Nuova Repubblica - anno II - n. 6 - 20 marzo 1954

L. 35 A pag. 2: Finocchiaro I L'equivoco delle cifre Anno 11 - N. 6 (30) Q U IN ,DI CI N AL E POLITICO Firenze - 20 marzo '.1954 ADRIANO DERNABO': Profes,ori a congresso (pagg. I e 2) • BENIAMINO FINOC– CHI ARO: L'equjvoco delle cifre (pag. 2) • CARLO A. ULCIGRAI: Stampa di Ateneo (pag. 3) - DINO GIORGI: La crisi delle acque in territorio \'iccntino (pa~. 3) - LELIO LAGORIO: Le unghie della Germania (pag. 6) - RASSEGNE: Italia, 011i: Primo: politica interna (pag. 4) - Cose di Francia: La « disgrazia » di Lccoer (pag. 4) .. Lavoro e sìnda- Moralità e politica Quante volte siamo stati accu– sati di moralismo astratto, di spi– rito rigoristico e giansenistico, d'in• capacità di valutare il confine tra morale e politica? Eppure quel– lo che stn accadendo nel nostro paese in questi giorni (dal pro– cesso di Roma ai fatti di Paler– mo) ripropone il problema in mo– do clamoroso, e lo ripropone alla coscienza della gente semplice, che nella sua vita di ogni giorno non riesce n vedere unn differenza frn la propria moralità personale o familiare, e quella da osservare nell'esercizio del suo mestiere, del– la sua professione, nella società in cui vive. Gcnerahnente, que– sta gente semplice suppone che la politica sia un'arte così difficile e complessa e specializzata che iinpone, nel suo esercizio, anche il sacri lì.zio della moralità, e per questo se ne tiene lontana, ma quando i veli della compiaciuta connivenza si aprono n scoprire che cosa vi sin sotto quella dif– ficile tccn i ca, allora lo sdegno mo– rale della povera gente può di– ventare una forza politica esplo– siva: e guai alla democrazia che non se ne renda conto in tempo! Stanno appunto qui i limiti del compiacimento che possiamo pro– vare quando il marcio putrido del– la nostra società viene di tanto in tanto alla luce: che gli scandali avvengano può essere utile, o per dimostrare che tutta una società è marcia, che non è più guaribi– le, che deve essere radicalmente distrutta (ed è la tesi dei comuni– sti); o per stimolare le forze nuo– ve e pulite a sostituire, in quella stessa società, le forze consunte dal privilegio del potere economi– co, a dimostrare che codesta so– cietà inalata, se 8i rh·ela ca.. pace di distruggere quel privile– gio, contiene in se stessa i germi della sua purificazione e della sua ripresa (che è In tesi, o vorrei dire la speranza di ogni demo– cratico). Se questa seconda alter– nativa si dimostrasse fallace, se queste fo,·zc nuove non fossero nella realtà in condizioni di pro– rompere, di affermarsi, e di affer– mare il loro nuovo costume, l'al– tro alternativa, In prima, divente– rebbe tragicamente inevitabile. Ma due punti vanno veduti con estrema franchezza, I fatti che si vanno rivelando in questi giorni a tutto il paese erano fatti larga– mente noti (se non individualmen– te, ma come costume generaliz– zato d'una parte della classe po– litica, dcll'nltn burocrazia) agli uo– mini politici in generale. Salvo po– chissime eccezioni, essi non soltan• to li hanno subiti senza denun– ziarli, 1nn in mohi casi ne sono stati partecipi. t possibile pren– dere davvero In granata in mano, ridare dignità allo stato, ricrea– re per esso la fiducia degli umi– li, con gli stessi uomini, con le stesse classi dirigenti che hanno subìto, hanno taciuto, hanno parte– cipato alla corruzione? Noi seguia– mo con appassionato interesse gli sforzi che il governo dichiara di rnler fare per la moralizzazione della vita pubblica: abbiamo sem– pre considerato questo scopo un prius rispetto ad ogni efficacia di azione politica; e non possiamo che rallegrarci di veder affidate funzioni di alta resposabilità mo– ralizzatrice