Nuova Repubblica - anno I - n. 24 - 20 dicembre 1953
Spedizione in o.bbonamentn nn .... , ... ,,.. ______ ...... ~ -- ...., , C" ... '! 1-~o, r-1 . ~ , '1P , ~ t1e, , .; ·r. r_::1 ... ~ ,. ~i "'i T " ,., ■ J. .IL [: A pay. 2 : Piombin_o, banco di prova. QUINDICINALE POLITICO Firenze , 20 dicembre 1953 TRISTANO CODJCNO,LA:. P1ima l'Europa, poi la sua dire.sa (pagg. 1 (' 2) • PIETRO BIANCONI: Piombino, banco di prova (pagg. 2 e 3) - V. O LIVETTI BERLA: Controllo dcmognilico e pianificaiionc della famiglia (pag. 3) • ALBERT CAMUS: Giu– stizia e libertà (1>ag. 5) • ì\ 1 fARIO ALBERTJNI: La fo11nula d<'lla sinistra democratica (1,ag. 6) - EMANUELE CASTORINA, Rappo><; con i'USi (pag. 6) - AGOSTINO PA– STORI NO: Ottimi5mo uno e due (pagg. 6 e 7). DeCasperi alla riscossa A lcide De Gasperi - dopo uver futlo UJ>rire il fuoco, napo– leonicu111entc, su un obbiet– tivo secondario, che i più tl\•evano preso per quello principule, e aver be1ni-sncrifìcuto nell'uzione il• n1ini– stro Scelba, preccJuto du pattu– glie di ,·ulorosi guastatori, che (si dice) operu,•uno da altre basi - è passato u un uuucco che bisogna dtiumar frontale anche se condot- 10 dielro le spalle del suo gover– no, anzi del governo « ~unico », perché è il vero obbieu ivo, lu co– slanle della ,,olilica di De Gaspe– ri. L'obbiettivo si può sintetizzare con una frase: « tutto il potere al– la dcmocruzin cristiana, e per essa al suo legittin10 rappresentante on. De Gasperi ». In realtà il ritorno al qundripar– lito non si era mai presentnto co– me J>0ssibile, perché il go,•erno quadripartito non è mai esistito. on è il Pacciurdi che concede lu autorizzazione a procedere contro Renzi e Aristurco die può consi• derarsi esponente ~li un pnr1ito diverso dalla O.e. anche se perso– nalmente non vu a 1nessa (suh•o nelle cerin1onic ufficiali), o il Sa– rugat o Simonini alla muriuu n1cr– cun1ile dove il primo ha così effi– cacemente coJlaboruto a ru fforza– rc la posizione di Luuro. · In che modo, oggi, il quudripar– tilo polrebbe imposture il pro– grum1na di goYerno? Lo potreb– be a una sola condizione, impos– sibile oggi pii, di ieri. Alla condi– zione che la D.C. si « uutoquulifi– casse » non solo con1e partilo sal– vnlore della democrazia dal co– n1unisn10, ,na anche come partito risolutantcnte un1ifuscis1a, cioè rontpesse con la destra come ha rotto con la sinislra, 1nettendosi perciò in posizione di dipendere efTcttivan1cn1c ch,l cenlro. Pella non è certo l'uon10 per farlo, lo polrebhe, lo vorrebbe fare De Gusperi? Nei suoi cinque unni di go,•erno, in unu posizione lunlo più sicura, non l'ha mai voluto fure. Perciò un governo a c1uuttro vorrebbe ancora una volta dire una troica i cui tre cavullini non sarebbero più grossi di tre ponys, tenuti in briglia dall'auriga Dc Gusperi e condotti, volenti o no– lenti, verso l'immancabile 1neta: il lrucollo elellorale. Teoricarnentc, si intende, i Ire partiti 1ninori potrebbero contrul– taccare in progran1ma di governo, e attenersi ud esso, rompendo la coalizione in caso di inosservanza; la O.e. sorrellu dalla Civiltà cat– tolica non n1unca di sottolineure l'importanza del J>roblerna sociale e la necessità di riforme, nta al– cune n1odcra1issime riforn1e so– ciali sarebbero, nella situazione italiana, meno che nulla se non fossero accompagnate da quel co,n– ple1amen10 dellu Cos1i1uzione, du •1uelle leggi sulla pubblica sicurez– za, sui culti non cattolici, sulla contpetenza dei tribunali ntilitari, sul dirillo ul passaporlo e via di– cendo che sono più e non 1neno importanli delle proposte rifor1ne sociali di cui conosciamo l'esten– sione e molle delle quali d'allru parte sarebbero uvYersate du talu– no dei parliti n1inori. Sono più :mportanti pert'lu~ sono le sole che possono difendere