Nuova Repubblica - anno II - n. 19 - 10 ottobre 1954
15 giorni nel niondo ' LE DIJE VERITÀ S E è vero che il riarmo della Ger– mania (e in ispecie quello della Germania occidentale) ostacola l'unità tedesca, è anche vero che la divisione permanente dcBa Germa– nia in due ostacola una politica ten– dente al disarmo tedesco. Una gran parte della sinistra in Europa occidentale, ha lottato 'effi– cacemente, in questi anni, per impe– dire il riarmo della Germania di Bonn. Se si pensi che il primitivo progetto americano di riarmare la Germania occidentale, quel progetto che. indusse Pleven a dar vita al suo piano di esercito europeo per inte– grare e controllare quel riarmo nel– l'ambito di una comunità difensiva europea, risale all'autunno del I 950 e che lo stesso « piano Pleven », don– de emanò poi la C.E.D.. risale ad una dichiarazione che l'allora Presi– dente del Consiglio fece davanti al– l'Assemblea Nazionale francese il 24 01tobre 1950, ci si rende conto che sono passati ben quattro anni senza che il riarmo di Bonn sia ancora cominciato. Ma se l'azione e la pressione dei gruppi di sinistra, specie quelli non comunisti o non legati ai comunisti, i cui intenti sarebbero stati a giusta ragione sospettati di mirare a fa\'o– rire la politica estera sovietica, ha avuto in Europa occidentale un'effi– cacia considerevole, la mancanza di democrazia interna e di gruppi op– Positori di pressione nel mondo so– vietico ha impedito che si compies– sero passi analoghi per fare avan– zare l 1 altro elemento del problema l'unità tedesca. ' In Occidente, cioè, si è f~uo il possibile per impedire o per lo meno ritardare durante qu~1ttro anni il riarmo di Bonn. ma in Oriente non si è fatto nulla per fare avanzare la causa dcl)'unità tedesca, che sola può conscntirr un disarmo concor– dato e permanente. entro limiti ra– gionevoli, di una Germania unifica– ta. Poiché non vi è dubbio che la permanenza della divisione della Germania, simbolo, ma anche con– se,;uenza pratica, della politica di divisione dell'Europa e del mondo fra due blocchi di potenze. inaugu– rata a Yalta e a Potsdam, rende ap– plicabili alle due parli della Ger– mania (e dell'Europa) IL- regole del– la politica cli potenza, di equilibrio fra blocchi di potcnzt·, chr rioosa sul mantenimento della parità di forze nei due schieramenti e rhr implica quindi il potenziamento bellico del– le parti pili esposte dei territori dei due blocchi. Questa carenza. da parte orienta– le, è in 1tran parte· èausa della Con– f crenza di Londra l' dl~i suoi risul– tati, ossia della decisione occidenta– le, malgrado la fine della CED. di procedere ugualmrntc. in altra ·for– ma e con altn· g-t1ranzic, al riamo di Bonn r alla sua inte~razione nel si– stema occidentale di sicurrzza, attra– verso l'inclusione nel Pauo Atlan– tico. Vi era una sola alternativa che avrebbe permesso a Mcnclès-France di resistere pili di quanto non abbia ratto, una sola alternativa che avreb– be convinto Eden ad appoggiarlo di piè,, che avrebbe forse al contempo messo Adcnaucr in difficoltà in Ger– mania, l'accoglimento da parte del– l'Unionr Sovietica di un oiano de– mocratico di unificazione della Ger– mania, condizionato ri~ddamentc a una neutralizzazione del paese. La creazione di un ~rande Stato cusci– nett~ al centro dell'Europa, destinato a orientarsi in politica interna verso istituzioni democratiche di tioo oc– cidentale e ad avere probabilmente come ma~~iorc forza politica inter– na. non più ]a democrazia cristiana di Adcnaurr, ma la socialdemocrazia avrebbe offerto ai dcmoci-atici anti~ riarmisti dell'Occidente un'arma po– derosa per recare il loro contributo alla causa della pace. L,Unione Sovietica ha invece sba– gliato mossa. Anziché accettare il pian<' o cidentale di "nità tedesca, che prevede l'unità alla base, a se– guito di libere elezioni, al posto di quell'unità pateracchio ai vertici pro– posta dai russi, attraverso una f usio– ne dei due attuali governi tedeschi Viscinsky, nel suo discorso davanti