Nuova Repubblica - anno IV - n. 8 - 19 febbraio 1956
(08)" 'n"u'òvà repùblillc'a LUCI DELLA RIBALTA DE-LLA DIVULGAZIONE di VITO PANDOLFI L A i->ROD.UZJO~E media dei grandi strumenti dello spettacolo moderno - cinema, radio, televisione - dovrebbe assumere, a nostro parere, prnvalentemente il compito di diffondere e popolariz;zare i prodotti dell'alta cultu.ra. Questo è già avvenuto, per il teatro di prosa, fin dal secolo sco1·so, quando era largamente popolate: i suoi grandi autori - da Schiller a Ibsen - si facevano porta– voce dei grandi movimenti filosofici della loro epoca (e, in definitiva, su quest_a strada camminano ancora i maggiori drnmmaturghi o.dierni, da Etiot a Brncht a Sartre). La stessa ttssirni\a;,;ione dov1·à verificarsi anche per le forme moderne di spettacolo popolare, se queste vogliono assumere, sia pure· gradalan1ente, una funzione positiva nella comu– nità. Abbiamo dunque - e continueremo ad avere a. 1ungo - un duplice piano cli cultura: quella creati-ice e quella div11lgatrice. Nell'ambito di una stessa al'te - poniamo il film - si formano prodotti artistici veri ~ propri e prbdotti divulgatoi·i dell'alta cultura, non solo, ma anche prodotti cl)e divulgano in forma più accessibile e popolare gli stessi risultati conseguiti in quest'arte. La carenia di un dignitoso prodotto ,medio nella pro– duiione cinematografica italiana, è dovnta principalmente alla scarsa con~iderazione in cui da noi si tiene la fun– zione divulgativa. Come il teatro si presta ad èspo1·1·e in forma piana e convincente talune elaborazioni filosofiche, così il film può agire con risultali coerenti e fecondi nei confronti della narrativn. Ma, menti-e nelle produ,!.ioni Straniere - e ne darnmo pili sotto esempi probanti - la divulgazione non perde mai di vista il suo oggetto, e non se ne' sen·e come pretesto, perchè tende a esporla con fe– deltà al suo spirito, mitigandO tult'ai più gli aspetti più scnbr6'si e più aggressivi dell'opern; da noi-le deformazioni più srt'Ontate sembrano legittime, e a volte dell'originale rion resta che il titolo. Così è avvenuto con talune opere di -Yfil'g~oftLa ,iene og :ri per Moravia, come si vede in R<lcconti romani. Restano taluni spunti, taluni personaggi, e prevale di grnn lunga, sul rispetto all'opera originaria, la volontà di specula1·e sni gusti, anzi sullo debolezze del pubblico, facendo ricorso a una. grossolana cornicib't e a trucchi vfatosi. In effetti il li,·ello culiu.-ale medio del pt1bblico italiano re~ta anco,·a oggi molto basso. Basti pensare che purtroppo è lonta.no dall'essere debellato l'analfabetismo. Un prodotto culturale come il film, per giungere anche agli analfabeti o quasi, deve per forza di cose scendere n.1olti gradini. Mu c'è modo e modo. Qui a forza, di scendere si scivola nella idiozia, senza l'ialzarsene. Per quanto le sue aspira:do11.i' siano molto limitate, il film americano, nella sua media, resta sempre superiol'O alla media del filn-1 italiano, come gusto e sensibilità, come Jovatura tec1{icn dei suoi inte1·preti e delle sue riprnse. Si veda per esempio, Mr. Robcrts: il rornanzo da cui trae i~pirazione sta ce1·to a un piano infel'iore che non i rac• conti di Moravia; ma il film, mantenendosi più fedele all'o- 1·iginale, disponendo di interpreti di prim'ordine (che non ricol'rono al doppiaggio per salvaré la pl'Opria incapacili\), dù. un risultato senY,'altl'O preferibile a quello italiano, giunge a un t!'attenirnento gradevole, sem~a scadere nella farsa e facendosi perdonare il ·fìnalino retorico•propagan• di:stico. Con La _dc(,la cli Samsonov (che a~che alla Mostra di Venc;,:ia riscosse ampi .consensi) siarno sul pian.o dell'arte, anche se si tratta di arte minore. Il racconto di Cecov viene interpretato con estrema fedeltà, cercando di ginn• gerne allo spirito. E' evidente che la. forma di Cecov non potrà mai venii· uguagliata da una resa spettacolare, e che lo scadimento, anche se relativo, risulta inevitabile. Ma, gl'8,,ie a..lla sensibilità e alla purezza d'intenti del giovane Sarnsonov, qui si giunge a un'interpretazione che può venii-e esteticamente comparata a quello che un attore com• pie su di un personaggio, un complesso su di un'opera dram– matica (e quanto appare significativo mettere ìn rapporto < questo> Cecov, con gli stl'ani Cecov che i nostri teatri ci stanno offrendo). La 1·ic0Stn1zione ambientale è sc,rupo– losissima, Ja