Nuova Repubblica - anno IV - n. 7 - 12 febbraio 1956

.,.... (Di.,. di Dino IJoschi) u Pensare. che se non avessi letto l' "Osservatore Romano" mi sarebbe sfuggito questo spettacolo 11 LE-SCUOLE: 01 AVVIAMENTOPROFESSIONALE .DESTINO. DEl CUCCI O LI ' . • . , f.. : .,• . '. V ERSO. la fin'.e_.,.delloscorso anno sc'ol3;stico, le scuole di avviamento profeSsionale si sono viste arrivare 1 in ~egalo· un' V~lu'mé; ~dìto: da.Ila UClIM; inti~ola~9J « La scuola di -aVviarrt~nlo p1~ofeSsfol1alè >. · I maligni d~– •cono che gli autOr-i" ilei pàrtO .'iettérai·io appijrt8ngon0 allf\ .stessa corrente· ché.:.s;ulll.\.-basè del ~Hfogn-o éli: 1~$ge· h. 21~0 _ci ossessionò- con .. :_quèstiol1àrh ·riunioni. e férvorii:'i .isp.irati alle p~l1·4:moder,~e;jt> _conc$fai-~ri-i ·d~élattiCo-peda-gogie;he.· Na,– tur'almente, non pado d~}:.cos'to iài . t!tl'.l'.IT!a'l)ifestazjoni. (Ad esso penso con Unft ,certa- .anlarézza ..soltaflto quantl.o ·si parla della poli_lice.-delii -le8(na· in ·fllate~ii;i "di sdopPia– .mento di cla,ssi .f _'cl_i° ediUZfl'l, s901l'lstic_~):·.· Gli_ ~~~Jogis~i ·della riforma ricoòobbero Che la scuola d1 avviamento pro- ' :tesSion_ale f'ra un'a ·-tOriqr~ P,er glì 'alunni e .cosÙhiiva, nei ·confronti della scuOla fuedia, _un vel'o. attentato l;ll1a co– •scienza sociale de{ ._s}ov~ni. Riconobbero la ~necessità del– •I'istituzione di u11a'··m·edi8tecnica (inUtile ripetere tu_tto c,iò .che v.enne detto in rriateria -d'-inSegrlaménto ·del latino) ·"e si sperò ~he, ,anche ,in· caso--dì ma,"ncata ftppi-ovazione· del msegno di legge nel ·comple:;iso, sarebbe stata comunqm. modificata in meglio tutta la struttura dell'ins~gnamentn secondario di primo grado. J;n altri termini si sperò ch_e sarebbe stato provveduto per stralcio come si- verificò per gl'istituti orofessionali. oer gli istituti tecnici Iemminili e per le scuole d'arte. Nulla di tutto ciò; anzt, sorsero asso– ciazioni in difesa _della scuola-mostro: l'ANISCAP, ad esempio, e. l'UNITESA, che, con riviste pedagogiche ,di parte cattolica, continuano come se nulla fosstl avvènuto a sostenere il mantenimento della scuoia diffère~ziata· per classi sociali. Tutt•.J a~ più suggeriscono modifiche da ap– portare alla stessa, non per avvicina.ria sempre più a .quella dei figli di., papà fino a giungere alla scuola unicP od a quel ramo tecnico dal quale sarebbe possibi-le acce– dere a11e scuole secondarie di secondo grado, ma per ren– derne sicura l'esistenza. E' evidente l'intenzione di evi1'tre, almeno a parole, che i tI"oppo evidenti difetti. d~lla scu-ola di avviamento possano dare pretesti per una stia graduale abolizione, con relativo assorbimento del pers9nale inse– .gnante le materie teCniche negli istitl.lti professi0n81i che oggi sono c-ostretti a Iunzionare con quadri di ripiego. In Italia abbiamo una classe dirigent0 che non ha mai trascurato nulla per rendere impossibile qualsiasi ten– tativo, anche il più blando,' per attenuare' le conseguenze della segregazione scolastica dei ceti meno aJ)bienti. Che ne è stato, ad esempio, della Commissiq_ne ministeriale per la revisione dei programmi? Non vorremmo che fosse stata rapita dai dischi volanti. Per i luminari dell'UCIIM, e loro stretti parenti, è bene che ci sia una scuola dove le classi devono essere pleto– riche per legge, dove gl'insegnanti di lettere, pur avendo un obbligo d'orario di venti ore settimanali, 4anno appena tre o quattro ore a disposizione per classe