e de– mocratiiz'azione cli ·partito con libertà di ·costituire ·fra– zioni, di costituire organi fraiionali di stampa, ecc., mi sembra·, dàVvero, · 'ai ·entrare ·nel r€gno dei 'matti: Partiti di massa e partiti di ·1òtta ·hànno bisognò di strutture :fortemente Centralizzate, _.di apparati, eCc\ e dove si in– sinua la · 1otta ·di ·frazioni ivi è' l'indebolimento della lotta politica e sindacale·, ·a tutto vantaggio delle classi padronali. ( E PPURE, senza dibattito non c'è, alla lunga, vita poli– ( tica ~ tu incalzi. - E il dibattito deve accompagna– re l'intera vita del partito, non solo nei rapporti con l'ester– no, ma all'interno. E il dibattito non deve essere soltanto consultivo, come è per larga parte dei dibattiti interni al PCI, ma deliberativo; e deliberativo tanto nelle assemblee di sezione, che di Federazione e nazionali; e non sol~ intorno alle modalità della linea politica ma in– torno alla linea politica stessa ». Esigenze giustissime, queste; giuste quanto le prime, di antifrazionismo e di compattézza organizzativa. · Esigenze contraddittorie? Senza dubbio, in parte, sì; il problema è di trovare, per così dire, il _medio, e il medio non lo si trova a priori. Non lo si trova a priori perché il medio non è un punto fermo, ma è un· punto in moviqiento; direi ·meglio: lo si trova camminando. Tuttavia su questo convengo con te toto corde: che in questa direzione il partito comunista deve provare a camminare; credo che non solo sia maturo per tentare' la prova, ma credo che· rinnovato slancio rivoluzionario gli deriverebbe camminando in questa direzione, nella fase storica di via italiana al socialismo e di lotta per la conquista democratica del potere. Credo relativamente poco agli accorgimenti riorganizzativi octroyés, ad una democratizzazione amministrativa del partito che tenesse vece, per così dire. della democra– tizzazione ·strutturale. Naturalmente mi riuscirebbe impossibile, ora, pro– spettare in via di proposte in che cosa questo nuovo me– dio di maggior democraticità interna del partito dovrebb~ visto che noi siamo, a Quanto pare, in disgregazione. Faccio in tempo, prima di spedire, ad ascoltare le laudi di Saragat a N enni e d a Lombardi per le posizioni assunte al CC del PSI: al.la buon'ora! Speriamo che allé (anticipate) ele~ioni politiche della primavera 1957 si abbia, finalmente, la svolta a sinistra: con un governo presieduto dall'on. Zaccagnfni ed in cui siedano, in volenterose poltrone, Saragat, Nenni e Lombardi. Sul cadavere del PCI, disgregatosi, com'è. giusto, di fronte a tanto evento. E' per questo• che tu hai fatto· la lotta part-igiana"? E' per questo che voi lottate per la uni~ fìca:done? (159) nuo11IH-'1'epubblica NUOVI QUADRI PER LA CGIL CONSORTERIA SINDAC N ELL'AMBJ"T() dello schieJ"amento politico che fa ca– po a.Ila CCII.,, come Hffinterno della stessa organiz– :--.azionesindacale, semb1·a che tanto i sostenitori del– l'intervento sovietico in Unghe1·ia qnanto i loro crii-.ici non abbiano una concez.ione troppo chiara della crisi che mi– naccia di travolgere tutto il movimento operaio italiano; in realtà ossi, pul' comprendendo la gravit~l della situazio– ne, ancoi-a una volta nascondono la testa sotto la sabbia.: l'oppo1-tunismo, il tatticismo, la decenrmle abitudine a un atteggiamento di ipoc1·isia che fa nascondere a molti diri– genti sindacali fin le proprie aspirazioni politiche e ideali, trovano ora la loro più ampia spiegazione: gli interessi dei lavoratori, la risoluzione dei loro proble_mi, l'unità della classe lavoratl'ice, la fame dei disoccupati, tutto questo passa in seconda linea di froqte agli interessi di una con– sorte1·ia di dirigenti politici preoccupati di non perdere «l'appoggio» nel sindacato. Intanto, questo atteggia.mento di menzogna, che i lavoratori colgono quotidianamente nella Vita del sindacato, detel'mina la loro sfiducia, agisce come elemento di rottura e di discordia nelle fabbriche. Fra· l'indifferenza dei di1·igenti sindacali o con la loro col– pevole partecipazione, sta per -gi°ungere alla conclusione il processo di ant.olesionismo, che per anni ha caratteriz. zato la vita delle orgi:rnizzazioni sindacali; molti lavoratori credono infatti che non vi sia più niente da fare contro il padrone e deviano la loro energia in direz.ione puramen– . te distruttiva, cioè contro quei loro compagni che ancora resistono, che lottano, ritenendoli 1·esponsabili del comune disagio economico. In compenso si parla molto di unificazione_ sindacale e di una più efficiente democrazia interna del sindacato. Nell'ultima riunione del comitato direttivo della CGIL,. di· cui