recitazione degli attori, preparata evidente– mente con lo stesso a.J)profondimento e Ja stessa rifinitezza a cui si ricorre nei migl_iori teatri. La divulgazione qui opera in rnodo esemplare. Cecov viene cosi messo a con• taito, e per la prima volta, di pubblici vastissimi: entra con una ben determinata forza nel vivo del n.10ndo cultu– rale anche dei più sprovvisti. Oi·ientare le forme di spettacolo popolare - ~d in par– ticolare il ·cinema - verso questi compiti n.1inori, ma ne– cessari quanto i maggiori, alla vita della società, ci sembra uno dei più assillanti problemi del momento, prima c~1e si crei un distacco irreparabile tra cultura nel senso migliore della parola, e la bassa consumazione culturale a cui t,;oppo spesso dilnno luogo cinema, radio, televisione. E per molte ambizioni sbagliate significherebbe altresì prendere coscienza dei propri limiti, assumersi un compito concreto e utile. /Dai dati dt1ll'lslil11to cct1lro.le di .~/(1/islicci 1"i.~11llct che gli uff/cillli e sotlufflci<(li in sav,.i:io sot10 112.26:j, i yraduMi e fa lruvva 171.077 J (Di.!. di l>i110 Bo:1chi) Unò duè, unò duè .... DOPOIL 3° CONGHESSO .ELLACULTURAPOPOLARE' POPOLO ·EINTELLETTU A DJSTA.NZA di fre anni dal congresso di Bologna, nei giorni 6, 7, 8 gennaio si è tenuto, ,a Livorno, il 3.o congresso nazionale della Cultura popolare che, per le adesioni e la partecipazione, ha fornito nna con– vincente d.imost.razione dell'interesse che i problemi della cultul'a popolare vanno suscitando e dell'atte1w,ione che ad essi eia nuove e vario parti si vjene l'ivolgendo. I temi implicilame~te al centro dei lavori si possono, per brevità, schematizzare in pochi punti: esame della · 1~ale situazione in cui l'attività degli organizzatori si deve collocare; esame deWattivilù. svolta nel pe,·iodo dei tre anni fra i due congressi; prospettive e ol'ganiz;,:azione della atlivit~utura. Definita adiocratica, spec11lativa e astratta la cultnra l1·odizionale, 'il prof. Bobbio, nel suo discorso introduttivo, diceva della cultura popolare ch'essa ha da essere, non• ché laica e scientifica, rischiaratrice delle menti e rifor• matrice n·el senso che da essa deve veni1·e rafforzata la convinzione che si può incidere, sul mondo, col pensiero e con l'azione e contribuire a tra.-.formarlo. Uhiusure ed astt-attezze presenta oggi tuttavia la stessa cultunt mili– tante; proprio perciò agli intellettuali e agli organizzatori si propone non soltonto la diffusione della cultura fra le 1~asse - tttteggiamento in cni potrebbero annichu·si ancora velleiUt _paternnlisticho o rneramentl pedagogiche - ma h1 parfecipaz.ione alle lorn lotte e alla loro vita: solo così si può colmare la fraUura - secolare in Italia - fra lntellettuali e popolo, fugare le a.strattezze e realiz.zare l'autonomia che la cultura popolare rivendica nei con– fronti della cultura delle clas.si dominanti. L'e~ame delle attivìtù, che sul. piano nazionale e a comincia1·e dalle attività statali, si propongono la cli(fu– sione della cultura e dell"istruzione fra le masse, venne affrontato dal dottor Trevisani, dil'Ottorn del Calenda.rio del Popolo; esame esteso, nelle relazioni suf'cessi,·e, all'at– tività. degli enti e delle Ol"ganizzazioni (quali la scuola in tutti i suoi gradi, la scuola popo.Jare per l'istruzione degli adulti H cui fìne prnprio è la lotta contro l'analfabetisn~o, l'ENAL, ecc.) che, anziché svolgel'e un'azione rischiara• trice e promuovere l'effettivo sviluppo democratico e cul– turale d~l paese, cristallizzano, accettandole e giustifican• dole, situazioni di p1·ivilegio; o che, come la Radio e la •rv, sono abbassate a strumenti di faziosa propaganda e di subdola diHusione di amletiche incertezze e di conformismi. Enti e organizzazioni al servi,!.io, R dire il vero, non della collettività ma della classe dominante che li utilizza a fini di controllo e di contenimento dello sviluppo, politico e democratico, in atto nel paese; strumenti di una azione di offensiva e di controffensiva. che, ripresa neffimmediato dopoguerra, viene cqndotta innanzi, cOntemporanearnente, • su tutti i fronti e con tutti i mezzi: con la diffmdone deì giornali cosidetti d'infol'lnazione e di varietà, dei roto– calchi, delle selezioni, dei gialli e dei fumetti i con i ten– tativi di acclimatazione, in campo padronale, delle tecni– che d'importazione il cui fine proprio- è frantumare, sul Juogo stesso