Nuova Repubblica - anno II - n. 12 - 20 giugno 1954

L 35 Spedizione In abbonamento po■tale fGruppo Il) A pag. 7 : Pianificazione economie( in regime democratico, di Gino TDD'I l''-1 Nrì' 0M .')I e, cESA CLAUDIO I Luzzatto ,,, Anno Il • N. 12 (36) 1;QUINDICINALE PO. Beyeratraaae Be\ Abert (Germe.n\ 8 ) GOTT1NGEN iugno 1954 F. PARRI: Scelta sbagliata dd fcdcr-'lismo europeo {pagg. I e 2) F. MANCINI: A « ca-ncclli chiusi» i federalisti accettano la CED (pag. 2} - P. CALEFFI: Ricordando Rosselli (pag. 2) - Critiche socialiste alla CED (II) (pag. 3) - A. GAROFALO: 11 dono di nozze (pag. 4) - B. FINOCCI-IIARO: Dissoluzione dei piedi pialli (pag. 5) - RAS– SeGNE: Italia, oggi: Un congrcuo di socialisti seduti (pa-g. 4) - Cose di Francia: La L a rn11ida soluzione della crisi francese e il largo voto di n1aggioranza ottenuto du Mendés-Frnnce costituiscono il fat– to nuovo non tanto della quindi– cina quanto - probabiln1cnte - di <tuesto dopoguerra in Francia: e poiché esso è 1a conseguenza di una crisi di curattcre internaziona• le, con,une anche all'Italia, è un fatto le cui ripercussioni sulla no– stra politica interna non barderan– no a farsi sentire. lndocim, e C.E.D. sono i due banchi di prova contro i quali la tradizionale classe dirigente fran– cese non ha retto: la necessità di ricorrere a un uoino nuovo, clic si afferinu - ancor pritna che su una politica fmanziaria - sulla volontà di far cessare subilo il coufiiuo indocinese e di n1odifi– cure profondamente il trallnlo del– la C.E.D., inacceuul,ile nella sua forina attuale, 1nostra che si tratta non di un episodio di normale uvvicendu1ncnto den1ocratico, ma di una svolta effeuiva dell'opi– nione pubblica in Francia, a cui c'è da augurarsi che Mendés-Fran• ce sia in i:rado di rispondere effi– caceme:1te. La nuova hnpostazione dei due problen1i che dcte1·n1innno oggi l'intern politica francese è in ve– rità legata ad un nuovo orienta• 1nento generale di tale politica: nei riguardi anzitutto dcli' Aiuc– rica, conte aflerinazione d'una tendenza che non vuol certo rom– pere i ponti con l'Occidente nel suo co,uplesso, 1na postula una politica europea ctapace di auto– nomia e d'iniziativa, capace anche di resistere alle discutibili direttive diplo1natico•n1ilitari di \Vashing• ton. La stessu aspirazione federa– lista - che di una politica di au– tonomia europea doveva essere in certo senso l'ispirazione e lu gui– da - si è andata svuotando di contenuto in questi ulti,ni te1npi, poiché si è ridotta a con1p]emento della politica ,.uncricmu., in Eu– ropa: fare l'Euros>a non può vo– ler dire, in realtà, che dctern1innre maggiori possibilità di pace nel mondo attraverso la 1nedjazione d'Lm Europa unita, in cui preval– gano le forze delJu pacificazione, della de1nocrazia, e del progresso: e questo esige uno sforzo deciso per rico1u1uistare all'Europa, e SO· prattutto alla Francia, una sua pro– pria qualificazione e ragione po• litica, che in q-uesti unni è andata smarrendo. Ma politica nuova nei riguardi unche della Russia e dei con1uni– sti, nel senso, anche qui, d'una più u1npia libertà di. movimento, ri– spetto alla rigida contrap1>osizione delle parli in cui l'Europa si è fatta trasci.narc finora. l\lcndés– France ha offerto un cse1npio CO· raggioso, dando la proprin balla• glia su temi cl1e potevano essere • graditi ni con1unisti, senza tutta– via accettare le loro giustificazio– ni, ma ntantenendo ]e proprie; non respingendo i '\'OlÌ co1nunisti alla Camera, nu, assicurandosi un sufficiente 1narginc di n1aggioran– za anche senza di essi. Ci se,nbra, fruncmnente, un intelligente 1uodo di procedere. I comunisti \'Oglio- 110 la fine dellu guerra indocinese certu1nente, anche, perché