Nuova Repubblica - anno I - n. 24 - 20 dicembre 1953
4 RITORNO DALLA TOURNEE A VRA' Jinito J'on. Pella di provare in proprio, finalmente, la poesia dei grandi viaggi lungo la strade dell'Europa? Nel fissarsi il ruolo di paladino di 'frieste, scriveva giorni or sono il cor– rispondente della Neue Zifrcher Zei– Jung, J'on. Pella ha notevolmente rim– picciolito l'orizzonte della politica este– ra italiana. Almeno vi raccoglie al– lori? Tutti sanno che, mentre Pella • visitava la Turchia, e vi confermava utilmente il clima di convenienti scam– bi commerciali, a Belgrado prendeva corpo il Segretariato permanente di quella Intesa Balcanica, ogni contraen– te della quale possiede un esercito non inferiore a quello italiano. Il disonesto dire e non dire, ritirar truppe e ri– cusar conferenze, chiedere daccapo la sovranità sulla zona B e non acconten– tarsene, del dittatore jugoslavo, non hanno, d'altra parte, giovato all'Italia. Il comunicato della Associated Press del giorno I6, al termine del Consiglio Atlantico, attinto agli ambienti dell' Am– basciata USA a Parigi, è, crediamo, il colpo più spiacevole che ·1apolitica este– ra di Pella abbia subito dal suo primo giorno: esso dice, infatti, che Pella ha esposto a Dulles le sue idee su Trieste e sulla ratifica della CED, che Dulles lo è stato a sentire e che in fine, gli ha risposto che I'arg~mento 'non apparteneva, già per una intesa prece– dente, all'agenda del loro colloquio. E chiaro che Dulles (ed egualmente Eden) hanno cosi fatto sentire a Pella che egli non può giocare la carta della na– zi_one atlantica, per trovare un appog– gio alle nostre tesi per Trieste, contro quelle di Tito. Ora, questo si può anche comprendere, quando si misurino gl'in– teressi mondiali delle due potenze, che potrebbero anche, contro ogni valore delle ineccepibili richieste italiane di onesta soluzione della pendenza giulia– na, considerare altrettanto utile per loro, la solidarietà atlantica dell'Italia che quella extra-atlantica della Jugo– slavia. Ma resta un fatto grave: che Pella, dopo aver giudicato lodevolmente coraggiose le parole di Dulles alla Francia, del giorno precedente, non aveva, e non ha ora, alcuna replica da avanzare. In politica estera, gli allori sono dun– que scarsi. Questo, per un diploma– tico che discende, dopo lungo peregri– nare, dal vagone speciale dei grandi espressi, è indifferente ai lini della poesia ma forse essenziale a quelli della politica. Tuttavia, è la politica interna, che prepara, al ritorno, il risveglio della s~a prosa all'on. Pella. Gli sarà pia– c!ut~, nel Sole del 17 dicembre, quel– I articolo firmato con due asterischi dal prof. Di Fenizio, nel quale si traccia un bilancio provvisorio di tre mesi di politica economica pelliana? L'econo– mista di Pavia. che non è, notoria– mente, né un sinistrorso né un avven– tato, rileva che Pella, che tiene mol– to agli agricoltori italiani (guarda caso, t loro maggiori interessi sono tuteia– ti dal P.N.M.), si è dato gran premura di_difenderne sinora gl'interessi preco– st1tu1h, che non è, osserva lo scrittore la stessa cosa che sollecitare una politic~ produttivistica. Ha bensl lanciato un provvedimento per i fitti, d'altra parte, ":'~ senza in_quadrarlo nella minima po– litJCa edilma d, lunga portata. Difesa del contribuente contro lo scandalo del– le « casuali »? Il politico aggiungereb– be che qui, per la seconda volta dopo la questione della Corte Costituzionale il Governo e il suo partito non si son~ compromessi a difendere le legittime preoccupazioni di quel Presidente del– la Repubblica, alla cui buona intenzio– ne l'on. Pella deve il suo seggio. L'eco– nomista si limitava, sul Sole, a ricono– sce_re,nel messaggio presidenziale, l'un– ghia del leone. La