del lavoro, le Ol'ganizzazioni e la cosci~nza degli operai per relegarli, definitivamente passivi, nel limbo dei miti e dello attese; con l'uso e l'abuso della censura e dei regolamenti di polizia nel campo del teatro e del cinema; con l'appoggio alla stampa e alla cliUusione delle pubblicazioni clericali, appoggio di cui il recente scan– dalo del I'oligrafico fornisce un edificante esempio. I.e relazioni sull'attiviti't svolta dalle organizzazioni, da– gli enti, dai giornali di sinistl'a per !al' fronte a così mas– siccio schieramento ne misero in luce la spontaneità. ed anche, sul piano nazionale, la fr1;urnnentarietà e la incoor• dinazione. Perciò il congresso si è assunto il compito di f'reare un Centro Nazionale per la· diffusione della cul– t111·a; un centro che assicurerà il legaine e l'orientamento n<-cessa,·i All'attività degli ol'ganizzatori e, nello stesso tempo, sarà di pungolo e di stimolo, attraverso un'opera di costante agitazione e di dibattito fra l'opinione pllb– blica, alla, soluzione dei problemi fonda.mentali quali la lotta contm l'analfabeti.~mo, Ja riforma della scuola, la istruY,ione tecnica e professionale i problemi di compe– tcn;.a dello Stato e che esso è perciò chiamato e solle:. citato a risolvere. ]/ra le iniziative p1·oposle ai congressisti segnaliamo: una campagna naz;ionale por dotare di biblioteche la mag– gioram-1a almeno dei comuni ad amministrazione di sini– stra; la pubblicazione d'un bollettino d'informaz.ìone e cli otientamento da parte del Centro nazionale; la elabora– :-:ione di nuove tecniche di dif!usione e di sollecitazione cl'intc,·r->s:s.i culturali; la pubblicazione, settimanale o quin– dicinale, di un bollettino della radiO e della TV che• ne, 1·i,·eli e ne donunci, cli volta in volta, le insnfì:icienze, le pacchianel'ie e le faziosità (propo!',ta avanzata da Za• vftttini nel suo appello agli intellettuali e fatta propria dal congresso). Alla organizzazione dell'attività futura nel senso indi– cato dalla 1·iY;oluz.ionodel congr('sso è preposta la com– mi::;:-;ione nazionale di ct1i fan p1.1rte, fra gli altri, i rap– pl'e::;entanti cl~lla CCIL, della L<•ga Nazionale delle Ooope– ralive, della Lega naiionale dei comuni democratici, ecc. ] I solo pericolo che, a nostro giudi:-:io, si annida nell'azione e nell'attività di diffusione e di organiz;zazione della cul• tul'a popolal'e è il bnrqcraticisrno, la tendenza ]ntendiamo dil'O all'astrazione, alla creazione e alla organizzazione di nuovi centri e di nuovi organi cli diffusione laddove si tratta, piuttosto, socraticamentP, di aiutare a nascere Ja Yerib\ che, spontaneamente, ~i affaccia e si fa strada; in alt1·i tennini di saper individuare, per sorreggerle, gui– darle e coo!'dina.rle, Je iniziati,·e che, spontaneamente, si vanno rivelando e organiz;,,ando. S OTTO la spinta del progresso tecnico-scientifico e delta rivoluzione industriale è una visione nuova. della Yitn che si diffonde, in particolare, fra le nuove ge– ne1·a:-:ioni; una v.isione che, fondata. su11a compren– sibilità del mondo e dolio f.Ue leggi, ne impone e ne guida la trasforn,azione ai fini cli una autentica libera• zione wnana dalla miseria, dall'ignoranza e dallo sfrutta– mento. Quest'opera, però, non può esser portata innanzi dalle classi che, dopo a.ver promosso, ai suoi primordi, lo sYiluppo tecnico scientifico e industriale della società di oggi, ne debbono venire sopraffatte, tra.volte dalle contrnd– <lizioni che, senza uscire dai propri limiti, non possono risolvere. Essa ricade quindi per intero sulle classi che, sole, ha.nno interesse a quella trasformazione e a quella liberazione. Lo sviluppo, politico e democratico cui si ac– cennava, in atto nel paese, è maturazione negli uomini, in quegli uomini, della coscienza dei propri compiti sto– rici. L'attività cli diffusione e di organizzazione della cul– tura popolare si inserisce in quel processo di sviluppo e da esso trae i suoi orientamenti e la sua guida. Proprio per– ciò gli intellettuali, gli uomini che di cultura fan p~o– fos1;;ione, son chiamali a collaborru·e: .è l'occasione storica di uscire dalla arigustia di una cultura tradi,dona1mente sto.rilc, dalla pl'Opria amara solitndine per ritrovarsi e ricongiungersi, col popolo, a un movimento che, qualunque no sia l'esito e la vicenda, va verso jJ futuro. . NINO ISAIA
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