Nuova Repubblica - anno IV - n. 39 - 23 settembre 1956
2 1 T A L r A ·11-0 L I T I e A I PACE, GUERRA E BUONI AFFARI I L GOVERNO i.taliano ha deciso <li parteCipare ad una conferenza degli utenti del Canale, quando ha avuto da Loncl1'a l'assicuraz.ione che la sola formale pre– senza non significa di per sé affilia,..,ione al « Conson,io ». Non c'è nulla da eccepire a questa p1·oceclura pruden– ziale finché non sia chiarito con quali me~zi il Consorzio jnte~da farsi valel'e presso l'Egitto, onde ottenerne la collaborar.ione per i suoi fini, che son quelli del libero transjto. L'Italia potrebbe non essere disposta. a far us~ di tutti i mezzi, ai quali altri contraenti sarebbero pronti a .ricorrern: ·g"uelli della forza, per dirla in breve. Sino a questo punto, mi pare che non vi sia nu!la da ridire alle decisioni di Palazzo Chigi. Quello che invece è rimasto sinora oscuro, è non già c~e cosa l'Italia .no~ vorrJia fare, ma che cosa voglia e possa fare, secondo 11 su; go,;erno. E a noi rt!sta una certa c~ri_osità insoddi: sfatta intorno alle ragioni che hann6 scons1ghato al PSI d1 associarsi alla richiesta comunista di convocazione del p~rlamento, per un aperto dibattito .de.lla questi?ne di Suez. Ovvero: ci rendiamo conto benissimo che, rn fase di unificazione, il PSI prenda rnalvolentiei·i iniziative c!ie non siano concertate con il PSDI, e che possano far sp1c– Cme la ~recchia alleanza con i comunisti. Ma po"ichè questa alleanz.a ha avuto in passato molti aspetti gratu•iti o comunque non necessari (poniamo ad esempio la parteci– Ì_)azione del J>SI al movimento dei partigiani della pace, incongrnente con la sua presunta neutralità), spre~iud!– catezza voleva ohe, in una istanza perfettarnente grnsh– ficabile, ~ tipica della logica del sistema· rappl'esentativo, i! PSI non si sottraesse ad una richiesta, che avrebbe, C<?nI suoi effetti, chia1·ito fa posizione italiana, dotando anche il governo del conforto di una co~Tesponsabilità, di un:i esplicita posiziorìe di rnaggioranza, quale quella c.h~, bat: tendosi più o meno brillantemente, i conservatori ·inglesi hanno cercato ai Connini. ~ In realtà, abbiamo l'impressione che sotto la tacita as– senza del PSI si nascondesse qualche cosa di più· serio, che non un semplice motivo di tatlica, entro il processo della riunificazione. Si celava quella stessa incertezza, Che ha pr·eso in quest~ ora, più o rneno, tutte le correnti politiche italiane, salvo due: la comunista, che ~on ha bisogno di scegliere, perché anche in questa occas10ne la vantata « via italiana del socialismo » ha tl'Ovato pronto l'orientarnento da assumere, nel modello di quello sovietico; è l'« eur~peista », che, in nome di questo ideale, vede, nei ·11~ovirnenti nazionalistici" dei paesi di recente emancipa– zione solo un pericolo da contenere, in stretta solida– J"ietà' con la politica' franco-inglese, da accettarsi in piena solidarietà. Nel campo degli europeisti non c'è gran differenza tra l\lalagodi che chiede « comprensione accom– pagnata da durezza» verso l'Egitto, e gli editorialisti de'lla Stmnpa e della Voce Repubblicana, che bollano le incer– tezze· di Martino in nome di una loro certezza, quella che concerne i modi e i tempi dello svolg~mento della civiltà universale. Tra questi due orìenfarnenti sicuri, se ne muove uno tecniCo-diplomatico, senza distrn·bo di l'iserve ideologiche e politiche: esso vuole conciliare l'amicizia italiana con il mondo- arabo, e l'unità atlantico-europea; e in queste con– dizioni non può che invocare in assoluto la pace, la per– petuib\ del negoziato; oppme condannare in Nasser un dittato ..e., ml\ ben guardando$i dal cogliere le implica- (continuaz. da pag. 1) . Pistelli sono dei socialisti (e come loro molti altri ve ne sono nella democ'rnzia cristiana): pe1·ché essi diano il loro appo1'to costruttivo per una migliore società, perché an– ch'essi non siano risucchiati dalla pratica corruttiva del Sottogoverno (con cui si addormentano le coscienze inquiete dì troppi giovani, offrendo loro comode sistemazioni per– sonali in enti parastatali), non è sufficiente che abbiano comp"reso, o comprendano in avvenire, la. sostanziale ste– rilità del ·ioro tentativo; bisogna ch'essi sentano che questo tentativo merita di essere ripreso, con altre