pei: insegnare alle scolaresche a scrivere due righe senza·offendere troppo sanguinosamer{te l' ortografia; dove manca la- nec~ssaria attrezzatura; che è una_ specie di stazione di tì-ansito di giovani insegnanti in attesa di raggiungere l'agognata scuola media: la scuola dei privilegiati. La scuola di av– viamento è una scuola di classe. alla quale non si intende rìnwlCiare. Naturalmente UCIIM, ANISCAP, UNITESA e riviste cattoliche, avranno un nuovo motivo per eccitarsi se, per caso, leggeranno queste mie quattro righe; ma sa– prebbero spiegarmi per .quale motivo i licenziati ,Palle scuole di avviamento non, sono ammessi agli ·istituti tec– nici? Come non c'è proiessore di istituto tecnico che non possa onestamente ammettere una diversità di rendi_g_l~~to .. .J1;a-gli alunui provenienti dalla scuola media e quelli l)rq– venienti c{"allascuola di avviamento. E se si considera che :questi ùltimi, avendo dovuto superare esami integrativi, 1 S01io trfi. i migliori licenziati, si ha una prova di più che ·jj car~ùei-e · prevalentemente informativo impresso ad nna 'scuola destinata a gioVineu.: di età oscilla1.1te dai dodici ai -ciuiittòrdicf airni, ha ii cl{iaro scopo di" impedire che chi -non è figlio di papà irnpar( a servirsi del proprio cervellci. · Na'turalmenfe mi' si j:,oti·ebbe obie'ttare èhe i collegl:i .della strenna «auspicano> la revisione dei pr.:>grammi ·c1ef– Ja scuola-mostro. E chi dovt'ebbé fare la revisione,. quella C.om ~sione alla qual€o è stato messo il bavaglio? E se la ·revi$ ionè avv~nisse sul serio forse che la .scuola-1)1ostro _hon isi t,:a~formerebbe, sia pure in modo graduale,. in quèl ramo tecnico della scn.ola media che i colleghi della stren– nà han Do finto, in altri tempi, di «auspicare>? . _N·ella p~efazione ·~1.volume. pubblicato dall'UCIIM, si "legge·della necessità· d{ « compiere. un grande atto di ginsti– zià sociale verso-le centinnia di migliaia di açlolescent.i delle ·classi n&n abbienti che attendono di esSere elevati a di– gnità di citttidini e di lavorat".Jri attraverso la loro scuola,. -Finora .si.i era creduto che un tale sitile f~sse proprio dei negrieri della Caroli_na .del Sud specil\lizzati in $Cuo1e ad uso ·e consumo dei cuccioli negri. E come mai i « circa ·trecento fra dirigenti e Proressorj di scuole di avviamento> trovano così strano 'che, abbienti o no, i cuccioli italiani, non importa se di razza dcica o pOvera, abbiano tutti bi– sogno di saper leggere e scrivere e far di conto tanto se aovraf'lno coltivare raPe come ·se dovram~o ~ccuparsi di elettronica.? Me ne meraviglierei se non si ti·a.ttasse d~ uomini appartenenti, a quella stessa corrente che ha vo– luto magnificarci l'alto valore· sociale, educativo ·e di– dattico de11a riforma Gonella e, qllindi, dell'abolizione della scuola-mo~tro. Non si tratta evidentemente di e-on- .vinzioni espr~sse ìn buona fede. Ed è doveroso denun– ciare all'opinione pubblica che non sol.o si vuole per• petuare la scuola di avviamento, ma si vuole peggiorarne l'impiego. Si potr~bhero citare molti esempi, ma ne può bastare uno di carattere indicativo. Come si sa, ·1a scuola di avvi.amento a indirizzo commerciale è quella che, in fatto di cultura gene1:ale, è la men:o scadeTlte. E allorll.che cosa è stato escogitato per creare un ghetto scolastico ope'– raio nella. vasta zona genovese che va dal qua.rtiere cli Voltri a quello di -Cornigliano? Semplicemente di far mo– rire di morte .violenta, o per lenta asfissia, tutte le scuole commerciali della zona: trasformandole sulla base di una disposizione amministrativa; o soffocandole con i' inseri– mento di nuove scuole indusll'iali, in modo che le com– merciali abbiano classi enormemente più numerose e ven.