Nuova Repubblica - anno I - n. 8 - 20 aprile 1953

L. 35 • Spedizione iii abbonamento po,,talo (Gruppo Il) A pag. 4 e 5: IL MANIFESTO ELETTORALE DI "UNITÀ POPOLARE" Anno I • N. 8 QUINDICINALE POLITICO Firenze, 20 Aprile 1953 JIERltU«IO l'Alllll: Discorso al Teatro Vallo (p. 3) • .Adesioni di Plcco.rdl, Comaudlnl, Vassalli, Levi, Valori, Roucaglla (p. 3) • GIULIO\'ITAU: La cassa del Mezzoglomo (pog. 6) • GIAll'.C,\ICLO FEltltETTI: Cinema Italiano (p. 7) • GUIDOFVBlll'.I: Russia, Ebrei UNITA SOMMARIO o mondo aro.bo (p. 8) • RASSEOll'.E: 15 giorni nel mondo, di p, Vitlorelli (p, 2) • Taccuino dcli' Economista (p. 2) • Spocohlo della Stampa, dJ F. R. (p. 6) • Segnala• zlonl di R. z. (p. 7) · Lavoro e Sindacati (p. 8) • Posta del Dlrettoro (p. 8). POPOLARE di socialisti, repubblicani, • uomini della Resistenza CONTRO I BLOCCHI TOTALITARI LA NOSTRA BANDIERA I L dado è tratto: la battaglia elettorale vedrà in linea, nel– la maggior parte Jelle circo– ,crizioni, « Autonomia Socialista». Non ci siamo contati. Aspettia– mo, fiduciosi, il censimento delle urne. Ma già ci sembra pieno di buoni auspici l'interesse d1e sem– pre più si risveglia intorno a noi. Operai e studenti; impiegati e in– tellettuali; gente di tutti i ceti : vecchi e giovani. Quanti giovani abbiamo visto nelle ultime riunioni e come ci siamo commossi nell'ascoltarli! Non parlavano di operazioni politiche e ignoravano la parola «candidatura» : invece non erano pochi a insistere sulle incognite che minacciano la Democrazia e sulla necessità di salvarla. Poi un giorno venne da me uno studente universitario e certo non potrò di– menticare i suoi occhi. Rappresen– Iava centinaia di suoi compagni e chiese di lavorare con noi. « Sarà una vita dura » gli dissi, « e può darsi che i frutti del no– stro lavoro si facciano desiderare per un pezzo». Mi rispose, sorri– dendo, che i giovani hanno tempo di aspettare. Certo è che raramente qualcuno ,i è trovato a lottare in condizioni meno facili. « Autonomia Socialista » si rifà alle nostre tradizioni più genuine e continua a camminare sulla stra- • da maestra del Socialismo Demo- roveggenza da Filippo Turati; ma la sua organizzazione non ha che poche settimane alle spalle e g,à le si-anno davanti, enormi, impro– rogabili, gli impegni delle ele– zioni. Le sue gerardlie sono ormai formate con la scelta più coscien– ziosa e consapevole; ma si dliede loro uno sforzo senza limiti, se dovranno simultaneamente inqua– drare i proseliti e ispirare gli elet– tori. Lo spirito di sacrificio di tutti gli aderenti fa pensare al tempo glorioso dei pionieri; ma il di– fetto dei nostri mezzi non è meno grande dell'esuberanza del nostro entusiasmo. Ad ogni modo niente potrà in– sidiare la consegna dle ci siamo consapevolmente assunta. Altri profonderanno milioni che non possono confessare la loro origine, comunque oscura e cer– to umiliante, e tappezzeranno le vÌe e le piazze della loro dliasso– sa pubblicità, e dilagheranno coi loro compiacenti megafoni daJle Alpi alle Isole. Noi disegneremo sui muri, se sarà necessario, il nostro simbolo e affiggeremo con le nostre mani i pochi manifesti, così come molti fecero nella cam– ·pagna del 1924, e sventoleremo la nostra povertà come una ban– diera. La più pura e la più alta! E basterà da sola a testimoniare la cratico, tracciata con rettilinea chia- nostra intransigenza morale, lo Il •lmbolo della ll■ta di 1JNl'l'A POPOLARE scrupolo della nostra fede, il se– vero rispetto per il corpo eletto– rale, l'impegno sacro e solenne di un'azione d1e mi,i, innanzi tut– to e sopra tutto, a risollevare il costume del nostro Paese dal ver– gognoso abisso in cui gli specu– latori e gli ipocriti l'hanno la– sciato cadere. Peccato dle non tutti