all'Assemblea delle Na:,.ioni Unite, ha acccltato il piano anglo-francese del luglio scorso per il disarmo. Il discorso cli Viscinsky era evidente– mente destinato a influire sui lavori della Conferenza di Londra, ma es– sendo il discorso sbagliato, propo– !'entc la mossa sbagliata, ha lasciato 11 tempo che ha trovato. Senza dubbio, l'accettazione so– vietica delle proposte anglo-francesi per il disarmo è un fallo positivo che non va sottovalutato; ma se non si risolve prima il problema tedesco -anche quello del disarmo sarà cli as'. sai difficile solu1.ionc specie perché varato il riarmo di Ì3onn. bisognerà fare i conti non solo con gli Stati Maggiori esistenti, 1na anche con quello tedesco, che nel passato ha fatto brutti scherzi. Può darsi che, anteponendo una posizione distensiva sul disarmo ad una posizione disten– siva sull'unità tedesca, e favorendo quindi la villoria dei fautori del riarmo tedesco alla Conferenza di Londra, la Russia abbia dimostrato poco senso della tempestività. Il riarmo di Bonn non è pc~ò anco– ra cominciato e correrà ancora mol– ta acqua sotto i ponti fino a quando le procedure di controllo saranno sta– te concordate dai partecipanti alla Conferenza dei Nove. Non è quirrcli escluso che prima di allora venga da parte russa una accettazione del prin– cipio dell'unità tedesca con libere elezioni. condizionata a una neutra– lizzazione drlla Crrmania unita. I gruppi europl'i contrari al riar– mo t~dcsco, sopratutto perché han- Lei/era da Parigi Le barbnbletole e ~lendès-Fra11ee Caro Codignola, Ti segnalo, in attesa <li ulteriori ·svill!ppi, alcune voci che circolano qui in Francia su una ,;robabik pros– sima crisi cli Govt·rno. l.t· voci si fondano f'SSl'nzialnwntc su ragioni di politica interna, che riguardano la politica di Mcnclès-Francc nei con– fronti dei ... prodù1tori cli barbabic·– tole. Sembra strano che una faccenda di barbabietole possa mettere in crisi un governo. pure molti lo temono. Il pretesto della crisi potrebbe essere trovato su altre questioni, per esem– pio sul1a politica estera governativa, ma la ragione vera sarà una storia di barbabietole. 1!. risaputo che lo Stato francese compra ogni anno ai distillatori d'alcool, al quadruplo del prezzo internazionale, una quantità d'alcool due volte superiore a quel– la che può assorbire il mercato fran– cese. Questo alcool proviene in gran– dissima parte dalle b~rbabictole.' La raccolta cli barbabietole ciel 1954 è valutata a 11.000.000 cli tonnellate. I serbatoi dello Stato contengono già 5.000.000 di ettolitri d'alcool, resi– dui degli anni precedenti, ed inven– dibili. Molti ritengono che conver– rebbe di più allo Staio (che compra l'alcool a 100 franchi e lo rivende a 13 franchi} comprare direltamentc le barbabietole al produuore al prez– zo garantito, e sotterrarle nel porto: si eviterebbero così eccessive spese di distillazione, trasporto, deposito ccc. Ora il Governo Mcnclès-France ha trovato un'altra soluzione: 1°) Ridu– zione di 2/3 del continiiente d'alcool NUOVA REPUBBLICA , no in mente un'organizzazione del• l'Europa che sottragga il nostro con– tinente alle contese dei due blocchi contrastanti, possono fare poco in questo senso, in quanto essi agisco– no, prevalentemente, come gruppi di pressione, sui governi occidentali, nell'ambito di un sistema democrati– co in cui questa pressione non è priva di una certa efficacia. Ma pos– sono per lo meno tenere la porta aperta il pi1, a lungo possibile ad una soluzione di questo genere e, nella misura limitatissima in cui la loro pressione è efficace, possono pre– mere all'interno dei loro rispettivi paesi sui gruppi legati alla Russia perché questi, a loro volta agiscano sulla Russia stessa. ' Il PSI ha dato prova cli una no– tevole •indipendenza di giudizio in quest'ultimo periodo, favorcnd~ la concessione della sovranità anche alla Germania di Bonn. Ma mentre questa posizione ha un valore disten– sivo fra i due blocchi, che diremmo solan1ente «passivo>, ve n'è un:,, che potrebbe avere