Nuova Repubblica - anno III - n. 41 - 18 dicembre 1955
11.uova l;ESA ~LAUD 10 Via Risorgimento,3 Pr9sso Terreni P r s A. èomitato direttivo: TRISTANO CODIGNOLA ( direttore resp. ), PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLI. Segr. di redazione; GIUSEPPE FAVATI. Direz. e redaz.: Firenze, Piazza Libertà 15, tel. 50-998. Amm.: Firenze, Piazza Indipendenza 29, t~I. 483-207/8. Autoriz. Trib. Firenze del 30 dicembre 1952. Printed in ltaly. St. Tip. de «la Nazior,e», Firenze, Via Ricasoli 8. 89 • ANNO III • N. 41 UNA POLITICA NUOVA PER LA SCUOLA di ALDO nsALBERGHI F RA I SETTORI della vita pubblica italiana che più– gravemente risentono della mancata attuazione delle norme costituzionali quello scolastico occupa un po– sto cli rilievo. Né l'obbligo scolastico, né gli esami cli Stato, né la regolamentazione delle scuole private (cioè la tracln– zione in norme precise del previsto istituto della « pa– rità>), né l'accesso agli studi cli tutti i meritevoli - per limitarci ·alle norme costituzionali cli più specifica rile– vanza in materia - banno trovato ancora chi sapesse tra– durli da precetti generici in realtà operanti. Alcuni timidi e maldestri tentativi, quali la famosa circolare per l'istitn– ziune ~ s-onza aggravio di bilancio> dei corsi post-elén1en– tari, o lo stanziamento pietosamente insufficiente cli borse di studio per studenti medi bisognosi, non mutano certo il quadro della sostanziale carenza di azione organica nel campo educativo. Ma c'è di peggio: la maggior preoccupazione che taluni mostrano di avere non è già di studiare i modi migliori per attuare quanto la Costituzione prescrive, bensì quelli per poter fare ciò che la Costituzione vieta. Brillanti giu– risti arzigogolano sino a concludere che è dovere dello Stato cli sovvenzionare le scuole private. La libertà senza aggettivi che è costituzionalmente riconosciuta all'arte, alla ~cienza ed al loro insegnamento, la si notomizza abil– mente fino a farne una «giusta» libertà dosata nei vari gradi cli insegnamento con precisione tendenzialmente omeopatica. Alla funzione educativa dello Stato si sosti– tuisce un « sopraeminente > diritto della Chiesa nel campo scolastico. · La « Settimana sociale> dei cattolici tenutasi a Trento a fine settembre, oltre a ribadire queste ed altre tesi, non ha nascosto la portata ultima delle ambizioni clericali : I) espansione della scuola «libera» fino a coprire ogni genere cli domanda d'istruzione; 2) « maturazione interna» della scuola statale, in senso « più sostanzialmente con– sono alle tradizioni culturali e religiose del paese». Probabilmente una parte notevole degli stessi cattolici non si rende conto dell'azione paralizzante che simili posi– zioni esercitano rispetto ai più urgenti probl~rni di poli– tica scolastica, ai quali molti fra essi non sono insensibili. La scuola non è clericale, e non lo è la gran maggioranza del paese: ma i clericali tengono in mano leve troppo po– .tenti perché la difesa dalle loro attuate o paventate ini– z.iative non finisca con l'assorbire ogni energia diversa• mente orientata. Tipico il caso della progettata « Riforma Gonella ». Malgrado il nome e malgrado l'ampiezza delle cÙnsultazioni preli1ninari, non tanto di una. riforma si trat• tava, quanto di un consolidamento dello stato cli fatto, con aggiustan1enti e ridirnensiOnamenti non irragionevoli. In complesso avrebbe costituito un progresso rispetto alla si– t,,azione attuale: essa cadde pei-ché puzzava di clerica– lismo e suscitò la giusta reazione delle forze laiche e per– sino cli cattolici non clericali. Da allora e fin quasi ad oggi, si continuò a dire da molte parti che la scuola ita– liana non abbisognava di riforme, ma cli Ònesta ammini– strazione congiunta all'attuazione dello specifico disposto costituzionale. In realtà non si è attuato né questo né quella, e neppure si son riuscite a sventare tutte le ini– ziative demagogiche, ché anzi quella del!'