Nuova Repubblica - anno II - n. 13 - 5 luglio 1954

L 35 Spedizione In abb6namento poatale (Gruppo B) A pag. 4 : Il~Congresso n· 'I mu -,.. ~ s, o ~ 1/ cESA CLAUDIO Beyerstra.sae Be\ Abart ' ?uinte dle San Carlo GO'\"t' INGEN Anno Il • N, 13 (37) QUINDICINALE POLITICO cGorman\a) PAOLO VITTORELLI: I ,ocialisii e l'Europa (pagg. I e 2) - CARLOS GONZALEZ RIVERA: Fuoco sugli studenti a Bogotà (pag. 3) - MAX SALVADOR]: Truman dà le consegne per la battaglia d'autunno (pag. 3) - FILIPPO M.Ai'l'CINI: Dietro le quinte del San Carlo (pag. 4) - BENIAMINO FINOCCHIARO: Dissoluzione dei piedi piatti (pag. 5) - RASSEGNE: 15 giorni nel mondo: Ha vinto l'Unitcd F1uit, di P. V. Lacambiale del 7 UillUDO A. poco più di un unno di dist.anza, è venuta u 1,cade– re la cambiale del 7 giu– gno: è scuduta a Napoli, davanti ul Congresso democristiano, che ha veduto il crollo di un'intera classe dirigente e dello stesso De Gasperi, e l'ufferntazione di forze nuo,•e, prevalente1nente giovani. t certamente prentuluro espri– ntere un giudizio sul significato e le prospettive di un così radicale ' c.tunbio della guardia ': che ha veduto esclusi dal governo del partito perftno l'on. Conella, che ne resse le sorti con la finezza e la capacità che tutti conoscono, e l'on. Pella, nel quale borghesia e nnzionulisn10 italiano riconobbero 1>er un breve spazio di tempo il loro leader. Nessuno è, in realtà, in grado di apprezzare cruale po– trà essere In politica dell'on. Fan– fani, che alla con1pelenza ed al– l'abilità unisce unu scon fìnata ambizione ed una u,nbivalenza sconcertante. Mu ci pure di poter antici1>are alcwtc valutazioni, in attesa della prova dei fotti. A Napoli, lu D. C. hn scontato la disfu110 del 7 giugno in modo coerente, c.ioè in 1nodo den1ocra- 1ico: mandando a casa i respon– sabili della disfalla. In questo senso, il maggior partito di go– verno italiano ha dato una le– zione di costu1ne a socialdc,nocra– lici e repubblicani che, assai più sconfitti della D. C., non sono stati neanche capaci di rinnovare le proprie classi dirigenti. Resta da vedere se le nuove forze che hanno prevalso siano esutta111cntc consapevoli dell'ùnpcgno che, vin– cendo, hanno assunto, di non ripetere gli errori che portarono ap11unlo al 7 giugno. V'ha certa– ntente una contraddizione in allo fra l'attuale forntula governativa ( che riproduce, sia 11urc con di– verso rapporto di forze, la situa• zione quadripurtitu), soprallullo fru lo spirito di tuie formula (itn– personato nell'on. celba, che avrebbe dovuto per il prin10 es– sere travolto dal volo congressua• le), e la nuova situazione· che si è creala all'interno del partito. Questa nuova situazione può lut– htvia avere due shocchi: uno (che temian10 implicito nelle po– sizioni dell'on. Funfuni) in senso integralistico, la speranza cioè cl.i rafforzare orgunizzativurnente la D. C. al punto da farla nuova– mente arbitra della situazione italiana senza bisogno dell'appog– gio di al i partiti; l'ahro ( che ci è sernbrato affiorare dal dibat– tilo congressuale e che corrispon– de probobilmenle alle più moder– ne esigenze dei giovani), di deter– minare un aperto dialogo con le forze della sinistra italinna, senza rinunciare a cruello a cui non si può rinunciare, 111a tullavia senza pregiudiziali e conaplessi d'infe– riorità deleleri. Ì. appena il caso di dire che, n seconda, prevalga nell'azione l'uno o l'altro senso, la prospellivu nuova uscita dal Congresso di 'npoli potrà rivelarsi radicalmente diversa. ?tfu vorrent• mo aggiungere che, se dovesse prevalere l'indirizzo integralista, sarebbe inevitabile non soltanto Lllut rinnovuta espe1·ic11za 7 giu– gno, 1na qualche cosa di assai più grave, l'isolamento nel paese dei e:uttolici, incapaci di convivere conte forza den1ocraticn fra le nitre forze politiche. 