saranno con noi quelli che avevano il do– vere di condividere le nostre re– sponsabilità per l'avvenire così co– me noi avevamo, incondizionata– mente, diviso le loro nel passato. Il Movimento ha perduto inne– gabilmente qualche pilota e ta– luno di noi è costretto a soffrire qualdle amaro disinganno. Tanto più amaro quanto meno aspet– tato. Ma può darsi, tuttavia, che an– che le nostre voci, per quanto mo– deste, riescano a salire, in virtù della loro chiarezza e della loro sincerità, al disopra del frastuono di questa nuova assordante Babe,c. E chi sa che non diano una pa– rola appassionata e irresistibile al pauroso silenzio della Democrazia. « Sic nos non nobis ». Non per noi lo vorremmo per il nostro orgoglio e per la nostra fortuna - ma per la verità dle abbiamo imparato, sull'attenti, dai nostri maestri. Anche allora i tempi erano dif– ficili e non di rado tragici; eppure diceva Giacomo Matteotti : « gli italiani sono stati troppe volte in– gannati dai capi nei quali avevano posto la loro fiducia; oggi essi so– no disposti a credere soltanto a chi mostri loro il proprio sangue ». Molte cose sono passate e più non si chiede il· sangue, ma al– meno un minimo di disinteresse e di coraggio. Perché, dunque, gli it:!liani non dovrebbero credere in noi? All'TONIOGREPPI li ~ITT DI MEZZO ITALIA, oggi di ALDO GAROStl « UniJà Popolare» non è, nella con– figurazione elettorale, l'unica lista che, libera da impegni e da ideologie co– muniste, si presenti fuo1i del blocco dei partiti apparentati, che ricercano la magsioranza a premio. Ci sono, a parte movimenti neofascisti e mo• narchici (anch'essi, a loro modo, neo– fascisti), due formazioni che si rivolgo– no allo stesso settore d'opinione: !'«Al– leanza democratica» di Corbino e l'U. S.1., già M.L.I., di Cucchi e Magnani. Perché il nostro gruppo non si identi– fichi con nessuno dei due, perché ne differisca radicalmente, è cosa che vale la pena di spiegare un po' in partico– lare. Diciamo anzitutto che né Cucchi e Magnani, né J' alleanza Corbino sono movimenti senza storia. La loro critic_ alla coalizione governativa rimonta ai.– bastanza iontano; nell'esercizio di que– sta critica si sono fatti le ossa orga– nizzativamente, hanno attirato, il M. L. I., dei quadri, l'Alleanza dei gruppi e delle clientele che, anche poco nu– merose, non hanno meno un certo significato. Il M.L.I. ha esercitato un certo fascino, nei suoi strati migliori, su quegli uomini della Resistenza a cui i socialcomunisti non potevano offrire che un gretto conformismo e una pe– sante passività; l'Alleanza ha attirato uomini, per lo più appartenenti a re– gimi prefascisti, che non avevano po– tuto adattarsi allo stato dei partiti, che trova la sua espressione da cinque anni nel monopolio democristiano e nell'inefficienza, ideale prima che pra– tica, dei partiti di centro. Li abbiamo conosciuti e li conosciamo bene, alcuni dei giovani migliori di Cucchi e Ma– gnani; che volete che offrisse loro il tipo di struttura socialdemocratico, la lotta accanita per prevalere in seno ad assemblee scarsamente rappresenta– tive, il disprezzo ostentato dell'intellet– tuale e l'adulazione, altrettanto sprez– zante, verso I'operàio? Essi preferiscono ancora, anche se hanno torto, il mezzo funzionariato in un piccolo mov1meoto, che dà loro l'illusione di agire, di or– ganizzare, il marxismo sommario e primitivo, da comunista dissidente, dei loro dirigenti. Detto questo, dobbiamo dire, con serenità, quelle che sono le lacune, a nostro parere invincibili, di questi mo– vimenti. Il M.L.I., ora U.S.l., ha tra– sportato nella sua nuova formazione la stessa limitatezza dell'apparato comuni- (Seoue a pa(J. 2)

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