prospettive di successo, fuori deilo strumento politico della Chiesa, restando cattolici: soggetti alla disciplina della fede, ma ]ibe-ri neile scelte politiche, -E nerché lo possano se~tire, occorre che noi ci domandiamo se, ideologicamente e poli– ticamente, siamo capa'ci di offrire loro le garanzie suf– ficienti. Dire che è fallito il tentativo di apetsiura a sinistra, affermare che bisogna. coraggiosamente perseguire una :reale alternativa politica, non significa - tutt'altro - respingere (1·ipetendo vecchi errol'i) da questa alternativa i cattolici che pensano e intendono operare da socìalìsti. Significa al contrario determinare una situazione che con~ senta loro, a pieno diritto, di partecipal'e a questa alter– lla.tiva. E qui si torna, involontariamente (poiché tutte le cosè si tengono), ai tempi e ai modi della unificazione socialista, alle condiz.ioni di cui già si è parlato su queste stesse colonne. Apertura ideologica~ in quale misura, e come; possono dei cattolici militanti operare ~n un grande schieramento di orientamento sodalista, senza sentirsi dei tollerati? Anche qui, non illudiamoci, non è coi « volernose bene» che può risolversi un grosso problema di fondo: poiché il catto)ico che giunge a di$cernere fra il dogma 1·eligioso e Ja sua libertà di scelta politica., non è certa– mente disposto a questa scelta se si trova di fronte ad u'fla politica che esige a sua volta .l'accettazione di altri Oogmi: ForSe sull'argine marxista. non si è i-ifletttlto abba- z.ioni che questa accusa comporta sul piano int-err.iazio– nale - quella, ad· esempio, del rifiuto di ogni controllo, pena il pl'egiudizio della violazione di «sovranità» (che è, in fo11do, l'atteggiamento dei socialisti). . A questa confusione si deve pur mettere nn termine; o, almeno, non si deve approfittare di talune circostanze, per mascherare i !_.a propria indecisione gabellandola per vil'tù. I 'cattolici che soiio per i due piccioni (amicizia italo-arabà; atlantismo) si coprono, senza dirl_o, dell'ambi– guità della politica amel'icana; i comunisti, di quella dell'Unione Sovietica.; gli eul'Opeisti, cli un rilancio del lol'o fuoco ideologico, ambiguo anch'esso nello stendere il_silen– z;io·sulla politiça francese in Algeria {donde, come pa de– nunciato Mendès-France, l'alibi ora invocato della gravità del fenomeno cli Suez), e sulla « mano pesantissima» a Cipro. della Gran Bretagna - di tma G1·an Bretagna, poi, che con l'europeismo non ha assolutamente nulla a che fare. Eppure ci rendiamo perfettamerite conto che è difficile pensal'e alla crisi di Sue,-; senza un sottofondo pi,\ o rneno sottaciuto di presupposti ideologici. Le politiche più am– bigue sono pl'oprio quelle che, anche con maggior autOl'ità, gettano acqua sul fuoco; quella ame1·icana ad esempio, la quale è a sua volta divisa tra l'anticolonialismo, e la necessiti,, per la sua leadership mondiale, di non « lasciai: cadere » l'Europa occidentale, e di non abbando– narla a decisioni arrischiate nel Mediterraneo. Anche la dottrina che l'Italia debba fare unicamente i suoi interessi, ha Ja sua giustificazione ideologica; ed è, spregiudicata– mente guardando, il vecchio viatico nazionalistico del sac1·0 egoismo. La ragione per la qual2 no~ si riesce a fare a meno di una a·rrière-pensée ideologica, è del resto quanto mai importante: ed è che è proprio in queste occasioni si rivela (anche a coloro che non accettano la dottrina europeistica) come ce1·ti problemi non si risolvano, sia pure con tutte le cautele e furbizie della tecnica diplo– matica, se non riferendosi ad un'id1:la di civiltà. Il motivo, del resto, per il quale i presupposti ideo– logici tisultano in questo caso, o rigidi o dissimulati, an– ziché dinamici e concreti, è che in Europa occidentale ci siamo per lo più guardati dall'affrontare con occhio chiaro le nuove questioni inerenti ai paesi di recente emancipa- . zione. Da un lato, ci siamo lasciati dire dai comunisti quello che era innegabile, e cioè che ormai il cammino delle nuove autonomie nazionali era ineversibile, che esso era il « fatto nuov:o », nazionalpopolare, del secÒlo; ' dall'altro, non al5biamo adeguato questo fatto ad alcun chia)~criterio che ispirasse 1e nostre posizioni. Certi paesì inizili~'ano ora:. il loro, sla.ncio