1 onostante che i1 1>cricolo vi sia, non nascondia1no un certo nostro 011in1ismo. A Napoli, la destra econon:Uca è stalil verinnen– te sbaragliata (anche se, è inutile dirlo, essa attenderà la sua rivin~ cita, al.l'interno del purtito e so– prallutlo in parlamento); i re– sponsabili della sterile politica cen– trista del 7 giugno hanno paga• 10; nuove forze giovani si sono fatte nvunti, e in pieno congresso dc111ocristiuno abbinino sentito le– varsi una voce di rivohn contro gli in1erve111i dei gesuiti e di P. Messineo. La stessa l'alutuzionc agrodolce che del Congresso ha fallo l'orgnno '\'aticano è un sin– tonto da non trascurarsi. lnfLne, non sernbra che l'on. Fanfani ~ia assoluta1nente libero di fare cosa vuole: egli è condizionato, ull'in• terno del partito, dagli orientu- 111enti di coloro stessi che ·gli hunno consentito la vittoria, e - più di quanto a1>paia - dul– l'on. Gronchi, che si è itnpegnato solo sul terreno della proporzio– nale, n1u la cui lineu politica è stata sempre presente, aln1cno co– nte riserva, davanti al t.ongrcsso. Le alternative che si apro- no ora davanti olla D. C. 11011 dipendono esclusivun1cnte dalla D. C. Dipendono miche, in ben piccola u1isura certo, dai nostl'Ì gruppi di 1ninoranzu; dipendono, in misura tanto 111aggiore, dal P. S. I. Lo sblocco della siluazione politica italiana determinntn dal 7 giugao conlinua a produrre i suoi effetti, ed altri certarnenle ne ve– dren,o nel prossinto avvenire (ba– sii pensare alla CED, la cui liqui– dazione, già in allo, esige urgen– tmnente una più inlelligenle po– litica europea di ricatnbio). I socialisti non dimentichino che una delle ragion_i di resistenza del quadripartito fu ed è du ricer– care nelPin1pressionc che le si• nistre cattoliche, che i cattolici de- 1nocrutici hanno, della nuu1cm1za di un'ulternaliva seria. Questa al– ternativa non può scaturire, è evidente a chiunque, che da un accordo in buona fede fra catto– lici e socialisti su tutti i terreni dov'esso sia possibile, e nei lin1iti in cui sia possibile: uccuntonundo cioè il problema dei rupporti at– tuali fra PSI e PCI. l socialis1i 11ossono certa1ncnte ricl;icdere che queslu questione non blocchi ogni possibilità di trutlutiva e di accor– do coi cattolici, e possono anche preoccuparsi delle co11seguenze Ìlnntediute che una fralluru fra i due parlili della sinislra potreb– be tll•ere; 111anon possono 11eanche chiedere che i co1nunis1i parteci– pino, con loro e sul Joro siesso piano, al processo di apertura che tutti sentono non più dila– zionabile. Libertà d'azione dei so– cialisti, uccantonumen to del pro• blen1a dei rapporti coi con1unis1i, è vcrun1ente il 111iniino che i cat– tolici den1ocratic.i poss.t'ano richie– dere: se enn.i non è disposto a concederlo, se Nenni continua a far intendere che una trallutiva con lui significa, contc1nporunea– n1ente ·e sullo stesso piano, trat– tativa con Togliatti, dobbiamo pre– purarci all'esperi- 1ncn10 integralista, K' e a tutte le con- seguenze ch'esso porterà inevitahil• n1ente con sé. SOMMARIO (pag. 5) - Cose di Francia: Tutto su Mcndès-Francc (pag. 5) - Gruppi al lai:oro (p~g .. 6) - La parola ai compa1ni: Le bugie fredde hanno le gambe della CED, di Gc100 fuR1N1 (pag. 6) - Pagine di cMltura contempora11ea: Pianificazione economica in r<'gimc demo– cratico (III e JV), di G1r-.oLUZZATTO(pag. 7) - Plausi e botte, di ÙONUNO (pag. 8) - Libri e problemi: Storia del movimento soc. in Italia, di t\. Romano (Lro VALIAN1) (pa11", 8). POLEMICA FEDERALISTA I socialisti e l'Europa t difficile chedall'attuale Trattato dellaCED nasca l'Europa:nel migliore deicasinonnascerànulla, nel peggiore nascerà unacolonia mericana, probabilmente contro la vo!ontà deglistessiamericani. M ENTRE i partiti socialisti o social– democratici dell'Europa occiden– tale hanno forlc,nente appro– fondito il tema della CED, hanno visto scaten:trsi nel loro seno un'aspra polemica, e si sono impegnati a fondo in un senso o nell'altro, nel nostro paese si ha l'impressione che i movi• menti socialisti considerino questo pro– blema come un problema di second'or– dine, assumendo nei suoi confronti una posizione pregiudiziale, favore– vole o contraria, o non discutendone neppure. Non possiamo perciò esimerci dal prendere pubblicamente posizione, pro– prio perché il paese non conosce posi– zioni ragionate o ragionr:voli