ciò ri– sponde agli interessi sovietici; essi si oppongono ullu ralifìca della C.E.D. t•ertnn1ente, anche, per- ché l'esercito europeo e il riar- 1110 tedesco rup1>rescntano dei pe– ricoli inunediati per In Russia. Lu 1naggior parte dei francesi vuole probabil1nente le stesse cose, nm per nitre ragioni: non vuole il conflitto indocinese, perché esso sta portundo nel haratt·o le finan– ze del paese senza poter avere, a11a fine, altro shocco che il crollo dell'in11>erialis1no francese in In– docina (e non soltanto qui, rna anche in l\larocco e in Tunisiu, se non surà rudicalntcnte 1nutnto l'oricnta1ncnto politico di Parigi); non vuole la C.E.D., perché vi vede prevalere il 1,ericolo tede– sco allu possibilità 1nolto teorica che la C.E.D. diventi domm1i elc- 1ncnto d'uno stato federale euro– peo. li merito di Mendés-France sta precisa1ncntc in questo: di espri1nerc ciò che il 1>acsc vuole, unchc se in questo 111on1ento vuo– le delle cose che anche i cotnuni– sti, per ragioni e valutuzioni di– verse, vogliono. :t prccisantente t[ucsto l'unico 1nodo scrio di por• re il proble1na dei rapporti fra de111ocratici progrcss;s1i e socia– listi da un lato, e co111unisti dal– l'altro: che non è senza pericoli, ma scinpre infu1ita111ente infcrio• ri a quelli che 1>uÒ dctcrn1inare, proprio in favore dei co1nunisti, la psicosi ,lei/a /rnttura. Che cosa faranno i ~ocialisti. francesi'? t certa1nente istruttivo il fatto che la Francia, per una politica nuova, ubbia dovuto ri– correre piuttosto al radicale Man– dés•l;-runce che al socialista Cuy l\lollet: quest'ultintO ha continua– lo u fare, ancJ•e ]ui, la politica dello struzzo, In 1>olitica della fur• hcria e della tattica, la politica tradizionale della classe conserva– trice francese; e lungo crucsta stra• da ha finito per diventare uno dei campioni della C.E.D. Egli ha per– so )'occasione di espriiuerc lè nuo– ve esigenze n1uturate nel po1>0l0 francese. li fallo che lu S.F.1.0., pur dando i propri voti al nuovo esperintento go,•ernativo, abhht ri• fiutaJo di parteciparvi, costringen– do il presidente u tnaggiori aper·– ture a destra di. <1uantc egli ccrtu– n1ente pensasse di fare, è la di– ntostruzione della tin1idczza di 1>ro– spettive dei socialisti. francesi, per Io n1eno dei ]oro attuali dirigenti, la loro incapacitù di uscire dal ri– stretto giuoco della diplonmziu americana in Europa, per porsi al– la testa dell'unificazione dell'Eu– rou;,. deinocratica sul piuno poli– tico. anziché n1ilitarc, nell'interesse delle forze popolari e non di ri– stretti- circoli reazionari. Anche in Italia, cornc in Frnn– ciu, forze nuove ~Hanno urgendo fuori degli schemi prefissali degli attuali purtiti politici. Queste for• ze agiscono un po' dovunque, n1u con purticolure intensità nel sci• tore socialista e in quello dei cat– tolici di sinistra. I quattro partiti della coalizione sono orinai incu– J>aci di csprintere queste forze, e le loro esigenze; né il Fronte Po– polare è l'unicu. via d'uscita, co- 1ne si ,·orrcbhe polc1nicnrnente e catastroficumentc pretendere. Lu realtà è che ci uvvimuo, an– che in Jtnlia, verso uno schieru- 111ento nuovo. l\fa questo esperi- 111ento non potrà essere compiuto se non in una più antpia sfera di solidarietà europea: perciò snh1- tian10 il nuovo corso della politica frnncesc co1nc In pre111cssu necessa– ria d'un radicule mutan1ento del In politica italiunu. SOMMARIO PAOLO V1TTORF.U.1 • .. -, • 11,.,va11i ,ulla socil"tà .. _ .,., .. ,11mpora11ea: l'ianifìcazionc economica in regime drmo– '--•auco (1) 1 di G1No LuzZATTO (pag. 7) - Plausi e Bolle, di OoNu:-,;o (pag. 8) - Lib,i e Problemi: La crisi dello stato modc1no, di A. C. jPMOLO (~larccllo Trentanove) (pa~. 