n uon1ini di elevata probità morule, come Luigi Stur– zo cd Ernesto Rossi. Ma aggiun– giamo: la posta in giuoco pnò es– sere decisiva per la dcn1ocrazia; più di quanto si creda. t suffi– ciente In buona volontì, di code– sti uomini, se Io stuto resta nelle mani stesse di coloro che hanno accettato, sopendolo, quello che oggi si rh•ela agli occhi ·di tutti? I vari Spataro pos 0110 restare ai loro posti, l'on. celba ( di cui nessuno mette in dubbio la per– sonale moralità) non In egli il responsabile della scelta di Pa– vone a capo della polizia? non fu proprio lui a dare alle forze di polizia italiana compiti prevalen– temente politici e l'on. Snragat è sicuro che la sua équipc, al go– verno o fuori del governo, sia fat– ta tutta di uomini della tempra morale di Trcmelloni? Un'azione reale di moralizzazione è, dichiaria- 1nolo senza ambagi, un'azione ri• voluzionaria, nella situazione di decadenza e di corruzione degli or– gani statali, di confusione perma– nente del sacro e del profano cui siamo ormai avvezzi. Per una azione di questo genere, i mezzi termini non sono consentiti. E il meno che si possa dire è che non si può uffidarc a citi ha tan– te volte fatta aperta testimonian– za di disprezzo per le esigenze del– la moralità pubblica il compito di rivedere le bucce ai suoi complici. L'altro punto è che un'azione di questo genere non può compier– si se non con la persuasione sincera, la collaborazione fattiva cd entusiastica, l'attesa fiduciosa delle masse: le quali sentono che dietro In corruzione, il vizio, l'af– farismo sta qualcosa di ancor più profondo e permanente~ la difesa forsennata che una piccola classe di privilegiati, incapaci di svolgere ormai qualsiasi ruolo sociale, ten– ta di fare di se stessa contro tutti gli altri. Se una classe. politi– ca incapace o corrotta cerca di sal– varsi facendosi schermo di alcuni uo1nini personalmente 1>uri, né cs•– sn né questi si salveranno; sol– tanto quando si saprà far coinci– dere con l'azione n1oralizzatrice obiettivi politici perm anenti, queg li obiettivi di profonda trasformaz.io – ne dei rapporti sociali che sono g li obieuivi della stragrande maggio– ranza (povera) dei cittadini, allora l'azione moralizzatrice può com– piere miracoli, può trasformare il volto d'w1 paese. Le recentissime deliberazioni del Consiglio dei Mi– nistri, che ripropongono il proble– ma della discriminazione fra i cit– tadini, che accennano ad oscure azioni per « eliminare abusi e fa. voritisn1i nei confronti di orgnniz• zazioni che operano contro il re– gime democratico » (e si precisa addirittura che si dovrà intervenire in tal senso nei settori economico, finanziario, del credito, dello spet• tacolo), temiamo di non capir– le, o capirle troppo bene. Non an– ticipiamo il nostro giudizio: ma si vuole forse, sotto il manto di un'apparente azione 111oralizzatri. ce, dare l'avvio al macchartysmo in Italia? In questo caso, avremo soltanto, a breve scadenza, una fase di bigottismo farisaico, e a più lunga ma sicura scadenza il crollo del sistema democratico, TRISTANOOODIG~OLA SOMMARIO cali: Al tavolo di Vigorclli (pag. 4) - 15 ciorni nel mondo: Un dovere per il 1956: cac– ciare i Repubblicani, di PAOLO Vrn·ottP.LLI (pag. 5) - Vita di fabbrica, di c. s. t. (pag. 5) .. Gruppi al lavoro (pag. 6) - Patine di cultura contemporanea: Verso una filosofia dd JO– cialismo (lii), di R. H. S. D«>ss1o1AN (pag. 7) • Plausi e bolle, di Oc1<uNO (pag. 8) • Libri e problemi: L'esperienza di A. ~faulino, di Gru SEPPE PrzzosP. (pag. 8). Roma (AulaMagna delLiceo Tasso), 4-6 Marzo 19.54 Professori a congresso I PROBLEMI DELLA SCUOLA ITALIANA AL XV CONGRESSO DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE INSEGNANTI SCUOLE MEDIE S ORTA agli albori del nuovo seco– lo per opera di alcuni benemeri– ti (fra i quali basterà ricordare Giuseppe Kirner, primo Presidente, e Gaetano Saivemini), soffocata nel 1925, rinata, dopo la liberazione, nel 1946, la FNISM ha costantemente e corag– giosamente difesa la serietà dtlla scuo– la, la sua altissima funzione e gli inte– ressi della cultura contro ogni tenta– tivo di sopraffazione, rifuggendo sem– pre da ogni impostazione demagogica dei problemi e mirando a creare un corpo di docenti capace e consapevole. Si devono ad essa il primo stato giu– ridico della classe insegnante (leggi 8-4- 1906 no. 141 e 142 e 16-7-1914), non– ché i punti essenziali e più validi della riforma Gentile. Molti, però, ancora oggi, sono i pro– blemi da risolvere e il XV congresso della Federazione, svoltosi in Roma nel– l'aula magna del Liceo Tasso r,ei gior– ni 4-5 e 6 marzo alla presenza di ol– tre 150 delegati convenuti nella capi– tale da ogni parte d'Italia, ne ha af– frontati alcuni della massima impor– tanza: edilizia scolastica e leggi ur– genti (relatore Prof. Dante Callegari), stato giuridico ed economico dei pre– sidi e professori di ruolo (rei. Prof. Edmondo Rho), scuola attiva (rell. Proff. Lamberto Borghi e Renato Coen), sovraccarico scolastico (rei. Prof. Gioac– chino Cremante), esame di Stato (rei. Prof. Carmelo Cappuccio). li Prof. Mario Gliozzi, attivissimo e infaticabile Presidente della Federazio– ne, fece nella sua relazione introdut– tiva il punto della situazione, ricor– dando, fra l'altro, l'interesse per i pro– blemi scolastici dimostrato da alcuni parlamentari fra i quali segnalò parti– colarmente G. B. Boeri e Ferruccio Parri: all'opera di questi si deve l'abo– lizione della insensata Consulta didat– tica, di chiara ispirazione governativa e mirante a far dimenticare, attraverso vuote discussioni accademiche, le esi– genze conèrele della Scuola. Dopo aver messo in risalto l'impossibilità, allo stai~ attuale delle cose, di una riforma generale della scuola, per il semplice fatto che il famoso progetto Gonella (disegno di Legge 2100 approvato dal Consiglio dei Ministri il 28-6-'51, pre– sentato al Parlamento il 13 luglio s. a. e poi accantonato) non ha una base fi. nanziaria - mentre t.roppi miliardi si sprecano per le pubbliche e private am– ministrazioni ... - egli affermò che bi– sogna puntare su alcune essenziali leg– gi-stralcio con Io scopo, da un Iato, •di salvaguardare la serietà e il presti- gio della scuola di Stato, e dall'altro, di avviare a soluzione i più urgenti pro– blemi del personale insegnante. Questi punti furono sviluppati dai relatori che seguirono e furono am– piamente discussi nei numerosi inter– venti. Cosi il Prof. Callegari, venendo a parlare delle ieggi urgenti, dopo aver ricordato, con cifre e fatti, la tristis– sima condizione dell'edilizia scolastica, « tragica » nel settore elementare e pur sempre « allarmante » in quello me– dio, nonostante l"ottimismo delle « par– ziali » statistiche contenute nella re– lazione Sacchetto (uscita al tempo del– le elezioni del 7 giugno!), concluse che i provvedimenti che dovrebbero es– sere presi nel più breve tempo sono i seguenti: a) allargamento degli organ1C1; b) abolizione dell'art. 7 del disegno di legge Segni, mirante a concedere la cosi detta « abilitazione didattica » ai laureati che abbiano almeno 5 anni di insegnamento· nelle scuole statali, pareggiate e parificate (il progetto: già approvato dal Consiglio dei Ministri il 6-11-1952 e ripresentato ai Senato nei novembre 1953 mira evidentemente a legalizzare lo stato di fatto di scuole parificate); definitiva sistemazione dei professori dei Ruoli Speciali