Nuova Repubblica - anno I - n. 20 - 20 ottobre 1953
4 \TILLABRIJNA, NIESSIJNA POLITIUA I L partito che ha più risentito del– la errata impostazione elettorale quadripartita è il Partito Liberale. Basta, a provarlo, l'incertezza della sua politica da luglio, e soprattutto da settembre in poi. Se le conseguen– ze del 7 giugno ci sembrano meno gravi, che non per i liberali, presso gli altri « minori », non è già perché non abbiano anche questi le loro di– spute interne (Simonini contro Zagari e Saragat, ad es.), ma perché, tutto sommato, è giusto riconoscere loro maggiore iniziativa politica, malgrado il dimidiato potere parlamentare. Non si può negare, ad es., a Saragat, che, senza avere in testa una alternativa preciso al quadripartito, egli abbia tut– tavia operato seriamente alla liquida– zione del quadripartito, e ad una pre– sa esatta di coscienza ciel fallimento elettorale del giugno; né si può ne– gare ai repubblic3ni, anche in queste settimane di intenso allarme sul piano della politica estera, una discussione puntigliosa dell'attendismo pelliano in fatto di politica europea. L'inizia– tiva politica dei liberali è stata invece, dal giugno in poi, molto più ridotta; e si spiega, con la gravità delle loro interne tensioni, di cui si è avuta, qui a Firenze, la documentazione, attra– verso le riunioni di corrente, destra e sinistra, a cui è seguita infine la più anodina delle dichiarazioni centriste, quella dell'on. Villabruna, a Torino. Che vuole la destra liberale? Vuole un partito liberaln1onarchico, o, più semplicemente. un partito monarchico sotto sigla liberale. fl difficile com– prendere perché talune personalità di questo gruppo. il Valeri-Manera ad es., non siano al seguito di L1uro o di Covelli; per altri, come il Fossom– broni o ·rArtorn, è chiaro l'attacca– mento personale al. P.L.l.. Ma la que– stione non riguarda tanto le persone, quanto la proposta di una politica. Alla destra liberale riconosceremo al– meno che essa non muta facilmente parere. Al Congresso Liberale di Fi– renze, la destra difese un'intesa con i monarchici : la difese tra le righe, si intende, dacché il partito era già impegnato nel Quadripartito: ma l'in– tenzione non sfuggì a nessuno, e fu bocciata. I liberali cli destra attesero la prova del 7 giugno, e ne dedus– sero che avevano avuto ragione. Il centrismo usciva sconfitto, i monar– chici salivano . .t'. normale che oggi la destra liberale diffidi Villabruna dal continuare nelle sue propensioni cen– triste, e chieda invece un'intesa diret– ta col P.N.M.. Idealmente, il passag– gio della destra liberale al P.N.M. è già fatto, dacché questa invoca una politica che valorizzi le tradizioni re– ligiose e morali del nostro popolo; po– liticamente, la destra giura fedeltà al Governo Pella, tentando di vincolar– lo a quelle posizioni qualunquistico– monarchicht", che sono a troppi ormai palesi. ma dalle quali l'on. Pella ha l"abilità di apparire pur sempre sgan– ciabile. La sinistra liberale è costituita da galantuomini, che vengono tutti dalla scuola antifascista. Sanno benissimo che il qualunquismo è la veste benigna del fascismo: le risoluzioni del Convegno fiorentino, del 3-4 ottobre. sono espli– cite e lodevoli a questo proposito. Tut– tavia, sembra chiaro che, all'interno stesso della sinistra, vi siano due po– sizioni: una, più risoluta, dà ormai per scontato il qualunquismo pelliano, ed è per un passaggio al l'opposizione. Chiameremo questa 1_?osizione.per usa– re un termine volgare, queH?t del << vento deJ nord ». La posizione ro– mana è invece più cauta: sì, ·dicono gli amici di C.irandini: siamo d'ac- L'ECO DELLA STAMPA Ufficio di ritogli da giornali e riviste Direttore: Umberto Frugiucle Condirettore: Ignazio Frugiuele Via Giuseppe