Nuova Repubblica - anno I - n. 9 - 5 maggio 1953
L. 35 • Spedizione In abbonamento po1tale (Gruppo II) A pag 8: DON ZENO E LA DEMOCRAZIA CRISTIANA Anno I • N. 9 QUINDICINALE POLITICO Firenze, S Maggio 1953 T. COOIGNOLA: Il centrismo non 08lsto (p. I) - L. BOLIS: Neutralismo europeo (p. 2) - Banno p,rduto la testa (p. 2) - N. IIINOCUIIAUO: Sicilia tormentata (p. 3) - E, SI– PIONE: Cavalcata di mezzo secolo (p. 4) - L. VALIANI: Socialismo In India (p. 6) - G. BONIVEU: Giostra del Saracino (p. 7) - G. IIAVATI: La diligenza dell'U.N.U.R.I. (p. 7) - SOOLASTICO: L' "operalo" M. Zagan (p. 8) - DONZENO: Un argino senza corrente (p. 8). SOMMARIO IL CENTRISMO non • esiste Q UALI siano le reali inten– zioni dell'on. Gonella, che rappresenta, forse più com– piutamente dello stesso De Ga– speri, le forze effettive che de– terminano la D.C., dovrebbe - crediamo - essere ormai eviden– te anche ai ciechi. Con lo scio– glimento del Senato, l'ospitalità largamente concessa nelle liste democristiane ad elementi di estrema destra ed il rifiuto di rag– giungere accordi con i « minori » per le candidature senatoriali, Go– nella ha finalmente manifestato il suo gioco, che - ci sia concesso - noi avevamo denunciato'da un pez– zo: valersi della legge maggiori– taria per distruggere ogni tipo di alternativa democratica, compro– mettere i minori, ed acquistare ar– tificiosamente una tale forza parla– mentare da poter poi determinare la maggioranza di governo. Poiché un governo si deve reg– gere, nel sistema costituzionale ita– liano, su una maggioranza valida in entrambi i rami del Parlamen– to, è evidente che la maggioranza quadripartita, anche col raggiungi– mento del q11omm, non è ormai più sufficiente di per sé ad assicu– rare il governo : sarebbe necessario infatti che la medesima maggio– ranza si realizzasse al Senato: ma questo è impossibile, poiché il meccanismo della relativa legge elettorale è diverso e, in mancan– za di accordi fra D.C. e« minori », giuoca a vantaggio delle destre. AIJ'indomani delle elezioni, Gonel– la dimostrerà d1e non si può go– vernare, al Senato, senza le de– stre, che quindi, anche alla Ca– mera, bisognerà trovare un paral– lelo "modus vivendi", e gli fa. ranno buon gioco allora i deputa– ti cripto-monarchici e cripto-fasci– sti eletti sulle liste della D.C.; quanto ai «parenti», con tutti i loro premi di maggioranza, do– vranno o bere o affogare. (Noh è escluso del resto che quest'ultima alternativa sia proprio quella de– siderata in ruor suo dal Segretario della D.C.). le cose si vanno dunque svol– gendo, a. puntino, secondo le no– stre previsioni: non per nulla ci battemmo accanitamente per la pro– porzionale a Bologna ed a Genova. la proporzionale infatti non avreb– be consentito alla D.C. alcun pre– mio; non l'avrebbe fatta arbitra della situazione; non avrebbe ri– dotto i « minori » a massa di ma– novra ma avrebbe lasciato proprio ad essi l'iniziativa; avrebbe assi– curato larghi suffragi ai socialde– mocratici; e non avrebbe condotto alla crisi che ha spezzato gli stessi partiti « minori » e ha condotto in ultima analisi allo scioglimento del Senato. Un ingenuo penserebbe che, a questo punto, si desse at– to, da qualcuno almeno, della giu– stezza della nostra prospettiva po- 1 itica: invece, stiamo assistendo allo scatenamento del!'offensiva contro di noi, non soltanto da parte clerical-governativa (che è naturale), ma anche da parte di chi fino a ieri aveva condiviso le nostre persuasioni, e addirittura aveva presi i nostri stessi impegni politici (salvo poi a non rispettar– li). Né costoro si peritano ad of– frircisi maestri di politica non soltanto, ma anche di morale. Il curioso si è che siamo volta a volta qualificati da inutili idioti dei comunisti (giudizio in cui si tro– vano concordi il nazional-comuni– sta Magnani e i clericali di piazza del Gesù), e da incoscienti stru– menti della reazione. Purtroppo, nella atmosfera da 18 aprile d1e si cerca di ricostituire a freddo, stan– no cadendo anche uomini eh~ cre– devamo difesi dal loro passato e dal loro intelletto. E' forse il caso di ripetere qui, in modo schematico, ma chiaro, il fondamento e gli obiettivi della nostra azione. 1) Riteniamo che resti tutto– ra utile il meccanismo della pro– porzionale. Se di legge maggiori– taria non si fosse mai parlato, una serie di conseguenze già avvenute non sarebbero avvenute, e la si– tuazione del paese lascerebbe aper– te molte vie. Se alcune conseguenze negative sono ora già avvenute, si è tuttavia in tempo ad evitar– ne altre catastrofiche, impedendo che la coalizione di centro raggiun– ga il q11or11m. In tal caso in– fatti la D.C. non si avvarrà del premio, dovrà fare i conti con le altre forze, non disporrà da sola della possibilità di scegliere varie formule di governo apparentemen– te democratiche (a meno di non avventurarsi in un'alleanza fino ai fascisti, che potrebbe rompere la propria stessa base). 