Nuova Repubblica - anno III - n. 39 - 4 dicembre 1955

M nuova CESA GLAUDIO Via Risorgimento,3 presso Terreni r Comitato direttivo, TRISTANO CODIGNOLA ( direttore resp.), PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLI. S~gr. di redazione: GIUSEPPE FAVATI.· Direz. e redaz.: Firenze, Piazza Libertà 15, tel. 50-998. Amm., Firenze, Piazz.a Indipendenza 29, t~I. 483-20718. Autoriz, Trib. Firenze del 30 dicembre 1952. Printed in ltaly. St. Tip. de «La Nazione», Firenze, Via Ricasoli 8. 87 · ANNO III • N. 59 NON SMARRIRE LASTRADA di TRISTANO CODJGNOLA N ~I, GIRO di poche settimane si sono compiuti, si van– no compiendo eventi importanti: l'adempimento co– stituzionale (avvenuto più rapidamente e felicemente · del pre,·isto) per quanto attiene la Corte; l'inr,,iativa Stur. zo nei riguardi dei poteri del Presidente (preav\'iso evi- dente cli un'offensiva cli destra contro il gabinetto .Segni) ; la secessione (da tempo attesa, e quindi in parte sconta'ta,) dei lil)erali cli sinistra. Sono tutti eventi che; in reciproca concatenazione, mettono a punto una situazione, sulla quale le elezioni prossime (amministrative o politiche che siano) recher·anno luce. · rroprio perchè si tratti,. di una situazione dinamica, nella quale i fermenti cli rinnovamento cominciano a ma– nifestarsi con vigore, il nostro raggrnppamento cli Unità popolare, per modesto che sia nnmericamente, può essere chiamato a svolgervi un ruolo n,.2.. · ,differente, ad una -concnmone preltrninare: quella cli non smanire la strada. 'La fretta, l'inesperienza politica, l'apparente facilità delle soluzioni tradizionali che non risolvono nulla, sono i ne– mici più subdoli e quindi anche i più pel'Ìcolosi. Kell'articolo « Una politica intelligente», che ha sol– le,·ato una vasta ed interessante discussione in tutti i settori politici che ci sono vicini, io avevo indicato - crnclevo con sufficiente chiarezza - le due cose da non fare: e mi sembra che gli eventi in corso e quelli che se– guirnnno siano destinati a darmi ragione. Le due cose da non fare, dicevo press'a poco, sono il partito socia– lista autonomo, e il partito radicale. La cosa, unica, da fare, è di alla1·gare l'incontro fra forze socialiste (eventual– mente indotte all'errore del partito socialista autonomo) e f,orze democratiche (eventualmente indotte all'errore oppo– sto del partito radicale), per una politica. ben determi– nata: di allargare · cioè. è ovvio, l'esperienza centrale e fondamentalmente positiva cli Unità popolare. Vorrei dire, preliminarmente, che questa definizione ottimistica della nostra recente esperienza non è u.na spe– cie cli chimera intellettuale. Se andiamo con la mente alla nostra difficile formazione, e soprattutto se ci guardiamo pi,1 indietro, alle pilt arretrate esperienze per la realiz– zazione del medesimo scopo, dobbiamo convenire che le radici sono, questa volta, più solide che non mai in pre– cedenza, e non soltanto perché siamo partiti ben coscienti delle difficoltà pratiche e organizzative che ci aspettavano, ma anche e più perché siamo partiti con una visione chiara del compito, frutto non di un compromesso for– male, ma di un vero incontro. Questo significa che a nes– sun costo siamo disposti a buttar via i frutti del difficile lavoro già con1piuto, dietro miraggi tal).to improvvisati quanto approssimativi. Delle due cose da non fare una, affermavo, è la costi– tuzione cli ,m partito socialista autonomo. Mi pare che le ragioni che io allo1·a esponevo siano state generalmente intese, dentro e fuori il Movimento. Ma non abbastanza da coloro ai quali particolarmente mi rivolgevo, ai gruppi cioè che fanno capo a Magnani - Libertini da un canto, a Fara,·elli - Monclolfo dall'altro. Da parte di questi gruppi, e particolarmente da parte clell'USI, si è infatti insistito continuamente nel proporre un piano cl'inte ·a che racco– gliesse USI, sinistra socialdemocratica, e socialisti di UP, per un risultato che - anche se non dichiarato - non pnò alla fine che essere appunto quel partito socialista «autonomo» che non vogliamo. Abbiamo eletto a tutte let– tere e in ogni occasione che questa operazione creerebbe un ostacolo obiettivo al processo cli 1·iquali-ficazione in corso nel PSI, e che mai ci saremmo prestati - sotto qual– siasi pretésto - a un'operazione cli questo genere. Ci sem– bra d'altronde che in questo suo atteggiamento i'USI punti non su uno, ma su due cavalli perdenti: sulla divi– sione fra socialisti e democratici cli UP (per intendersi, sulla divisione di Pal'l'i da Coclignola), e sulla secessione della sinistra socialdemocratica. _()ra 1 il noAtro incontro e a bino 1:i1anco Un numero l. 40. Estero L. 50. Un numero arretrato L. 50. Abbonamenti: annuo per· Italia e Francia L. 1500, sem. l. -800, trim. L. 450. Estero, l. 