Compagnoni, 28 MILANO Corris1>0ndcnza: Casella Postale 3549 T elcgr. : Ecostampa o o cordo sul "pericolo qualunquista del pellismo; ma è ancora possibile bat– tersi per neutralizzarlo, per formulare un programma di centro-sinistra, al quale impegnare il Presidente del Con– siglio, e sul quale negoziare !"adesio– ne del P.L.I. nei prossimi mesi. li guaio è però venuto, quando si è trattato di formulare questo program– ma. In politica estera, si è chiesto a Pella di articolare i due piani di lavoro, quello europeistico e quello della pendenza T.L.T .. Ma ai conve– nuti di Firenze deve essere rimasto ignoto tutto il lavorio internazionale, circa la C.E.D., dell'ultima semestre; i liberali restano europeisti per puri motivi di astratta ideologia antinazio– nalistica. Il problema di trovare un equilibrio fra C.E.D. e U.R.S.S., ove sia materialmente possibile, è rimasto loro estranro; ma in questa condizio– ne, come non vedono che l'U.R.S.S. non accondiscenderà mai alla riunifi– cazione tedesca? · Egualmente deboli le formulazioni che riguardano la politica interna. An– che qui ci è dato sapere che il Nord avrebbe voluto avanzare proposte di politica economica, cli qualche auda– cia keynesiana; ma il centro-sud si è opposto, e ne è risultata la proposta, al Presidente del Consiglio. di cercare una coordinazione tra settore pubbli– co e privato dell'eC"onomia italiana. Gli estensori, probabilmente. non han– no pensato che l'on Pella. tra molte virtù. ha anche quella di saoer sor– ridere. Tnfine, quando i liberali di si– nistra chiedono che si dia finalmente adeguazione costituzionale alle legQi italiane (cli P.S., eccetera). hanno mil– le volte ra.eione, sebbene arrivino in coda a un vasto movimento di opinio– ne in proposito: un movimento di opi– nione, al quale non è certo. verbal– mente, estraneo lo stesso Ministro e Presidente. A questo punto, sembra che il diva– rio. chiarissimo, tra destra e sinistra, si riconduca a una situazione ben nota anche in altri partiti liberali eu– ropei: a una lotta tra un'ala fasci– sticheggiante (senza dirlo e talora sen– za saperlo) e un'ala antifascista, che resta tuttavia sui baluardi unicamente negativi di tale posizione, non poten– do andare a fondo di una ricerca sul– le riforme di struttura sulle quali dar volo costruttivo all'antifascismo. Da FACCIUIO LPUNTO A quanto sembra, ci sarà una schiarita nella confusa e dif– ficile vertenza del settore in– dustriale. Le organizzazioni sinda– cali avevano già proclamato lo scio– pero gmerale di 24 ore, quando è intervmuto il governo ad offrire la sua mediazione. L'on. Pastore, ade– rendo all'agitazione, aveva insistito presso la CGIL e l'UIL perché, nel caso• ci fosse stato un intervento da parte del governo, lo sciopero venis– se sospeso. li Consiglio dei Ministri, nella sua riuniorie del 14, ha preso attentamen– te in esame i termini delle questioni che hanno provocato il presente stato di tensione nel settore dell'industria e ha deciso di affidare all'on. Rubinac– ci il compito di mediatore fra lavo– ratori e industriali. li Ministro del Lavoro ha. convo– cato, separataménte, i ,_;appresentan– ti della CC/L, della CISL, dell'UIL e della Confindustria per una prima azione esplorativa. A seguito di ciò, le orgq.nizzazioni dei lavoratori si so– no trov.ate d'accordo nel disporre la sospensione dello sciopero generale proclamato per il 20 ottobre, La Con– /industria, già in precedenza, aveva dichiarato di accogliere un'eventuale iniziativa governativa: la decisione di 1ui'ulteriore astensione dal lavoro non l'aveva fatta, però, minimamente re– cedere dallé sue note posizioni e llvt!