Nuova Repubblica - anno III - n. 2 - 25 gennaio 1955

L. 35 ,. Spedizione in abbonamento poetale (Gruppo II) A pag. 6: Per6n e la Chiesa ~--- •;- I M. _wn I CESA CLAUDIO Via Ris~r~imento,3 presso Terreni P I S A. Anno. Ili - N. 2 (50) QUINDICINALE PO L 1 • ...... ~- rirenze - ;::, gennaio 1 1'/:JSS LELIO LAGORIO: Del tenere la siniSlra (pag. 2) - ANDREA FAGIUOLI: Un governo di sinistra liberale in Francia? {pag. 2) - c. s. t.: Storia esemplare di una fabbrica (pagg. 3 e 5) - PAOLO PAVOLINI: Gua,die e baci (pag. 5) • VICTOR ALBA: l'eròn e la Chiesa (pag:g. 6 e 7). RASSEGNE: Italia, oggi: L'unità dei comunisti (pag. 4) - Lauoro e sindacati: Di Vittorio e Pasto/e ai (erri corti, de IL CAPOLP.OA (pag. 4) - 15 giorni n,l n~n ~IRlll( ~i [annar DllO C on un recente cosnunic.ato, lu Questura di Ancona ha diffi– dato dal fare apprezz1nnenti sul caso del Maresc. Cannarozzo, che alla sera del 9 gennaio, in una esplosione di follia, compiva lu terribile strage ul cinema « Metro– politan » e pochi giorni dopo da– va fine alla propria vita. E la stes– sa auloritù di P. S. ha vietalo il tras1>0rlo della sua salma ad Anconu, richiamandosi a quei n1i– s1eriosi « moti"vi di ordine pubbli– co », che non sono apparsi esiste– re per le pubbliche e solenni ese– quie del Maresciallo Graziani a Roma. La polizia stessa dunque c'invita a considerare, dietro il caso di fol– lia criminale che ha portalo il lutto in una città italiana e ha comn1osso tutto il noslro popolo, _qunlche uhra cosa. su cui la no– stra classe dirigente preferisce sia steso il velo del silenzio. Di questo ·« qualche ultra cosa » intendiamo appunto parlare, nonostante lu dif– fida del sig. Questore di Ancona. Che cosa c'è anzitutto dietro lo staio di follia omicida, che do– veva spingere la mente esaltala del Cunnurozzo ul terribile allo? Una delle tante, dolorose storie di mi– seria a cui sembra condannato il noslro paese; un'aspirazione ele– mentare irraggiungibile, quella di una casa decente per sé e per la famiglia: e il senso dell'ingiu– stizia, del favoritis1110, del criterio politico, della corruzione, che ac– compagna purtroppo - di fronte ai miseri - il funzionamento di istituii pubblici. Il memoriale del Cannurozzo, pubblicato dall'Unirà di Ancona dopo che il Resto del Carli110 di Bologna ne aveva dato a,npiu notizia contraria1nente al– l'inipegno preso verso l'autorhà di P.S., è certo il memoriale di un puzzo: 1na c'illun1ina anche sulla dolorosa, quotidiana trage– dia di uno fra tanti, schiacciato dulia macchina della società, con– tro ·cui non trova appello, né al– leati, né mezzi per reagire. « So– no sicuro che appena pnbblichere– te l'ultimalum, lu D.C. dirù subito che ero coinunista, invece non lo sono ». E ancora, parlando del– l'apparlRmento che gli era Sinio offerto a un prezzo che non era in grado di pagare: « Perché non lo hamto dato ul cupitano o ul maresciallo che, essendo della Tri– ln,taria, perce~iscono più di 1ne e hanno meno diritto di n1e? ». E' infatti vero, pare, che l'ap– purlamento chiesto dal Cunnnroz– zo (anche se con un giorno di ritardo) fu assegnato ul capitano dello Polizia Tributaria: e questo capitano non eru nelle condizioni di vitu del Cunnurozzo (si afferma perfino, e lo riferia1no senza re– sponsabilità, ch'egli ubbia dei beni nel suo paese d'origine). Ed è unche vero che un appartamento dell'Ente Autonomo Cuse Popol. di Ancona è stato assegnato nl Di– rettore dell'Ente stesso: