Nuova Repubblica - anno IV - n. 10 - 4 marzo 1956

•n u o v ll 1 ~;~~::;•• repuhu~ ·'-; l ~e/~ ,J: • . - ' . ~: ~ t ComitatO direttivo :o 'ÌRISTANO COOIGNOLA ( direttore resp.), Un numero L. 40. Estero l. 50. Un numero air~trafo L. 50. PIERO CALEFFI,FERRUCCIOPARRI, PAOLO VITTORELLI.Segr. di Abbonamenti: annuo per Italia e Francia L. 1506, sem. L.' 800, redazione: GIUSEPPE FAVATI. Oirez. e redaz.: Firenze, Piazza trim. L. 450. Estero: ·L. 2000, 1100, 600, Sosterlitore. L. 10,000. Libertà 15, te!. 50-998. Amm.: Firenze, Piazza Indipendenza 29, CIC post. 5/6261, cla Nuova ltaliu, Fi~enze. Gli abbonamenti de-· tel. 483-207,8. Autoriz. Trib. Firenze del 30 dicembre 1952. corrono dall'inizio del .ffiese. Per pubblicità rivolQersi. all'Ammi- P_,_;n_te_d_;n_11_,l'-y._S_1_. _r-'-;p_. _d_e_,_L_a _N_,_,;_o_n•_•-'-, _F_;,_en_z_e,'-V_l•_R_l_ca_so_l_; B_._ ~n_;,_1,_,_,;_on_e_. _T ,,_u_,,_,_L_. 1-'s_ .000 per lnser:donl di mm. 70 per colonna. 100 • ANNO IV • N'. 10 POLITICA ESINDACATO 'NEL PALAZZO dell'EUR, che aveva visto poche set• · ti~nane fa il convegno sulle relazioni umane nel- l'industria, inframezzato dai fastosi cocktails di -'Ivan Matteo Lombardo, sono dì scena in questi giorni •i pl'oblemi antichi di un'antica sofferenza: la clisoccu– .pazione, la miseria dei braccianti, dei contadini del Sud, la sottoccupazione, i salari insufiicienti. La classe so– :eia le della maggior parte dei delegati non lascia dubbio su li a consistenza .effettiva della CGIL: come per nes– sun Ultro silldacato, )a sua composizione stessa esprime Ja ()resenza e l'urgenza oltremodo massiccia di quei pro– blemi. La CGIL si trova, in qu-esto congresso, davanti a delle scelte non indifferenti, che potranno avere note– voli ripercussioni snl stlo avvenire. Vi è anzitutto Ja questione, ormai aperta, della successione a Di Vitto– rio, le cui condizioni di salute rendono urgente un al– mPnn n"J'Z,iAle l'icambio. La ques:tione è grossa, non sol– tanto per 1;-"J}ersonalità dell'uomo, nOn facilmente so– stituibile, ma anche per la politica ch'egli ha rappre- . sentato e rappresenta, per la sensibilità umana e la « morbidezza:. di atteggiamenti che gli valsero, nel '48, pesanti ostilità. nel suo partito. ESCE LA DOMENICA S IENA e Nuova Repubblica • è settimanale pOlitico e di cultura. E' anch• giorn"àle murale, registrato presso Trib. dì Firenze con ,decreto n." 1027 del 21 luglio 1955. Manoscritti, fotografie, disegni 1,n– che se non· pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati per tu\ti i. Paesi. li periodico viene inviato gratuitamente in saggio a chiunque ne .faccia richiesta Spediz. in abbonam. postale Gr. Il. 4 MARZO 1956 . L. 40 Altro grosso problema è quello delle minoranze. Fino ad oggi, le minortmze esistenti nella massima organiz– zazione italiana, mentre alla base non si~ confcp1devano politicamente con la maggioranza, erano invece rappre– sençate al vertice da uomini di paglia. che, vestite per l'o.ccasione ]e vesti dei cattolici o dei socialdemocratici, subivano pienamente l'iniziativa dei,.. comunisti, cui do- '· vevano la loro elezione nei posti direttivi. Sono state · delle finzioni inutili, servite solo a riempire le caselle degli schemi abituali di via delle -Botteghe Oscure. Ma · oggi questo giuoco non serve più, e la CGIL ha. biso– . gno, se non vuole isolarsi ulteriormente di minoranze effettive ed effettivamente operanti. I socialisti