8). .SCELTA SBAGLJA1 1 A DEL FEDERALISMOEUROPEO Il Congresso del M.F.E. di Gcno\a si è 1isol10, com'era facile p1c\edcrc, in una manifestazione ccdista p, l\il di qual iasi ri• flesso politico sul paese. La direzioue del 1'fovimcnto ha- insistito nella identificazione .clt-lla battaglia federalista col quadri1>artito govcrnati,·o, allontanando sempre di più fo,--,f' di effettivo· 1 imto\amcnto cu1011co e p,dcrcndo l'unanimità fìtti,ia alla 1>olcmica feconda. Il 110s110 Movimento non è stato invi1a·10 al Congresso, pe1·ché in odore cli eresia; Ferruccio Parri. non partecipando ai lavo, i, ha inviato ai congressisti la lettera che qui intcg,almcnte ri1>roduciamo. Cari amici del Comitato Ce11trale del MFE, preferisco non partecipare al Con– gresso di Genova. Non vi sfuggiranno le ragioni per le quali preferisco, oggi, di evitare una battaglia incresciosa; comprenderete le ragioni che mi spin– gono, per le responsabilità di ieri e di oggi, a indicare, sia pur sinteticamente, i motivi del mio dissenso dalla linea di condotta del Movimento. Dis:,easo noi; su f'h,olemi p:irtico– lari e politiche transitorie, ma su im• postazioni ed indirizzi generali. E per l'attaccamento che conservo per un Movimento del qualé sono stato at– tivo promotore, ritengo che solo un chiarimento di fondo possa restituir– lo a migliori direttive, e mi auguro e spero che a questo chiarimento non manchino occasioni future. Avrò - suppongo - il più efficace alleato nella lezione dei fatti. Prima la pace Per chi non si costituisca prigionie• ro d'idolatrie fideistiche e di schemi no– minalisti, un'organizzazione federale regionale non è fine a se stessa: ha senso come tempo e tappa di un processo più ampio di organizzazione internazionale, ha la sua giustificazione solo se serve come strumento di pace libert:ì e progresso democratico e solo se al servizio di questi beni indivi• sibili crea per l'Europa quelle condi– zioni. d'indipendenza politica che sono negate ai singoli paesi. Se il risultato del federalismo si concreta soltanto in una organizzazio• ne diplomatico-militare che non mi– gliora le prospettive di pace e non migliora· le condizioni di indipenden– za, esso non ha titoli al nostro ap• poggio, anche se fossero conservati gli aspetti formali della struttura federa– le. E nel caso della CED, a mio giu– dizio, le prospettive di pace sono peg– giorate, e temo non per breve tempo; e l'Europa occidentale non fa certo un passo avanti verso la sua autono• mia politica. Ma il diverso appreizai-nento che voi ed io facciamo della CED si ricondu– ce ad un:1 diversa visione generale. Voi temete la psicosi della distensio– ne. lo temo la psicosi dell'antidisten– sione. La preoccupazione della barri– cat.\ antisovietica e anticomunista vi ipnotizza, perciò voi dite: prima la barricala, prima la CED, prima I' Eu– ropa, poi la distensione. Errore pericoloso, che fa torto al federalismo. Costruire sulla paura? Scegliere la tensione sino a che l'Eu– ropa unita maturi, significa perpetua~ re un tormento ed un costo che sfiac• ca l'Europa ed agevola la marcia di Mosca. Se il federalismo è pace, non esistono problemi di scelta: ogni occa– sione di distensione è la sua. Incri– minare di spinto di capitolazione chiunque dia sempre la prelazione al ricercare le vie della pace è polemica davvero troppo facile: che non vi con– siglio. Negoziare per uomini con la testa sul co!lo non vuol mai dire arrendersi, né abdicare alla difesa del– la libertà. Pace e libertà sono fun– zioni correlate: chi tocca l'una tocca l'altra. Lettera aperta di FERRUCCIO PARRI E vi avverto che una confessione pericolosa è implicita nei vostri ra• gionamcnti. Come se la