Nuova Repubblica - anno III - n.29 - 25 settembre 1955

nuova ~- 31. 8,56 - r Comitato dirett.: TRISTANO CODIGNOLA (dirett. resp.), PIERO CALEFFI, PAOLO VITTORELLI. Segret. di red.: GIUSEPPE FAVATI. Direzione e redaz.: Firenze, Piazza della libertà 15, tel. 50-998. Amministraz.: Firenze, Piazza lndi},)endenza 29, tel. 483-207/8. Autorizz. del Tribunale di Firenze, n. 678 del 30· dicembre 1952. Printed in ltalv. St. Tio. de cla Nazione•. Firenze. Via Ricasoli 8. 77 • ANNO III • N. 29 LA'NOSTRA BATTAGLIA di PIERO CALEFFI "L' ,\H.TICOLO di Codignola « Una politica intelli- gente», apparso nel numero dt domenica 11, ha • fatto rumore e nelle file di Unità Popolare, e al– l'esterno. B_uon segn-0; Codignola ha « cenlr'ato_», e vcra– rnmente c·era e c'è bisogno di chiarire, col ritorno clella stagione politica, quale è e vuole e può essere la posizione di UP nella topografia politica italiana. C'è fra ·noi chi vorrebbe f~re di questo J'ifo,,imento una specie di succedaneo dei parbti n1inori, avendone 1·e~ gistralo la scarsa resistenza al prepote,·e della democra– zia cristiana e· denunciandone la corruzi•;me. Altri vor– rebbe farne una scolta avanzata di revisionismo socialista, inalbel'Rndo velleitarie insegne al « vero socialismo». Dei primi si può dire che peccano di orgoglio e di noteYole ingenuità politica. La qtiasi dissoluzione dei par– ti(.i min•;H'i dipende in larga misnra, se non totalmente, da ben altre ragioni che non quelle degli errori e della eventuale corruzione dei loro dirigenti, Ira i quali non sono pochi gli onesti e i preparnti. L"Italia del dopoguerra ha vissuto momenti drnmma.lici nelle lotte ch·e venivano in gran parte imposte dagli avvenimenti esterni e da v0- lontù. esterne, e proprio nel periodo .in cni si imponeva la 1·icostruzione dello Stato, delle cose e c;le!costume, fra la pressione degli interessi privilegiati e quella degli i11- te1·essi proleta1·i e degli interessi generali. · Nei contrasti acuti che ne sono derivati i ceti medi pi,, p0liticizzati - perché cli questi. si tratta - si sono rifugiati su isole di resistenza disperata, quelle dei par– titi cosiddetti minori, la cni funzione era però soffocata e in gra.n parte assorbita dai grossi partiti, rappresentanti interessi e correnti ideali pii, p,·ecise. Ricordiamoci ,legli anni che son corsi dal l!l47 al l!):32, durante i quali molti di noi hanno militato nella s0cialclemocrazia perché in essa riponevano la speranza, climost,·atasi poi illusoria, che riuscisse a difendere dall'interno dello stato démocra– tico - per una specie di rappresentanza putativa - gli interessi delle classi lavoi-atrici le cui rappresentanze più dfrette ne erano state escluse per le note 1·agioni cli po– litica internazionale. L'« opci-azione » socialdemocratica ha fallito neUo ste.sso momento in cui è stata attuata, e cioè nel 1!)47, con il crollo della ili usione cli Saragat cli trascinare con sé la maggioranza del PSIUP. Dopo d'allorn per la so– cialdemocrazia è ;!Orto il problema della sopravvivenza, restandole un povero lembo di speranza cli successi a lunga scadenza. Gli errori politici hanno certamente fatto il resto, ma forse erano fatali per l;a,,v~nuta contrappo– sizione fra ceti' medi e proletariato. E l'attuale politica del PSI, favorita dalla distensione internazionale, se avrà 1 suoi benefici sviluppi come è augurnbile, Jiquiclerù. forse definitivamente quello che ormai è un equivoco. · Il partito liberale tenta inutilmente di· darsi una l'a• gione cli vita e di sviluppo: inutilmente perché gli inte– ressi c0ncreti che vuol difendere sono già difesi da im– portanti correnti della democrazia cristiana; e quanto alle " sue rivendicazioni ideali, assorbite nella loro essenza non caduca da altre conenti politiche,· compresa una parte della stessa democrazia c1·istia11a e cla,llo stesso partito