nazionale?" Avrebbero dun– que avuto bisogno di tutto per aprirsi un cammino di civile auto~omia: avremmo collocato presso di loro il nostro macchinario e il nosfro cemento. E' la tesi tedesca, di un paese risentito per la gr.andezza perduta, e che irride alla impennata franco-inglese, lasciando capire a mezza voce che, se è caduta la strapotenza tedeséa, non reggerà meglio quella dei vecchi imperi della vecchia Europa. In Italia si è spesso condivisa questa tesi, salvo poi non realizzarne le positive implicanze economiche, per l'impossibilità di vendere a lunghe scadenze. Oppure: _qnei paesi chiedevano oggi quello che la vecchia Europa. ha reali:,;zato or è un secolo? Perfettame'nte: avrebbero allora interesse a rice- stanza, nel passato, a questa verità: che si può compiern insieme opera di rinnovamento 'socialista sia portando in q1._10st'operaun proprio personale· impegno cristiano, come illuminandola alla luce di una interpretazione marxistica. E' chiaro allo1·a, però, che un grande partito di alternativa alla soluzione clerico-modè-:rata non può che espungere dal suo seno tutti i dogmi e tutti gli :atteggiamenti con– forrnistici che. ne conseguono. Discorso lungo e serio, che converrà riprendere in sepal'ata sede, ma che qui intanto deve essern accennato: poiché l'alternativa reale può fon– darsi soltanto su una autetltica libe1-tà di rielaborazio'ni ideologiche sfocianti in una volont;~ poJitica sostan:dalmente unita1·ia. E sullo'sfondo di qnesta ampia apertura ideologica, con– cretezza delle Cose politiche, delle cose da fare, delle cose da volere. E' giusto che i cattolici ci chièdano delle ga– J'anzie sulla hbel'tà di magistero che noi intendiamo in ogni caso assicurare alla. Chiesa, sui limiti di. queste libertà, sui rapporti fra queste libertà ed una nuova società di tipo democratico e socialista. Queste cose vanno messe finalmente snl tavolo, non per farne oggr ,t.to di contrat– tazione e di scambio con lo strumento politico della con– s·erva'l.ione_ clericalé, ma per farne· ragione di incol}tro con i cattolici socialisti. E da parte loro, essi dovranno pur dirci cosa ne pe·nsallo dei pochi grandi temi (primo fra tutti, la scuola) intorno ai quali si manifesta, nei fatti, lo scontro fra la concezione teocratica della Chiesa padrona ed arbitra della comunità civile, e la concezione moderna e laica 'dello f3tato Ol'ganizzatore di libertà oltreché di strut– tul'e economiche e sociali. E' intorno a questi due punti, ideologici e politici, che l'apertura a sinistra riacquisterà un sensO: quello dell'acquisizione delle forze cattoliche più sinceramente impegnate in un'azione di rinnovamen!o so– ciale, strutturale non paternalistico, a quel grande e com– plesso sforzo di trasfo!'mazione che sarà compito del so– cialismo unitario. TRISTANO CODIGNOLA (129) n11ti11a rermhblica vel'0, sotto l'un~ o l'altra forma (petrolio o pedaggi), ce!'le sicure intel'essenze· al traffico europeo: non avrebbero po~ tuto essere <la. noi .meglio assistiti. Oppure, ancora, l;>iso– gna va stare a guardare; sarebbero stati capaci, i. paesi di nuova autonomi.a, di pl'odurre una politica pondel'8ta, quale emana dal' miglior sistema politico mai ..-:spèrirnentatp, quello dei governi parlamentari, e delle rappresentanze l?O– Jitiche costituzionalmente garantite ed efficienti? E anche questa posizione aveva Ja sua pal'ie cli pelo sulla co~ scienza: dimenticandosi; da. chi la assumeva, che in questi paesi la nuova coscienza nazionale non ci-esceva su una tradi,,-,ione di lotta liberale, su una cultura affine a quella del 1·omanticismo europeo; e che d'a!tr·a. parte poco o nulla era stato fatto, dai paesi della « prote,-;ione » europea, per crescet·vi una generazione o due o più di intellettuali en1·opeizzati. Il residuo di queste sofisticherie, doppiate S}Jesso di cat– tiva coscienza, è venuto ora alla luce. Non diciamo affatto che l'Italia si trovi unica ed isolata nella confusione degli animi: nessuno ne è esente, a. rigore, e $pesso ciò che sembra chiarezza di visione è soltanto urgente coscienza di più gl'ossi interessi da difendere (lì'nrncia e Gran Bre~ tagna) o indispettita indifferenza (Gcl'mania) o sorridente complicità con i regimi di nuova. autoc1·azia (atteggia– mento sovietico verso Nasse1·). Diciamo.