2) l'obiettivo del non rag– giungimento del q11omm resta dunque anche il nostro primo obiet– tivo, sebbene a questo obiettivo non possiamo portare che un relativo contributo. Difatti, il richiamo più efficace che noi svolgeremo, come a o sempre abbiamo detto e ripetuto, sarà verso quei voti che in ogni , caso non andrebbero all'apparenta– mento e che - in nostra mancan– za - o si decide~bbero verso l'estrema sinistra, o non si deci– derebbero affatto, sottraendo le !o– re forze alla democrazia. E' del tut– to illusorio pensare che, in nostra assenza, codesti voti, anziché ri– versarsi sulla D.C., si riversereb– bero sul P.S.D.I.. Sono voti contro / 1 appare11tamento, e in cer– ti casi ancora più contro i minori, per le responsabilità che si sono assunte, che contro la stessa D.C.. Cercando di recuperarli (e noi soli possiamo farlo) svolgiamo opera di estrema utilità a!'., democra– zia, anche se i vari Mèntori im– provvisati fingono di non capirlo. 3) Se il q11or11m sarà raggiun– to, le conseguenze sul piano di governo sono assolutamente scon– tate, come ho cercato di chiarire al principio di questo articolo. la D.C. avrà una tale forza da po– tere, da sola, o con l'aiuto di qualche «ausiliare», dettar legge. Non avrà bisogno di creare lo scandalo di trattative coi fascisti. Poiché il peso dei voti di destra al Senato sarà alquanto persuasivo, si creerà un accordo politico di fatto coi monarchici ( non è in– fatti necessaria la partecipazione formale dei monarchici al gover– no). A questo accordo, sempre nel lodevole intento di salvare la de– mocrazia, parteciperanno bon gré– mal gré anche i « minori ». In tal caso, il giuoco di dividere il paese in due sarà fatto. da monard1ici (e fascisti costituzionali) fino a social– democratici, contro socialcomuni– sti. Il resto verrà. Partecipiamo al– le elezioni per tentare di costitui– re, per questa dannata eventuali– tà, un piccolo nucleo di ripresa, una piccola possibilità di alternativa per l'avvenire. Poiché l'operazione Gonella non avverrà senza doglie, è necessario che un nocciolo di resistenza sia prefigurato, per rac– cogliere intorno a sé le forze che ad essa si ribelleranno; e per mantenere una apertura verso il P .S.I., che continua a costituire un aspetto particolarmente delicato della crisi italiana. 4) Se il q11or11111 non sarà rag– giunto, è certo.che i quattro partiti apparentati dovranno cercare un al– largamento governativo anche alla Camera. Qui sta il busillis. Ci si dice che puntando sulla caduta del q11omm puntiamo su una so- RUSEGNE: Il muro, di Pie (p. 2) - 15 giorni nel mondo, di P. Vitlordli (p. 4) - Taccuino dell'Economista, di G. Lttzzatto (p. 4) - Cronache dello llbortb. Italiane (p. () - Posta do! Direttore (p. 5) - Punte contro punto, di 1\!ercuzio (p. 6) - Soirna– lazlonl di R. Scotellaro (p. 7) - Specchio della Stampa, di F. Rav,l ( P, .!J. luzione obbligatoriamente di de– stra. Rispondiamo: la soluzione obbligatoriamente di destra è ine– vitabile se il q11omm sarà raggiun– to e la D.C., disponendo del pre– mio, potrà imporre l'accordo coi monarchici. Si tenga presente che, in Italia, una politica effettiva di centro è una pura astrazione. Una politi– ca di centro la si fa in un paese di alta democrazia, dove c'è da con– servare una situazione sociale già notevolmente evoluta. In un pae– se come il nostro, qualsiasi gover– no di centro deve avere un' accen– tuazione, deve fondarsi sul con– senso sostanziale o delle forze del rinnovamento o di quelle della reazione. De Gasperi poteva fare · un governo di centro-sinistra, con una politica di riforme, di evolu– zione dei lieviti della Resistenza; ha fatto una politica di centro-de– stra, cioè una politica di immobi– lismo che ha giocato per la rea– zione economica e politica. Ora, nel caso di non raggiungimento del q11omm. l'intero schieramento sarà felicemente costretto ad entrare in crisi proprio sul punto essen– ziale: con quale orientamento è possibile oggi in Italia una politica di centro? piuttosto verso sinistra o piuttosto verso destra? A seconda che si risponda in un modo o in un altro, si può avere una soluzio– ne o un'altra: cioè, il giuoco è aperto, mentre resterà definitiva– mente chiuso col raggiungimento del q11omm e con lo scatto del premio in favore della D.C. 5) Mancando il q11omm, le possibilità che si presentano· sono varie, e vanno seriamente conside– rate. la prima è quella che i due raggruppamenti democratici non apparentati, quello nostro e quello di Corbino, ottengano un risul– tato sufficiente a determinare una maggioranza. Questa ipotesi non è certamente di facile realizzazio– ne, ma non è impossibile. In tal caso, la D.C. potrebbe essere co– stretta ad un programma di go- • verno di centro-sinistra sempreché i socialdemocratici siano capaci di negarle il loro appoggio (indispen– sabile, salvo il caso improbabile di collusione diretta della D.C. coi fascisti) ad un accordo coi mo– narchici. In altre parole, non sareb– be la D.C. a dettar legge, ma do– vrebbe subirla. In un caso di questo genere, p0trebbe anche essere im: maginato un governo di centro di « minoranza » assicurato in sede parlamentare dall'appoggio di al– tri gruppi e costretto a una certa politica. E' inutile aggiungere che in tale situazione proprio noi VOTA UNITA' POPOLA VOTA 'UNITA' POPOLA
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