soc.ialista, .oltre che dal garibaldino grnpp0 del settima– nale « Il Mondo» e da altri gl'llppi, non si vede come in esse un partito possa trovare linfa per grandi sviluppi. Il partito repubblicano, l'idotto a un gruppo cli- de– mocrazia avanzata abbarbicato a una tradizione entrata ormai negli istituti e nel costume, tenta ora di rimontare la corrente con una concl-otta politica dignitosa: ma è chiaro che il suo compito è esamito e che i suoi adepti 11011hanno altra soluzione se non quella di aggregarsi a formazioni idealmente e politicamente alfini. · Unità Popolare farebbe un .g~0sso enore se inten• desse quindi sostituirsi ai pa,-titi minori nella loro stessa posizione, proprio nel momento in cui si l'ivela la loro incapacitù. a difendere la politica sin qui enunciata, e so– prattutto la loro incapacitù. - del resto ovvia - ad as– sumere nuove posizioni. Uniti, Popolare deve se mai as– sorbire la parte non caduca e non polemica, cli 111·ogramma ". ~. P1ER1ANNA Vte. Campa.no4 s IENA · Un numero L. 40. Estero l. 50. Un numero arretrato L. 50. Abbonamenti : annuo per Italia e Francia L. 1500, sem. L. 800, . trim. L. 450. 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Ai pri– mi di ottobre olllwtamila. oiovlwi atte.li si esibira1111u i11 pia:-:a San 1-'ietro) (Dis. di Diuo Boschi). u Pet.-<'{'-1"tesia,do\'e si è trasfrrita {a C:apf)(•lla Sistina?» e di costnme, dei partiti. minori, e proporre ai loro ade– renti e al 1-oroelottùrato una posizione di resistenza e di conquista do_fiIOCratica e a.nche, sì, rh,oluzionaria, se ciò vuol signifìcaì-e, come significa, graduale costruzione cli un reggimento sociale dal quale il privilegio e la mise1·ia siano banditi per sempre. Credere che Unità Popolare possa far meglio e pi,, dignitosamente la stessa politica degli attn11li partiti di centro, magari perché i su·oi uomini sono .presuntiva• mente più intelligenti e più onesti, è credere una monu• mentale sciocchezza. Quanto agli altri, a coloro i quali ritengono che jJ PSI debba essere sostituito, o combattuto, perch6 non è il vero partito socialista, mi sembrano più pericolosi dei ·primi. Già le rovinose esperienze det passato, i cui risul– tati abbiamo sotto gli occhi, dov1·ebbe1·0 essere sufficienti a disincantarli. Sono esperienze che, indipendentemente dalla buona fede dei loro attori, hanno favorito la im·o. luzione reazionaria alla quale abbiamo assistito nei de– corsi anni. Ma vi è molto di più. Appare ormai chiaro che il problema cli edificazione - che dico? - ora addirittura cli salvezza della demo– crazia italiana è quello di reimmettere nel «circuito> democratico le classi lavoratrici; senza di che ogni buona intenzione dei «laici>, di centro e cli sinistra, è clestinat-a a rimaner tale. La pressione della destra economica e sov– versiva sulla classe dirigente politica è tale, da esigere un contrappeso di forza rappresentativa che eqi,ilibri quella prn&sione al massim-0 possibile. Ed appare altrett,mto chiaro che la chiave per spalancare le porte alle classi lavoratrici è oin detenuta· dal PSI per ciò che e.~so rap– presenta nella tradizione e nello schieramento politico. Amico Mazzali, le tue obiezioni sull'Avanti! · del lG scorso contengono affermazi·011i gravi. Siamo persuasi an– che noi che un improvviso afflosciarsi del partito comu• nista farebbe precipitare la sittrnzione verso paurose av– ventme reazionarie nelle quali anche il PSI e anche la democrazia sarebbero travolti; ma la gradua le riduzione del PCI a pr0porzioni molto meno massicce - per feno– meno che potremmo dire natmale - mi pare sia da dare storicamente per scontata, a meno ,che esso non si tra– sformi in pai-tit-0 cli ricambio costituzionale, nel qual caso ... non sarebbe più il partito comunista. Ora, proprio per impedire che il deflusso sia troppo prncipitoso e trascini a