« abilitazione di– dattica » sta proprio ora giungendo in porto. Per quest_o, e soprnttutto perché l'immobilità per ogni organismo vivo non è stasi ma regresso, il processo cli deterioramento· della scuola italia,na si è fatto sempre più preoccupante. LE FORZE laiche hanno ormai capito che la semplice difesa ·contro il clericalismo non serve.' Occorre agire . simultaneamente anche su altri piani, e rendere l'opinione Un numero L. 40. Estero L. 50. Un numero arretrato L. 50. Abbonamenti : annuo per Italia e Francia L. 1500, sem. l. 800, trim. L. 450. Estero: L. 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10.QOO. CIC post. 5/6261, «La Nuova Italia», Firenze. Gli abbonamenti de– corrono dall'inizio del mese. Per pubblicità rivolgersi all'Ammi– nistrazione. Tariffa: l. 15.000 per inserzioni di mm. 70 per colonna. · ESCE LA. DOMENICA e Nuova Repubblica » è settimanale politico e di cultura. E' anch&. giornale murale, registrato presso Trib. di Firenze con decreto, n. 1027 del 21 luglio 1955. Manoscritti, fotografie, disegni an, che se non pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati pec: tutti i Paesi. 11periodico viene inviato gratuitamente in saggfo a, chiunque ne faccia richiesta Spediz. in abbonam. postale Gr. lf; 18 DICEMBRE 1955 · L. 40: (Dis. di, Dino Boschi) PERPLESSITA' SOCIALDEMOCRATICA • « E ora, a chi m'appiglio?., pubblica consapevole della gravità cui è ormai giunto il problema scolastico in Italia. Anzitutto occorre battersi su di un programma minimo di rapida e relativamente fa– cile attuazione. E' ciò che la Federazione Nazionale Inse– gnanti Scuole Medie sta facendo: essa ha proposto di re– cente un « piano decennale» che specifica i modi d'attua– zione dei precetti costituzionali e degli altri provvedimenti più urgenti atti a sanare la situazione, secondo esigenze di buon senso e di elen1entare democrazia. Ma occorre anche levarsi cli dosso il complesso cl'infe– •riorità per cui cli riforme non bisognerebbe parlare per tema che i clericali se ne avvalgano ai loro fini. Il sistema scolastico italiano è nel complesso antiquato, incapace cli adempiere ad una funzione di progresso sociale: esso ha una chiara fisionomia classista e manca quasi completa– mente di assolvere il compito, che è forse il fondamentale in regirne democratico, di orientai-e progressivamente i sin~ goli allievi verso le professioni per le quali dimostrano n1aggiori attitudini e più consapevole vocazione. GJi stessi Licei, sottoposti ad ur'incontenibile pressione in quanto passaggio pressoché obbligato per l'istruzione superiore, e comunque unico tipo di scuola rnedia superiore non spe– cializzata, vanno progressivan1ente scadendo e va in essi immiserendo una. tradizione uma.nistica certo degna d'altro destino. Che i metodi e lo spit·ito dell'insegnamento risul– tino anch'essi, troppo sovente, in contrasto con le esi– genze culturnli e civili di una società democratica, non è cosa che possa meraviglia rei : date le circostanze, do– vremmo piuttosto sorprenclèrci del contrario. Dai liberali de Il Mondo e de L'Espresso ai comunisti, che hanno addirittura dato vita ad una nuova rivista dal significativo titolo La ,iforma della scuola, il campo laico s'è n1esso in n1ovin1ento :in questi ultimi ten1pi: non pilt soltanto lamentele particolari e recriminazioni