Jo hanno CaPifo e vorrebbero aiutarle perché adempissero, in parte, a quella funzione alla qu~.le essi da soli non hanno la for-1..adi adempiere. I comunisti pure, entl'o certi limiti, (A1111/'eolli, al consiolio n<iiiona fr tldlrt Dr.: «· Raccomandiamo l' c,pert11I·n del 11c11·1itu auli u11esli ravprese11l(H1 li dell'o11eru:rn vilrt ecunr,mic<t ciell<t 1ia:io11e ») (Dis. di Di110 /Juschi) . lo hanno capito, ma non sanno abbandonare il loro tra- dizionale timore della libertà. Che cosa significhi essere .rni~oranza autonoma, non è per i comunisti chiaro: essi .paventano ,sempre, dietro l'autonomia, differenze che po– trebbero essere « male interpretate» dalla stampa bor– ghese~ Così tra socialisti e comunisti si va sviluppando un certo dissenso sul problema. delle minoranze: le quali, . a loro volta, paiono detern-tinate o ad avere· una rappre– sentanza che sia assolutamente libera di fronte alla mag- . gioranza, o a rinunciarvi del tutto. Il PCI vuole d'a~– tronde « scornunistizzare :. nella forma la Confederazione 'con la giusta prosp.ettiva di maggiori «aperture>. Ma · quando cerca di agire in questo senso non riesce a ve– . dere troppo lontano. Infaiti, anche a favore del PSI non ha saputo 1·i~unciare fino ad ora che a sette Ca~ · ITlere del Lavoro, tra le meno importanti: Verona, Vi– . cenza, Treviso, Viterbo, Trento ed altre due. I rapporti · di forza reciproci sono ancora quelli emersi nel Con- gresso del }949, l'ultimo che si tenne per votazione su mozioni di corrente, nel quale. i sindacalisti socialisti ottennero poco più del 20% dei suffragi. E in base ad nna simile valutazione, addirittura paradossale, le sette 'Carnere del Lavoro sono ... un nobile sforzo compiuto nel t'nò•me dell'ui;iità d'azione. Evidentemente non sono questi i mezzi necessari per · rìsanare una situazione che è originata proprio da una . crisi cli democrazia interna: ci vuole altro! Bisogna ri- - condmre alla normalità democt·atica la pili grande or. ganizzazione sindacale italiana, che se ha il torto di aver commesso molti errori ha anch~ il non trascura– . bi18 merito di aver condotto azioni importanti con slan- cio combattivo, specie fra i contadini poveri del Sud. . E le .corrnnti di minoranza, o meglio i delegati che non sono iscritti né al PC1 né al PSI, non mirano che a da1·e · il· lorn contdbuto perché, sia pure con una certa pro- t's • In chi.al- ·e di aperture gressione, sia ristabilita, all'interno della CGIL, la~ nor– malità democratica, essendo, oltre tutto, la fittizia una– nimità dei consensi sintomo palese di debolezza organica e di incapacità di aver coraggio. A tutti questi ptoblemi di struttura organizzativa, 1a cui soluzione non pnò essere rimandata, si agginn• gono gli altri, gravissimi, del mondo del lavoro. E an• che in tale settore, ~li umori, nei conidoi dell'EUR, non sembl'ano Òrientati in senso confo1·mista. E' chiaro che la. rivoluzione non è attuale: il parlarne mentl'e 1 in provincia di Salerno - tanto per fare un esempio - alcune aziende industriali retribuiscono le operaie con 220 li1:e al. giorno, è al di là del buon senso. Meglio lot– tare per molto meno, ma pe1· qualche cosa, che, sia pure con duri sacrifici, si possa ottenere. Il piano Vanoni è, fino ad ora, stato boicottato proprio dalle forze politiche che lo hanno proposto ed accettato. Non rappresenta cer– tamente il fine ultimo delle aspirazioni sociali