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10.000. CIC post. 5/6261, «la Nuova Italia>, Firenze. Gli abbonamenti de– corrono dall'inizio del mese. Per pubblicità rivolgersi all'Ammi• nistrazione. Tariffa: L. 15.000 per inserzioni di mm. 70 per colonna. ESCE LA DOMENICA L _.:.;,. .... (Dis. di Dino /Jo:ichi) (Il ministro della JJ.f. è lorualo llayli Stclli Unitr, l'ichùvJ.!...fllo 11rue11lcme11le dri Sconi) Il saluto della patria in UP ha già scontato in partenza le differenze ideologiche che esistono fra noi, e per questo _esso è particolarmente solido, essendo fondato sull'identità cli una visione poli– tica; e quanto alla sinistra del PSDI sono assai deboli gli affidamenti circa l'abbandono immediato del partito: in– certezza non· dovuta soltanto ad esitazione cli uomini, ma anche al fatto oggettivo che è ancora immatura la si– tuazione che dia rilievo politico a questa scissione: ed alla matu~azione cli essa non possono che concorrere da una parte il PSI dall'altra UP, non'·mai un piccolo schie- 1·amento autonorno di eresie socialiste. llla che noi respingiamo la proposta cli un nuovo rsu, fatto in condizioni troppo evidentemente negative, non ;ignifica per altro affatto che noi respingiamo altresì i gn1ppi soeialisti sopra ricordati. Pensiamo anzi ferma– mente Che essi siano necessari, con Ja loro presenza attiva o. per lo meno con la loro solidarietà, per la realizzazione cli quell'allargamento del teneno d'azione, a cui stiamo lavorando ai fini cli una politica che, almeno finalistica– mente, non sembra trovare obiezioni cli fondo neppure da pa,-te clell'USI e della sinistra socia.lclemocratica. La seconda cosa da non fare era, e resta, il partito radi– cale. S& l'offensiva per il partito socialista «autonomo» ha pe,·so ormai molto della sua forza,' è ora in pieno sviluppo quella cli segno opposto: com'è naturale, sia per l'appros– simarsi delle elezioni (che generalmente hanno il potere di rendere ciechi n,olti' uomini, altrin1enti lucidi• e lungimi– ranti), sia per l'avvenuta secessione, dopo n1olti preav– visi e preannunzi, della sirnstra liberale. Questa seces– sione (debbo affermarlo subito per sgombrare il terreno da ogni possibile equi\'oco) deve essere salutata da noi con simpatia, poiché e§sa rappresenta un alt,·o piccolo ma si– gni{ica.t·ivo passo verso quel nuovo equilibrio politico che deve sostituirsi al quadripartito. Ma nessuno può essere così ingenuo od ottimista da pensare che l'alte1'nativa al quadripartito (una forma cli equilibrio faticosamente creata, che trovò del resto il suo punto centrale in una figma eccezionale come De Caspe,·i) si possa fare in quattro e quattr'otto, per la buona volontà cli alcuni nostri eccel– lenti amici. Questa alternativa impegnerà pl'Obabilmente alcuni anni cli Javoro, e sarà realizzabile solo alla con– dizione che vi siano, nei vari settori, dive1·se intelligenze politiche capaci di convergere ìn unità cli propositi. Ora, il partito radicale (se esso vuol essere un grande pal'tito, e non semplicemente il raggmppamento dei libe– rali di sinistra, poiché in quest'ultimo caso l'unica obie– zione da muoYet·e sarebbe quella della troppo affrettata co– stitnzione in partito) rappresenterebbe.esattamente il« pen– dant>, sulla destra, cli quel che un partito socialista auto– nO!UO costituii·ebbe sulla sinistra. Come questo secondo tentati,·o bloccherebbe, od ostacolerebbe, l'azione cli rin- P I s A e Nuova Repubblica » è settimanale politico e di cultura. E' anche giornale murale, registrato presso Trib. di Firenze con decreto n. 1027 del 21 luglio 1955. Manoscritti, fotografie, disegni an– che se non pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati per tutti i Paesi. Il periodico viene inviato gratuitamente in saggio a chiunque ne faccia richlesta. Spediz. in abbonam. postale Gr. Il. 4 DICEMBRE 1955 - L. 40 novamento politico che il J>Sl ha _intrapreso, così il primo tentativo bloccherebbe quella operazione di qualifica_ziono e dì chiarimento della DC che è implicita negli eventi po– litici in corso. Se consideriamo il PSI incapace cli uscire da·l SllO inimobilismo e riteniamo che la DC sia ormai un blocco monolitico sul quale ben· poco h·anno possibilit,\ cli incidere forze moderne .cli riforma (anche se esse siano presenti, putacaso, nelle somme gerarchie dello Stato e del go,·erno), allora sono inevitabili due con~eguenze: il