destra o nella indifferenza il che è lo stesso, la «slavina> degli el~ttori_ del PCI, occorre che il PSI affronti 1·esponsabilità diverse da quelle at– tuali, l'Ompa l'isolamento nel quale le forze clellit destra vogliono anCOJ'a·costringel'IO assieme al .PCI. E mi pare sia p1·0pl'io questo, e !lient'altro ch_eqnesto, il senso della « svolta, al congresso di Torino, già impostata elci resto nelle elezioni del 19:33. · •· Come può il PSI rompere l'isolamento se non .cieli• neanclo sempre meglio una vropria politica che gli con• ciii le simpatie di un elettorat-o sempre pii, vasto e le al• leanze dei gruppi che, come Unità Pop_olare, siano an• siosi delle soi-ti della democrazia. e vogliano 1·iprnndere il processo di' trasfomrnzione e di riforma aperto clall11. Resistenza e poi bmscamente interrotto? E non saremo certo noi a volP-r insegnare la strada al l'SI; a chiedergli che la sua politica sia contrapposta a quella del l'CJ, a esigere che esso ripercorra la strada degli er1·ori socia!• democratici, i-ompendo la solidarietù. e la uniti~ della classe lavoratrice che non s-ono mai state tanto necessa• 1·ie quanto ora. Ma sia esso il pilota clella volitica delt<J classe lavomtrice, intesa questa nel senso pi,, vasto, e nello forme e con gli adattamenti consentiti in una fase nella quale è mgenfe passare alla controffensiva prima che sia ti·oppo tardi. Tale mi è parso il senso delle parole di Coclignola che tu, caro Mazzali, hai voluto interpretare come una lezione gratuita al PSI. E allora Unità· P.0polare che deve fare? Mi pare che se questo Movimento si assumesse come solo compito rausilio a quest'opera cli salvataggio pr.ima, cli edifica• · zione poi, della democrazia italiana, avrebbe giù. grande merito. Ma è chim·o che ha anche altri compiti, ed ha ra– gione l'arri q11ana-0 1·icnsa lit fol'l)rnlazione cli schemi ri• g_icli,perché gli orientamenti divengono chiari quando - avendo di mj1•a lo scopo generale di faYorire in ogni modo e in ogni sede la solidarieli, e la difesa degli interessi cli tutti i cittadini che non hanno privilegi da difendere, e non perdendo mai il legame e;in gli ideali che ci· hanno spronati nella Resistenza - ci troviamo di fronte ai sin• goli problemi della vita associata. M a poi, è necessario che ricordiamo i :uovenli che han.no dato vita a UP? Combattere og'ni bntativo cli qualsia si forza di rnonopolizzine la gestione dello Staio; propugnare, soli o associati, non solo la. attuazion-a, 111a anche l'applicazione costante d&lla Costituzione repubbli– cana; stimolare partiti e cittadini a difendere le libertù anche noi settori che piè, facilmente sfnggono alla loro sen~ibilità (ricordiamo la difesa delle libertà religiose e della scuola cli Stato, nella quale difesa ci siamo trovati in qualche momento soli o quasi). In ultima analisi, il nostro dovrà essere uno sforzo costante pe,· legare, su tale terreno, la solidarietà dei ceti medi e del proletariat;i intellettuale, che ci seguono o ci J?Otranno segufre, con il proletariato delle fabbriche e delle campagne; r,erché a quest'ultimo è necessaria la solida• rietà di quelli, per non essere isolato e sconfitto come tt \lvvenuto negli ultimi anni; ai ceti medi e agli intellet– tuali è necessaria la solidarietà del proletariato per non essere fag0citati e sopraflatti dalle destre. Senza u11a tale solidarietà' 11011 vi è democrazia possibile. Fermi su questo terreno, e senza perdere il nostro tempo a cercare accordi e fusioni con esponenti cli vere e proprie correnti organizzate, troppo presi nel gioe;, a Ì·impiattino con i loro partiti e incapsulati in formule so• vente superate o lo.r;ore, chiamiamo a raccolta gli uomini di buona v;ilontà, i dispersi, gli sconfortati, gli runici della Resistenza, per condurre la nostra. battaglia.

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