un valore più e: atti– vo>; se il PSI, ripudiando la poli– tica dei blocchi inaugurata a Yalta e a Potsdam, si facesse pure fautore di una· politica di unità tedesca fat– ta dai tedeschi e non dalle potenze tutrici, di una politica cli libere ele– zioni alla base e non di pa t"eracchi ai vertici, condizionata alla neutra• lità ciel futuro Staio 11nificalo tc·– desco. Dati i suoi legami col PCI. che è_ tenuto, esso, invece, a seguire la hnea ortodossa della polit ica estera sovietica fin quando questa s.ia ostile a una simile mossa, un'a zione del PSI in questo senso avrebbe il ,·alo– re di una pressione non indifferente sul mondo con;iunista e al tempo stesso srgnc-rebDc un passo scrio (' concreto del PSI a favore della di– stensione, che gli permetterebbe in t1:iA:liori condizioni, di prose~uir~ i] dialogo con la sinistra cattolica 1 chr ~on può essere ostile a questa poli– tica. P~r farlo, occorrr corag~io, un co• raggio çhc forse non sarebbe suffi– ciente, da sé solo, a sbloccare la si– tuazione europea, ma che recherebbe un grande contributo allo sblocco cli quella italiana. 1!. maturo il PSI per una politica di coragRio? l',\CJLCJ \ ITTCJltt:l,U distillato per co11to dello tato: 2") Riduzione drastica clC'i profitti elci distillatori; 3°) Riduzione progressi– ,·• del prezzo garantito delle barba– bietole; 4°) Trasferimento verso gli zuccherifici di un·importante quota di barbabietole finora destinate alla distillazione d'alcool. Fabbricando (a spcSL' dello Stato) dello zucchero invc-c-e che cleiralcool è possibile fin cl"ora (e già si è co– minciato) distribuirl' in lllll<' le scuolC' gratuitarncntl' abbondanti 1m·rl'ndt· di latte zuccherato ai bambini; il pro- . gramma del governo prt:vl'dc inoltre la dislribuzionc gratuita di zuèchrro ai collegi. ospedali, ospi:!i cli vecchi, colonie infantili. cd agli indigeni del– l'Algeria e dC'll'Africa Equatoriale Francese. Questa nuova politica elci governo Mcndès-Franct·. che, a quanto pare, sarà tradotta in alcuni decreti di imminente pubblicazione, ha già sol– levato l'opposizione elci distillatori e dei produltori di barbabietole. Molti deputali sono già stati mobilitati per· difendere le loro tasche in nome degli « interessi superiori del paese ». Alcuni osservatori prevedono che, da– lo che Mendès-France non può essere 1nesso in minoranza sui problemi eco– nomici (avendo ricevuto ampia de– lega da parte del Parlamento), la caduta del governo avverrà per al– tri pretesti: la ragione vera però resta e resterà la ...distribuzione gra– tuita di latte zuccherato nelle scuole! I giornali i_taliani non hanno ac– cennato minimamente a questa fac– cenda delle barbabietole, ma ho l'impressione che qui in Francia essa sia la preoccupazione maggiore in tutti gli ambienti politici. Cordiali saluti (lUIDO •'URINI fil 5 ~Jioae Jf&uaaca Noslro suvi::io da Trirstc. Caro direi/ore. Mi sono guardato bene clalrob– bedire ai tuoi ordini e non sono andato a Trieste. Sono fermo a Bologna, al ristorante « Pappagal– lo », dove siedo in permanenza: non potrei del resto desiderare migliore punto di vista per la mi;1 corrispondenza da ·rrieste. 11 fau– sto giorno, che vide il ta:,tello di Miramare e cjintorni ,aldamentc riuniti alla Madre Eterna. omin– ciarono a muo,er~i verso il nord i \'ari interessati: combattenti di tut– te le guerre, reduci e mutilati. minorati squadristi e affini. Indos– savano i colletti duri dj Fiume, i baffetti di Roma, la barba dell'AOT, le basette cli Spagna, le legnate della Grecia. Con i superstiti di tutte le disfatte partivano uomini di affari, rappresentanti di com– m~rcio, contrabbandieri di sigaret– te, caffè e liquori, le varie trombe <lella stampa nazionale. Proprio da Bologna è dovuto partire per Trie– ste il collcgJ ergio Telmon, otti– mo gio, ane. merite, ole di migliore destina.oione. Dalla Città Indomita ha in\'iato subito corrispondenze magnificando i luoghi sacri delle· a\'venture pa~sate. Le campane di San Giusto suonavano alle ragazze di Trieste, tutte