Ju de1nocrazia in llalia e sono più imporlauti J>erché solo i,npegnundosi su di es– se lu O.e. si divide dulie des11·e. Non (, sul terreno sociale, o sullo pseudo lerrcno sociale della o.e. che questo può avvenire. Fascisti e n101utrchici, lo ripetono tutti i giorni, sono dispos1i ud uccellare anche alcune lirnitate rifor1nc. Non tutti i regirni reazionari sono so– cialmente più arretrati, in senso nuturulmente paternulistico, di al– cuni regirni de1nocratici. E' sul ter– reno della de1nocrazia e dei diritti di libertù, è su quel lerreno che i fascisli e ntonarchici, i reuzionuri italiani non potrebbero n1ai accor– darsi con i partiti coscienten1cn1e dernocrutici. I diritli cusuali, le un1- nistie, gli aumenli di sulario ap– purcnli cornpensati daH'aurnento dei prezzi, tutto questo è possibi– le ottenerlo dullu D.C., 1na non si può ottenere un governo di coali– zione sulla hnsc di un equilibra– lo svilup1>0 dei dirilli di liberlÙ e delle riforrne. O n1eglio non si può ottenerlo finché le forze parla,nen– tari restano bloccate nclln situu– zione attuale. Dc Gasperi lrn allcso ul ,,ureo che la delusione del paese Yerso il cris1ian-nazional-pellisn10 si uc– centuasse ed ora ha attaccato. Mn <111111 è l'ahern111iva cl,e De Gaspe– ri offre di fronle 111governo Pel– la '! Forse un governo coraggio– surnente antifascistu co1ne sarebbe anticomunista'? 1 0, De Gasperi si rifugia nella soluzione di forza, nell'affermazione che In o.e. « fu– rà da sé». Se i proposili di De Gasperi devono essere presi seriantcnte e non sono un sen1plice tentativo di con,•incere i tre rninori ad ng– giogursi di nuo,·o al carro nero della D.C., essi hanno un senso so– lo: elezioni a breve scadenza. Hunno ragione i 1>artiti 1ninori di ternerc le elezioni'? Si può cre– dere che la O.e. presentandosi so– la godrebbe di tanlo fu,,ore da ri– pelere il 18 aprile? Riteniamo di no. In ogni caso sarebbe la ,•oha in cui Nenni non potrebbe nascon– dere l'alternativa socialista dietro le eompUci1ù allrui con la O.e. li P .. I. avrebbe In sceha: o !or– nare praticarnente ul Fronte o cer– care di concludere alleanze con gli altri gruppi o partiti sociali– sii eslendendo gli accordi per la difesa della cosliluzione e della de- 1nocraziu anche ai p~uliti laici non soch,listi. Questo sarebbe l'uni– co blocco laico capace di rovescia• re la situazione parlamentare e politica del paese. Tuttavia sicco– me per ora è un blocco pura- 1nen1e teorico, i Ire parliti ntinori e i gruppi dcn1ocratici e sociali– sti indipendenti non farebbero nut– le a pren1unirsi contro l'attacco di De Gasperi non giù secondando– lo, n1a cercando fra di loro alcuni punti di accordo e, printa di tutto, giù lo abbia,no detto, un accordo preciso sulla legge elenorale e sulle lirnilazioni delle spese elet– torali. Se la o.e. farù da sé, come ha sernprc fatto per sé, tutti i den10- cratici e quanti piÌI socialisti è possibile devono proporsi se non di &;overnare uniti, per la nteno di difendersi uniti e la rniglior difesa è l'attacco conlro gli sbar– ra,nenti elettorali che chiudono i grossi purtiti in una cintura Magi- noi dietro cui Jen- K' hunente s_i corrom- pono e c1 corron1- pono. SOMMARIO RASSEGNE: Italia, ogri: Ritorno dalla 10m néc (pag. 4) • Cose di Francia: Auriol è par• tito (pag. 4) - Lavoro e sindacati: In J>iena forma i sindacalisti d.c. (pag. 4) - 15 giorni nel mondo: Dopo le Be,1 mude, di PAOLO Vn-roRE-LLI (pag. 5) • Pagine di nltura conteni• (Joranea: Riesame del ma1xismo (III), di Jo11N STRACllf.l' (pag. 7) • Posta del direttore: Pella e Trieste, di P1P.RO PP.RGOLI (pag. 8) • Punto rorrlro punto: Socialismo « concreto •i Ospedale militare, di CARLO PtNCIN (pag. 8). RISPOSTA ADALDO GAROSCI PRIMA L'EUROPA la sua dii esa • pol N