quale non è bastala, tuttavia, a suscitare nell'on. Pella una opinione in proposito alla materia trat– tata. Ultimo punto, le esportazioni. I provvedimenti pelliani sono di metodo antichissimo, dice il Di Fenizio; i lie– vi progressi registrati sono però solo di– pendenti dall'aumento della liberaI;z. zazione britannica, e dal trattato italo– sovietico: di portata, tuttavia, tanto più limitata di quanto strombazzino gli en– tusiasti che hanno il cuore all'estre– ma sinistra. Queste cose, ci sembra, se le dicessimo putacaso noi, lascerebbero presso J'on. Pella, il tempo che trovano'. Ma a leggerle sul Sole, e con la firma, o il simbolo, di un economista della taglia _edella posizione di Di Fenizio, non piaceranno neppure alla sensibili– tà, straordinariamente e cinesemente ac– cogliente, dell'on. Pella. Soprattutto la conclusione: che J'on. Pella, di politi– che economiche di lungo periodo, non ne ha in mente nessuna; e che solo lo scusa l'imboscamento, in proposito, dei partiti. Il che poi non è vero, perché esistono almeno tre indicazioni genera– li in materia, una liberale, del Malago– di, una socialdemocratica, studiata a pill riprese dal Tremelloni, e una del PSI, rapidamente enunciata da Nenni su « Mondo operaio », ma senza dubbio predisposta dai tecnici, i Lombardi, i Foa, ed altri. Quando si leggono queste considera– zioni, aggiungeremo, si comprendono altri aspetti della inefficienza di Pella. Come può, il Governo, mediare tra Confindustria e lavoratori, se non ha in riserva alcuna visione propria del– l'indirizzo economico generale del Pae– se? O che esso debba, e in questo caso senza colpa data la sua innocenz~, prendere tempo per sapere come re– distribuire la spesa necessaria ad ade– guare gli stipendi degli statali? Questo è il nostro terzo argomento della quindicina. L'on. Pella e i par– titi. In questo campo sarebbe disonesto non riconoscere al Presidente una sin– golare pazienza e una meritata fortu– na. La pazienza, il nostro Premier la impiega. santamente, nei riguardi dr! suo partito in primo luogo, che gli muo– ve contro i sindacati della CISL, dà loro ragione ma nello stesso tempo torto, lascia parlare Scelba per il vec– chio ouadripartito, e si associa ai mo– narchici per quel che riguarda l'amni– stia. E' qui, però, che il governo Pella ha raccolto l'unico trionfo della ultima ciuindicina. Il voto sull'amnistia, alla Camera. ha, dicono i << missini », alli– neato il PNM sul fronte ciellenistico. Ahinoi, i missini vedono doppio; e non hanno proprio oulla da temere. I monarchici hanno giudiziosame~e pagato, col loro voto a favore della DC, le simpatie dell'on. Pella per i;li agricoltori italiani: questo è tutto; ma, siccome sanno mostrare la loro grati- IN PIENA FORMA i sindacalisti d.c. N el solo mese di tlic~mbre ~I le agitazioni importanti so– no state due. Giorni fa, i11- fatti, come si ricorderà, si è avuta l'astensione dal lavoro dei pubbli, ci dipendenti. Per adempiere ad un dovere di cronaca, dobbiamo dire, che, sempre in .,questo mese, l'UIL e la CISNAL hanno tenuti i loro congressi. Su questi, non vale la pena che ci dilunghiamo: sono stati poca e povera cosa, sia per il numero dei partecipanti, sia per il basso livello dei dibat– titi, sia per l'atmosfera d'indiffe– renza che li ha circondati. Sarà, quindi, più opportuno che non ci perdiamo in chiacchiere e che ci soffermiamo sulle agi– tazioni. Quella degli statali, cui unitariamente hanno partecipato la CGIL, la CISL e la UIL è riuscita, in complesso, bene, no– nostante l'atteggiamento soddisfat– to del governo che ha cantato vittoria, fornendo a/la pubblica opinione dei dati e delle notizie sullo sciopero assolutamente fal– si. Vi è stata un'alta percentuale di astensioni dal lavoro fra i