belle, che gettava– no fiori sopra i gendarmi siciliani in borghese, arrivati da tempo a rappresentare I"Ttalia. Di fiori tri– colori, nappe, bandiere, lustrini, co– rolle e ghirlande dovevano essere pieni i magazzini di tutta la città e mi immagino che grandi approv– , igionamenti giaceral\no ancora nei frigoriferi per festeggiare !"ingres– so delle truppe di linea. A soste– gno dei giornalisti ordinari la gran– de stampa ha mobilitato tutte le firme della letteratura patriottarda : Curzio Malaparte in testa, con ar– ticoli preparati da anni e da anni giacenti nei cassetti cli redazione aggiornati di mese in mese al pari dei pietosi « coccodrilli » i ne;ro– logi preèostituiti degli it.'Iia 0 ni illu– stri, pronti per !"usò in serata. « Ho parl~to con il primo soldato giunto a Trieste», hanno scritto. Gli avevo parlato prima io, alla stazione di Bologna: era un capo– ral-maggiore del Settimo Automo– bilisti Appiedati, nativo di Nocera Inferiore e sofferente a un mo– lare. Non aveva alcuna voglia di recarsi a Trieste perché avrebbe dovuto interrompere la cura del suo dente cariato e dubitava che laggiù vi fossero dentisti. Temeva invece di trovarci gli Jugoslavi, pronti a strappargli tutti gli altri denti, ed era perciò preoccupato e tremante. In più non sapeva come fare per l'alloggio e la mensa, né si capacitava perché avessero in– viato lui solo a fare da avanguar- dia: posizione sempre Scomoda se il grosso non è alle spalle. Dopo questo soldato ignoto si prevede !"ingresso in citt:ì di un gruppo di carabinieri, sempre gelosi dei questurini e decisi ad essere pre– senti ovunque vada la Celere, e 1;li inevitabili bersaglieri ciclisti. Hanno già ordinato gambali nuovi ,. piumetti Ji pollo ucciso di fresco: pare :-.i incontreranr;io con i mari– nai prmenienti dal molo Audace, do, e un incrociatore ormeggierà nel luogo che ,·ide la ,elebre tor– pediniern :1ccostarsi per prima al porto nel 1918. A tutti, questurini, carabinieri, bersaglieri e marinai hanno già distribuito sigarette «Africa», con l"immagine prospe– rosa e sorridente di una nuda bel– lezza negra: gli ideali e le conqui– ste della nostra storia non hanno mai avuto viatico diverso. Del resto che si respiri aria di conqu°ista è innegabile. Le sorde · trattative tirate avanti per anni ri– çordano a tutti i lunghi inverni ndle trinree carsiche, le leve in ma,,;~a.Caporetto, il Pi<l\t' t:", chi~ :"1 perlhé, Cesare, Pompeo e il Ru– hiwne. In meglio. oggi. l:i glo– riosa a\'ventura è assolutamente pri\'a di scomodi, mutilazioni. ri– schi e morti: questa è la guerra che noi preferiamo. Resta da valutare il lato econo– mico. Nessuno finora ha detto se Trieste è un buono o un cattivo affare, nessuno dei millecinquecento articoli già scritti e diffusi su quo– tidiani e periodici informa sulle tondizioni della città, del porto, sui presumibili vantaggi ed oneri <.he potrà ricavare la Nazione dal– l"acquisto triestino e su quelli che toccheranno a Trieste stessa dal– la nuova sistemazione. ! evidente che questo non è il momento di toccare argomenti così bassi e mate– riali. La Gloria innanzi tutto. Ha fatto però un certo effetto l'arti– colo di Gorresio sulla « Stampa » di martedì, c!Je auspicava la crea– zione di una nuova Ca,sa del Mez– zogiorno per la zona A, e ha desta– to apprensioni la pubblicità del liquorificio triestino « Stock » in– vitante a brindare con bevande trie– stine per ·il felice evento. « Si co– mincia subito » hanno commentato gli industriali patriottici. Qualcuno ha riaperto il libro di Antonio Baldini « r buoni incon– tri cli guerra e di pace » : la re– torica era identica all'attuale, m;t la prosa era migliore. Più con– tento di tutti deve essere Scelba: dopo la risoluzione dell'affare trie– stino, nessuno, all'estero, si occu– perà più del nostro governo, che potrà dedicare ogni cura all"affare Montesi. Il nuovo governatore di Trieste sarà il marchese Montagna? Co11 molti ouequi. l'AOLO PAVOl,l~I
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