– va asserito che « la nuova azione di forza non potrà modificare né la si– tuazioric, né le responsabilità ». J ,i. fatti - anche questo è noto - essa fa ricadere sulle organizzazioni op,. e NUOVA REPUBBLICA questa tensione, è troi,po chiaro, non può uscire una politica di partito. La prova? Il discorso di Torino del– l'on. Villabruna. Come abbiamo detto della sinistra, e ripeteremmo del re– sto per taluni esponenti della destra, l'on. Villabruna è un esimio galan– tuomo; in più, ministerialista per co– stituzione (lo rimase anche quando il P.L.I. passò all'opposizione nel '51), e antifascista per bella tradizione libe– rale piemontese. Tuttavia la più bella donna del mondo non può dare che quello che ha; e neppure l'on. Villa– bruna, col suo profilo di guerriero me– dievale. Toccava a Villabruna mettere d"accordÒ il centrismo velleitario del– la sinistra, e il monarchismo peren– torio della destra. Villabruna, vestale dell'unità del partito, ha incominciato col bollare il deviazionismo monarcoi– cle della destra, che annullerebbe alle radici il patto di unificazione. La si– nistra potrebbe gongolare, se Villabru– na fosse andato avanti; se cioè avesse cercato di formulare lui, un program– ma politico, al quale legare un'ade– sione futura a Pella, in attesa di me– glio. Ahi noi, Villabruna si è limitato .a dire: t) che il governo Pella va di– feso ad oltranza, per impedire una nuova crisi di governo; 2)che il P.L.l. deve vegliare affinché repubblicani e socialdemocratici non rovinino questo bell'equilibrio con qualche loro trovata balzana; 3) che Pella merita ogni ap– ">oggio per il suo valore e la sua ca• pacità, e per la popolarità che ,llià ha saouto rapidamente conquistarsi. Se questa è la politica del Partito Liberale, siamo a buon punto. Ma non ha pensato Villabruna, che l'approva– zione incondizionata e indiscriminata a Pella è esattamente quello che vuole la sua destra? E la rinunzia ad ogni tentativo liberale di «qualificare» il µaverno, e, dunque, !"adesione alla condizione qualunquistica, nella quale trascorriamo appunto questi mesi di fine d'anno? Supponiamo tuttavia che le cose non ~i fermeranno qui: prevediamo batta– ~lia di sinistra al prossimo Consi.idio Nazionale; ma prevediamo, anche, che Villabruna ne uscirà benissimo, per– ché la sinistra non sarà neppure allora in grado di formulare una politica di– versa, da questa che aderisce, nella forma. alla sinistra, e, nel contenuto. alla destra. E a questo punto, non si vede perché, se non per motivi di di– versa sensibilità morale della vita po– litica, le tre correnti liberali non pro– cedano ad un compromesso. che è poi quello dell'immobilismo centrista del– l'on. Villabruna. raie la responsabilità della interru– zione dei lavori della Commissione tecnica per il conglobamento. Tale Commissione, nel giugno del '52, ebbe il compito di studiare un adeguato sistema per l'unificazione delle voci salariali: compito al quale si accinse co,i i,icredibile pigrizia. Inoltre men– tre i rappresentanti dei lavoratori intendevano pervenire, attraverso il conglobamento, a concreti vantaggi economici, quelli degli industriali in– tendevano eliminare, con un accurato LAVORO e SI~DAUATI studio tecnico, gli eventuali migliora– menti che, per effetto del congloba– mento, sarebbero derivati alle retri– buzioni dei prestatori d'opera. Fu a questo pu11to che CISL, CGIL e UJL chiesero che la questione fossé di– scussa in sede sindacale e non in sede tecnica. D'altra parte, questo della grossa e dibattuta vertenza che, fra alti e bassi, dura da due anni, non è che un aspetto particolare e sareb– be anche il più insignificante se no,i fosse il cavallo di battaglia dell'on: Pastore, la cui importanza, ai fini dell'unità d'azione, è fuori discussio. ne. Gli industriali, invece di parl0re della Commisione tecnica del con• globamento, dovrebbero giustificare COSE