salariati dello Stato e fra i di– pendenti di grado meno elevato, mentre, come al solito, i carrie– risti del gruppo A dei Ministeri, delle Prefetture e della Intendenza di Finanza, non hanno voluto compromettere il loro fascicolo personale co11la pericolosa anno– tazione: « Ha scioperato». I dipendenti statali, che da anni stanno invocando i promes– si e ma:· mantenuti provvedimenti economici, sono in apprensione NUOVA REPUBBLICA tudine, essi possono offrire alJ'on. Pel– la, salve le sante follie dell'Azione Cattolica e della Democrazia Cristiana, una maggioranza per altro tempo, per altri viaggi, per altra poesia. Tuttavia, che la faccenda incominci a durare troppo, è cosa di cui si hanno sintomi fin troppo eloquenti. Due vol– te in quindici giorni la borghesia italiana, quella del Corriere della ,e,-a, ha letto sul suo giornale che ormai -l'on. Pella deve darsi un programma di governo, che è la minima decenza in fatto di qualificazione. Nello stesso tempo, Pietro Nenni, per le masse ita– liane del lavoro, ritorna a proporre alcune esigenze minime, per l'industria di stato, che richiedono appunto una visione generale della società italiana, ovvero, in termini di cattedra liberale, quella « politica economica di lungo periodo », che, in altro senso, ma per la stessa istanza, chiedeva il prof. Di Fenizio. L'articolo di Nenni su « Mondo ope– raio » merita frettolosissimamente un paio di osservazioni, da approfondire in seguito. La sua tesi che « tutto in politica è strumentale>>, anche, dunque, la democrazia, ci fa andare, si capisce, in visibilio, perché riflette tutto l'im– paraticcio del suo storicismo, il quale affida i lini alla storia, e le responsa– bilità dell'azione politica a nessuno. Le sue osservazioni circa l'autonomia dei partiti socialdemocratici del Nord– Europa mancano dell'unico corollario utile, e cioè la considerazione che in quei paesi non esiste comunismo. La sua tesi di fondo, infine, conferma i precedenti sofismi. E esatto, certo, quan– to scrive Nenni, che un programma democratico di politica economica, in Italia, non può ricusare la solidarietà dei voti comunisti, solo perché sono comunisti. Ma Nenni non tocca il pun– to principale: se quel suo programma contenga o meno delle garanzie, che gli altri democratici in Italia possano richiedere, contro l'uso politico che i comunisti contino di ritrarne. Anche Nenni, simile in questo (e solo in questo, a Pella) sottintende, ma non esprime, una « qualificazione democra– tica» della sua politica. Da lui, garan– zie nei riguardi del comunismo non esistono, come in Pella nei riguardi della destra. Conosciamo il sentimento di Nenni, ma ~bbiamo da un pezzo compreso la sua debolezza a sinistra. Come intenderebbe « coprire » Nenni, tuttavia, la preminenza sul suo partito, che i voti comunisti verrebbero ad affermare in proprio, quando quel programma, che potremo ristudiare par– titamente, fosse lanciato in Italia? per una serie di fatti: l'on. Pel– la minaccia - e non v'è dubbio che lo farà .- di presentare al parlamento la famigerata « legge tlelega >; il richiesto acconto sui futuri miglioramenti di 5.000 lire mensili non è stato accordato e .- no,i senza fondam.ento - si riparla della legge sindacale che comporterebbe, per il settore del pubblico impiego, il divieto di sciopero. La CISL, ancor prima di co– noscere il pensiero della CCI L, ha proclamato, da sola, lo sciopero industriale del 15 dicembre. L'o11. LAVORO e SI~DAUATI Di Vittorio non poteva aspettarsi di meglio e vi ha subito aderito. L'UIL, cui in materia di conglo– bamento, va il diritto di primo– genitura, ha preso la strana ed equivoca deliberazione di non par– tecipare a/l'azione, motivandola con argomenti opportunistici e massimalistici. Sostiene