– gano private delle aule speciali col pretesto che ai labo– ratori delle scuole industriali spetta la priorità. Il bel ser– vizio che si sta così rendendo alla zona. industriale geno– vese, sostituendo le commerciali con tipi di scuola a più basso livello formativo, è· nulla. del resto, rispetto all'in– venzione di una sottospecie della scuola-mostro: la così detta post-elementare •di Iascistica memoria. Voglio anche ammettere. che, oltre al fine politico, la corrente di cui sopra abbia cambiato radicalmente parer~ per non perdere ricche clientele o Per acquistarsene delle nuove, ma a parte il fatto che la scuola non è un cantiere ·per disoccupati, le dette clientele. potrebbero essere siste– mate, come ho già detio, neg,i istituti p,rofessionali. ·ci.10 i ·seguaci della Scuola della Provvidenza si arrangino C◊1'fle vogliono, ma non scherzino col de'stino dei giovani _ -., . , ALESSANDRp BRENDA 12 1: Pi\.ESE~;-CHE \tA{' I I falsari del secol~ Si è discussa ·in queSti giorni al Senato la mozione pl'e– sentata dai senatori Lussn, Zoli, Molé, Zanotti Bianco, Amadeo e rrermcini mirante a ·sollecitare l'attuaZione della leggo approvata cl'al parfomento nel giugno del .1952, mà finoi-a mai entrata in vigore, secondo la quale si debbono bandire concorsi per la compilazione di « cronache del– l'azione f~.scista ». La legge aveva cd ha lo scopo di intro– durre nell'insegnnmento, sc~lastico opt?re che testimonino ai giovani e per essi, a tutti i cittadini l'attività antidemocra– tica ciel fascismo. La discussione della mozione Lussu, cd era prevedibile, ha dato origine alla solita. gaz:1,a1Tada parte dei senatol'i ·rnissi1li, soprattutto per bocca di 'l'ul'Chi e Ferretti i quali si sono scagliati violentemente contl'O il senat.ore sociaHsta. durante il suo inten·ento. ·E, come era forse ugualmente pre.vedibile, non tutti i senatori clemoc1·istiani presenti hanno votato in modo favorevole alla mozione, sicchè essa è stata appl'ovata coi voti di socialisti, comuhisti, socialdemocra– tici, democristiani (solo in parte, come s'è detto), Jiberali ·e repubblicani. Così si riuniranno presso il Ministro dellO. P. I. dieci pa.rlamentari, cinque senatori e cinque çle.putati per predisporre la effettiva entrata in vigore della legge.: Durante la cagnara in parlamento, i missini hanno espresso la loro contrariet~ alla « trista mozione antifa– scista :., come si legge su Il ~ecolo del· 1.o febbraio, perchè, Bisogna sapere éhe la « contrappo~izione fascismo-anti– fascismo è storicamente superata e che il _compito fonda– mentale della democrazia è quello di combattere .i comu– nisti». Come questa contrapposizione sia superata potreb– bel'O spiegare i balbettamenti del fìlosofastro partenopeo Edmondo Cione, la vacua ma in compenso forbita purolà del ragionier Cinseppe Pella, -la senescente misericordia buddista del prete di altagirone. ' A 'sentire poi il sei). Ferretti « sarebbe di gran lunga prefel·ibile rievocare alle menti dei giovani le conquiste gloriose del popolo italiano :., perché « la guerra non è un fatto politico>. Molto pacntament~ il sen. Tenacini gli ha obiettato allora che per lui, forse, In guerra. è un