Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.5-6 gen-ago 1945

VENTI MESI DI CUERR-' PA.RTICIA.NA. NEL CUNEESE 45 gli strumenti e i metodi tecnicamente più efficienti per lottare, per fare appunto, la guerra. Eran magari, esteriormente, gli stessi stru– menti e metodi degli eserciti regolari (una mitragliatrice è sempre una mitragliatrice, e un servizio di guardia è sempre un servizio di guardia!), ma era lo spirito, era quel che stava dietro, che era profondaméntc diverso. La ((militarizzazione,, delle formazioni partigiane non fu altro, precisamente, che il consolidamento di questo spirito nuovo, che si ((calm·a II in forme organizzative tali da consentire il massimo rendimento: essa non segnò dunque, ripe– tiamo, una deviazione o una inversione di rotta, una rinuncia - come per constatato fallimento - ai principi politici che avevan determinato i partigiani a scendere in campo, ma piuttosto un po– tenziamento, sul piano tecnico, dell'indirizzo originario. Ecco per– chè se c'era ormai, a differenza che nei primi tempi, la distinzione fra ufficiali e partigiani semplici (distinzione, intendiamoci, nelle funzioni e nell'autorità, e quindi nelle responsabilità, non nel te– nore di vita: sostanzialmente, infatti, tutti mangiavano. dormivano -e \·esti\·ano allo stesso modo), tale distinzione era sentita come qualcosa di naturale, in quanto espressa e consentita liberamente dagli stessi par.tigiani, i quali riconoscevano i loro comandanti secondo la capacità professionale, il coraggio, la dirittura morale- e via dicendo. Ed ecco perchè non bastava esser ufficiale dell'esercito per diventar senz'altro ufficiale partigiano, e tantomeno in posi– zione corrispondente a quella che il grado anebbe potuto com– portare. Ben diversamente, ogni ufficiale doveva rig-uadagnarsi le spalline, e comunque la gerarchia degli ufficiali partigiani non qua– drava necessariamente con quella degli ufficiali regolari (c'eran dei capitani che dipcnde\·ano da sottotenenti: per non parlare degli uf– fìciali partigiani che non avevano mai rivestito alcun grado nell'e– sercito). Questa (t militarizzazione n era insomma la stessa, in buona sostanza, che s'è sempre riprodotta per tutte le formazioni armate riYoluzionarie: tipici, per restare ai tempi recenti, gli esempi della ri\·oluzione russa e della rivoluzione spagnola. Appunto con ri– guardo a quest'ultima, e durante il suo corso, un uomo non certo sospetto di militarismo, come Rosselli, aveva rilevato la necessità di formazioni che consentissero cc una migliore utilizzazione delle capacità di ciascuno, fornendo un esempio di organizzazione e di disciplina liberamente consentita, ma seriamente intesa e pratica– ta n. E così fu, precisamente, per le formazioni partigiane del Cu neesc. Non dunque, !orniamo a dire. divergenza e contrasto fra lo spirito politico e l'ordinamento militare; ma confluenza e comple– mentarietà delle due esigenze e dei due indirizzi. TIche si rifletteYa bene della formula del giuramento che le reclute partigiane, futuri gicllisti, dm·e,·an sottoscrivere prima di essere ammesse in banda, e che qui si riproduce:

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