Transitori (R.S.T.) mediante l'immissione in ruo– lo degli idonei e degli abilitati con 7/10; d) abolizione delle classi di col– legamento e loro inserzione nell'ordi– namento generale degli istituti superio– ri quinquennali, compreso l'istituto ma– gistrale; e) revisione dei programmi ed orari. Il Prof. Edmondo Rho trattò, nella mattinata del 5, il complesso proble– ma dello stato giuridico ed economico dei presidi e professori di ruolo. La tesi sostenuta è, in sostanza, il ritorno a quanto la FNISM aveva già otte– nuto negli anni precedenti la prima guerra mondiale e cioè: ordinamento autonomo, differenziazione dalla buro– crazia,. sganciamento dai gradi e pareg– giamento ai magistrati. Per il raggiun– gimento di questi scopi la categoria proclamò l'agitazione nel novembre scorso e vide con piacere che le sue rivendicazioni furono sostenute dalle tre confederazioni dei lavoratori (CGJL, CISL e UJL). A comprovare la giustezza delle richieste di miglio– ramenti economici, ii relatore fece un significativo raffronto fra gli stipendi degli insegnanti italiani e quelli di al– cuni altri paesi, sull~base dei dati for– niti nel 19~I dalla JVorld Orga11i1a1io11 o/ 1he Teaching Profe11io11. L'Italia è, purtroppo, quasi in coda nell"elenco dei paesi civili, avendo dopo di sé soltanto India, Giappone e Turchia. Nella stessa giornata Lamberto Bor- ghi e Renato Coen parlarono dell'esi- genza di un rinnovamento dei metodi didattici della scuola secondaria: J?.i.:,.- sogna che il rappo~~ di- scenti sia di coltaoorazione sociale e di natura psicol<'gica,affettiva, di liber- tà insomma e no'l di autorità. Quando la Scuola si fa lOOSapevoie del suo vero compito non riproduce la società esistente ma diventa « lievito perenne di rinnovamento sociale e preparatrice di una nuova società ». In questa nuo- va scuola che « oltre e più che al sa- pere in sé guarda all'alunno che de- ve svilupparsi nell'interezza della sua personalità », in questa scuola nella quale sono preminenti i bisogni e gli interessi degli alunni, collaboratori nel– l'opera educativa e portati all'uso auto- nomo della ragione in un clima di li- bertà e socialità, non c'è posto per le gerarchie autoritarie. L'alunno fu protagonista anche nella relazione Cremante sul sovraccarico sco– lastico e gli interventi dimostrarono co– me gli insegnanti siano consapevoli della importanza e delicatezza del pro– blema. L'argomento trattalo nell'ultima gior– nata dei lavori congressuali con parti– colare competenza dal prof. Carmelo Cappuccio e riflettente gli esami di Stato trovò sostanzialmente concordi i congressisti. Nessun dubbio deve es– serci circa il mantenimento dell'istitu– zione (vedi art. 33 della Costituzione), bisogna anzi estendere l'esame di Sta• to - sempre secondo l'art. 33 della Costituzione - agli esami di ammis- · sione e di conclusione dei vari ordini e gradi di scuola e non già limitarlo, come praticamente si è fatto finora, agli esami conclusivi dell'ordine supe– riore. Il problema è dunque quello dell ·estensione e del perfezionamento e investe ii criterio di formazione delle commissioni, la sede degli esami, i pro– grammi. Ma anche su questo punto la guida c'è ed è l'art. 7 della Costi– tuzione, che, facendo riferimento ai patti lateranensi e al Concordato (al– l'art. 35 si accetta l'istituto dell'esame di Stato allora - 1929 - vigente), ci riporta a quello che indubbiamente fu il tipo di esame più rispondente alla serietà degli studi e alla salvaguardia della cultura, nonché al criterio di «maturità». Non solo, ma l'esame di Stato previsto dalla riforma Gentile as– solve pienamente (o quasi) il suo com-

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