fatto· che non costituisce di per sé una vio– lazione di legge, ma che non può IU L, IU non far riflettere sui criteri di giu– stizia in atto, quando si pensi che u quel direttore non 1nancnno pos– sibilìtà economiche. Del resto, la sensazione che la povera gente non si lin1itasse ad esprhnere lu propria pietù per le innocenti vittime della slrage, 1na fosse indotta ud andare più in fondo, è visibile nel co111- porlamento del Sindaco, che senli– va il bisogno di convoc·are unu con– ferenza stampa per assicurare la perfetta regolarità di funzionamen- to dell'Ente! · In secondo luogo, non si può ta– cere un giudizio sul modo col qua– le l'Autorità costituita ha hnn1edia– tumente reugilo al fatto. All'indo- 1nani dell'attentato, uno dei massi– mi « notabili » della democristiu– neriu locale, il ministro della Ma– rina Mercantile on. Tumbroni, in– dirizzava ul sindaco della cittù il seguenle dispaccio: « Ho appreso ieri sera profonda en1ozione et costernazione notizia crhninale al– lentato che disonora capoluogo no– stra Regione (sic/), Voglio cre• dere autore sia pazzo 111unecessi– ta eguahnente individuarlo. Se at– tentatore fosse più uno tutti cit– tadini debbono colluborure per ~uc- . cesso indagini ». Di fatti, governo e polizia si orientarono, con innne .. diata sponlaneità, verso l'ipotesi del delitto collettivo di curattere politico, Ancona hn una tradizione anar– chica ancora viva, vi soggiornò a , lungo Malalesta, vi venne onorato e ospitato Bukunin, grava su di elisa il ricordo della « settimana rossa » (in cui peraltro gli unici morti furono. i tre uccisi dalla po– lizia). E' per cruesto che Scelbu prende in mano le indagini, e in– via immedialu1nente sul posto ]'I– spettore Agnesinu; che si richiede l'aiuto della popolazione per urre– •tare « i colpevoli »; che si parla di un fatto clfe « disonora » Ju cit– tù; che infine (incredibile ma ve– ro) lu polizia procede come prima 1nisura ad una fetata di anarchici, evidenternente ancora schedati, in– sieme c<1n « individui risultati sprovvisti di docun1enti, nuntcrosi pregiudicati e altri sospetti ». E gli anarchici, tra cui il notissi1no oste Getullio, che tiene una tral– toriu dove (è il Messaggero che parla) « di esplosivo non c'è che un vinello marchigiano n1alizioso », restano in carcere, senza alcun al– tro sospetto che quello della loro fede politica, finché il Cannurozzo non si sveli da se stesso autore del misfatto! Lu pietù per le vittime di una così lerribile storia non può dun– que cogsentirci il silenzio su lutto ciò -che quesla tragedia ha rivelato: la 1neschinità d'una classe dirigen– te, la pern1unenza di 111entalitù e di metodi che « disonorano >>, on. Tan1hroni, assai più di Ancona tutto il paese, lo stato di tension; che può dh·enture insopporlabile fra 111 miseria dellu vita quotidiana e lo spettacolo egualmente quoli– diuno delle ingiustizie e dei favori– tismi, davanti ul quale 111 miseria tace attonita, fino al 1nomento in cui esplode in, impeti di follia. E' una lezione tragica, che non do– vrebbe riuscire del tutto inutile per chi avesse occhi per ve– dere, volontà per fare qualche co- K' sa di diverso, Ma chi ha qnellu vo- ltmtà? la CO SOMMARIO mondo: Guatemala - Costarica, di PAOLOV1TTORRLLI(pag. 5) - Gruppi al lauoro (pag. 6J - Pagine di cultura contemporanea: li movimento sindacale in halia, di L. RP.POSSJ(pag. 7) - Plausi e bolle, di OoNUNO (pag. 8} - Libri e problemi: I rapporti