Nuova Repubblica - anno I - n. 20 - 20 ottobre 1953

L. 35 • Spoddlon• ID abbonamento poot,uo IGruppo II) À. pa{/-;;:ov.: ,~,,.v,~:, '-UN~ DI TRAPPETO ._.irt-nze. ~111•d1)',. lu uti·,. JIOfll. (i1·. Il i .I IL AS/5/5 Cl.audio Cosa c/ol3em1nol.1.i viaChiar.lni,4 .,.., r.rvomo -- .... Anno I • N. 20 QUINDICINALE POLITICO Firenze - 20 ottobre 1953 Oiu1Uzia di 1·a1/11, (pag. :?) - jj,, l1rngt1 mnrte (li Tr<LPJ)eto (pagg. 2 o 3) - Una rtplicn. della v.'ll. B,lli!ti (pag. 5) - PIBTltO BIANCONI: I lavoratori e le organizzazioni sindacali (pag. O) · li~ZO S11'10Ntl: Allargare l'Inchiesta (pagg. 6 e 7) • BASILIO ~tAGISTIIO: Direzione 11uova 1>Cr una Politl<'a. nuova (pag. 7) - JIAICC•;L11') ~IOJtANTt}: L'autobus della rlcmocrnzia ..(pag. 7) - A.Nt:nuN Rl~VANt La riforma sanitaria in Inghilterra. (II). COME FRRE -L' EUft.OP R 1 U n esaine analitico dei lavori e delle risoluzioni del 2.o Congresso dell' Aja per l'Uni– tà Europea tenutosi Ira 1'8 e il 10 di ottobre potrù essere• fauo successivmnenle du uno dei nostri collaboratori. Qui ci preine espri- 1nere alcune considerazioni di ca– rattere generale, che riguardano il n1ovihlento federnlista nel suo in– sieme e che il congresso dell'Aia ci ha suggerito. La critica federa lista già da pa– recchi anni ha individuato nella sopravvivenza in Europa dei vari stati nazionali, grandi e piccoli, la ragione fondamentale dello stato per1nanente di crisi (internaziona– le, politica, econo1nicu, sociale) in cui l'Europa si dihulle orinai da te1npo, si.no ul punto da perdere quella funzionè di « guida » dcl- 1'111nanità ch'cssa aveva inconte .. stahihnentc tenuto per secoli. Que– sta critica prescindeva naturulrnen– tc tlulle p.,rtic,,lari cundiz-io:ii. po .. litiche di questo o di quel paese e si riferivu all'Europa nel suo co1nplesso, con1e entità storico-geo– grafica ben dctcrntinata, di cui i• parte l'Inghilterra n1entre non è parte la Russia, per la sua na– tura prevalenten1ente di grande po– tenza asiatica. La priina naturale for1nula IederaUstica era quindi quella di un unico stato federale che co1nprendesse l'intera Europa continentale e l'lngltilterra. Com'i• noto, questa formula ideale ha dato di cozzo successi vun1cn te con la realtà, per tre ragioni fonda– n1entali: a) alcuni paesi sono ca– duti o sono rimasti sotto regi111i a carattere totalitario; e poiché il funziona111cnto delle istituzioni de– n1ocratiche interne è presupposto inalienabile della Federazione ,{ncll'a1nbito della quale, infatti, gli organis1ni costituzionali co111uni dcvon fondarsi sull'o11inione libe– rarnente espressa dei cittadini), questi paesi si sono posti da soli fuori di una i111mediata prospet– tiva federalistica; b) In frulluru verificatasi dopo la guerra fra la politica americana e quella russa ha dclcrmiriato quelle condizioni cli vita dell'Europa che vanno sot– to il nome di ' cortina di ferro ': difficile considerare attualmente realizzabile una Federazione coi paesi che vivono nell'orhitu sovie– tica; c) gli ostacoli per far aderire l'Inghilterra (e, di conseguenza, i Paesi Scandinavi) ad una Federa– zione conti.nentale si sono dhno– strali per il n1omento insupcrnbili, soprattutto per i lcgu1ui organici di quel paese col suo Impero: i federalisti hanno dovuto perciò rinunciare altncno in una J>rima fuse a <1uesto allurga111ento. In se– guito dunque ad una serie di ri– nunce successive, l'iniziativa per la Federazione europea ha nccessn• riamente ristretto i suoi con fini ai soli sei paesi della c.d. « Pic– cola Europa » (Francia, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Ger– mania Occidentale). Alla obiezione che in tal n1odo l'ainbito federa– listico ,•enivn tanto ristretto da per– dere il suo significato, e all'altra che mancando l'Inghilterra e i pae– si scandinavi la Federazione ri– schiava di dh•entarc uno Stato do- 1n minalo c1uasi esclusivnrnente da forze a·etrive, e prevalentc111ente clericali, i federalisti rispondevano !in co111plesso con ragione) che la distruzione del principio nazionuli– stico anche soltanto in sei paesi ~ giù una ' rivoluzione' di