Nuovi Quaderni di Giustizia e Libertà - n.5-6 gen-ago 1945

VENTIMESI DI GUERRA PARTIGIANAXEL CUNEESE 37 larghissima pubblicità, e coi quali si minacciava ufficialme~t~ il ferro e il fuoco a chiunque avesse prestato un aiuto anche mrn1mo ai partigiani. Per di più, si era nel cuore dell'inverno: buona parte dei magazzini era andata perduta, le possibilità di rifornimento era– no scarse ed aleatorie, la situazione annonaria cattiva, ed anche in: fatto di alloggiamenti si stava assai male, in quanto l'incendio e la de\·astazione degli abitati che in precedenza avevan sen:ito di base, a\'C\'a costretto le formazioni a sistemarsi ìn grangie inospi– tali, per giunta con un equipaggiamento inadeguato (a Paralup, p. es., in grangie fatte con muri a secco e con tetto di paglia, du– rante gennaio e febbraio molti partigiani dormivano con una sola coperta da campo, piccola e leggera, e molti non disponevano nem– meno di quella). Tutto ciò senza contare il vuoto lasciato dall'al-. lontanamento di un uomo come Galimberti (\·eramente, se questa. fu una perdita grossa per il Cuneese, fu un grosso guadagno per· il Piemonte: chè egli, appena convalescente dalle ferite, s'unì, in Torino, a un altro grande martire giellista, Paolo Braccini, dedi– candosi interamente alla organizzazione regionale, coi risultati che– tutti sanno). Così stando le cose, anche il morale· dei partigiani appariva– ~cosso: non pochi \:Cdevan nero, e si deprimevano. Era abbastanzn diffuso uno sconforto, un disorientamento, un senso di incertezza preoccupanti: erano i momenti in cui qualcuno domandava se non• era meglio sotterrare le armi, e disperdersi ed occultarsi, tenendosi collegati per riunirsi al momento opportuno (il famoso u momento• buono)), di cui i vecchi partigiani hanno ancor piene le orecchie!)~ e qualcun altro chiedeva la licenza. Ma fu allora. anche, che si vide cosa significa aver delle riserve morali e dei quadri come quelli che i cc politici li s'eran preoccupati" di costituire e di curare con pazienza e serietà: fu allora che si potè· comprendere cosa vuol dire il nerbo morale di una formazione. Quelle riserve furono mobilitate, i quadri presero in mano la si– tuazione, e la parola d'ordine - non fatta di sillabe, ma di ferma \·olontà, di profondo impegno - fu una sola: non mollare! La neve era alta, c'era pochissimo da mangiare, le porte delle case e· delle stalle non sembravan più aprirsi così ospitali come un tempo,. tra la popolazione \;'era paura e diffidenza. il domani era incerto, i tedeschi e i fascisti apparivano più minacciosi che mai, non c'eran indumenti e stufe per ripararsi dai rigori invernali: ma bisognava non mollare, bisognava resistere, bisognaYa tener duro. Cio non per gusto donchisciottesco. ma, oltrechè per spirito, d'intransigenza morale, anche per ragioni concrete, d'ordine poli– lico e d'ordine militare. Sotto il primo aspetto, era necessario con– servare il pili possibile compatte e numerose le formaz..ioni, per tener vivo lo spirito della resisfenza e per confermare il carattere popolare della guerra di liberazione. Ricordo che, appunto verso la:

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