intorno alla CED· conosc•- solr ;indici asso– luti, di condanna senz"~ppello o di esaltazione indiscriminata; e mentre il paese è tultora inconsapevole della posta in giuoco, il Parlamento vuole invece affrettare le cose, vuole affret– tare la ratifica del 'lrattalo costitutivo della Comunità Europea di Difesa per isolare la Francia e melterla davanti alle sue responsabilità. L'avvento al potere del primo go– verno serio che forse abbia avuto la Francia in questo dopoguerra, se si esclude il governo di un solo mese di Léon Blum, nel 1946, ha fatto na– scere, per quel che riguarda la CED, la speranza o il timore che questa sia definitivamenle sepolta: gli avversari della CED sperano che con la sua fine sia eliminata ogni possibilità di creare una forma qualunque di fede– razione europea, mentre i suoi soste– nitori temono precisamente l'inverso, e vogliono farne assumere alla Fran– cia l'inlera responsabililà. Questo modo di ragionare è anco– ra il proseguimento di quel metodo settario cui facevamo allusione poco fa. Noi riteniamo invece che la for– mazione di un nuovo governo, in Francia, costituisca l'inizio di una nuo– va fase politica. Vedremo se dura e vedremo se è veramente nuova. 1-fa i segni che si hanno danno l'impres– sione che sia nuova, anche se poi non durerà. Essi ci debbono indurre a ri– flette~re maggiormente ai suoi riflessi ed a procedere anche noi, nel quadro della nostra vila politica, nel quadro delle nostre esigenze nazionali, a quel riesame che si accinge a compiere la Francia. Per ragioni di tattica parlamentare - ma anche perché ne è profonda– mente convinto - il nuovo Presidente del Consiglio francese non ha assun– to una posizione netta in merito alh CED od ai mutamenli che questa po– lrebbe dover subire. Egli si è invece pronunciato a favore dell'apertura di un dibattito fra gli avversari e i soste– nitori democratici della CED, che può comportare, naturalmente, conseguen– ze imprevedibili, come la fine della CED o una serie di emendamenti im– portanti al trattato che la istituisce. Da questo dibattilo, verrà probabilmen– te fuori qualche soluzione di ricam– bio, che potrà mantenere la CEO con pochi o con molti mutamenti oppure anche non mantenerla affalto. Dato che il dibaltito sulla CED non è ancora chiuso nel nostro paese e dato che non abbiamo ancora ratificato il trattato, noi vorremmo che si po– tesse tener conto non solo delle esi– genze prettamente francesi ma anche di quelle italiane o di quelle che sono sentite maggiormente dagl'italiani, an– che quando interessano tutti gli euro· pei. Noi ci rivolgiamo sopratulto a chi ha a cuore l'unità politica euro– pea, affinché si ponga fine ad ogni campagna settaria a favore della CED, come se questo trattato soddisfacesse ogni aspirazione federalistica; e invo– chiamo invece un'opera di discussione e di revisione, in cui si cerchino i mo– tivi più adatti a favorire il processo del– l'unità politica europea. Posizioni dei socialisti occidentali S E molti federalisti si sono rasse– gnati a digerire il rospo della CED, non è vero, d'allea parte, che la grande maggioranza dei socialisti europei, come affermava, in un'intervi– sta alla radio, l'on. Paolo Rossi,, sia favorevole a questo traltato. Il vero in– vece che esiste una situazione estrema– mente confusa in merito a questa queslione nell'ambito del socialismo europeo. Nel partilo socialista francese, su 103 deputati all'Assemblea Nazionale, 59 si sono pronunciati contro la CED. Il congresso di questÒ partito, vicever– sa, che non rappresenta l'elettorato ma la base organizzata del partito. si è pronuncialo a favore della CED con una maggioranza di circa tre quinti dei delegati. li partito socialdemocratico tede– sco, che è il più forte dei sei partili dei paesi ;decenti alla CED, è tolal– mente lOntrario a questo trattato, tran– ne forse qualche caso isolato. Ma men– tre i socialisti francesi sono avversi alla CED per molteplici motivi, che ri– guardano si1 un'impostazione generale della· politica europea, sia le preoccu– pazioni suscitate dal riarmo tedesco e dagli