Nuova Repubblica - anno IV - n. 3 - 15 gennaio 1956

Comitato direttiv9: TRISTANO CO-D!GNOLA (direttore· resp.), ·un··:-!1!--'mero t. .. :40.· Est~ro~ L ·so. Un numero arretrato L. 50. e Nuova RèpubbliCa • è settimanale politìco e di cultura. E' anche- PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARRI, PAbLO VITTO_RELLI. s·egl'.. di .- AJ,'g0nalTlenti_: annoo· per ltalia•e·Franda L. 1500, sem. "t,, 800," ,giornale ·murale, re·gistrato· pressò Trib~ di Firer,ze con decreto ·redazione:· GIUSEPPE· FAVATJ: Direz. l' 1 redaz.: Fir'enze, Piazza trim-e-L. 459. Estero:·l. 2000, 1100, 600, Sostenitore L 10.000. n. 1027 del 21. luglio 1955. Manoscritti, fotografte, di~egni an- libertà 15, tel. 50-998. Amm.: Firenze,· Piazzi! Indipendenza 2?, ,) · CIC ·post. 5/6261, cla Nuoya Italia•, Firenze. Gli abbonamenti de- 1 che se non pubblicati, non si restituiscono. ·Diritti riser;vati per te!. 483-207i8. Autoriz. Trib. Firenze del 30 .dicembre 1952, cor~OQO .dalrinizio d~I me·se.. Per pubblicità" rivolgersi af!'Ammi- tutti i Paesi. Il periodico viene inviato gratuitamef')te in saggio·• ..,P,,.,;n~lft_d_;n_1ta_ly-'-._s_1_. _n.. p _de_«_La_N_,_,;_on..:•_•c.· _,;c. ,e:.;.n.:.'•:..:•_v_;;.:.•..:R;;;k:.:•:.:•o:...H..:8;.;.· __ ..... ;n;,;;'; ;'":.:'s:.lo:cn:::•·:...T:.:•:...d:...fl:::•·:...' :::l. ..:.:15 ;: 0: ;:00 per inserzioni di mm ..7._.0~p_e_r·c_o_lo_n_n,_. _ _ c_h;_u_nq ..u_e_n_e_fa_c.c.d.c.•_r..:kc..hcc;•;:.;st.:.•·__.:cSp::..:•.:.a.:.;z.:. .:;"_;.:.•b:.:b:.:o:.:n•:;.m:...._,P:.:o:::'':::':. ·95 · ANNO IV • N. 5 °'. 'ESCE LA . DOMENICA 15 GEN:NAlO 1956 • -~· 40 UNA PICCOLA CASA LIBERA di ALESSANDRO ROVERI • E'-: L~ C.IT <? a_un gi?va~e interloquire ne.i cliscoi·si dei " p1u anziani, per espl'lmere sul problema della fun- zione di Unità-popolare l'opinione sua· e di tutto il gruppo dei suoi amici, entrati come lui nel· moYimento senza· provenire da nessun'altra formazione politica? Non può accadere che la particolare esperienza di u_na·genera– zioile nata durante il fascismo contribuisca a illuminare l'orizzonte? . . · Anzitutto, a noi giovani sembra che molti problemi non esìStano. Non ha senso la diviSione intern&ea esterna tra ·«socialisti» e «democratici», e sarebbero _del tutto ingiu• st.ifìcati i timori e i sospetti reciproci che, al contrario, · · non potevano non travaglia.re ·il partito d'Azione· nell'im– mediato dopoguerra.' In quel clima di ottimismo e di eufo– ria· democratica ed egualitaria, il partito d'Azione, l'al– leariza t'ra pl'oletariato e ceto medio (se- si 'può Rncora par– ltti'e di un compatto ceto medio) potevano apparir~ be~.poca cosa ai frettolosi socialisti e agl'impazienti demo'cratici che « non sa.pevano cosa volevano ma lo volevano· subito::.. Oggi, però,· Itl situazione è mufata, purtroppo, irrimedia– bilmente. L'antifa$cismo è sulla difensiva:, contro la pres– sione dei sempre più insolenti « padroni dél vapore ». Oggi Unità. popolare, cioè l'alleanza di un ceto medio che sa di non poter nulla senza l'appoggio del proletariato, e di un _ proletariato (nella nostra provincia di Ferrara, quasi il cinquanta per cento dei militanti è rappr·esentato da ope– rai) che sa di non poter nulla senza un'alleanza con i ceti· medi, Unità popolare, dicevo, rappresenta una conquista troppo preziosa perché si debba perder tempo a discutere astrattamente di socialismo e di detnocrazia, menti·e le ·forze della conservazione trovano facilmente un reaziona– rio acçordo e mille equivoche ragioni d\mione. Ma poi, che significa essere «socialista> ·o essere « de1nocratico »? · Forse che i seguaci radica1socialisti di Mendès-France ( è quanti giovani tra essi) stanno a chiedersi se sono· radi– cali Q $Ocialisti o più l'una che l'altra cosa? Fors~ che il fatto di volere più o meno dirigismo allontana· dal co– mune partito Bevan e Gaitskell a cansa. di accademiche• e ozi0se ·.discussioni? Quella è tutta gente che lavora con~ cretamente, e si