CJlÌa– clripartito da un lato, il fronte popolare (più o meno ca– muffato) dall'altro. E' questo c-he si vuole? Che i liberali cli sini$tra abbiano rotto con lllalagocli è certamente interessante ma di,·enta importante solo se i libe,·ali cli sinistra sono cosèienti ·delle implicazioni cli questa 1·ottura. èreclo francamente che sia troppo chieder loro immediatamente questa coscienza. Per molto tempo ancora, essi sal'anno chiusi, con1'è ov,·io, nella polemicA cli frazione intorno al « vero liberale> (noi socialisti ne sap– piamo qualche cosà) ; di con. oguenza, per molto tempo an– cora essi si aggireranno, con ogni probabilità, intorno ad un nocciolo politico assai diverso dal nosti-o, come fare cioè uno schierarnento laico e dernocratico capace, di ver ,é solo, cli condizionare la DC, co8Ì com'è, Ma che cosa c'è cli diverso, nella sostanza, in questa posizione da quella dell'amico La l\'lalla? Direi che giunge soltanto più · in ritardo, e forse con minore coerenza. Non è certo per polemizzare n1a per puntualizzare che dobbiamo ricordare come gli amici del Mondo, sempre sinceri e chiari nel loro antifascismo e nel loro spirito demoC'ralico, abbiano però accettato la legge n1aggioritaria del '53, si siano espres~i pienamente in favore della CED e poi clell'UEO, abbiano n1ar~iCostato il loro· ft\stidio ve1·::W le e;--;pre8:-;ioni pili 1-i!o– ·anti, anC'he se discutibili, della nuova coscienza cattolii-a (da C:ronchi a La Pira), abbiano infine espresso dei giu– dizi \'Orso il tentativo menclesista in Francia piuttosto ·stupefacenti. Ripeto, non ricordo questi fatti per gusto po– lemico, ma solo per sottolineare che la secessione Uberule divenlerit, oltrechè interessante, anche importante, qunntlo i liberali di sinistra avranno raggiunto e maturato in &e stessi delle posizioni assai diverse, perché solo allorn po-· tranno entrnre nella prospettiva da noi già accolti,.; e non sarebbe neppure serio chjede,· 101·0 tutto que ..to nel giro d'un 111attino. J n effetti, appunto perché cli persone serie si tratta, le loro prime manifestazioni uffieiali non lasciano dubbi: per il momento, essi si sono spostati non oltre le posi– zioni lamalfiane, che potrebbero essere riassunte cosi: oc– corl'e munbiare ja, dirigenza dei partiti mino1·i, O(•corre creare fra le nuove dirig<"nze una solida.l'ietit sicura, pPrché la colluborazione gove1:nati,·a con la DC non sia una bur– letta, ma una partita cli dare e cli avere. Villabruna, a Milano, ha espressamente lasciato intendere tutto qnesto; e la stessa formula « contro tutli i totalita1'ismi cli destra e di sinistra» è ti-oppo abusata per conservare un senso letterale: essa è in realtà la formula di tutti i <centrismi». Dobbiamo per questo negare la nostra soliclariotit agli amici del Mondo? Se fossimo così sciocchi e meschini da ricordare .il recente passato, potrem,"10 discuterne. Ma sappiamo cli fare_ azione politica, che non conosce riscn,t;i– menti o rancori. Rispondiamo dunque: tutta la nostra soli– darietà vi è dovuta, per il fatto stesso della Yoslra azione; qualcosa di pi(t vi sarà dovuto quando sia chiaro che le nostre prospettive coincidono. E' vero che noi ci proponia,no il n1assitno di concen– trazione possibile delle forze minoritarie del centro-sinistra, che noi stessi abbiamo chiam~to a collaborare a questo nost,·o s[orzo i socialdemocratici (cli sinistra, sol perché riteniamo che il nostro appello non sia. capace cli giungere più in là). i socialisti autonomisti, i comunitari, i cri– ·ti,rno-sociali, e poi ancora i liberali cli sinistra, e quanti repubblicani siano disposti a scendere sullo stesso terreno. l\la non, ripetiamolo, per una concentrazione q11al,iasi. Il peggiore errore che potrebbe esser compiuto sarebbe quello cli credere che per il fatto solo cli unire molte debo– lezze si sia capaci cli fare una forza libera di muo,·e,·si per suo conto. Conc ntrarsi, significa soltanto ortarc il] massimo cli forze )ossi bili a. una delle dpe soluzioni al- - te:_native :_un__rinno~adripart.i._to. (rinno,-=-atO nei 1nT~ nori, non nella DC), o.uno schieramento clemocrat.ico-socia– Tista capac~- J.)er daVV!lrlL!li...costitui;e una for,,a deter,;,c ;-ante nella - 41ialificazione dei· cattQ.liç.i. Questo' secondo schieramento si ottiene con la partecipazione del PSI o non si ottiene: qui sta il punto su cui la risposta è impe– gnativa per tutti. È' inlatti inutile tentar di recitare una bella commedia, quando si voglia fare a meno del prota– gonista principale, ;Non c'è 1n1lla di male che vi siano uomini di ogni

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