osta,oli cosi posti all'unità del– la Germania, i socialdemocratici tede– schi seno contrari alla CED sopra– tuto per un solo motivo fondamentale, condiv,so anche da chi difende il trat– tato, l'unità tedesca. I socialdemocralici tedeschi temono che la CED renda più difficile, o ad– dirittura impossibile, l'unità tedesca, che d1 tutti. in Germania,- è conside– rata come la rivendicazione politica che primeggia ogni altra. Il facile com– prenderne le ragioni: quando si ve– dono le agitazioni che avvengono in Italia per Trieste e per il T.L.T. che, almenJ in parte, sono sottoposti a una amministrazwne anglo-americana, nel– la quale soc,o stati ora immessi dap– pertutto fuuziònari italiani, ci si può render conto delle agitazioni che pos– sono .J potclbbero avvenire in Germa– nia, qualor·1 qualche ostacolo decisivo all'unità tedesca facesse temere all'opi– nione pubblica di una parte della Ger– mania di non potersi più riconnettere con J'.ltra r,arte della nazione tedesca. I socialdemocratici ne sono consape– voli fors'anche più degli altri: essi te– mono che l2 CED, e magari domani la formazione di una federazione euro– pea con la sola Germania occidenlale, cristallizzino per sempre la divisione del p.,ese. I democristiani del Cancel– liere Adenauer. pur difendendo la CED, sostengono di volere anch'essi l'unità tedesca, anzi vanno anche più in là perché uvendicano i territori annes– si dalla Russia sovietica e dalla Po– lonia. La CED e il loro amore per l'unità europea non sono dunque altro. per loro, che il velo col quale masche– rano ipocritamenle la volontà di pro– cacciar.;i uno strumento per conquistare la completa sovranità e la forza mili– tare necessaria a tutelarne i diritti ~c– quisiti e a rivcridirnre Cjucn: contt:stati da altre po:enze. Noi abbiamo l'impressione che, sia dal governo italiano, sia dagli altri fautori della CED, il problema 1ede– sco, nella sua sostanza, sia affrontato con estrema leggerezza; anzi, che il tema centrale di questo problema, la riunificazione delle due parti del paese, venga ingenuamente o di proposito ignorata. Se ne ha purlroppo una pro– va nella relazione del governo sulla CED, la quale afferma, in merito al problema tedesco, che <t la CED è, rn realtà, la migliore soluzione del pro– blema tedesco e all'infuori di essa esi– stono soltanio due alternative: la neu– tralizzazione della Germania o il suo riarmo unilaterale ». Non troviamo alcun cenno alla terza alternativa, l'u– nità tedesca, che è forse quella che mag– giormente interessa il popolo tedesco, a meno che non si escluda l'unità solo perché potrebbe implicare la neulralità. Nel Benclux si ha la situazione se– guente: i socialisti belgi sono divisi sul problema; la maggioranza è favo– revole alla CED, la minoranza contra– ria e il congresso del partito convocato appositamente ha lasciato libertà di vo– to ai parlamentari in tema di ratifi~. Gli olandesi sono quasi tutti favorevoli. li peso dei socialisti del Lussembur- go, infine, ~ trascurabile. . I laburisli inglesi, che sono uffioal– mente favcrevoli alla CED, sono tut– tavia profondamente divisi. I bevani– sti davanti alla scelta fra l'unità te– de;ca in uo regime di neutralità ed il riarmo :!ella Germania, controllato nella CED o promosso bilateralmente dagli Stati Uniti, non hanno esitazioni di sorta: s_elgono l'unità e il disar– mo. Nella riunione del gruppo parla– mentare laburista consacrata al tema del riarmo •eèesco, I l l deputati han~o votato a favore e 109 hanno adefllO alle tesi be,·aniste. Non è vero, perciò, che la stragran– de magsior.mza dei socialisti occiden– tali sia favurevole alla CED. Che cos·. dunque questa CED, che suscita tante divisioni, fra i federalisti, tante polem:che in seno ai movimenti socialisti? ùli argomenti principali con i quali si iustifica si possono ridurre o due: la CED sarebbe anzitutto, co– me sostenev,, anche la relazione del governo, ti migliore modo di risolvere il prohlem1 tedesco, intendendosi per problema tedesco sopratutto quello del

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