DI FRANCIA MOLLHT A UN PIAN Dal nostro corrispondente. P OCHI capi di governo•hanno da– to prova di cosi scarse attitu– dini come l'industriale norman– no Joseph Laniel, uno dei più grossi capitalisti della Francia contempo– ranea. Giustamente Jules Moch, in un severo discorso all'Assemblea Nazio– nale, glielo ha detto con queste pa– role : < Ho paura che voi siaJe tro p– po f e/ice nella vostra vita per poter rendervi conto dell'atroce miseria che regna in Francia >. Nel discorsetto che Laniel ha pro– nunciato alla riapertura del Parla– mento, egli ha affermato: « Vedete? In 75 giorni che sono al potere ho risolto tutti i problemi: ho fatto ri– bassare i prezzi, ho aumentato i sa– lari, ho preso le misure che dovran– no provocare il pieno impiego della mano d'opera .... >. Se per far cessare gli scioperi, il go– verno ha fatto molte 'promesse, di fatti c'è stato solo il premio di 3.000 franchi ai funzionari al di sotto del minimo vitale; niente per gli operai dell'industria privata. Il ribasso dei prezzi c'è, minimo, sulla carta. Il fa– moso elenco dei 213 oggetti e merci il cui prezzo serve a fare una media del livello generale dei prezzi è trn trucco che dà argomenti ai giornali umoristici ·(la famosa palla da ten– nis, che diminuendo di venti o tren– ta franchi qua,ido al governo acco– moda, serve a compensare nella me– dia l'aumento del burro o delle uova). D'altra parte il governo non ha più contro di sé soltanto i funzionari e gli operai, ma anche il ceto agricolo, che nei dipartimenti del centro e del mezzogiorno è sceso in campo con le barricate, sia pure di sapore carne– valesco, che sbarrano il transito sul– le grandi arterie nazionali, col ritiro dei risparmi dalle Casse e co11 lo sciopero dei mercati di bestiame. In quanto alle misure prese /,er il « pie– no impiego~ della mano d'opera, campa cavallo .... Il governo Laniel porta per di più sulle spalle la respo11sabilità di avere accettato la continuazione illimitata della giurra d'Indocina in cambio dei 300 e tanti milio11i df dollari di Washington, ed è dila11iato nel suo il loro atteggiamento irresponsabile nei riguardi dei licenziamenti, degli aumenti salariali, della mancata sti– pulazione della maggior parte dei contratti di lavoro. Infatti, alla. controversia fondamen– t.ale fra Confederazioni si vanno in– nestando una serie di vertenze di settore. Si è già avuto un grosso scio– pero dei tessili, alla fine di settem– bre, cui hanno partecipato la UIL Tessili, la FIOT e la Federtessili, per ottenere l'immediato inizio delle trat– tative sui miglioramenti economici e normativi da inserire nel nuovo con– tratto nazionale che dovrà sostituire quello scaduto. Lo sciopero degli autotrasportatori, a seguito dell'inter– vento del Ministro del Lavoro, è sta– to sospeso, all'ultimo momento. An– che ; poligrafici sono in movimento e le astensioni locali dal lavoro con– tinuano a tutt'oggi. Intanto, molte aziende sono affac– cendate nel loro « ridimensionamen– to». Brutta espressione che, nella pratica, si traduce, per gli operai, in nuovi dolorosi licenziamenti. Questa è, in brevissima sintesi, la situazione sindacale. Più che di si– tuazione sindacale, si dovrebbe par– lare di situazione economica. Al pun– to in cui stanno le cose, l'opera. me• diatrice del governo potrà conclude– re assai poco, come del resto anche uno sciopero. li problema è vasto, ge– nerale e, soprattutto, di ordine po– litico. Pensi il governo ad una nuo– va politica economica, od un « New Dcal > italiano. E ci pensi seriamen– te. Solo questo potrà mutare la inso– stenibile presente sitttazione di dif– fuso disagio. interno dalla discordia tra i tepidi fautori e gli accaniti avversari. Ma come può resistere e durare questo governo, responsabile