ON posso che rallegrarmi che il mio arlicolo « Come fare l'Eu– ropa? » abbia determinalo la re– plica di Aldo Garosci, pubblicata sul numero scorso di qur:sto giornale: re– plica che esprime assai chiaramente la posizione e, vorrei Jire, lo stato d'animo dei dirigenti federalisti ita– liani. Ne sono lieto perché nulla me– glio della polemica, purché sia fatta tra persone in buona fede, è utile a chiarire reciprocamente le idee. Così, la replica di Garosci mi dà occasione di illuminare ora quel tanto di oscu– ro o di inespresso che poteva sussi– stere nella mia nota, ;.. 'uindi di di– stendere meglio il pensiero mio e di altri compagni federalis1i (che - sen– za essere << federalisti puri o neutra– I isti » - non concordano con I" attua– le fase dell'azione politica del MFE). Garosci attribuisce poca importan– za ai miei rilievi relativi all'unità tedesca ed all'intervento americano. Ma in realtà quei rilievi fanno tutt'uno con la mia cri1ica relativa alla CED. Mi pare strano che un politico che fa professione di realismo come Garo– sci possa affermare che, non essendo. l'unità tedesca un dogma assoluto, si possono fare inlorno ad essa delle con– cessioni assai larghe. Ma chi deve fare queste concessioni? noi o il popolo te– desco? Questo è il punto. Se dipen– desse da noi, nessun'ombra di dubbio che l'unità europea val bene una mes• sa, e che la prospettiva di arrivarci, almeno in un primo tempo, senza una parte vitale della Germania, potrebbe anche essere accolta. Ma come la pen– sano i tedeschi a questo riguardo? li nazionali_smo della socialdemocrazia te– desca, anche nel suo uomo più rap– presentalivo, Schuhmacher, è stato più volte consideralo come uno degli aspet– ti deteriori della politica di quel par– tito: ma se i socialdemocratici tedeschi parlavano quel linguaggio alle masse operaie e contadine, è forse lecito cre– dere che vi fosse, o vi sia, minor na– zionalismo nelle classi della borghesia industriale, nel mondo degli impiegati e dei militari, nel mondo degli ex– nazisti? L'esigenza di unità della Ger– mania è uno di que~ sentimenti pro– fondi che non bisogna trascurare in nessun momento perché, ribollendo nel– la coscienza d'un popolo, possono esplo– dere d'improvviso nelle forme più im– pe:isate; è un d"lo di fallo, col quale bisogna fare i conti (ed è, inutile dirlo, un dato di fatto non soltanto di natura sentimentale o revanchista, ma anche di natura storica, economi– ca, funzionale). Come si spiega allora thè Adenauer, the la destra tedesca, abbia improvvisamente rinunciato, pro– prio essa, alla spinta nazionalistica per volgersi invece a « fare l'Europa •? Garosci non può non essersi posla que– sla domanda. Alla quale mi sembra che si possa ragionevolmente rispon– dere in un modo solo: Adenauer ha capilo più di Ollenhauer che l'im– pulso all'unità tedesca sarà centuplica– to se diventerà impulso di tutta l'Euro– pa occidentale unila: e questo impulso, nell'Europa occidentale unita, verrà di– retto, controllalo, scatenato dalla s1es– sa Germania se essa, disponendo di un forle esercilO, potrà sottrarsi ad organi politica sopran<1.zionali capaci di bloc– carla al momento opportuno. Quando i socialdemocratici tedeschi battevano l'accento sulla necessità dell'unificazio– ne tedesca come pregiudiziale politico– diplomatica all'uni1à europea, all'eser– cito europeo, volevano probabilmente predisporre una difesa proprio contro un europeismo che mirava a fare del– l'Europa il trampolino di lancio (sul piano militare) per la successiva uni– ficazione tedesca. 