« spesso», per non dir-e, che sarehbe inginsto, « sernpl'e » e « del tutto». E ' DU~QUE senza nulla di pronto,. se1n~ _:111 bagaglio s.i– cnro di idee (se mai le idee sono 111 p9lit1ca un bagaglio si·curo), senr.a una ·visiohe, per lo n-1eno, tanto chiara dei nostri' interessi da. non confonderli sunett.iziarnente con le istanze magnanime dello spirito, che Nasser ci ha oetta.to in faccia. la ·nazionalizzazione della Società del (:anale. E il guaio è che i presupposti confusi o inesplorati si traduc~no in un balbettio, molesto tuttavia per il suo frastuono, tanto molesto da inffoii·e negativamente sulJa nostra politica estera. L'Italia deve o non deve partecipal'e al Consorzio degli Utenti? Sì, se qllesto non implica azione armata.. Ma Nasser sostiene che l'azione effettiva del Consorzio i1n1?lica provocazione e guerra: se gli crediamo, -al « Con·sorzio », in nome della pace, non dobbiamo accede1·e. :Ma non acce– dendovi ci isoliamo dall'.Eul'Opa e dalla. NA.TO; e chi è isolato muore, s'intende, nelle braccia. dell'Unione Sovie– tica. Allora non c'è che da andare con il «Consorzio», accada ciò che può accadere. Ah, poter essere sicuri che il panarabismo sia solo una ventatR, p1·onta ad afilosciarsi quando appariranno, scortate, le navi del «Consorzio» I Con qual cuore traboccante di pace entrernmmo a ·nostra volta nell'Associazione degli Utenti! ' Eppure questa é quasi una farsa, che non può durare in eterno. In queste cose, c'è una regola sola: fare quello ,che si deve, cercando di prevedei·e le conseguenze. Rite– niamo che la. nazionalizzazione del canale non valga in nessun caso .un'azione armata? Noi pos:: .ift.mo anche entrare nel Consorzio degli utenti, ma dichiarando che per quello che ci riguarda, non armeremo le nosti-e navi che transi– tano per Suez; e nello stesso tempo (ogni politica ha i suoi costi) facendo le spese necessarie per la diversione delle nosti-e navi, se questa si imponga, l11ngo la linea del Capo, e ordinando petrolio in Amcl'ica. In nome di che, tuttavia, accetteremmo, sub conditione, di far parte del « Consorzio », dal momento che ne riet1sas!:iir:i10 i congegni cli sicurezza? Allo scopo cli partecipare ad llna pressione internazionale sull'Egitto, affinché questo' si persuada che sottopone la propria sovranità a limiti ùi diritto interna– zionale non è mai stata una « deminutio :i, per 1)essun paese civile. Oppure poss~arno anche decidel'e di restare neutrali in questa faccenda. Non chiediamo al «Consorzio» l'aiuto di una scortR, non partecipiamo alla sua « pressione» po– litica, e non per qllesto finiremo nelle bi-a'ccia di Krusciov, dal momento che continuiamo a condivider-e i fini dell'atlan~ tismo, che, ridotti al nocciolo, sono quelli della, solidarietà. nélla difesa, dinanzi ~d un eventuale colpo di fol'Za dei 1·egimi comunisti (non ne rimane altro, mi pare). La fçrmula della n~utra.lità su un prnblema particolare non infil'ma una solidarietà nei riguardi cli un principio di fondo: si tratta però di avere il coraggio di as$umerla, senza celarla sotto le specie di un generico pacifismo, o delle spe.-anze inconfessate dei buoni affari col mondò arabo. C'è infine una terza soluzione: nella vita, come nelJa morte, nella pace come nella guerra, con la Frap.cia e con l'lnghiltena. In questo caso vonemmo che il governo pro– cedesse, momento per momento, con l'appoggio di una maggioranza pal'lamentare ben esplicita. Esiste questa maggioran,-;a? Ne dubitiamo. ALADINO E USCITO A cura del Central Office 'o! In!ormation di Lon– dra l'edizione. 1956 di Britain: an officiat handbook. Questa edizione, in confronto a quella del 1946, è stata largamente riveduta ed am.pliata alla Jucé ·dei recenti sviluppi e contiene un maggior nÙmero di diagram~i, materiale illustrativo e carte geografiche. Include una bibliografia di 34 pagine sui numerosi aspetti della vita britannica contemplati nel volume. Ecco l'indice dei cap,ito.Ii: 1. Le isole britanniche 8. Finanze 2 Governo e amministrazione 9. Commercio 3. Difesa 10.. Benessere sociale 4 L'economia nazionale lL Urbanistica e.pianificazione 5. Industria 12. Religione, sciènza ed arti 6· Trasporti e comunicazioni 13. Radio e televisione 7. Lavoro 14. Stampa
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