divide in correnti dopo àver proposto di– verse soluzioni di specifici problemi politici, non prima ancora di~ discuterli. Unità popolare è per la proporzio– nale politica e amministrativa, per una grande 'riforma. trihuta;ia che faccia pagare sul serio le tasse ai ricchi, per ·la rifo\.ma agra.ria e la giusta causa permanente, per una ·legislazione antimonopolistica, Per una politica di piei:io iml}iego, per l'assistenza medica gratuita, per il còntrollo delle nascite, per la difesa della scuola di stato e il mi– glioramento del tenore di vita di maestri e professori, per una seria politica d'investimenti e di aiuti nell'Italia me- 1·idionale, per la nazionalizzazione· dei telefoni e dell'in• dustria elettrica, per l'abrogazione delle leggi fasciste tut– tora vigenti e la. tutela di tutte Je libertà (compresa quella di Gronchi di far l'inchino al Papa), per la lotta contro ogni discriminazione, per un indirizzo urbanistico ed edi– lizio largamente popolare, per pi_ù·coraggiose iniziative di distens_ione internazionale, cioè per una più dignitosa poli– tic~ estera.? Se sì, ecco un'immensa mole di lavoro per tutti, per gradualizzare e concili-are organicamente tanti impegni, e non ci sarà più il tempo di dannarsi l'anima con disquisizioni filoSofiche. Quando saremo r"iusciti a for– mulare e diffondere le nostre proposte, le nostre soluzioni di questi e ,altri problemi ancora, chi sarà d'accordo con noi verrà con noi. Il dibattito. filosofico non sia alibi del• l'ozio e dell'indolenza. Scriveva giustamente .Gaetano Salvemini nel mag• gio 1955 : « Il marxismo è una droga meravigliosa: prima sveglia gli animi dormienti, e poi li rimbecillisce nella. ripetizione di formule che spiegano tutto e non dicono nulla». Tutto ciò che vado scrivendo vuole essere esorta– zione ad abbandonare definitivamente appunto certi facili ed anacronistici schemi marxisti 1 i quali non sono però haiuu, ,idc1·i10 alla mozfone di un c,nwegno mo1Htrcl1ico • fa.,ci.~llt l'cscarn dnllct Mo11lecnli11i, J)tr lo s{rnllllme11to degli idroca.rb11ri d(( /l(trle dei f}riuati) (IJis,, ili Vino 1Jusd1i) Peccati di gola affatto, come si potrebbe credere, monopolio de.i « socia– listi» di Unità popolare, .ma frequente equivoco proprio dei « democratici ». Essi temono infatti che i s0cialisti del movimento non intendano tutto l'insostituibile valore di Unità pGpolare perché ancora ammaliati dal «mito» del « vero.» partito socialista. Effettivamente, può darsi che talvolta i vecchi socialisti di Unit.ù,.pop_olare accreditino in– volontariamente simili perplessità, perché, ancora anco"rati come sono B. un linguaggio lentamente assimilato e 1nn• gamente vissuto, non sempre sanno trovare .l'espreSsio.ne più pel'tinente e appropriata. Senonché i « democratici » non sempre intendono che i nostri socialisti no~ sono . marxisti se non in quanto il marxismo açcolgono come ampliamento del quadro critico, come strumento essenziale (ma non unico ed esclusivo!} dell'azione politica e della ricerca storica. I nostri socialisti adetiscono senza riserve alla democrazia par.lamentare e •~ll'ideale della libertà, ma dovranno citare Laski due Volte' al giorno e sostituire rne• todicamenie la parola « laburismo» alla parola « sociali– smo » per non essere fra-intesi? A questo punto sorge il problema del partito radicale. lo penso che 'prima o poi, dÒppiato il capo delle p1·ime generose illusioni e filtrati lent~r;nente· i residui polemici, i radicali finiranno ?Ol trÒvare un'intesa con noi. Il tempo dimostTerù che la. nostra divisione è clovnta unicamente a1 fatto che essi. non hanno ancçra tratto tutte le conseguenze della loro secessione. Noi di Unità popolare pensiamo che l'unità di misura dell'azione politica ed economica vada cercat"a nella coscienzà («in intet·iore homihe habitat ve- 1·itas », è il caso di dire), essi tmcora credono che esista, fuori dell'uomo, un'economia scientifica fine a se