estre1na importanza; e che la 1nancnnza di certi paesi, a indirizzo più socia– lista, nella Federazione, non era una buona ragione per desistere dagli sforzi unitari, perché proprio l'unità avrebbe presumibilmente dato nuovo visore alle forze del progresso democratico contro le forze avverse; e d'altronde stava appunto ai socialisti d.i mettersi ul centro della bullagliu. Cl,i dor– ine non. piglia pesci! Ma, successiva1nente, sono sorte nuove <1uestioni, che hanno crea– to intorno al 1novin1ento federa• lista delle perplessità non giù du parte ùci tepidi federalisti, ma proprio da parte di ulcuni fra i più persuasi, non 111eno fervidi di ((UeUi che dirigono i 111ovin1enti ufficiali. Anzitutto per qunnto ri– guarda la tattica politica di questi 1novitnenti.; poi per la loro strtit– tura interna; infu1e, e soprattutto, per alcune questioni di fondo pre• cisatesi nel fratten1po, e che si chimnano unità tedesca, C.E.D., intervento aniericllno. Gli a,nici fe– deralisti non cc nç vorrunno se << Nuovtt Repubblicu » "i fa porta– voce di queste pérplcssitù, per quell'esigenza di chiarezza che è nel suo coshnne. Unità teti esca: l'inclusione della Germania Occidentale nella Fede– razione a 6 sen1bra ui Icderalisli cosa orinai scontata e necessaria, al preciso scopo di evitare l'iso• la1nento e quindi il rigurgito na– zionalista in Gcr111ania. Tuttavia re– sta legillimo il dubbio se tuie inclu– sione non possa contrihuire a ren• dere definitivo lo s111etnbra111cnto della Ger1nauia e ud aggravare una tensione internazionale che pet' al– tri sinto1ni seinbrerchhe suscetti– bile di allentan1ento • .€ ccrlatncntc troppo fucile dire che i socialisti te– deschi hanno perso le elezioni per– ché antifcderulis1i, e che Adenaner è l'Europa. Ma è proprio possibile che si siano convertiti all'Europa i vari 111ilioni di cx-nazisti che han– no votato per la D.C., e siano tut– ti feroci nuzionalisti i molti rni– lioni di operai tedeschi che hanno un'antica coscienza e tradizione di lotta intcr11azionalista ~! Il partito socialista tedesco ha fatto molti errori: 111a questa diagnosi 111i sembra troppo affrettata e 1ner,.i• tcvolc, 11er lo meno, di discussione. C.E.D.: è indubitato che uno degli elementi fondamentali della sovranità è la difesa. E certo non vi sarebbe affatto da scanda– lizzarsi se la Federazione Euro11ca provvedesse domani al riar1110 ne– cessario alla sua difesa, anche se Ja sua funzione essenziule do– vrchb'esserc di equilibrio e quindi di pace. Neanche voglin1uo affer– n1are che sia senz'altro accettabile In tesi del federalismo neutralista, (lui a,•unzatn pii1 volte dall'nn1ico :ù,gorio. ~'.la, d'nltrondc, è incon– testabilmente vero per qualsiasi federalista che un esercito unifi– cato senza uno Stato politicamen• te w1ificato, cioè senza una re– sponsabile direzione politica, non soltanto non è un esercito euro– peo, 111a diventa ineluttabilmente un esercito 111crcenario, alle effet• tive dipendenze di quella potenza n1ilitare capace di do1ninarlo. Que .. sia potenza si chian1a oggi Stati Uniti d'America; nrn può chinnrnr– si domani Gernutnia. Un esercito unificato in queste condizioni di- SOMMARIO l'Cntu un elen1ento dr- di'tgr..-gazio• ne, non di unità: pe1 hé le sov1·u- 11itù restano intatte, e i poteri pas– sano da una casta •nilitare na– zionale ad una casta 1 1ilitarc S<'n•– pliccmente più forte. 'ion 111i part? qui,uli che si posstt accettare la rati /i.ca della C.E.D, S<•1za che que– sta sia preceduta tlall ·, istituzione effettiva ,li organi po!,lici sovra11ll• zionali. Si afTer,na chl', pur non de– siderabile l'esercito ,·.. ropeo così costituito, è sen1pre n1cglio del pe– ricolo di un riar1110 unilaterale del– la Gern1ania, deliberato dagli Stati Uniti. Ma l'obiezione non è con– vincente: anzitutto perché i circoli statunitensi (e più uh JI a inglesi) che comprendono le esigenze ef– fettive e per1nan.enti dell'Europa si rendono conto con1c noi di certi pericoli; in secondo luogo perché l'America non è sola tt decidere di queste cose. A n1io giudizio, l'uni~ co 1nodo se1·io di affrettare l'1u1ifì.