che il pe– riodo prenatalizio è inopportu– no allo sciopero sia dal punto di vista psicologico che da quel– lo pratico e che gli scioperi a carattere dimostrativo non posso– no esercitare una sufficiente pres– sione sui datori di lavoro, i qua– li debbono essere indotti a cede– re dalle nuove e più consistenti forme di lotta che l'UIL ha in animo di attuare dopo le feste. Ling1,aggio di... colore oscuro, COSE DI FRANCIA AURIOL È PART Dal nostro corrispondente Q ua11do leggerete queste righe, voi conoscerete già il nome del secondo Presidente della Quarta Repubblica Fra11cese. Da qualche mese la politica france,e s'è arrestata in attesa di questa giornata di Versailles, in cui il Congresso Na– zionale, formato dall'Assemblea Na– zionale e dal Co11siglio della Repub– blica - nuovi nomi che indicano semplicemente la vecchia Camera dei Deputati e il vecchio Senato - do– vrà eleggere il nuovo Presidente della Re pubblica. Nel caos in cui vive la Francia, si fa affidamento sull'elezione presi– denziale come su qualcosa che possa servire di via d'uscita a una situa– zione insostenibile. E Vincent Auriol ha dimostrato che un Presidente del– la Repubblica può essere anche u11 uomo politico e influire negli affari dello Stato. La11iel e Bidault sono tornati dal– le Bermude completamente esautora– ti. Se il loro scacco totale non è stato messo maggiormente in rilievo, lo si deve al fatto che entrambi erano aspiranti alla Presidenza della Re– pubblica, e che né l'uria, né l'altro, al pari dei loro seguaci, aveva inte– resse a mettere in evidenza lo scacco più umiliante della diplomazia fran– cese in questo secolo. Scacco umilian– te, perché Americani e Inglesi hanno approfittato dello stato presente del– la diplomazia francese, delle esita– zioni e incomprensioni tiella sua opi– nione pubblica, per considerarla una. quantità insignifica11te. Ma queste in– certezze, questa apparente i7lcom.pren– sione, sono conseguenza piuttosto tlel travaglio che un popolo attraversa per comprendere situazioni nuove, rifiutandosi di accettare a occhi chiu– si soluzioni di importanza ecceziona– le che sono state preparate da ele– menti che sfuggono al suo controllo. Il mondo vive ore storiche. Que– sta nuova era, iniziatasi nell'estate anche se non privo, in linea teo– rica, di una certa validità. La si– tuazione, però, è quella che è e atl'UIL 110n sarebbe rimasto che u11irsi alla CCI L, alla CISL e alla stessa CISNAL che, questa volta, a differenza di quanto ha fatto per gli statali, 110n rimarrà estranea all'agitazione. Va anche detto che la posizio11e dell'UIL avrà assai scarsa eco poiché i suoi aderenti, in ogni singola fab– brica, sono pochi e anche questi 110n tengono cònto de1la decisio– ne del loro esecutivo confederale. L'organizzazione dell'on. Pasto– re, nota per la sua prudenza, è in vena, come s'è detto, di grosse iniziative. La cosa ci era parsa strana e ci aveva fatto tornare alla mente, dai no~tri non più vicini ricordi liceali, il « timeo danaos et dona fcrentcs > di vir– giliana memoria. L'arcano ci è stato svelato ier l'altro dalla stes– sa CISL che, in un memoriale inviato ai quattro partiti demo– cratici, precisa la sua opposizione al governo Pella, auspicando « l'apertura sociali> attraverso il quadripartito. Il signor Giulio Pastore vuol mettere in crisi il governo mediante azioni di mas– sa.' Per noi, in ciò, niente di male! Però, vorremmo timidamente os– servare che, nel memoriale, rav– visiamo un'aperta contraddizione con il sindacalismo tecnico, apar– titico, apolitico, aconfessionale mai attuato e sempre sostenuto dalla CISL, cui sembra che Di Vittorio sia stato ottimo maestro. Tutto il ,nale non vien per nuo– cere! Il mutato parere dell'on. Pastore ha validamente