anche noi faccia.m o pade, molte parole sono st~te spe– se in proposito. S i è detto che tutte le « conenti > che consistere. Quel che posso dire, tuttavia, è, per es., che tròvo assurdo che nel partito comunista non vi siano strumenti di vigilanza sulla regolare cOrlvocaziolle dei congressi ~: in gene"re, ;1:]lla'.legalità statutaria degli atti di partito, e in cui non si prevedano collegi di ·probiviri e éommissioni di èontrollo provinciali. Una commissione di controllo (una sola, dico) esiste, bensì, presso il comi– tato centrale, ma non con funzioni di vigilanza politico– statutaria, bensì amministrative e di giudizio sulla con– dotta ed onorabilità pubbliche di onorevoli comunisti o membri di comitato centrale e di consulenza; perfino sulle cffi:èstioni disciplinari la commissione centrale di controÌlo interviene, sì, ma solo se richiesta. dalla dire– zione del partito: il che 1 significa, in parole povere, che - dissensi politici possono essere risolti sotto veste di!.5ci– plinare dalla direzione stessa senza discussione dèlla commissione di controllo. Tutto il nostro statuto, in parole po.vere, è art-icolatp intorno alla· preoccupazione fondamentale di _impedire il 'frazionismo e di concentrare il massimo di potere diret– tivo nella direzione e nel comitato centrale (cfr. per es. quella clausola dello statuto che esenta da ogni limite il numero delle cooptazipni posSibili in seno al comitato 'centrale: praticamente, poiché è il comitato centrale che, attualmente, decide la convocazione del congres~.O-:· .ma– gari ogm cinque, sei, sette ... anni, esso può tirar~: avanti a forza di cooptazioni a .tempo indefinito! E così via di ·questo passo). Tuttavia, ripetd ancora una volta, I~ ricett~: libertà di autoconvocazioni, libertà di correnti, ecc. almeno nel sem– -.plicismo con cui Nuova Repubblica la bandisce mi pare rimedio peggiore del male. Ma se si tratta di suggerire una indicazione di direzione lungo la quale un partito democraticamente organizzato dovrebbe incammi~arsi, alJora, ripeto, sono con te toto corde; e credo, anzi, che gli strumenti e i modi di cammino in questa direzione vadano studiati e adottati senza indugio nel Partito Co- munista Italiano. · Senza indugio, dico, ed in funzione della marcia rivo-– luzionaria stessa del Partito. Sul significato del che non so se tu concorderesti: guai se questa, chiamiamola così, democratizzazione organizzativo-funzionale tallentasse la guida rivoluzionaria del Partito Comunista, favorisse la cancrena del riformismo e dell'opportunismo (piaga, se possibile, peggiore ancora del massimalismo). E' in vista di una avanzata rivoluzione mediante la conquista di ceti sempre più larghi, di inserzione sempre più organica èon la realtà storica del nostro paese che io auspico l'esperimento coraggioso di q4.esta democratizzazione. Una cosa, però, voglio dire a corlclusione: ho avan– zato molte critiche al mio partito, e gravi, anche: però devo dire che, finora almeno, e così spero che sarà per il futuro, il mio Partito è stato un grande polmope - un grande polmone malgrado le chiusure strutturali. Le quali, finora, · hanno rivelato più le ragioni ,giusti– ficabili di se stesse che le ingiustificabili: se il PaÙiio, Comunista si è sviluppato lungo la via italiana del socia– lismo e, insieme, lungo- la fedeltà •all'internazionalismo socialista; lungo la accettazione del ~etodo demq(;ratico senza concessione .alcuna all'opportunismo, -ciò lo s_i-deve, ,proprio, a quella centralizzazione di direzione da cui è stato sostenuto in momenti difficili. Ora, tuttavia, occor– rono altri esperimenti~ · Con affetto, tuo Aurelio Macchioro compongono il sindacato unitario hanno pa1·ità di cli1·itti. Son cose che sentiamo dire da sempre, ma in realtà ri– mangono solo parole, che abbelliscono tutt'al più il cli– scol'so di un dirigente sindacale nelle riuni'oni del direttivo confederale; sono belle ipotesi su ciò che potrebbe essere il sindacato unital"io. La realtà è un'altra cosa. In mel'ito all'unificazior~e sindacale, Di Vittorio sostie– ne che la CCIL è pronta a fondersi con le altre organiz– zazioni sindacali, senza porre alcuna pregiudiziale, ·nem– meno quella di gal'8ntire l'unità sindacale dal possibilismo dei partiti sul teueno delle provvidenze governative, e di subordinar.la invece all'unità effettiva dei lavoratori nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro. Noi non sia.mo d'accordo. Non dovrebbe sfuggire a nessuno che fra u nità sindacale e unità della classe lav<n-atrice può esservi molta differenza, in quanto la p1·ima può risultare da una OJ?era.zione buro– cratica