anglo-sabaudi, di NELI.O RossELLJ (FRANOORAVA') (pag. 8). . DON STURZO HA SCELTO L'OMBRELl.O AMERICANO Polèmica sali' ENJ L A polemica sull'ENT. sul me– tano, sul petrolio è chiara in tutti i suoi termini, salvo in uno. :Il perfettamente compren– sibile che i monopoli italiani, mes– si in allarme prima dalla costitu– zione cli un ente pubblico per lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi, poi dai risultati lar– gamente positivi accertati /in dal primo esercizio, si siano visti co– stretti a riaprire una campagna che due anni fa, nel febbraio 1953, si era chiusa col pieno insuccesso dei fautori della « libera inizia– tiv~ privata ». n altrettanto com– prensibile che i monopolisti ameri– cani del petrolio non abbiano ces– sato di esercitare una pressione, già assai .pesante, e divenuta or– mai insopportabile, sul governo italiano, ritenuto, nell'edizione Scelba, più malleabile dei gabinet– ti che lo hanno preceduto. Meno comprensibile è invece la parte– cipazione alla polemica del sen. Sturzo, e sorprendente la tesi so– stenuta dal vecchio fondatore del partito popolare. I monopoli italiani -- soprat– tutto i gruppi elettrici e chimici - vedono con terrore affermarsi e rafforzarsi l'iniziativa di Stato, proprio quando le fortunose vicen– de dell'IRI parevano condurre a una riaffermazione della premi– nenza della grande industria nella ispirazione e nella direzione della vita politica italiana. Il punto di svolta della situazione si deve ri– trovare nella discussione tenutasi a Montecitorio a metà dell'anno scorso per la proposta di sgan– ciamento dell'I.R.I. dalla Con/in– dustria, che la Camera approvò a larga maggioranza nella formu– la presentata dall'on. Pastore. Non valse a nulla che la CISL avesse fatto sua la proposta già avan– zata dall'on. I.izzadri: il governo Scelba si affrettò a chiudere la mozione Pastore ;n un cassetto. C ON la tipica insensibilità del « professionista » meridiona– le che lo distingue, !'on. Scelba si lascia manifestamente mobbare dalla Con/industria quanto, e for– se più, dell'on. De Gasperi: ed è tutto dire. Più che non si cre– da, è diffuso fra i ceti medi del Mezzogiorno, e di riflesso fra i parlamentari meridionali, un senti– mento di illimitata ammirazione, di commovente rispetto per la grande industria cieli'« Alta Ita– lia». Alla classe industriale ciel– i'« Alta Italia » vengono attribui– te, al cli qua e al di là del Faro, quelle doti prussiane, svizzere, in– glesi e americane di serietà, di te– nacia, di metodo, che i meridio– nali negano a se stessi e stimano e invidiano negli altri popoli. Da di . 6USTftVO MfllfttftRNE tale complesso di inferiorità non va esente l' on. Scelba. Questa è la sola spiegazione che si possa dare dell'inerzia di cui, nel corso della polemica attorno all'ENI, egli e il suo governo hanno dato e dànno prova. Ma, ripetiamo, il punto in cui la spiegazione non regge più è l'intervento di don Sturzo. Il di– sinteresse personale del vecchio uomo politico siciliano è fuori di-. scussione. Ma come mai egli ha potuto far sua una tesi così chia– ramente monopolistica, come quel– la che i gruppi italiani e stranie– ri hanno sostenuto (con un ini– ziale successo) in Sicilia, sosten– gono ancora per la penisola (a quanto pare, con successo anche qui) e vorrebbero riesumare nella pianura padana, tentando di di– sfare, dopo due anni soltanto, una legge che pure reca la firina dei · più quotati uomini della