– cazione polilica è il rifiuto della ratifica della C.E.D. finché il Co– mitato dei Ministri non ubbia fut– to il suo dovere in inerito al pro– getto di Costituzione europea. Se non si rispetterà questa condizio– ne, non ci si faccia illusioni, dopo, di Iure un pusso avanti: 11asslltt1 la festa, gabbflto lt, santo! E, nell'ambilo della e.E.O., 111 Ger– nu1nia tornerà u,\ t>' ,_..·~ un peri– colo militare, ,·Oì\tro dli ci reste• rà poco du fare. Intervento aniericano: la propa– ganda conn1nista ha illun1inuto il travaglio federulistico come una puru e se1nplice azione diplon1ati– co-n1ili1ure degli U.S.A. Bisogna, co1ne in 1nohi altri casi, evitare che i co11111nistipossano uvcre l'ap– parenza di aver ragione. Le esi– genze pcrrnanenti della Fedcr..azio– ne sono stale ilhuuinutc da 111olti spiriti uvanzati europei, e non è il caso di ripeterle: guai u furie scadere u semplice pedina di un giuoco diplo1nutico! Vi sono gli u111ericani seri, t·he danno alla Fe– derazione lo stesso ,•ulo,·e che le diun10 noi; ,,i sono gli altri {i fanatici, i militaristi, i 1nucarthu– rioni) che vedono efTetth•arnente nella C.E.D. un n1czzo indi.-etto per arn1are la Ger1nania, alla quale credono co1nc J>olenza militare contro la Russia. Non possia1110 uc– cetturc per buono lutto <1uello che ci viene dall'America. Siaino abbnslanzn realisti per cornprf'n– dere che lo sforzo federalista uon potrebbe essere fuuo contro l'An1e– ricu; mu siamo anche abbastanza socialisti e den1ocrutici 1>cr esclu– dere ch'esso possa confondersi con gli interessi e la volontà grezza di potenza dell'es11·enul destra mnc– ricnna. Due parole, per finire, sulla tattica finora seguita e sulla strut– turll dei n1ovitnenti fcdcrulisti. I 1novin1enti federalisti sono passati sempre più rapidainente da posi– zioni di rottura, sostunziahuentc rivoluzionarie e innovatrici, ud una tatticn di adeguamento alla « renl– politik » che, francamente, sia pas– sando il segno. Lo stesso atteg– giamento adottalo per In C.E.D. ne è un'esincssione. Nessun federa– lista serio nccoglic con piacere lu C.E.D. in queste condizioni: 111n « è il n1i11or n1ale », prccisnrncnte con1e « era il n1inor 111ale» Dc Gasperi e il qundripartilo. La stessa co1npromissione clircua, in Italia, dell'M.F.E. con la politica dega– speriana è stato un errore mador– nale, poiché ha rischiato di chiu– dere, e in parte ha chiuso, l'azio– ne federalistu a 1noltissimc forze. Questa tattica purn1nente diplo111a• tic11, Ressuosa, p1·on111 acl ogni RASSEGNE: Italia, oggi: Villabruna, nessuna politica lpag, 4) - r.offe rii J'rrmcia: Mollot ha un piano (pag 4) - .L·11nrr> l' &i'1tlnrnti: Fnèctnmo il punto (png. -1) - 15 uinr11i ,iel 11w11do: Rlpre!m laQurl,gta <li J'AOLO VITTOR'çLLI (png. U) - Crnmu:h, delle lib ..rtà ila• liane (r,ng. a). Un, a,nnistia insoddis/ acente E ;:~::::i;~~t~I ;~n::::i~~t n~~ può essere quello di sgravare tanto • gli uffici giudiziari di ogni una quantità di processi che sono ve• nuti creando degli ingorghi di la– voro. E neppure quello di una sana– toria a condotte antisociali e alle con• ~eguenze diseducatrici che ne deriva. no, con il risultato di sminuire quel senso della legge che è il fondamento di una società democratica. .E: pure evidentt che il contenuto di un provvedimento di amnisti" non può dcrirnre da qut:I potere di grazia ch'e· ra proprio dei sovrani e che dipende da cooce:lioni passate, patt:rnafo ,tic.he , personali e privatistiche dello Stato, per cui 10 Stato può fare le leggi e il 3onano può dispensare i suoi sud• diti dal rispettaJ le. sanandone la vio• "!azione. Tutto ciò non può essere il conte– nuto di un provvedimento di amnistia di uno Stato moderno 1 che riguardi non dei sudditi ma dei cittadini. Esso ha carattere :-ioprattutto politico e dev'esse• re valutato da organi politici, com'è per eccellenza il Parlamento, per al lcg– gerire in detcnninati momenti storici tensioni sociali accumulate. Come fu dopo l'avvento della Repubblica allo scopo di chiu<lere un passato, che non si doveva più riaprir~, e di dischiu– dere