Nuova Repubblica - anno IV - n. 49 - 2 dicembre 1956

nuova, repuh/J NRtOM CESACLAUDIO Istttut v1 .. "'. o, lfa1tstra1e .. rrattt T B R N l Comitato direttivo: TRJSTANO CODIGNOLA (diretto;e resp.), PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLI. Segr. di redazione: GIUSEPPE ·FAV~TI. Oirez •. e ··redaZ.: Firenze, Piazzai libertà 15, tel. 50-998. Amm.: Firenze; Piazza "Indipendenza 29, t.?1. 483-207.8. Autorlz. Trib. Firenze dèl- 30 dicembre 1952. Printed in lt1ly. St. Tip. de c[a Naziorle», F_ire_rize, Via Ricasoli 8. 159 • ANNO IV • 'N. 49 · Uri ·numero L.· 40. Estero l. 50. Un numero arretrato l. 50. « Nuova Repubblica » è settimanale pollttco e .... • . Abbonamenti:· annllo per Italia e Francia L. 1500, sem. l. 800, • giornale murale, registrato presso Trib. di Firenze con decre•0 .trim. L. 450. Ester?: L. 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10.000. n. 1027 del 21 luglio 1955. Manoscritti, fotografie, disegni an- . CIC post. si 6261, cla Nuova ltaliu, t-:irenze. Gli abbonamenti de- che se non pubblicati, non si restituiscono. 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Ed ora è il mo– mento; ora, perchè i rappor:ti tra partiti operai si pon– gono storicamente in .forrhe nuove; C?ra,perchè la stessa unificazione sindacale .-- ritardata, ma non esclusa - passa attraverso l'afferffiazione, nelle strutture e nelle basi teoriche, dell'autonomia sindacale. di PINO TAGLIAZUCCHI . L,.. A cRITiCA doffipié.Ssìva che "si" pÙò fare alla riso-– , .. . . hÌ~i?~e.:~adottata ·a:ai. d]r~~~ivo nazionale dell~ CGIL t • ryella ~lti_m~ sess~one -e. pur ~icordando che una risoluzione non è un romanzo e che non si alzano e non si rovesciano costruzioni di colpo - è che la portata ciel rinnovamento non vi è vista in tutt3 li sua ain.pieiza: mentre è chiaro che solo vedendo il superamento de;Ia. crisi sindacale in sede stor.ic~ _pill:che in sede tattica, si può evitare il pericolo di slittamenti verso· l'opportunismo. Tuttavia ciò che -sopra ogni altra cosa lascia perplessi è la pri~a parte del documento,: dove si iffronta la sitt;azione provocata nel sindacato dalla tràgedia un– gherese. Intendiarhòci. Di fronte al tentativo di tradurre in nuove scissioni le diyerse .!eazionf dei partiti operai era urgente ed indilazionabile riaffermare la indistrutti– bilità dell'unità della CGIL e trovare una misura, almeno provvisoria, che sanasse i contrasti interni. Ma s9lo sotto questo profilo è possibile accettare i consigli di Di Vit– torio, ripresi ufficialmente dal direttivo nazionale. Non si tratta, anzitutto, di « valutazioni differenti » o di « opinioni divergenti ». In Ungheria è stato messo sotto accusa lo stalinismo tutto intero, è iniziata una rivolu-· zione davànti alla quale non esistono « divergenze di opinioni », ma si è rivoluzionari o contro-rivoluzionari. In Ungheria si è spezzata la storia del socialismo in due fasi nette e, per riprendere le parole dello stesso Di Vittorio, non è possibile pensare di continuare come prima. La pretesa dell'apparato comunista di limitare il tutto a qualche fogliolina da sfrondare dal .fronzuto al– bero dello stalinismo; e di condurre l'operazione solo dietro le debite autorizzazioni e per la mano degli stali– nisti di ieri, è anti-storica e anti-marxista, prima ancora di essere assurda. Dove si tenta - come fa Thorez - di negare l'esistenZa dello· stalinismo; dove si vuole far pas– sare p.er criminali fascisti un popolo intero - senza peraltro spiegare come ciò sia stato possibile in un si– stema che si continua a dichiarare profondamente socia– lista -, è indiscutibilmente fuori questione che non si tratta di avere delle (< opinioni diverse », ma di difen– dere una rivoluzione che, gli apparati comuni$ti non potranno fermare. Decidere perciò che il sindacato viva in una specie di nuvola e di conseguenza che non sia « ob,bligatorio » che esso prenda posizione; o, per convers6, che ogni corrente abbia il diritto di « rendere nota » la propria . posizione, senza però provocare conflitti ideologici, è semplicemente un gioco di parole. I termini del pro– blema sono ben diversi. Davanti ai contrasti profondi e - sul piano ideolo– gico - insanabili che dividono due correnti non ci si può bendare gli occhi e tapparsi bocca ed orecchie; se, come è vero, questi contrasti mettono. in pericolo un bene prezioso come l'unità sindacale, ciò significa che ci si trova di fronte ad un problema da sanare alle ra<li_ci 1 non da ignorare con una elegante manovra. I termini del problema sono, infatti, i termini stessi di un superamento totale dell'articolazione interna per correnti politiche, cioè proprio di quella condizione che viene invece scambiata per una prov.a di « democrazia interna ». Si tratta, in altre parole, di affermare esplicita– mente ed in modo inequivocabile il concetto e la pratica dell'autonorrùa sindacale, Ora, bisogna intendersi. L'autonomia del sindacato non è soltanto in funzione di un determinato rapporto di a.utorioma ed indipende!)te complementarità delle orga_– , nizzazioni sindacali e delle organizzazioni politiche; ma è anche, ed oggi specialmente, in !unzione di un rifiuto reciso di concepire la funzionalità interna del sindaCato i~ termini di peso politico delle rispettive correnti, anzi– chè in termini di cont ·_ibuto di idee, di azione e di programmi. >· :-" Al_IV congresso del!'\\ CGIL -confortava vedere che, di. fronte alla situazione obiettiv~ e ai suoi problemi, non tanto si fronteggiavau.?4:~~e i~1·renti distinte, quanto due gruppi dirigenti, due 1end~oze che passavano attraverso le correnti stesse . e-· Pohev~no vercìò in concreto, nei fattii il superamento ·delle· a ii.z_j3zioni politiche. Oggi - ad opera dei socialisti non meno che dei comunisti, ed in modo diverso ma non meno pesante da entrambe le parti -r- si è. tornati in pieno regime di distinzione ~olitica. -I, Pannicelli del direttivo nazionale non sanano questa situazione; il sindacato non potrà resistere a que– ste pressioni, o se anche ne resisterà la unità formale, si tratterà di una convivenza immobilistica. La. scissione sindacale è avvenuta specialmente per– chè l'uhità sindacale rifletteva la· fittizia e contingente alleanza ciellenistica; ma, dopo la scissione, la CGIL non ha trovato la capacità di uscire da una situazione che si ripeteva nel suo seno. L'unità della CGIL è stata Soltanto così, soltanto ponendo nel concreto - cioè anche nei suoi rifle~si organizzat_ivi !I! funzionariali, cioè nei rapporti direi fisici tra sindacato e partitQ - la questione dell'autonomia come superamento deciso delle correnti interne; soltanto ponendo il concetto di democra– zia su basi di reale dinamica democratica, è p_ossibile e diventa logico chiedere che nessuno tenti il, ritorno a vecchie formule portando nel sindacato le diatribe poli• tiche. Sinché invece continua questa situazione il « ren– dere nota » la posizione di ogni corrente non è, non può essere, un atto notificatorio, ma d{veht3 una quereUe che spacca inevitabilmente il sindacato. E d'altra parte nes– ~ùno può chiedere di tacere;' nessuno pu·ò chiedere di minimizzare una tragedia e di passare s?tto silenzio una svolta storica del socialismo mondiale. La unità sindacale - proprio quando pro.fonde frat• ture si manifestano tra gli apparati dei partiti e tra le posizioni ideologiche - ~ la garanzia stessa dell'unità d~lla classe operaia, punta del movimento dei )avoratori. E' cioè la garanzia che il movimento operaio continua ad elaborare la propria storia; ed è insieme garanzia che esso può continuare ad elaborare le forme di una nuova socie'tà in completa autonomia. Ma o questa unità è ri– flessa e legata a strutture che la rendano organica e funzionante; o diventa un semplice ripiego, guando non un ricatto af silenzio. LA DOPPIA CRISI - « Esaurito? u (Dis. di Di110 IJo,clliJ ~ ccEsaurita?»

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