1l insomma ancora da dimostrare che Adenauer punti sul– l'Europa per ragioni « federaliste » : mi pare che sia più che legittimo il dubbio che egli punti sull'Europa con– cepita come nuovo « spazio vitale » da ottenere questa volta a buon prezzo, come strumento necessario per ricosti– tuire quella poderosa forza politico– militare-industriale che consenta più lardi alla Germania d,i affrontare di– rettamente la Russia. Saltando a pié pari questo punto fondamentale, Garosci non si sofferma neppure a considerare altri due pun– ti: la possibilità di recesso della Ger– mania dall'unità europea se essa non sia unità politica, federale (per cui la CED servirebbe solo a superare l'osta– colo relativo al riarmo, ma diventereb– be poi uno strumento in mano al ri– nato militarismo); la ripercussione che lutto ciò non può non creare nell'URSS. Garosci afferma che, allo stato delle cose, il riarmo della Germania, in un modo o nell'altro, è inevitabile; e che solo un accordo lotale ed effettivo per il condominio del mondo fra URSS e USA potrebbe evi1arlo (accordo, tuttavia, non senz'altro desiderabile). Ora, è vero che un accordo di spar• lizione di sfere d'influenze non è un accordo di sviluppo della democrazia, e non può quindi essere in sé auspicabi– le; ma non è quesla una buona ragione per fare una politica che renda pra– ticamente impossibile un altro 1ipo di accordo, quel principio di distensione, di colloquio reciproco, di scambio, che sembra in atto e da cui dipende co– munque l'avvenire del mondo. Se noi siamo certi che una determinata azione chiude questo discorso appena inizia– to, peggiora i rapporti internazionali, e può subordinarli alla volontà di po• tenza della rinata oligarchia mililare te– desca, non abbiamo il dovere di preoc– cuparcene? Chi non sa che buona parte dell'atteggiamento russo deriva da un complesso d'isolamento, di diffidenza, che non è interamente arbitrario, che ha le sue radici sloriche e le sue giu– stificazioni anche attuali? li nostro sfor– zo deve essere diretto a superare ques10 complesso, o a dimostra,ne Ja iegit• timità? Solo gli americani possono ragionare ( una parte almeno di essi) in termini di pura forza; solo per essi quindi il problema dell'Europa può essere un semplice problema strategico. Solo per essi la creazione di un grosso esercito europeo, la cui direzione militare sia affidata a mani efficienti, entra in giuo– co come un elemento di forza, e quin– di anche di tratlativa diplomatica, nei riguardi dell'URSS. E, per la destra americana, per Foster Dulles, il discor– so è valido. Ma non per gli europei. Quando quesli, accettando praticamen– le le tesi americane per la CED, pen– sano di potersene servire poi per una loro diversa politica, commettono un formidabile errore. In realtà, anche l'America dev'essere condizionata dalla volontà degli europei, non dopo ma mbilo. Proprio perché essa ha militar– mente bisogno della CED noi possiamo risponderle che la CED ci sarà ad una condizione schiettamente federa– lista; se quesla risposta non daremo in tempo, il problema « poli1ico » del– l'unità europea cesserà di essere inte– ressante per l'America, e i rapporti fra il Pentagono e il comanda dell'Armala auropea correranno molti più facilmente ,enza un organo politico europeo. So perfettamenle che Garosci pensava al– l'unità europea quando non ci pensava• no gli americani (non lui soltanto, del reslo); ma ho l'impressione che egli continui a pensarci ancora, quan– do !;li americani non ci pensano più. Che cosa poi significhi, anche mi– litarmente, la CED lo ha detto a chia– re note proprio il Presidente Eisenho– wer nell"ultimo suo importante discor– so sul « pooJ » atomico. Con una ini– ziativa coraggiosa, il Presidente ha sal– tato il fosso della polemica cedista per porre l'unico problema militare effel– tivo del mondo conlemporaneo: queslo problema se lo può proporre l'America,
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