stessa e 'dotata di leggi e principi dà ti~p1gttare religiosamente (si veda a questo proposito il « punto Critico» dell'economia nel messaggio di adesione del « loro.» Einaudi al congresso malagocliano), illuministica mente. Ecco perché Unità po– ·polare è nata da una crisi che ha sconvolto tutta Ja na• zione, e il _partito radicale in un momento per nulla cata– strofico, ignorato addirittura dalla stragrande maggioranza del popolo italiano, senza profondi echi ,e vaste risonanze. Problema di tutta la nazione, altament~polit.ico e profon~ damente educativo, la nascita di Unità popolare; encomia• bile e doverosa chia.rificazi0ne interna di partito, che però poteva avvenire indifferentemente un anno prima come due anni dopo, la scisSione liberale. E' sintomatico 1 anzi 1 che essa non si sia verificata in occasione della « legge truffa»: allora avrebbe avuto il significato di una ribel .. lione a tutto il sistema dell'imìnòbiJismo quadripartitico, di una indignata protesta anche contro Pncciardi e Sa-– ragat,. per un totale rinnovamepto dell'impo.;;tazione della lotta politica; mentre oggi i radicali tendòno addirittura la. m·ano anche verso i soCialdemocratici, senza capire.·che Sa .. ragat non può non respingerla! Ed è del J}ari sintòmntico che Villabruna, uno degli esponenti radicali, abbi"a fatto pal'te del governo Scelba e·non abbia. rifiutato la sua firma alle disposizioni discriminatorie dei.' corisiglio dei ministri del quattro dicembre 1954. ~ ' Non ci si risponda che è v.ano rinfacciare il passato, perché se è vero che non ci potrebbe essere D,!.111~ di pilt stupido che ·condannare « sub specie aeternitatis >, d'altra pa1·te sarebbe altrettanto imperdonabile non• capire che il passato è Ja. sto.ria, di un individuo come di un'organiz .. zazione politica, cioè. è· quello stesso individno, e quella stessa organizzazione politica, col loro potenziale corredo di ulteriori contraddizioni. Onde l'indispensabflità e l'uti– ·lità dello scontro anche acceso e veemente, se si vuole do– mani un'intesa proficua. I radicali dovrebbero umilmente rispondei·e a qneste domande: credono possibile una 'l. ra– dicale» azione di rinnovamento nell'ambito e con la men– talità del vecchio centro quadripartitico? sono convinti di aver-preso urt grosso abbaglio quando ·hanno salutat0 con gioia la nascita del governo Scelba? continueranno ancora per rnolto, per un astrntto e male inteso laicismo, a pre– ferire Einandi a Gronchi alla presidenza della Repubblica e a temere dal suo attivismo· la repubbJica presidenziale in Italia? vogliono dirci cosa intet)dono fare contro i si– stemi fascisti adottati' nellé fabbriche contro gli Operai! credono di riuscire a far vivere il ìoro partito in quasi tutti i capoluoghi di pl'Ovincia d'Italia, quando 1 in una città come Ferrara, malgrado tutti i nostri sforzi, non siamo riu– sciti a trovare una sola persona disposta a lavorare per loro? perché sono così tiepidi verso Jo sciopero dei prof es• sori? come mai pensano che debba riuscire a loro ciò cho non riuscì a tre partiti la.ici con segreterie non rrialago• diane o fìlomalagodiane e con uomini come Parri Gr!;'ppi Carandini Calamandt:ei Codignola, e non in secondo piano, nelle loro file? perché non h8nno pensato di aderire ·ad Unità popolare, accettando di rappresentarne l'ala destra? ·forse che noi non rappresentiamo identiche istanze laiche ~ antimonopolistiche? perché, dopo. Ginevra, non ricon_o– scono chè la CED sarebbe stata un errore, che avevano cioè rauione Menclès-France ·e molti socialisti francesi -– non di~entichiamolo - a respingerla? sai:ebbero disposti a chiamarsi radicalsocialisti' come i seguaci di Mendès– France o inorridirebbero scandalizzati come quando a Milano 1 recentemente Carandini propose contatti con il.,, PSDI?! Se si vuole davvero consolidare le istituzioni democra.• ti~he e sbarrare la. strada al fascismo qua.~~nquista e cp:•

RkJQdWJsaXNoZXIy