paura della Russia e del comunismo sia l'unico strumento efficace di unificazione eu• ropea; e la paura, e quindi la tensio– ne, vada mantenuta ed alimentata, an• che quando venga oggettivamente a mancare. Ma sul fondamento della pau– ra voi potete costruire solo una lega diplomatica-militare di difesa; la pau– ra non alimenta un mondo nuovo. E se cessa la paura del Barbarossa, la lega si sfalda. Ed in effetto gettandovi ton tutte le forze dalla parte della CED voi non avete scelto l'Europa, ma la NATO. Questo possono• fare i parti– ti, non il MFE che non dovrebbe es– sere un partito. E dovrebbe considerare con più am– pia apertura le vicende del grande duello che nel prossimo cinquanten– ~io decider:ì le sorti del mondo. Il co– munismo trionferà sin quando sar.ì l'arma di rivendicazioni nazionali o sociali, sin quando le democrazie occi• dentali non sapranno dare alle une ed alle altre soluzioni non comuniste. L'America ha perso in Cina il primo round di una partita secolare: e non se n'è ancora accort.;t. La Francia ha ripetuto e ripete gli stessi errori in Indocina e nel Nord Africa. .B intervenuta l'era atomica, sicché ora il potere di decidere della sorte del mondo è concentralo nelle mani di <luc uomini soli. Spavente\ole sorte. Con l'evolversi della politica america– na, si è venuto deteriorando il primi– tivo spirito della comunitl atlantirn. I paesi europei da associati son ri• dotti a<l ausiliari o<l avamposti. Un 'altra soluzione Da quando, da un paio d'anni, si è venuta delineando questa evoluzione, ed è apparsa sempre più gra,e l'incer– tezza deJla politica amtrirnna, incapa· ce di volere Ja pace così come la guer• ra, e la strategia atomica ha SO\·• vertilo le basi dei problemi della si– curezza (e rende anacronistiche quanJo non umoristiche certe allegaiioni mili– tari a favore della CED) era chiaro, a mio giudizio, che era il problema dd– l'autonomia della politica europea a dover occupare la mente dei federa– listi cd a dirigere i loro sforzi, unica via aperta ad una politica di pace e di disarmo efficaci. 1 paesi europei non hanno bisP– gno del beneplacito russo per .strin– gersi in una comunità politica; ma se vogliono la pace devono darsi conto dei problemi di sicurezza che il ripristino della sovranità tedesca crea, prim::t di tutto nei riguardi della Russia. Non vedo perché non sia compatibile con il federalismo un regime di neutra• lit~ europea, armata quanto potrà es– ser necessario, e perché non si possa vedere in esso il protagonista di un futuro patto di sicurezza europea. Il Movimento federalista ha fotto un'altra scelta, con tutte le sue ceci• tà e limitazioni. Essa porta alla fine, o di qua o di 1:ì, ad una frattura se:nza scampo, ad un urto fatale e senza me– diazioni. A beneplacito delle decisio– ni altrui. lo rifiuto recisamente quest:1 scelta, perché questi regimi di ci'!>tiat.1, internazionali o nazionali, sono esiziali alla democrazia. Variopinta è certo la coalizione de– gli avversari della CED, che voi deri• dete. Ma perché non considerate la coalizione dei fautori? Perché non vi allarma il peso che in essa hanno la parte conservatrice ed i grossi inttres• si? Perché non vi allarma l'avversione, crescente piuttosto che diminuita, ddl.1 parte maggiore delle masse lavoratri• ci europee? Sarebbe l'ultima sciagura, anche per il Movimento federalista, se sotto l'attuale spinta americana il con• fine della politica atlantica, nella qua– le s'inquadra la vostra, finisse per coin• cidere con il confine della lotta di classe. Lt stes~a conseguente ispirazione han– no le vostre concezioni ed i vostri in• (ro11H,wa a ra:1. 2, col. '°)

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