degli scioperi d'agosto, incapace di trovare una via d'uscita al disagio crescente del paese? Esso dura per la stessa ragione per cui è nato. Esso è nato infatti dopo una crisi lunghissima e praticamen– te insolubile, come una soluzione il– logica, ma necessaria in seguito alla mancanza di una maggioranza sta– bile. Dura perché la situazione non s'è cambiata d'allora, né si prevede che dalle elezioni presidenziali pros– sime possano sorgere possibilità d nuovi schieramenti politici. li presidente della Repubblica vie ne eletto, com'è noto, dall'A.ssemblet Nazionale (la vecchia Camera dei Deputati) e dal Consiglio della Re– pubblica (l'antico Senato) riuniti in unica ass~mblea a Versailles. Ma Ca– mera e Senato saranno in dicembre composti degli stessi elementi che li compongono attualmente. Che cosa si può sperare dunque dalle assise di Versailles che. dovranno dare un Sttc– cessore a Vincent Auriol? • A sperare sul serio in qualcosa di nuovo sembra siano soltanto Guy Mollet e quella parte del gruppo so– cialista che lo segue, nonché qualche minore gruppo di repubblicani popo– lari, di radicali e di repubblicani so– cialisteggianti. Dall'ultimo Congresso del Partito Socialista SFIO è uscit<L infatti l'idea del Fronte Democratico e Sociale, che ricorda assai d"avicino il concetto della Ter,a Forza. Que– sto fronte dovrebbe raccogliere i so– cialisti e quegli uomini di sinistra che accettano certe riforme sociali, e tut.ti insieme dovrebbero fare da contrap– peso alle forze conservatrici e re– trog,ade che oggi governano la Francia. Uultima mossa di Guy M ollet, cioè il suo discorso all'Assemblea di Strasburgo, i,i cui egli ha dichiarato che il gruppo socialista voterà al Par– lamento francese il progetto dell'eser– cito europeo indipendentemente dal– la Federazione politica e lo farà pas– sare malgrado l'opposizione dei mi– nistri gollisti ed ex gollisti, pare fac– cia parte del piano del segretario del Partito Socialista, che vorrebbe stac– care l'estrema destra dalla maggio– ranza per riportare nel governo i so– cialisti e tentare la realizzazione di un governo di centro-sinistra basato su questo fronte democratico e so– ciale. Ma di fronte alla gravità della situazio,ie francese, così efficacemen– te denunciata da Mendès France, è assai preoccupante che il Partito So– cialista non riesca a vedere niente di meglio di qualche limitata intesa par– lamentare con elementi in gran parte dubbi e incerti. Nel 1946 il Partito Socialista SFIO era riuscito a essere di nuovo un grande partito; ma nel 1947 si la– sciò ingmware grossolanamente fino a diventar corresponsabile della guer– ra d'Indocina; non uolle allora ascol– tare la voce dei popoli delle Colonie, perché questi si agitavano in nome di un principio nazionalistico che parve sospetto a troppi dei socialisti francesi. /j; inutile dire che il Partito Co– munista ha una notevole parte di re– sponsabilità della situazione. Il fatto di vedere le sorti della Francia dal solo p,rnto di vista della politica dell'Unione Sovietica ha praticamen– te isolato le forze che lo seguono, che sono cospicue, ma non pesano nel gioco politico. La Francia ha 20 milioni di elettori attivi; ma per costituire un governo essa non può contare che su 15: sei o sette orien– tati più o meno a sinistra, il resto a. destra. I cinque milioni di comunisti restano fuori. li problema centrale resta quello di rendere nuovamente operante nel giuoco politico questa forza di cin– que milioni di voti proletari. Contro gli errori dei dirigenti, la volontà del– le masse di mig_liorare le proprie con• dizioni di vita al di fuori delle pole– miche di parte può forse rapptesen– tare oggi l'unica speranza per l'av– venire.
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