l'avvenire in un Paese riconcilia– to con se stesso e con la sua storia. Purtroppo abbiamo visto invece che i provvedimenti di clemenza furono al• lora interpretati come debolezza, né po• teva essere diversamente da parte di gente adusata alla violen1a ed al SO· pruso. Ed essa ne profittò per rialza– re la cresta e credere che fosse ritor• nato il suo tempo. Anche in questa congiuntura, dopo le elezioni del 7 gjugno, l'amnistia non può avere altro senso e altro signi~ca– to che quelli di una riconciliazione de– gli italiani, di una distensione politi• ca interna, dopo le crociate iconoclasti• che anti-Resistenza e i !Ìtorni di fiam• ma o i rigurgiti reazionari. E ciò soprattutto perché il nostro ordinamento giuridico è ancora, pres• cornpronH•sso pur di fare qualche illusorio passo u,•unti, ricorda molto dn ,•icino la tattica dPi co• n1unisti, che sono dis1>osti ad un1- nistiare i fuscisti e a firmure il Concordato pur di mantenersi « n contatto » colla 1nacchinu dello Stato: con questa differenza, che j co1nunisti conservano intano un for1nidabile potenziale di rottura, la C.G.L.; e i federalisti hanno fatto 111110 il possibile per pe~dere alle loro s11alle la necessaria mussu d'urto. Veniamo così all'ultin10 'punchun dolens ': il 1novimento federalista è diventato apodittico, confor1nistn, e per ciò stesso stan– co. Chi non uccella i postulati cli s'a poco, quale era; percl1<':il nostro ordinamento giuridico non si è ancora ~ adeguato alla Costituzione, per lui que– sta non si è trasfusa nelle leggi, nei costumi che regolano la vita e la real– tà di ogni giorno dei cittadini, dando ad essi e alla società italiana quel to• no superiore che deriva dal senso di rispetto della personalità. Chi non sa che, a parte le leggi che sono ancora in gran p:arte fasciste, la polizia usa ancora metodi di\'ersi e diverse misu– re a seconda c:he si tratti di un povero dia,olo o di personaggi altoloca.ti o semplicemente economicamente più su nella scala sociale? No, c'è ancora nella societ:l italiana qualche cosa che non va: troppi resi• dui e troppe incrostazioni del pas– sato che ci tagliano fuori da ogni viva corrente della vita moduna, perthé non '.t ~clii... ,l b~., -~•:v \:t1· w,;n ...in~ ... ~ una riforma d1e non può essere irn• provvi~ata e 1..he comunque non po• trebbc che riguardare il futuro), di un rimedio straordinario, di una riparazio– ne indifferibile come !"amnistia. Ebbene accade che la ragione princi– pale, se non l'unica, del provvedimen• to d'amnistia, viene obliterata, bandita e frustrata dal recente progetto. Nella fattispecie, erano soprattutto i reati cosidttti politici, posteriori alla lotta di liberazione, che si dovevano cancellare e per cui si imponeva il provvedimento. Tnvece proprio questi si· è avuto cura di escludere. Questa non è, dunque, un'amnistia che risponda alle esigenze politiche <lei momento, quali sono scaturite dal– le dezioni del 7 giugno, poiché si è creduto di lasciar senn rimedio e serua attenuazione tutte le ragioni di asprezza e i focolai di rancore della lotta politica, lasciandoli permanere ta– li e quali. Non è il H:nto nuovo purificatore che viene a rasserenare l'atmosfera e gli animi e a disporli a migliori sen– timenti, ma Ja tetraggine e la miopia che li lascia corrucciati e divisi. Per cui spetta alle Camere trasfor– mare il provvedimento, e trasformarlo in modo rad ira le. 1!11REltTOZANFAGNINI ulcuni dirigenti (u cui nessuno contestn grandi capacità, e volon- 1à di sacri fì.__.io,e con1petenza) i– senz'altro un transfuga del fcdcra– lisn10, o forse un idiotu (anche utile? •.. ); e chi erede che tutti i problemi e le impostazioni della butUt~lia federulistu vnduno conti• nuamente riveduti, e che sia necessario interessare attivun1ente e non solo sul piano <lella pro– paganda forze nuove e giovani, che non ne vogliono snper·e né di pupi né di Corani, è per lo n1cno un 111cntecatto. Proprio perché sin• 1110 f<'dcralisti convinti, afferrnia- 1110che è l'orn di cumbiure strndu. TRISTANOIJODJGNOT,A

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