per gli at– tentati clericali alla scuola cli Stato o alla libertà d'inse– gnamento, ma critiche che investono i problemi scola– stici nel loro complesso, e sfociano nell'esigenza di un ra– dicale l'Ìnnovàmento. Ma è ancora alla FNISM che si deve l'iniziativa più interessante: col suo Convegno regionale ·Jombardo su « La Scuola: politica e costume» recente– mente tenutos( a Pavia con larga partecipazione laica d'in– segnanti anche eia altre regioni, la maggior associazione laica d'insegnanti medi (che così celebrava il decennale· della sua ricostituzione) ba imboccato decisamente la strada dell'azione autonoma della scuola stessa ai fini del · proprio rinnovamento. Non è propriamente posizione nuo• va, . né tanto m~no .vuol essère posizione che astratta– mente contrapponga pretese di autonomia. corporativa al- l'azione scolastica dello Stato ed alle stimolazioni della ·so– cietà: la' prolusione fu tenuta da Filippo Sacchi, giorna– lista illustre ma non uomo di scuola, che parlò come cit– tadino e padre di famiglia, e i relatori e gli intervenuti, insistettero sugli stretti legami fra scuola e società e· Stato. Del resto fin dai primi decenni del secolo la Fede– razione ha dibattuto nei suoi convegni e congressi i grandi· problemi dell'educazione nazionale (oltre a quelli cli ca– tegoria che allora rientravano anch'essi nelle sue compe– tenze). Nuovo è stato, a Pavia, il larghissimo consenti– mento sulla necessità di un'azione a largo respiro·, con la, quale gli insegnanti si assumano l'iniziativa di denunciare essi stessi senza perifrasi e falsi pudori i mali dell'attuale situazione scolastica, e di studiarne concretamente i rimedi. L'impressione che si è avuta a Pavia è che la classe in– segnante, o almeno la sua parte più consapevole, non sof– fra più di quei pregiudizi che provengono da una specie di deformazione professionale: quei pregiudizi che impedi– scono di riconoscere la funzione reazionaria del nostro « panlatinismo », o l'assurdo pedagogico delle prepara– zioni professionali troppo precoci. Le opinioni possono di– vergere nel dettaglio, ma ogni feticistico attaccamento a realtà sorpassate appue ormai superato: sicché è all'ul– teriore fecondo dibattito e soprattutto all'esperienza ulte• riore che si chiede illuminazione, e non già ai vieti apriorismi. Da ciò il profilarsi cli un'esigenza fondamentale: che alla scuola sia data la possibilità cli sperimentare il nuovo, in fatto non solo di .metodi, ma anche di 'istituzioni e di strutture, devolvendosi il controllo in materia a un arti– colato complesso di consigli locali d'insegnanti, coordinati e guidati dal Consiglio Superiore. Ed invero è difficile concepire un'opera coraggiosa di rinnovamento che non poggi sull'autonomia funzionale della scuola: le «riforme» riescono sempre reazionarie se non si appoggiano su serie e p·rolungate sperimentazioni, perché non si può imporre u11i– formemente su scala nazionale altro che il già collaudato. e HE VI SIANO le premesse di una riscossa laica nel campo scplastico non si può dire con certezza. La coo– perazione degli stessi cattolici non clericali sembra tanto indispensabile quanto difficile cla ottenere. I cqmunisti pro– fessano oggi in campo scolastico idee serie e costi:uttive (dedicando per la prima volta alla scuola elaborate deli– bere direzionali), ma non sarà certo in chiave di fronte popolare che si riuscirà, nell'attuale situazione, a far opera efficace. Anche qui c'è bisogno di una « politica intelli– gente >, una politica di ampia ape,-t;ura e tuttavi11 capaoo .. eca \.,:,1 u vO·
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