fatto familiare. · Resta comunque assodato che - sono pensiei·i ad altl\ YOce dell'immarcescibile cervello del fu maresciallo Messè - nei nuovi lesti scolastici «-si hatterù della guerra del '40 -(si c<17>isCe, si caPisce, e della ca·mp(i(Jna d-i Russia· n.ci ..r.) 1 , .sì che i contra$ti fra. i"cittadini si riapriranno, e ste rHm en: Je ... >. Peggio: lo spi1·ito malefico-della e: .vendetta storica» - qui è ancora Il secolo a integrare - penet1:er'à « nel ·tempio della cultura e della educazione ~colastica :.. Il che era ammis.~iibile solo « nella eufo1·ia dei nuovi trofe{ innal– zati s1llle testé g-iunte carrette straniere,,· cioè' al' téffipo della « Uberazioiie, assurta a vindice di tutte le demo~ craiiche pr·m:igini, finalménte affi6rate è invàdenÙ s'ul ·co:rpO della Nazione >. ~ " : · ' Ma cOsa· ne sanno· mai del tempio della. culttira: ·questi incendiari sacrilegl1i, questi falsari. persino della. propria coscienza? E come os.a.no parlare di « carrette straniere » proprio loro che m erca~tegg iarono, per pochi giorni_ di di– spregiata.- sopravvivenza, i carri della morte nei quali mi– ·gliaia di ita.liani Iurono avviati verso i forni crematori del Terzo Reich? · Al cuore del presidente Merzagora l'intervento del mis– sino Ferretti è riuscilo penoso. A noi riesce peÌloso il -fatto che codesti figuri siano ma.ntennti dai ciUB.dini sugli scanni del parlamento democratico italiano. Le migliori tradizioni . , . S I E' RIU 1 ITA a Roma in assemblea. nazionale la · gi~~entù univ~rs_itaria. del FUAN,_ cioè . fas~i~ta. « Sial'no dell'op1mone - ha detto sic et simpliciter un delegato - che la l'ivoluzione culturale sia una que• stione di presenza >. Molto giusto: infatti se tutti fossero ·assenti, la rivoluzione non si potrebbe fare. Un altro de– legato hà invitato i giovani cattolici « sulla base della co– mune concezione aristocratica della vita intesa come lotta e cÒme conquista ... a rivedere le loro posizioni, a .venire a colloquio ... perchè con il ritorno alle migliori tradizioni italiane, dall'umanesimo alla. controriforma, si possa ·ope: Tare quel rinnovamento della cultura la cui esigenza· è una– nimemente sentita ». La controriforma come esémpio delle migliori tradizioni italiane non può cf1e siinboleggiare pe.r i gidvani fascisti (nòn per quelli ·cattolici!) l'attualità d~l « complesso del rogo». Impeccabilmente storicistico poi il nesi:;o umanesimo•conti-oriform~. Altri delegati son verluti a parole, l'u1ì cont~-o l'alt~Q armati di Gentile, Sorel, Armando Carlini e voci dell'En~ ciclopedia T1·eccani, a propositQ della_concezione filosofica. del fascismo. Uno ha detto che si tratta•di immanentismo bello e buono; è vero che « il nostro stato. è ·cattol_icç-... _ma. è fascis ta, anzi· sopràttutto, esclusivamente, essenzialmente fascis.ta ». Qui se non altro gli avverbi fanno a pugni tra loro e con la logica, ma diamone. c_olpa al; resocontista. Un altro ha replièato .mRcçhé,:-si .tratta di. conceziooe·dn~– listica: « Arnaldo· Mussolini, co,.n18.piena approva~ione del fratello, fondò Ja scuola di "~istica Fa~cista" )a quale in · uno dei srioi primi atti ·cultur·ali· riye1l'd~cav_a la v:aliditù.. filosofica del tomismo ·e della scofastica in rapporto ai nuovi ..tempi ». , In attesa di mettersi' d'accordo, i giovani fasc•isti <'on– cretamente lavorano alla rivoluzione culturale to del cultui :ral]le). · ' ·

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