D.C.? Come mai il vecchio sacerdote ha pensato che la D.C. potesse ri– mangiarsi quel modesto tentativo di nazionalizzazione che è il mo– nopolio del metano nella pianu– ra padana, senza perder del tutto la faccia, e insieme, la fiducia del– la sua stessa base? Come mai don Sturzo non ha inteso che lo sman– tellamento dell'ENI sarebbe stato accolto con altissimo giubilo dai socialcomunisti, i quali avrebbe- . ro avuto un caso plastico, un esem– pio tangibile, da indicare a dimo– strazione dell'alleanza fra grande industria e democristianeria? Que– sta alleanza, si sa, esiste ed opera /in dal primissimo dopoguerra, ma, non sempre le manifestazioni del patto di rispetto stipulato fra i gruppi monopolistici e la D.C. per lo sfruttamento razionale del Bel Paese, riescono evidenti per il gran pubblico. Una ritirata democristia– na sull'ENI, dopo la ritirata del– l'anno scorso sull'IRJ, dopo la ri– tirata degli ultimi giorni sui patti agrari,_ è proprio quello che me– glio servirebbe a porre su un pia– no di velluto l'opera di propagan– da svolta dai comunisti fra i ceti medi, i piccoli produttori, j pro– fessionisti. P ROBABILMENTE don Sturzo, dopo il suo rientro in Ita– lia, deve aver ritirato ogni gior– no una porzione della già scarsa fiducia che al ritorno dall'esilio egli poteva prestare alla genera– zione postfascista. Non è senza significato che a metà del 1952, per le elezioni comunali di Roma, egli facesse suo l'appello di Ged– da al listone, al blocco con la destra : di proprio, don Sturzo vi aggiunse soltanto la considerazio– ne che era giunto il momento di far fuori « gli uomini del 1870 », come chi dicesse gli uomini che sfondarono a cannonate Porta Pia (don Sturzo crede che ce ne siano ancora?). Probabilmente, dal suo collegio di suore di via Mondovì, il vecchio antifascista sente odor di polvere, e ritiene sia per l'Ita– lia più utile, o meno dannoso, cer– care ad ogni prezzo un riparo sotto l'ombrello americano. A que– sta protezione, in tutti i casi, egli non vuole rinunciare per la sui Sicilia. Se in Sicilia c'è petrolio, quale migliore assicurazione che far mettere radici nell'isola agli americani? Dopo, venga pure il cataclisma. Il Pentagono non ab– bandonerà mai un'isola, situata al centro del Mediterraneo, a cui la provvidenza ha bonariamente fat– to il dono del petrolio. ,. Quando i temi della polemica sull'ENI e sul petrolio si restrin– gono alla loro più cruda essen– za, ci si ritrova sempre dinanzi agli stessi gruppi, agli stessi inte– lfessi, alla stessa mentalità, alle stesse paure. Non appena fatto il primo brevissimo passo $ulla via di un intervento dello Stato nella produzione, non più per sollevare dal disastro delle imprese portate alla rovina dall'iniziativa privata, ma allo scopo di superare e di ,prevenire la soffocazione dei mo– nopoli; non appena si è data una prima e appei:ia decente risposta al dilemma « monopolio di pri– vati o monopolio dello Stato », ecco che quegli interessi e quelle paure si levano in piedi, si ar– mano contro lo Stato, in uno spi– rito di sedizione, di particolari– smo che nei partiti di governo, a cominciare dalla D.C., non ha an– cora destato un solo sussulto. Almeno /in oggi. Attendiamo ancora, e con curiosità, anche se non con grande speranza, che quelle correnti, che si definiscono di « iniziativa », dimostrino di averla, finalmente, qualche inizia– tiva.

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