contribui– to alla costituzione di un effica– ce-fronte sindacale, in un momen– to particolarme11to delicato per i lavoratori. del 1914, è appena ai suoi i11izi. Do– po due guerre terribili, il mo11do no11 ha. ancora trovato il suo equilibrio. Gli anni prossim.i potranno portare altri avvenimt11ti formidabili nel loro seno. L'uomo che siederà ali' Eliseo non avrà certamente in mano i de– stini del mondo, come già un Bona– parte, ma potrà esercitare un'influen– za notevole. S'è osservato a ragione che se nel giugno del 1940 ci fosse stato all'Eliseo altri che quel povero e onesto signor Lebrun (che rispon– deva ai voti di Clemwceau ...), forse le cose non sarebbero andate come andarono e la Francia non avrebbe conosciuto la miseria morale di un regime Pétain. Il nome del secondo Presidente della Quarta Repubblica Fra11cese non dirà forse subito gran che; ma in breve tempo potremo sapere se la scelta sarà stata un omaggio alla me– diocrità tradizionale o una manife– stazione di volontà d'un paese che crede di aver ancora una parola da dire. Gli Americani, che non son tutti, per fortuna, dei Mac Carthy, pare abbiano çominciato a comprendere lo stato d'animo della Francia, che molti francesi, da se stessi, non riesco– no ancora a distinguere nettamente. Secondo una rivista americana che è in stretto co11tatto col partito repub– blicn110 del Presidente Eisenhower, il Parlamento francese non ratificherà il progetto dell'esercito europeo, i fran– ceSi-si ritireranno dall'Indocina entro il 1954 e verranno a trattative coi Russi: cioè la Fra11cia deluderà tutte le speranze che l'America poneva in lei. P: certo che le cortesie sovietiche n proposito della Francia, le preoc– cupazioni di Mosca sulla grandezza della Francia, lasciano perplessi mol– ti francesi. Timeo Danaos, et dona fcrcntcs. Sopratutto qua11do i doni non sono che t,arole. Ma l'atteggiamento dell'U.R.S.S. 11ei confronti della Francia dimostra che a Mosca il ruolo della Francia continua a essere considerato come di una certa importanza, senza dub– bio maggiore di quella che le attri– buiscono Churchill e Eisenhower. Il 16 gennaio J954 il signor X (voi potrete già mettervi un nome) pren– derà possesso della sua carica. Egli dovrà incaricare una personalità di formare il nuovo governo. Questo nuovo governo dovrà immediatamen– te risolvere la questione dei negoziati i11 llldocina e la q11estio11edell'orga– nizzazione europea. Questo nuovo go– verno non potrà tener molto conto di quanto sarà stato deciso a Berlino il 4 gennaio alla presenza di rappre– sentanti francesi senza mandato. E quindi il gesto.... maleducato degli anglosassoni alle Bermude, di fissare una data per l'incontro dei quattro, coincidente con una vaca,Jza del po~ tere i11 Francia, potrebbe forse costi– tuire un danno per gli anglosassoni stessi. Potrebbe darsi cioè che la Fran– cia, da soggetto di seconda categoria, si ergesse come arbitra 11ell'Europa Occidentale. Ma certo sto anda11do troppo irI là 11el campo delle ipotesi. Ne ripar– leremo. So11 passato davanti all'Eliseo, do– ve la sentinella impe11nacchiata pas– seggia a lenti passi. Dentro, Vincent A uriol stava preparando le valige. E' stato un buon servitore dello Sta– to, certamente il migliore di tutti i Presidenti che si sono seguiti, da Adolfo Thiers in poi. Dentro l'Eliseo, il vecchio sociali– sta che era stato Vincent Auriol ha messo molte volte Marx Ì1I soffitta, per usare u11afrase del nostro Giolit– ti. Ma noi socialisti sapevamo che, . i,uc1mma, là dentro, c'era uno dei no– stri. Tutti gli uomini possono sbaglia– re, e anche un vecchio socialista può sbagliare. Tuttavia, ci sentivamo un pochino -più tra11quilli.... Adesso, chi può saperlo?
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