condotta felicemente a termine dai didgenti sin– dacali per fini del tutto estranei agli interessi dei lavo– ratori. Un p,·imo superficiale esame basta a dimostrare che mai la CCIL ha elaborato o posto i~1 attuazione una pol.i– tica capace di stimolare il proèesso unitario dei lavol'atori nelle. fabbriche, richiedendosi, per questa· politica, ai so– cialisti e ai comunisti d_ella CCIL, affermazioni clamorose di autonomia dai partiti. Tutto ciò avviene perchè il par– tito mantiene tenacemente nel sindacato le sue posizioni strategiche: la stampa sindacale, la burocrazia, la caniera dei funzionari ed anche i loro stipendi, tutto questo è con– trollato dai socialisti e dai comunisti che si fanno scam– bievoli concessioni debilitando l'azione del sindacato. · Giunti a questo punto, sarà bene eliminare ogni pos– sibilità di equivoco di natura. pur"amente verbale: affer– mando chial'8mente che molti degli attuali dirigenti della CGIL· cercano l'unità sindacale a parole e la impediscono ,.-·con rl fµtti:,:'Valga un '.f)rill"\e ·e!;òe~pio. ·, f_f~:rr2vi~t! ,Q. i_ R.0..:.5JeJ~g,:aJQn~çj,. eh~. çJ{l._ -~'Jni pongono sul tappeto le loro giuste rivendicazioni economiche, sfa– vano per attua1•e uno, sciopero che av1;~bbe pa!'alizzAto per quar~ntott'ore. H paesr~ Ma ;c~eni .)I -èongressò~ a Trento del!a DC; Pastor~ e i dirig~nti -~ella OISL. dO_xeva.nopur _p81>teciparyi, e dovevano partecipa-rv,i aflche_ i ,mi11istl'i. Uno sciopero dei ferrovieri li avrebbe inchiodati al loro posto. E niente sciopero allora, i ferrovieri e i postelegl'afo– nici possono aspettare ancora. La CGIL, dte organizza l'ot– _ t_anta per ce)lto de.i.,fenovieri, conclude che .bfa:ogna. far rientrare lo sciopero per non rompere l'unità sindac:ale· realizzati!, in questa_occasione. . Ancora un esempio. Per anni si sono. proclamati scio– peri. politici: contro l'arrivo di Uf! generale americano in ,Italia, contro la. CED, contro il supposto lancio americano di pestiferi insetti Ìt). Corea; ma all'indomani ,della san– guinosa __ repressione sovietica i_nUflghe1-ia, nell_ostesso gior– , no in'-cl!i i generali soyietici imp,edj_vano con la forza una riunione. del Consiglio nazionale dei lavoratori ungheresi, il comitato djrettivo çlella CGIL proclamava che « non è .obbligatorio che· l'orga~1izzazi_one sindAca_le prenda sempre ·posizione su questioni o avvenimenti nazionali e intema– zionali di carattere prettamente politico>. Questa tAr<liva afferma.zione suona discriminazione: non erano dpnque la– voratori i caduti n~lle strade di Budapest anche ~e ad am_– ipazzarli non erano gli americani, ma i ru~si? Con q.ueste disc,·iminazioni non si favorisce l'unità della classe lavo– rati-ice, e se non vi_ è. unità nell~ fabbrica, nei luoghi di lavoro, se non vi è fiducia nell'organizzazione sindacale e nei di1·igenti, che specie di unità sindacale sarà mai quella da cui risulteranno assenti _i lavoratori? Mi diceva un giomo un operaio licenziato d&lln :Ma– gona di Piombino, appena tomato da_ Roma dove ei-a sta– to, con una delega,-,ione di~ operai e dirigenti sindacali, nella sede nazionale dell_a CCII ... , per chiedere consiglio; . « Mi sembrava naturale che nessuno potesse capi1·mi. Deambulando da un. ufficio a. un· altro, _da un compagn(? onorevole a un altro, si sçqntrava la mia mis_eria e la mia dispernz.ione con. l'ottimismo di chi, stando dall'a.ltra piu– te del t.avc,lo, non ha grossi problemi personali da ri– solvere:>. Queste parole sono indice di uno stato d'animo molto diffuso nei lavoratol'i, svelano l'amarezza di ·milioni di operai che si sentono a.bbai1dona.ti allo stra.potel'e pa– dronale'. I lavoratori italiani sappiano che non è più tempo di : indugi. Occone far cambiare subito strada al sindacato unitario, alla COIL che noi i-iteniamo, malgrado lutto, l'_unico strumento che possa essere utilizzato al fine delle rivendicaz.ioni operaie; occorre mettere fuori della pori R del sindacato gli· inc.ompetenti, gli arrendevoli, i mestatori di professione, sino al livello delle Camere del Lavoro i ocCorre eliminarn per sempre dal sindacato la presen:--.a. detei-lTlinante del partito. E' un lavoro enorme -che occor– l'e fare pér J·a salvezza del movimento operaio e della stf's– sa.- libera vita democratica. Questo •lavoro possono farlo solo i lavol'atori, ma· occone essere nel sindacato; starsene fuori o non partecipare alla lotta equivale ad allearsi Coi nemici della classe lavoratrice. PIETRO BIANCONI Per n1.ànca-;:,za di s,Pazio rin1.andian1.o al pro;sin1.o n;,.,nero · la continuazione· del saggio di G. D. H .. Qole

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