più illu– minate, ma è già uno sforzo notevole. Bisogna che la classe lavoratrice non lo respinga, che anzi ne aiuti Ja realizzazione, ostacolata dai gruppi monopolistici. Baste– l'ebbe questa ultima constatazione a dimostrarne la va– lidità, giacchè la lotta operaia ha da essere, in via pre– giudiziale, lotta al monofjolio per Ja .liberalizzazione delle ini:dative produttive. Di Vittorio, con il suo finto istin– tivo dell'uomo semplice, aveva voluto che la discussione pro-congressuale mettesse in luce gli aspetti positivi del piano, e la sua presenza al Congresso ci lascia supporre che esso formerà la base concreta dello sviluppo della politica ·economica della CGI.L. La dialettica di Foa ten– deri~ presumibilmente a dimostrare le finalità eve1·sive di uno strumento, con il quale la classe dirige1ite cerca di eludere i problerni di fondo della Società italiana; ma sta di fatto che deve essere proprio la classe lavoratrice ad impetlire che 1·imanga un espediente e nient'altro. I delegati conoscono le necessità delle loro province e sanno che una politica pseudo-rivoluzionaria fatta di « slogans » non si regge all'infinito, né sul terreno po– litico vero e proprio, né su quello sindacale. La questione del 1·ispetto dei contratti di lavoro sta a cuore, in particolar modo, ai rappresentanti del meri.– elione e delle isole, ma non è trascurata neanche dl\ quelli del Nord o,·c, da qualche tempo a questa parte, il malvezzo di violare le norme retributive in vigore stf\ dilRgando, specie nelle imprese di limitale proporzioni o nelle campagne. Il sindacato, diviso com'è, non ha ·la forza. di imporre l'osservanza contrattuale ad un padro– nato attestato su posizioni di offesa, ed il Congresr-so aggil'erà il problema invocando l'intervento del parla– mento. Ciò dar,\ la prova dell'esigenza di adattare i principi alle situazioni ed alle possibiJjtà attuali giac• chè non sarnbbe diversamente concepibile l'invocazione, da parte della CGIL, dell'intervento dello Stato in una materia di assoluta pertinenza dell'organizzazione sin• dacale. Infine un ultimo aspetto del Congresso: la Con fede• razione del Lavoro denuncia cli avere cinque milioni di iscritti nll'incil'ca. La cifra dice poco, o per lo meno ci dice che non è il nurnero; o solo >I numero a fare forte il sindacato. La forza della classe operaia non si dimo– stra con dati statistici sul tesseràmcnto, ma. con la sua adesione e con la sua pat'tecipazione attiva alla vita clel– ·l'organizzazione. Sotto questo profilo c'è molto da fare, perchè il male pit1 grave dei lavoratori consiste nel_ loro agnosticismo, nella loro stanchezza psicologica. La FlOM di Bruno Buozzi non aveya che poche decine di migliaia di iscritti, nell'epoca in cui era realmente seguita clal18. stragrande maggioranza dei metallurgici. Aveva però una grande arma con cui combattere l'.indiiferenza e la pi• gl'izia: la dcmocra:,,ia. Richiamare alla lotta sindacale, in una azione consapevole e responsabile, il maggio-r nu• mero possibile di lavoratori, in una unità determinata dal basso (cioè dalla persuasione) e non dall'alto (cioè dall'autorità) 1:esta il compito p1·ecipuo delle fol"'..:;emi– noritade: compito incomparabilmente più va~lo delle loro attuali forze numeriche. E' certamente davanti a. questo compito che si dimostrerl, la. validilù de-Ila lot·o esistenza. *

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